Per fortuna che Giannis Antetokounmpo non doveva esserci in queste Finals. Dopo che in gara-4 della serie contro gli Atlanta Hawks il suo ginocchio si è piegato dalla parte sbagliata, con una torsione innaturale e dolorosa persino attraverso le telecamere, lo stesso due volte MVP aveva creduto che la sua stagione fosse finita in quel momento. Anzi, dopo aver saltato le due restanti partite che erano servite ai suoi compagni di squadra per sbarazzarsi definitivamente degli Hawks e approdare alle prime Finals in 47 anni, aveva temuto di non riuscire nemmeno a essere disponibile per l’inizio della prossima stagione.
Invece, dimostrando per l’ennesima volta di essere fatto con un materiale alieno, dopo aver promesso di esserci per l’eventuale gara-7 delle finali di Conference, si è presentato per le sue prime Finals in carriera come se non avesse rischiato di sbriciolarsi il ginocchio solo qualche giorno prima. Nelle ultime due partite giocate ha complessivamente segnato 83 punti, raccolto 25 rimbalzi e distribuito 10 assist, numeri che lo proiettano insieme ai più grandi e vincenti di questo gioco. Una produzione che sarà necessaria per il proseguo della serie se i Bucks vogliono portare a casa quel trofeo che manca ormai da cinquant’anni.
I Phoenix Suns infatti, dopo aver avuto risposte vincenti per ogni tipo di problema gli si sia presentato sulla loro strepitosa strada fino alle Finals, non hanno ancora trovato quella adatta per il greco e dovranno provare a farlo se vogliono indirizzare la serie verso l’Arizona. Dopo aver trionfato con apparente semplicità nelle due partite casalinghe, Chris Paul e soci hanno patito una brutta sconfitta nella prima gara giocata al Fiserv Forum di Milwaukee, subendo la fisicità e l’ardore della squadra di Budenholzer. E ora, come spesso accade, gara-4 diventerà fondamentale per farci capire l’indirizzo che prenderà la serie, con le due squadre che avranno un provvidenziale giorno in più per riposarsi ed organizzarsi grazie all’All-Star Game della MLB.
L’esempio di Giannis
Monty Williams spenderà le prossime ore per trovare un modo se non per fermare, almeno per rallentare il fuoriclasse greco che con il passare dei minuti ha preso sempre più confidenza con la difesa di Phoenix. Dopo una gara-1 piuttosto timida, forse a causa dei postumi dell’infortunio, Antetokounmpo ha cominciato a imporre il proprio strabordante atletismo abbattendosi sui Suns come un temporale estivo.
Gli unici due giocatori ad aver messo a referto due partite da 40 punti e 10 rimbalzi consecutive alle Finals: Shaquille O'Neal e Giannis Antetokounmpo.
Se già nella seconda partita giocata a Phoenix Antetokounmpo ha dimostrato di poter segnare 20 punti in un solo quarto di gioco (solo Michael Jordan meglio di lui nella storia delle Finals), in gara-3 ha esteso questo dominio a tutti i minuti, o almeno a tutti quelli che servivano. Non ha mai lasciato respirare la difesa di Phoenix, sfiorando il 36% di Usage nei suoi 38 minuti in campo, passati soprattutto a convertire i tanti palloni che i Bucks sono riusciti a recapitargli attorno al canestro. Dei suoi 41 punti ben 28 sono arrivati nel pitturato, lo stesso numero di tutti i Phoenix Suns messi insieme, a dimostrazione di quanto fosse focalizzato nel prendersi specialmente dei tiri ad alta percentuale piuttosto che accontentarsi di soluzioni perimetrali.
Ha attaccato il ferro senza pietà, martellando la fragile resistenza nel pitturato dei Suns che hanno oltremodo pagato il problema di falli di Deandre Ayton. Il centro bahamense è stato limitato dai fischi specie ad inizio secondo tempo, quando è dovuto uscire lasciando i suoi senza una credibile soluzione contro lo strapotere di Giannis sotto il tabellone praticamente per tutto il terzo quarto. E quando i Suns hanno scelto, a causa anche dell’assenza forzata di Dario Saric, di abbassare il proprio quintetto usando Jae Crowder e Cam Johnson come lunghi di riferimento, i Bucks hanno caricato a testa bassa come arieti corazzati, consci che colpo dopo colpo le difese sarebbero infine cadute.
