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Il contrario del Milan che ci saremmo aspettati
13 feb 2025
Contro il Feyenoord, una brutta sconfitta.
(articolo)
11 min
(copertina)
IMAGO / Orange Pictures
(copertina) IMAGO / Orange Pictures
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Pochi secondi prima del tiro di Paixao che ha deciso la partita, il Milan ha avuto la sua occasione per arroccarsi sull'1-0. Su un passaggio verso il centro proprio di Paixao per Timber leggermente lungo e mal controllato dal capitano del Feyenoord, la squadra di Conçeicao ha recuperato palla ed è partita velocemente in verticale con Fofana, arrivando al limite dell’area in superiorità numerica. Pulisic ha guidato la transizione a velocità supersonica, si è messo alle spalle Moder, e poi ha messo la palla al centro, proprio sulla lunetta dell’area di rigore, verso Reijnders.

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L'olandese aveva due opzioni: sfruttare il due contro uno che si era venuto a creare sulla sinistra con Leao e Joao Felix, oppure provare il tiro di prima. Reijnders ha provato la conclusione di piatto sinistro ma purtroppo per lui non era serata e il tiro è uscito centrale. Il portiere del PSV ha scaricato l’energia del pallone a terra facendo ripartire velocemente l’azione, e sul ribaltamento di fronte la squadra olandese ha trovato il gol che le ha permesso di vincere la partita.

C’è chi starà pensando, quindi, che Feyenoord-Milan si è risolta nei primi tre minuti. Il problema è che dopo i primi tre minuti sono arrivati i successivi 87 più recupero, in cui è apparso chiaro che la sconfitta del Milan andava molto oltre la papera di un Maignan, forse alla sua peggiore stagione italiana di sempre. Il PSV ha alzato il ritmo nel primo tempo a un livello che il Milan non sembrava in grado di reggere, tenendo il possesso con maggiore qualità, facendo venire una vertigine ai difensori rossoneri ogni volta che alzava il pallone verso sinistra, dove l’isolamento di Paixao con Walker potrebbe continuare a provocare allucinazioni anche nelle settimane a seguire. E nel secondo, quando è stata costretta ad abbassare il baricentro, si è difesa con attenzione e intensità, con un 4-4-2 strettissimo che non lasciava spazio al centro, e che sulle fasce ha combattuto fino all’ultimo uno contro uno. Insomma, la partita che si sognava avrebbe fatto il Milan in Champions League con Sergio Conçeicao, alla fine l’ha fatta il Feyenoord.

La squadra di Rotterdam aveva preso la decisione autolesionista di esonerare il proprio allenatore a due giorni dalla partita più importante dell’anno. Tra l’ultimo 3-0 in campionato contro lo Sparta Rotterdam e l’ultimo 3-0 in Champions League contro il Bayern Monaco, aveva preso 10 gol in tre partite. Sei di questi contro il Lille, e i restanti quattro con i peggiori rivali del proprio Paese. Contro il PSV, pochi giorni prima di questa sfida di Champions, ha subito un gol che in Italia avrebbe portato a un’interrogazione parlamentare: una transizione gestita con la linea di difesa schierata che ha lasciato un uomo in gioco da solo a scattare nella propria area. Pochi giorni prima, contro l’Ajax, ne aveva preso uno quasi identico. Pur avendo la difesa schierata in area, il Feyenoord si era dimenticato di marcare un uomo libero davanti alla propria porta.

Il Feyenoord sembrava fatto di carta velina confermando tutti i peggiori stereotipi sul calcio olandese, e forse è per questo che alla fine nonostante tutto la dirigenza si è decisa ad esonerare il danese Prieske. Senza il proprio allenatore, con il tecnico della squadra Under 21 Bosschart in panchina, e avendo di fronte la squadra che, forte della propria superiorità economica, l’ha privata a metà stagione del suo giocatore migliore, il Feyenoord però ha giocato una grande partita, forse perché, come canta Bob Dylan, quando non hai niente, non hai niente da perdere. Una partita che ha lasciato Sergio Conceicao piegato su una borsa frigorifera, come se fosse stato appena colpito da un paio di frecce sulla schiena, con lo sguardo malinconico e ferito di chi si sta domandando perché quando cade la tristezza in fondo al cuore come la neve non fa rumore.

Il tecnico portoghese era arrivato a Milano per regalare proprio partite come queste, per trasformare una squadra velleitaria in un gruppo di spartani che difende le Termopili da migliaia di soldati persiani. È l’epica dell’underdog, della squadra che si sente Davide che uccide Golia, che pure ha fatto la fortuna dello stesso Conceicao in Champions League quando era allenatore del Porto. Ieri però nei momenti finali di partita il tecnico portoghese deve essere stato preso da un interrogativo angosciante: cosa succede quando sono gli avversari a ricoprire questo ruolo al posto tuo?

