Quando si è presentato ai microfoni di DAZN Vincenzo Italiano faticava a trattenere le lacrime, la disperazione, l'amarezza, la rabbia: una voragine di pensieri negativi che solo una partita non vinta all'ultima palla ti può aprire. Mentre la giornalista chiedeva “quanto le rode” ha abbassato lievemente il tono della voce, forse spaventata dall’impressione che Italiano stesse per prendere fuoco davanti ai suoi occhi.
Ieri la Fiorentina ha giocato meglio della Roma. Ha dominato il primo tempo, costruito occasioni, segnato un gol, spedito in area un numero non ricostruibile di cross pericolosi. Poi ha segnato un altro gol, ottenuto un calcio di rigore per andare 3-1. Insomma, la Fiorentina ha fatto più o meno tutto quello che bisognava fare per vincere, e non ha vinto comunque.
Non ha vinto una partita che probabilmente avrebbe meritato di vincere, se vi piace questa categoria astratta del merito, che nel calcio è precaria e sempre pronta a saltare. Il basso punteggio e i pochi eventi rendono questo sport poco meritocratico e aleatorio, ma sono soprattutto certe squadre a ricordarcelo. La Fiorentina è una di queste.
Il gol del 2-2 della Roma ha tutti i dettagli del gol incubo che una squadra può subire all’ultimo pallone della partita, quando il calcio diventa un pastone osceno di caos e irrazionalità.
Niente sembrava preannunciarlo.
89’ - attorno al Franchi parte lo strano suono di una sirena. Non è la sirena della polizia, non è la sirena di un’ambulanza: sembra la sirena di un’evacuazione. La sirena di un edificio in fiamme, di un bombardamento in corso. Cos’era quella sirena? Annunciava in qualche modo l’arrivo della fregatura? Spinazzola prova un dribbling sulla fascia e viene battuto da Kayode nell’uno contro uno. Il Franchi esulta. Pellegrini porta palla sulla trequarti e si sente un grido barbaro: è Vincenzo Italiano? Il centrocampista della Roma, che in questo periodo trasforma in oro ciò che tocca, calcia debolmente tra le braccia di Terracciano.
Italiano salta e abbraccia Arthur che sta per entrare, anche se all'inizio sembra voglia tirargli uno schiaffo fortissimo. Sta facendo scintille. Arthur allarga le braccia, forse per assecondare il suo allenatore, forse per chiedere di essere lasciato in pace.
90’ - Rimessa laterale per la Fiorentina. In ogni piccola situazione che provoca un micro vantaggio per la Viola si sente l’esultanza dello stadio. Milenkovic allarga le braccia, chiama la calma. La paura della Fiorentina di non vincere quella partita si taglia col coltello. Forse nella testa dei giocatori c’è un pensiero folle e autosabotante: che hanno giocato troppo bene quella partita per perderla all’ultimo minuto. Eppure la possibilità c’è. La sola sua esistenza è paralizzante.
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Digressione - com’era andata la partita fino a quel momento
La Fiorentina avrebbe potuto chiudere il primo tempo sul 3-0. De Rossi ha sbagliato la formazione e rimesso una difesa a 3 verso cui la squadra «ha un rigetto» - lo ha detto il tecnico dopo la partita. Temeva le fatiche di coppa e voleva tornare a un sistema comfort per i suoi giocatori. È finito per concedere una superiorità numerica sugli esterni con cui la Fiorentina ha sbranato la Roma. La squadra di Italiano ha proposto 45 minuti di eccellenza nel pressing, su cui i giallorossi non hanno trovato risposta. Gli esterni uscivano sui terzini e i terzi di difesa restavano in uno contro uno con l’esterno offensivo viola. Sui cross la Roma occupava male l’area, e risultava spesso in inferiorità numerica. Insomma: una carneficina. Nel secondo tempo De Rossi è tornato alla difesa a 4 e per una ventina di minuti - nei quali la Roma ha trovato il pareggio - la Fiorentina ha smarrito i riferimenti nel pressing. Poi però si è rialzata, ha aggiustato le misure andando a prendere Paredes anche quando si abbassava sulla linea difensiva, ha rialzato il baricentro, e ha trovato il gol del nuovo vantaggio. «Il secondo gol ci ha un po’ ammazzato» ha ammesso De Rossi, e in effetti dopo quel gol, pur mancando più di venti minuti, la Roma non aveva più idee o energie. Il match pareva indirizzato. La Fiorentina ha poi guadagnato un calcio di rigore, ma siccome in questa stagione ne sbaglia di più di quanti ne segni, non era necessariamente una buona notizia. E infatti Biraghi - che ha segnato poco più del 30% dei suoi rigori in carriera - ha sbagliato.
