Si dice spesso che i grandi difensori sono quelli che non si fanno notare. Quelli cioè che stanno sempre al posto giusto, che non devono forzare un intervento, capaci di un’influenza magnetica su compagni e avversari che deriva dalla sola presenza, dal solo fatto di trovarseli vicini. Spesso i grandi difensori si notano quando non ci sono, e per farsi un’idea basta guardare il declino del Liverpool dopo il grave infortunio subito da van Dijk.
Fikayo Tomori invece si nota eccome, si esalta nei recuperi disperati, nelle chiusure dopo scatti di decine di metri, in giocate appariscenti che spesso vengono ricordate come un assist o un gol. Di solito guardiamo con sospetto a questo tipo di difensori: se sono costretti così di frequente a recuperare significa che sbagliano spesso, e in fin dei conti sono inaffidabili, anche se la maggior parte delle volte riescono a rimediare agli errori. Di Tomori si ricordano ad esempio due interventi decisivi nella partita contro la Roma. Il primo è un recupero su Veretout, che si era inserito alle sue spalle e aveva la strada libera verso la porta. Tomori lo ha rincorso, è arrivato a contatto a una decina di metri dall’area, ha sbilanciato Veretout, ma non in modo così vistoso da indurre l'arbitro a fischiare il fallo, e gli ha impedito di continuare la sua corsa verso Donnarumma. Dopo la partita è stato fatto notare che Tomori ha toccato i 34 km/h.
Il secondo è una respinta in scivolata su un tiro di Pellegrini poco fuori l’area piccola, a cui ha fatto seguito un’altra respinta, ancora più incredibile, di Tonali, che si è disteso davanti a Pellegrini per impedirgli di segnare con il secondo tiro, ancora più ravvicinato rispetto a quello tentato un paio di secondi prima.
Con i suoi interventi Tomori ha salvato il Milan in due situazioni critiche, ma è anche vero che avrebbe potuto gestire le due azioni in modo diverso, meno appariscente, e questo ci dice qualcosa sul suo stile difensivo.
Nel caso del recupero su Veretout, Tomori è veloce a cambiare la marcatura e a seguire l’inserimento del centrocampista francese, ma forse avrebbe potuto interrompere prima l’azione, concentrandosi sulla palla e non sull’avversario. Quando infatti Spinazzola lancia dalla fascia sinistra e manda a vuoto il pressing del Milan, Tomori è scalato verso destra per marcare Borja Mayoral, perché Kjaer è uscito su Mkhitaryan fino al limite dell’area giallorossa.
A seguire inizialmente Veretout è Tonali, che però rinuncia quando vede che il francese si sta inserendo alle spalle di Tomori. A quel punto il difensore inglese è abile a intuire il pericolo e a staccarsi dalla marcatura di Borja Mayoral, ma forse intervenendo sulla palla, che gli rimbalza vicino quando si stacca per seguire Veretout, Tomori si sarebbe risparmiato quello scatto, permettendo al Milan di recuperare il possesso a centrocampo. Si tratta di decisioni prese in una frazione di secondo, e comunque Tomori ne è uscito benissimo, ma la sua scelta è comunque indicativa, e ci dice che preferisce guardare l’avversario e non la palla, e che si fida molto della sua velocità.
La respinta in scivolata sul tiro di Pellegrini segue invece una scelta azzardata di qualche istante prima. Tomori sbaglia infatti l’uscita in pressione e deve rincorrere Pellegrini, che si è inserito nello spazio che lui stesso ha liberato di fianco a Kjaer. La scivolata è in effetti notevole, ma ancora una volta Tomori l’avrebbe evitata se avesse gestito la situazione in un altro modo.
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Forse un altro difensore, più esperto e riflessivo, non si sarebbe fatto notare. Avrebbe intercettato la palla sul lancio di Spinazzola evitando di inseguire Veretout, e mantenendo la posizione avrebbe impedito la verticalizzazione di Mkhitaryan per Pellegrini, ma è altrettanto vero che i difensori capaci di recuperi come quelli di Tomori, di trovare un rimedio anche in situazioni disperate, sono rari.
Di certo a Tomori manca esperienza. Ha 23 anni ed è un difensore giovane, che non ha ancora formato quel bagaglio di scaltrezze e intuizioni che un difensore apprende accumulando partite e confrontandosi con diversi avversari. Finora invece Tomori ha giocato poco, visto che alle spalle ha una sola stagione intera da titolare. Quella al Derby County nel 2018/19, al termine della quale fu votato come miglior giocatore della squadra. Ad allenarlo c’era Frank Lampard, che ha poi ritrovato la scorsa stagione al Chelsea, in un periodo di transizione per il club, costretto dal blocco dei trasferimenti deciso dalla FIFA a dare spazio ai ragazzi cresciuti nel suo settore giovanile. Tomori ha collezionato una ventina di presenze, finendo ai margini alla fine di febbraio dopo una brutta prestazione contro il Bournemouth.