Meme di Valerio Aruta del gruppo Rui /A/yanami.

Il Milan era arrivato in Olanda guidata dal sogno del modulo a quattro stelle. Un 4-2-4 che davanti poteva finalmente schierare contemporaneamente Leao, Joao Felix, Santiago Gimenez e Christian Pulisic. Una versione più efficiente del 4-2-fantasia di Leonardo, un’eco forse un po’ debole del dibattito ancelottiano sull’albero di Natale, o quello berlusconiano sul trequartista, ma comunque il riverbero di una grandezza che fa parte dell’identità del Milan al di là degli allenatori che si alternano sulla sua panchina.

Sergio Conceicao era arrivato a Milano con l’idea di costruire una squadra dura e affilata come uno scoglio, proprio il tipo di sensazione che suggeriva il suo Porto. Una squadra estremamente fisica, ma anche lucida nel tenere la palla, nel farla avanzare velocemente sul campo. Un incubo per chi doveva affrontarla in un doppio scontro a eliminazione diretta, dove poteva vincere con chiunque e prendere gol da nessuno.

Questa idea era un toccasana per un ambiente in cui la rassegnazione dei tifosi si era incancrenita a tal punto da rendere il nome dell’allenatore quasi accessorio. Una situazione in cui sono i giocatori gli unici a dover salire sul banco degli imputati, dove si invocano soluzioni punitive, si chiede di farli sudare, si vuole semplicemente vederli soffrire. Conceicao sembrava l’uomo giusto per mettere in pratica questo tipo di soluzioni. Un allenatore che si esprime attraverso sguardi duri, urla, strepiti da bordo campo, ampi gesti con le mani. «Per colpa nostra siamo qua», aveva detto Conceicao nella conferenza pre-partita con la severità del padre che rimprovera i suoi figli «Con questa responsabilità, ce la assumiamo e vogliamo vincere domani».

Il Milan di oggi nasce quindi da due idee apparentemente in contraddizione. Da una parte quella di una squadra dura e pragmatica, dove la fantasia e il rischio sono ridotti al minimo, dove si bada al sodo. Dall’altra quella di riportare il Milan ai suoi antichi fasti, dove invece era una squadra ariosa e divertente, piena di giocatori di fantasia e rischio. Dallo scontro di queste due idee è nato quindi un Milan che è il contrario di quello che ci saremmo aspettati di vedere con Conceicao in panchina, e il contrario anche dell’idea che Ibrahimovic voleva importare a Milano: trasformare le velleità di Fonseca in dati di fatto, la fragilità in pragmatismo. Da quando Conceicao si è seduto sulla panchina rossonera, il Milan è primo per xG prodotti (1.53 a partita) in Serie A e solo nono per xG subiti (0.96: dati StatsBomb). Questo significa che per quantità e qualità delle occasioni concesse dalla fine di dicembre sta facendo peggio di squadre come Genoa, Como e Parma. Prima del suo arrivo, per xG subiti, il Milan si posizionava al quarto posto, dietro Juventus, Inter e Napoli. Insomma: il Milan è diventato una squadra più pericolosa, ma anche più fragile e squilibrata.

Ieri il Milan non ha subito molto (0.5 xG secondo SofaScore) e il gol preso alla fine è stato un po’ casuale, ma l’immagine che ha restituito è stata desolante, sia con il pallone che senza. Il Feyenoord magari non avrà costruito molte occasioni pulite, ma la sensazione epidermica è che fosse superiore in quasi tutto. Nell’uscita dalla pressione, nella qualità tecnica, nell’intelligenza delle scelte, soprattutto in quello spirito che Conceicao vorrebbe infondere in questo corpo morto come un alchimista medievale. Il bordocampista di Prime Video, ieri, ha riportato diverse volte come il tecnico portoghese si lamentasse dei pochi contrasti vinti, e anche Piccinini e Ambrosini più volte in telecronaca invocavano una maggiore durezza. Ma con le “quattro stelle” in campo, un centrocampo composto da una splendida mezzala di tocco come Reijnders e un centrocampista più verticale di quello che si pensi come Fofana, oltre a due terzini molto offensivi come Walker e Theo Hernandez, chi avrebbe dovuto vincere i contrasti? Chi avrebbe dovuto portare questa durezza?