Seguendo l’esempio del loro miglior giocatore, tutti i Bucks hanno messo in campo quel senso di necessità che è naturale avere quando si arriva nel proprio palazzetto sotto 0-2 nella serie. E convogliando l’energia dei tanti tifosi, anche fuori dallo stadio, hanno giocato una partita di grande intensità catturando quasi il 30% dei rimbalzi offensivi disponibili e convertendo il 75% delle loro conclusioni al ferro.
Non solo Giannis ma comunque tanto Giannis nei 13 rimbalzi in attacco dei Bucks.
A differenza di gara-1, stavolta Milwaukee ha deciso le regole d’ingaggio della sfida e sfruttando la maggior stazza e fisicità ha finalmente trasformato la partita in una gara di braccio di ferro sporcandola, aggrendendola e non lasciando mai rifiatare i Suns. E come spesso accade la squadra più intensa è anche quella più beneficiata dal fischio arbitrale, molto contestato dai giocatori e dal coaching staff di Phoenix, tirando dieci liberi in più degli avversari.
Il solo Giannis ha tirato un tiro libero in più di tutti i Suns messi insieme e ne ha segnati due in più, grazie a un eccellente 13 su 17 dalla linea della carità in un Fiserv Forum che durante i dieci (e più) secondi del suo caricamento era più silenzioso di una cattedrale gotica. A dimostrazione della concentrazione con la quale il due volte MVP è sceso in campo in una delle partite più importanti della sua carriera.
Il sostegno del supporting cast
Ma la grande prestazione di Antetokounmpo non sarebbe stata sufficiente se non fosse stata accompagnata da quelle positive dei suoi compagni di squadra. Dopo due partite molto complicate specialmente nella metà campo d’attacco, i Bucks tornati tra le mura amiche si sono liberati di quella paura di sbagliare ogni tiro e hanno ritrovato le percentuali abituali.
In particolare Khris Middleton e Jrue Holiday hanno interpretato bene i loro ruoli di luogotenenti accanto a Giannis, smazzandosi gli accoppiamenti difensivi più onerosi e dividendosi i compiti con il pallone per permettere ad Antetokounmpo di essere più efficiente sia da bloccante che da tagliante. Budenholzer infatti, sfruttando anche l’assenza di Ayton per lunghi tratti di partita, ha accettato di schierare il quintetto con Giannis da 5 nominale nonostante la presenza sia di PJ Tucker che di Bobby Portis, che alla fine ha diviso i minuti con Brook Lopez.
Una situazione tattica invocata a lungo, a volte anche con eccessiva foga ideologica, ma che per funzionare ha bisogno di dettagli non sempre disponibili per i Bucks, a partire dalla scarsa profondità nel reparto ali fino all’assenza di un credibile portatore di palla con il quale costruire i pick and roll. In gara-3 sia Holiday che Middleton sono stati molto efficienti quando hanno dovuto creare tiri per i compagni, usando i blocchi per creare i vantaggi che poi hanno permesso ai Bucks di mettere pressione al ferro. I due hanno realizzato 15 assist complessivi a fronte di sole 5 palle perse, aggiungendo anche 39 importanti punti con 28 tiri.
Middleton ha gestito la maggior parte dei pick and roll con Antetokounmpo da bloccante, grazie anche alla sua abilità nel tirare dal palleggio sia da dietro l’arco che dalla media distanza, forzando la difesa dei Suns a prendere decisioni difficili che si sono rivelate spesso sbagliate. In alcune situazioni hanno deciso di portare il lungo a livello del blocco con il difensore diretto ad inseguire, liberando un’autostrada verso il canestro per il rollante sia che fosse Portis o Antetokounmpo, spaventati dal gioco in palleggio arresto e tiro del giocatore dei Bucks. Con spaziature più definite i Bucks non hanno avuto problemi a muovere il pallone e isolare Giannis su un quarto di campo per evitare gli aiuti difensivi di Phoenix, che per stessa ammissione di Chris Paul dopo la partita non sono mai riusciti ad alzare il “muro” contro il greco.
Due sulla palla e i Bucks hanno sempre tiri comodi.