Schierato centrale sinistro della difesa a tre, Tomori aveva faticato a contenere Philip Billing, una mezzala freak alta più di un metro e novanta e con le gambe lunghissime che però si muoveva con disinvoltura tra le linee. Al minuto 57 Tomori era uscito male in pressione sulla trequarti, Billing si era girato facilmente e aveva messo la palla in area sul lato destro, nello spazio liberato da Tomori. Sul passaggio di Billing era arrivato Stacey, che con un cross basso aveva trovato King, libero di appoggiare la palla in rete a porta vuota. Poco dopo il gol subito Lampard aveva sostituito Tomori e nei dieci mesi successivi, fino alla cessione in prestito al Milan a gennaio, gli ha concesso appena quattro presenze, due da subentrato e due da titolare ma nella competizione meno prestigiosa, la Coppa di Lega.
L’errore commesso in occasione del gol del Bournemouth è simile a quello fatto contro la Roma con Pellegrini, ma in quel caso Tomori non era riuscito a recuperare. Tutti e due partono dalla stessa premessa, e cioè dalla volontà di uscire in avanti sull’avversario, anche se in ritardo. Tomori è un difensore ambizioso, ottimista, sempre sicuro di arrivare sulla palla, che non ha paura di prendersi dei rischi, di rompere la linea, e che si esalta nella forma difensiva più pura e primordiale, il duello con l’avversario.
È uno dei motivi che hanno convinto Paolo Maldini a puntare su di lui nella finestra di mercato di gennaio. «Può fare la differenza fisicamente, ha la capacità di aggredire e di difendere in una linea a quattro», ha chiarito Maldini. «Il calcio va verso l'uno contro uno ma non bisogna mai perdere l'idea di compattezza. Lui combina queste due cose molto bene, il difetto forse è che ha giocato troppo poco per quelle che sono le sue caratteristiche».
A quanto pare Tomori si è sempre contraddistinto per l’abilità nei duelli, visto che ne parlava già cinque anni fa il suo allenatore nella nazionale canadese Under-20, Rob Gale: «Ama difendere negli uno contro uno, è molto bravo in quelle situazioni. Ha voglia, è aggressivo, vuole recuperare la palla. È un tratto che abbiamo quasi perso nei difensori moderni».
Tomori è nato in Canada da genitori nigeriani, ma a 7 anni è entrato nel settore giovanile del Chelsea ed è quindi cresciuto in Inghilterra. A livello giovanile è stato però ignorato dalle nazionali inglesi fino al 2016, quando con l’Under-20 del Canada ha battuto i pari età inglesi limitando Rashford, che aveva già esordito e segnato in Premier League. Dopo quella partita è stato convocato dall’Under-19 inglese e ha continuato il percorso vincendo il Mondiale Under-20 nel 2017 ed esordendo con la nazionale maggiore nel 2019, a metà novembre contro il Kosovo, la sua unica presenza finora.
Prima del derby perso 3-0 in campionato anche Stefano Pioli ha parlato delle qualità di Tomori, quando gli è stato chiesto se il difensore inglese avrebbe potuto marcare Lukaku meglio di Romagnoli: «Per caratteristiche tecniche e fisiche Tomori è più bravo a giocarsela con Lautaro e Sánchez», ha spiegato Pioli. «È aggressivo ma non ha la fisicità per contrastare attaccanti così potenti».
Se dei difensori più forti si dice spesso che sono dei “muri”, Tomori invece sembra fatto di gomma, si allunga e si contorce e cerca sempre con la gamba - usa quasi solo la destra, e questo lo rende vulnerabile soprattutto quando l’avversario lo sfida alla sua sinistra - di intervenire sulla palla. Anche se magari fatica a reggere il confronto con attaccanti grossi come Lukaku, batterlo nei duelli è quasi impossibile. Non è solo velocissimo a prendere contatto con l’avversario girato di spalle, ma utilizza il suo corpo in modo molto furbo, sposta l’avversario con le braccia e le anche, senza superare quasi mai i limiti e arrivare a commettere un fallo.
Con il Milan non ha ancora ricevuto un’ammonizione e in campionato, esclusi i portieri, è il rossonero con la media migliore di falli commessi per 90 minuti (0,79). Può essere un dato ingannevole, che può far pensare a un difensore prudente e riflessivo, che evita il confronto con l’avversario, ma nel caso di Tomori rivela invece il suo controllo eccezionale nei duelli.