Il Milan allora avrebbe dovuto sopraffare l’avversario per qualità tecnica, per visione di gioco, per scelte nell’ultimo terzo di campo, ma era una di quelle serate in cui sono i giocatori più impensabili a fare onore alla Champions League. Paixao ha vinto solo tre degli otto dribbling tentati, ma l’elettricità del suo gioco ha fatto sembrare Kyle Walker un vecchio marchingegno del passato di cui non si ricorda più la funzione. Al 53', su un banale passaggio orizzontale sbagliato malamente da Joao Felix, il suo tip tap ha mandato fuori giri la riaggressione del Milan. Con un tocco di punta ha eluso il primo intervento di Fofana, con una seconda finta l’ha lasciato fermo a osservare il suo gioco di gambe. Poi alzandosi il pallone con la punta in maniera deliziosa ha evitato anche il ritorno di Joao Felix.

paix

Una manciata di minuti dopo, con un altro pallone rubato troppo facilmente ai giocatori del Milan, Paixao ha provato a segnare con un pallonetto da centrocampo. Il Feyenoord avrebbe potuto andare in contropiede in superiorità numerica e segnare il gol che avrebbe messo in sicurezza il risultato, ma il suo allenatore lo ha guardato e ha sorriso.

Tutta la partita del Feyenoord è stata guidata da questa leggerezza incosciente. Jakub Moder, in mezzo al campo, ha gestito palloni difficili con la freddezza del regista navigato, rievocando il fantasma di prime Grzegorz Krychowiak. Gijs Smal, sull’out basso di sinistra, a sinistra creava con le sue sovrapposizioni le premesse per i dribbling mercuriali di Paixao, e con il suo sinistro pareva di fatto un regista aggiunto.

Di fronte a questa ricchezza il Milan è apparso indifeso, sia quando provava a togliere al Feyenoord la disponibilità del pallone sia quando era chiamato invece lui a gestirlo.

Le due punte del Milan erano sempre prese in inferiorità numerica dalla costruzione a tre del Feyenoord (con Moder che scendeva tra i due centrali), poi le belle soluzioni con la palla trovate dai difensori della squadra olandese hanno fatto il resto.

Con Conceicao i rossoneri hanno perso anche quei pochi momenti di brillantezza con il pallone che si vedevano con Fonseca. I corridoi verticali della trequarti vengono occupati in maniera convenzionale, senza scaglionamento, e i giocatori sono tutti molto lontani, costretti a giocate difficili. In questo contesto due delle poche buone notizie della prima parte di stagione, Reijnders e Pulisic, hanno finito per appassire. L’olandese adesso viene utilizzato come un regista più classico, in una squadra che ha sempre una fretta maledetta nel voler portare il pallone nell’altra metà di campo. Accanto a un gruppo di compagni che gli sfreccia accanto, diretti verso la trequarti alla velocità del suono, Reijnders sembra troppo lento e solo, privato di quella rete di riferimenti senza cui sembra molto più normale di quanto in realtà non sia. Anche Pulisic, in una squadra che vorrebbe giocare più con lo spazio che con il pallone, sembra aver perso quel magnetismo che nella prima parte di stagione aveva riequilibrato lo storico sbilanciamento del Milan a sinistra, e quando al sessantesimo è uscito dal campo i rossoneri, come sempre nei loro momenti peggiori, si sono aggrappati disperatamente agli isolamenti di Leao.

Il numero 10 portoghese è immagine del Milan più di quanto i suoi detrattori vogliano ammettere, e il resto della squadra sembra splendere della sua luce riflessa o rimanere all’ombra delle sue intermittenze. Ieri era una di quelle serate in cui Leao lasciava all’immaginazione quello che sarebbe potuto essere. Dribbling cominciati in maniera impetuosa, con falcate talmente ampie da far rimpicciolire gli avversari, messi in pausa sul più bello, in contemplazione del momento. Al 40', su un contropiede concesso ingenuamente dal Feyenoord su un calcio d’angolo a favore, il portoghese ha avuto la possibilità di rimettere in piano l’inerzia della partita. Su un assist in campo aperto di Thiaw, Leao aveva tutta una metà campo libera per far valere la propria velocità sul piccolo Read, ma di fronte all’uscita del portiere è come andato in standby permettendo al suo avversario di mettergli quasi letteralmente il bastone tra le ruote.

La sua partita è finita all’83' in maniera significativamente insignificante. Dopo essere stato fischiato ininterrottamente dal De Kuip, che gli rimproverava la simulazione di un infortunio nel primo tempo, è uscito dal campo in contemporanea con Santiago Gimenez, omaggiato dal pubblico olandese. Così, dopo una partita di ostilità, Leao è uscito dalla linea di fondo campo senza che nessuno se ne accorgesse, dimenticato da uno stadio che non aveva più ragione di avere paura di lui e che adesso aveva altro a cui pensare. Uscito lui, il Milan ha definitivamente smesso di essere pericoloso.

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