E se Middleton è stato efficace nei giochi a due, Holiday è stato abile nel muovere il pallone in situazioni dinamiche per ampliare i vantaggi precedentemente conquistati. In particolare ha velocizzato molto le proprie letture con il pallone punendo le disattenzioni avversarie come non era riuscito a fare in Arizona. Ha regolarmente premiato i tanti tagli a canestro dei suoi compagni che alla fine hanno piegato la difesa dei Suns nel pitturato, già fiaccata dal dover mettere due o tre corpi contro Antetokounmpo.
Inoltre dopo aver ammaccato i ferri nelle prime due sfide ha finalmente trovato la misura del canestro segnando cinque triple su dieci tentativi, quattro delle quali sono arrivate nel momento più importante quando i Suns avevano tentato la rimonta a metà terzo quarto arrivando fino al -4. La vena realizzativa di Holiday sarà determinante nelle prossime partite nelle quali dovrà dimostrare che l’esborso costato in estate per effettuare l’upgrade su Eric Bledsoe ha avuto successo.
La ritrovata sicurezza di Holiday è misurabile attraverso il passaggio dietro la schiena in transizione.
La pressione difensiva dei Bucks
Ma la presenza di Holiday in campo si sente soprattutto nell’altra metà campo nella quale si sta occupando dei migliori giocatori avversari, ovvero Chris Paul e Devin Booker, limitando il loro impatto come creatori e rallentando la fluidità dell’attacco di Phoenix. Nella partita giocata a Milwaukee i Suns hanno generato solamente 104.5 punti per 100 possessi dopo i 118 e 127 delle prime due uscite, subendo la lunghezza delle braccia della difesa dei Bucks che ha messo le mani addosso e sporcato le linee di passaggio a ogni possesso.
In particolare Devin Booker ha vissuto una serata da incubo, arrivando a malapena in doppia cifra nonostante le 14 conclusioni prese nei 29 minuti in campo. Booker non è riuscito ancora ad entrare definitivamente in questa serie, e c’è da capire quanto sia ancora condizionato dalla frattura del setto nasale a opera della testa di Pat Beverley, ma la sua abilità realizzativa è vitale per i Suns ora che Milwaukee sembra aver deciso di alzare l’intensità difensiva. Se escludiamo il rovente secondo tempo di gara-2 che ha deciso con 21 punti e 8/13 dal campo, Booker sta tirando sotto il 32% in queste Finals dopo aver chiuso la serie contro i Clippers con il 38.2% complessivo e il 28.6% da tre punti. Come contro Beverley, Booker sembra accusare l’aggressività dei difensori avversari quando cercano loro il primo contatto fisico togliendogli il ritmo di gioco. Una tecnica difensiva che sia Tucker che Holiday sanno eseguire molto bene, specialmente quando la presenza di Antetokounmpo permette loro di essere molto aggressivi senza compromettere la solidità difensiva di squadra.
E come nel più classico effetto domino, se Paul e Booker non riescono a punire in prima persona la difesa avversaria ecco che i Suns trovano più difficoltà nel creare tiri aperti per gli altri giocatori, specialmente quando si tratta di triple non contestate. Dopo averne segnate 20 su 40 tentativi in gara-2 abusando degli aiuti squilibrati di Milwaukee sul pick and roll, i Suns non sono riusciti a trovare neanche una conclusione vincente dagli angoli e senza Ayton in campo non hanno mai raggiunto il pitturato, fermandosi sempre qualche passo fuori. Una situazione che i Bucks sono felici di concedere nonostante la presenza in campo di due maestri del mid-range come Chris Paul e Devin Booker, giocando sulle percentuali. Al di là della loro grandezza, è difficile per chiunque tirare sopra il 50% contro le braccia protese di Milwaukee.
I Bucks escono da questa gara-3 con molte sicurezze in più rispetto a quelle con le quali erano entrate. Hanno dimostrato di saper contenere efficacemente l’attacco avversario, non attraverso stravolgimenti della loro filosofia difensiva ma alzando il livello dell’intensità e della concentrazione, e possono contare sull’apporto di Holiday e Middleton che quando giocano tra le mura amiche diventano due giocatori diversi. Ma soprattutto sanno di avere in campo il miglior giocatore della serie, che nelle prossime partite si gioca una bella fetta della propria carriera e per il quale i Suns ancora non hanno trovato una soluzione.