Forse è vero, come ha detto Pioli, che è più a suo agio contro attaccanti leggeri e veloci, ma anche se non riesce a spostare l’avversario girato di spalle, e non ha quindi modo di allungare la gamba per recuperare la palla, è davvero difficile superarlo. Se anche l’avversario riesce a girarsi e si prende un vantaggio, è difficile che lo mantenga perché a Tomori basta poco per recuperare e farsi di nuovo sotto. Nei duelli frontali, o quando corre verso la propria porta, diventa quasi insuperabile, perché è troppo veloce, agile e reattivo sui cambi di direzione.
Tomori possiede poi una qualità che di solito distingue i difensori più forti. Quella cioè di saper dosare l’intervento per recuperare la palla e non solo per interrompere il possesso, un confine sottile che però fa la differenza tra il trovarsi a difendere di nuovo, magari dopo aver concesso una rimessa laterale o un calcio d’angolo, e l’inizio di una ripartenza con la squadra avversaria sbilanciata. Tomori riesce a farlo anche in situazioni impensabili, come questa qui sotto negli ultimi minuti della gara di andata contro il Manchester United.
Greenwood riceve largo a destra e avanza in verticale puntando Tomori sulla sua sinistra. Tomori interviene una prima volta ma riesce solo a spostare l’avversario, senza recuperare la palla o interrompere la sua conduzione. A quel punto il difensore del Milan sembra battuto, Greenwood prova ad aggirarlo mentre sta per entrare in area, ma Tomori interviene di nuovo, si lancia sul lato interno all’ultimo istante, prima che Greenwood riesca definitivamente ad aggirarlo, e allungando la gamba destra sposta la palla facendola rotolare vicino a Meité, che può quindi controllarla e farla uscire dall’area.
È un gesto atletico incredibile, una specie di scivolata in cui però recupera subito la coordinazione per non finire per terra, fatta stando attento a non colpire l’avversario e con l’obiettivo non solo di fermarlo ma di rendere giocabile la palla per il compagno vicino. Meité in effetti si appoggia a sinistra su Krunic, che però viene chiuso e trova una linea di passaggio libera proprio su Tomori, che dopo l’intervento era avanzato verso il vertice sinistro dell’area. Il difensore inglese subisce la pressione prima di Fred e poi di Greenwood, ma con uno strano balletto conserva il possesso e permette al Milan di uscire dall’area, con un lancio di Dalot verso Leão.
A volte Tomori può sembrare goffo, poco tecnico - uno dei suoi pochi errori da quando è al Milan è un retropassaggio di testa corto e intercettato da Lasagna contro il Verona, un errore che lascia intuire come il colpo di testa non sia ancora tra i suoi punti di forza - in realtà anche con la palla è sicuro e affidabile, e ha una qualità unica tra i difensori centrali del Milan. Quella cioè di saper impostare sia con il destro che con il sinistro, e di poter quindi giocare sia sul lato destro che su quello sinistro della difesa garantendo comunque diverse linee di passaggio a inizio azione. Preferisce giocare corto e tende a non alzare troppo la palla (lanci e cambi di gioco spettano a Kjaer), ma può scegliere passaggi difficili e tagliare le linee di pressione sia con il destro che con il sinistro. E quando interviene su una palla vagante se possibile gioca a un tocco per dare subito velocità alla ripartenza, come ha fatto in occasione del gol segnato da Calhanoglu contro la Fiorentina.
In quel caso non ha avversari nella sua zona e va in anticipo su una palla che rimbalza vicino al cerchio di centrocampo, e con un tocco in controbalzo trova Brahim Díaz al centro sulla trequarti. Dietro a quella giocata c’è però sempre l’idea di guadagnare un tempo, di non accontentarsi di consolidare il recupero, di dare subito velocità all’azione, un’idea che lo guida anche quando duella con un avversario e non cerca solo di fermarlo ma di entrare in possesso e iniziare un nuovo attacco.
Insomma, Tomori ci ha messo poco a farsi notare, anche perché il campionato italiano è poco abituato a difensori così esplosivi, veloci, esuberanti. Il suo impatto è stato esaltante, quasi all’opposto dell’invisibilità associata di solito ai grandi difensori, ma non significa che Tomori non sia sulla strada giusta per diventarlo. Certo, può ancora migliorare in diversi aspetti, ad esempio nella gestione delle situazioni più statiche, dei tempi di uscita dalla linea e nella collaborazione con i compagni di reparto. Più di ogni altra cosa, però, gli manca giocare con continuità, accumulare partite ed esperienza.
A fine febbraio Maldini ha detto che il prezzo per il diritto di riscatto dal Chelsea è molto alto (si dice sia di 30 milioni di sterline tra parte fissa e bonus), forse però a questo punto ha già cambiato idea. Di certo tra i tifosi milanisti non c’è nessuno che pensi che Tomori non valga l'investimento fino all'ultimo centesimo.