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Fiorentina-Napoli: l'imperfezione è spettacolo
26 ago 2019
Le squadre di Montella e Ancelotti sono ancora in fieri, dando vita a una partita imprevedibile.
(articolo)
7 min
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La giornata di apertura della Serie A 2019/’20 ci ha già regalato partite molto divertenti, tra cui quella di sabato sera che già si candida come una delle più spettacolari dell’intera stagione. Fiorentina e Napoli hanno segnato in totale 7 gol, con cambi di risultato e uno scarto mai maggiore a un gol, con la squadra di Ancelotti che è dovuta passare tre volte in vantaggio per portare a casa i tre punti. Si è giocato a un’intensità che si vede raramente ad agosto, e si sono visti gol pregevoli sia a partire da giocate individuali (come quello del 3-2 di Callejón e del 3-3 di Boateng) che da movimenti collettivi (come il gol vittoria di Insigne).

Se ciò non bastasse, abbiamo visto anche molti giocatori nuovi, alcuni dei quali faranno parte della nuova stagione della Fiorentina di Montella, che ha messo in campo la formazione più giovane della Fiorentina in Serie A negli ultimi 25 anni (precisamente un’età media di 23 anni e 188 giorni) con in campo ben 7 under 23 e un tridente offensivo di 19, 20 e 21 anni (rispettivamente: Vlahovic, Sottil e Chiesa). E questo senza contare ovviamente l’esordio in Serie A di Ribery, avvenuto nel secondo tempo.

Il Napoli invece è sceso in campo praticamente immutato rispetto all’anno scorso (se si escludono le aggiunte di Manolas e Di Lorenzo in difesa), ma questo non significa che il suo gioco non sia cambiato. Insomma, è stato un bello spot per la spettacolarità della Serie A e una prima vetrina di spunti da tenere d’occhio per il resto della stagione.

Il buon inizio della Fiorentina

Da un punto di vista tattico, il contesto del primo tempo è stato deciso dalla Fiorentina di Montella, almeno fino alla doppia azione di Mertens che ha portato al pareggio e poi al vantaggio del Napoli. Il tecnico campano ha puntato molto sulla brillantezza atletica dei suoi giocatori, che almeno inizialmente ha sorpreso un Napoli apparso ancora piuttosto pesante sulle gambe. I veri protagonisti in tal senso sono state le due mezzali Castrovilli a sinistra e Pulgar a destra: i due hanno macinato chilometri in verticale, mettendo il piede su qualsiasi pallone passasse a tiro e soprattutto partecipato attivamente al pressing alto con cui la Fiorentina ha reso complicato al Napoli alzare il baricentro.

Le mezzali sono altissime quando il Napoli parte da dietro, Castrovilli va in pressione su Manolas per fargli passare il pallone, e Pulgar fa segno a Vlahovic di seguire Koulibaly per forzarlo poi a scaricare su Mario Rui, dove andrà Sottil. Nella terza immagine la stessa azione di pressing qualche minuto dopo.

Montella ha puntato su un pressing alto molto aggressivo, che prevedeva le scalate in avanti delle due mezzali verso i centrocampisti avversari, che erano costretti a scaricare verso il terzino, dove lo attendeva lo scivolamento dell’esterno viola per costringerlo a forzare il passaggio. L’intensità della Fiorentina ha rallentato il possesso del Napoli e ha costretto Insigne ad abbassarsi molto per facilitare la circolazione della palla. In altre parole: la Fiorentina sembrava interessata a buttarla sulla fisicità e sull’intensità, per provare a colmare il gap tecnico che la divideva dall’avversario.

Castrovilli segue Zielinski in possesso e continua la corsa persino quando il centrocampista polacco cede il pallone, andando in diagonale fino a Koulibaly. Pulgar intercetterà il passaggio del centrale senegalese.

Esaurita la sfuriata iniziale, la Fiorentina ha abbassato il baricentro per fare densità nella propria trequarti per evitare che il Napoli riuscisse a superare la prima pressione e per provare ad attaccare la transizione difensiva avversaria. In questo senso, le conduzioni palla al piede dei due esterni Chiesa e Sottil hanno aiutato tantissimo la squadra a risalire il campo, mentre la punta Vlahovic si è dimostrato poco preciso nel controllare il pallone per poter essere realmente pericoloso contro i centrali del Napoli. Tra i due esterni Sottil è apparso quello più bravo a sfruttare gli uno contro uno, mentre Chiesa è stato il solito fulcro di pericolosità offensiva: ha tirato più di qualunque altro (8 tiri), anche se spesso da fuori area (solo 2 in area di rigore) e non sempre in maniera precisa (solo 2 hanno preso la porta).

Questa fase della partita si è prolungata per il resto della gara, anche e soprattutto dopo il gol del 4-3 che ha sancito il prosciugarsi delle energie dei giocatori in campo. Da lì in poi il Napoli è riuscito a controllare meglio il possesso e la Fiorentina ha fatto più fatica ad arrivare all’area avversaria dopo il recupero, tirando una sola volta negli ultimi 20 minuti di gara.

La partita ci ha fatto vedere che la Fiorentina può ottenere risultati cavalcando proprio questa sua natura entusiasta e aggressiva. Lontano dal calcio di possesso delle sue prime panchine, quindi, Montella sembra puntare invece su una squadra molto verticale, in grado nella singola partita di rendere la vita difficile a tutte le squadre incapaci di gestire certi ritmi di gioco.

Cosa ha funzionato e cosa non ha funzionato nel Napoli

Come detto, il gioco del Napoli ha inizialmente fatto fatica a reggere i ritmi di gioco della Fiorentina, che è riuscita inizialmente a impedire alla squadra di Ancelotti di arrivare stabilmente a schierarsi e manovrare in zona di rifinitura. Man mano che calava l’intensità della Fiorentina, però, il baricentro del Napoli ha iniziato a salire, facendo emergere uno dei marchi di fabbrica della squadra partenopea e cioè la fluidità nella gestione degli spazi, in primo luogo per sfruttare al meglio la posizione di Insigne nel mezzo spazio. Insigne è stato molto intelligente nel capire dove ricevere, e cioè al lato di Badelj e dietro Pulgar, aiutato anche dalla posizione di Rui per non aver Lirola addosso. Il dato più importante della sua partita - oltre ai 2 gol e ai 4 passaggi chiave - sono i 59 palloni toccati, che mettono in controluce la sua importanza per la manovra del Napoli.

Insigne gioca ormai stabilmente nel mezzo spazio di sinistra, lasciando la fascia alle salite di Mario Rui così da non far perdere ampiezza allo schieramento. Dall’altra parte invece Callejón rimane largo, ed è Fabián a doversi muovere dalla fascia centrale al mezzo spazio di destra. Il Napoli insomma vuole occupare in modo sistematico tutti i corridoi verticali del campo e lo fa mantenendo stabilmente Mertens come punta per dare profondità e creare spazio di manovra, spingendo indietro i centrali avversari. I due centrocampisti (Zielinski e Allan), invece, devono posizionare nella fascia centrale così da essere sempre un riferimento per riciclare il possesso. Allan si muove più verticale, mentre Zielinski cerca di coprire zone di campo più ampie, anche perché è lui quello più chiamato a ricevere il pallone dei due.

La coppia dei centrocampisti è apparsa però in difficoltà ad assorbire le transizioni difensive avversarie. La Fiorentina, infatti, ha avuto facilità nel superare la riaggressione del Napoli, anche recuperando palla più in basso, e questo ha costretto spesso il Napoli a correre all’indietro con uno schieramento molto sbilanciato in avanti.

La transizione difensiva del centrocampo del Napoli è in sostanza affidata alla mobilità di Allan nelle marcature preventive, nella sua capacità di intervenire prima che possa scattare il secondo passaggio in verticale della Fiorentina (anche perché come visto in questo contesto Zielinski può difendere soltanto in avanti). E anche se il centrocampista brasiliano si è mosso tanto, ha finito per subire 4 dribbling, e ad intercettare solo un pallone e a vincere solo 2 contrasti.

La Fiorentina recupera palla sulla propria trequarti e parte in contropiede affidandosi a Chiesa. La transizione difensiva del Napoli vede addirittura Mertens a tornare indietro fino a centrocampo, mentre Allan è troppo distante per poter intervenire. Chiesa può trovare con un passaggio Pulgar solo.

Ovviamente parlando della prima partita di campionato dobbiamo inevitabilmente considerare la forma fisica, prima ancora dell’impatto tattico per giudicare le prestazioni dei singoli. Fabián Ruiz, ad esempio, è apparso meno lucido del solito, e questo probabilmente è dovuto al fatto che uno di quelli arrivati più tardi in ritiro. In un momento come questo, insomma, è inevitabile che una squadra offensiva come il Napoli finisca per concedere di più di quanto probabilmente farà durante il resto della stagione, quando la riaggressione diventerà più lucida e intensa.

Nonostante ciò, questo non ha comunque impedito a Ancelotti dopo la partita: «Abbiamo concesso molto, ma abbiamo anche segnato quattro gol in trasferta. Mi chiedete se ho bisogno di un attaccante. Bene, dopo questa partita, forse, ho più bisogno di un difensore». D’altra parte, se il campionato è appena iniziato, il calciomercato è ancora lungi dall’essere terminato.

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