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91' - Italiano ha ancora uno slot per i cambi a disposizione e allora fa una cosa semplice: lo usa per spezzare il ritmo della Roma, mettere energie fresche, e un centrocampista a sangue freddo come Arthur a gestire la palla. In che modo una decisione così logica gli si può ritorcere contro?
Il pubblico del Franchi applaude i giocatori che escono. Si sorride, si è felici. Ci sono tre giocatori che escono, accompagnati dalla standing ovation: Belotti e Mandragora hanno confezionato il gol del 2-1. Sembra una festa. Però c’è qualcosa che non va.
93’ - È solo che più ci si avvicina a un traguardo e più si ha paura di non farcela. Si capisce dalle esultanze enfatiche dei giocatori per delle rimesse laterali, o per dei calcioni con cui si rinvia la palla nell’iperspazio. Ranieri grida con i pugni chiusi dopo che il guardalinee gli concede una rimessa laterale. Vincenzo Italiano urla alla sua squadra di non abbassarsi: non consentire alla Roma di giocare a palla scoperta, lanciare palle pericolose, fare densità in area. Manca un minuto e mezzo, forse due se l’arbitro prolungherà il recupero per il triplo cambio. Biraghi si prende tutto il tempo che serve per battere la rimessa. Si asciuga le mani, asciuga il pallone e poi lo scaglia lungo. Un’altra rimessa laterale. La partita sembra reclinarsi su sé stessa, con niente da dire.
C’è però una persona che non è serena. Una persona che vive la sua vita con l’adrenalina di Nicholas Cage in Fuori in 60 secondi, ma non ha i capelli e indossa un piumino smanicato. Non deve fuggire dalle fiamme di un’esplosione che lo rincorre ma evitare che la Fiorentina si impicchi anche questa partita. Sa che non è un’impresa semplice, anche se ormai manca un minuto, forse un minuto e mezzo. Sa che basta un pressing fatto bene, come tanti riusciti in quella partita, per non rischiare niente. In fondo cosa può andare storto?
Su Twitter hanno inventato un nomignolo maligno per Vincenzo Italiano: Vincenzo Iraniano. Dopo partite scellerate viene condiviso un video in cui una musica persiana accompagna immagini di Italiano vestito da Scià. Vincenzo Iraniano, quindi, come una specie alter ego mistico di Italiano, mago oscuro capace di gettare dei malefici diabolici sulle proprie stesse partite.
94’ - La Roma rifugge all’indietro. Si sente un distinto “VAIII!” rivolto ai giocatori della Fiorentina che devono alzarsi in pressing. Devono strozzare sul nascere quell’ultima possibilità. Ndicka lancia per Lukaku, che fa una bella sponda, che Aouar liscia. La Fiorentina riparte. Qualcuno grida “È FINITAAAA”. Duncan va in profondità per Nzola. Qualcuno fischia dagli spalti con dei fischietti per creare l’illusione sonora della fine. Llorente chiude ma l’arbitro fischia fuorigioco. Svilar accelera la ripresa. La Roma non sembra davvero averne più. Aouar lancia pigramente per Pellegrini che si è inserito sulla fascia. La palla pare un po’ lunga, dopo una deviazione. Pellegrini poi ci arriva, ma invece di fermarla e provare il cross la lascia scorrere, puntando tutto sul calcio d’angolo.
95’ - Quando Pellegrini è sullo spicchio della bandierina il tempo è teoricamente scaduto. L’arbitro dovrebbe fischiare, ma Vincenzo Italiano ha usato quel triplo cambio lì per perdere tempo e allora ha dovuto allungare il recupero di almeno mezzo minuto. Giusto il tempo per quell’ultima occasione. Pellegrini batte un calcio d’angolo corto che viene ribattuto, il pubblico esulta. La palla va nella zona di un giocatore della Fiorentina, è Arthur.
Da dietro arriva a contrastarlo Nicola Zalewski, uno dei giocatori agonisticamente più fiacchi del nostro campionato. Un giocatore che può cadere anche solo soffiandoci sopra. Invece Zalewski ha l’intuizione di andare in anticipo stendendo la gamba, e risputando il pallone verso Pellegrini. In quel momento il Franchi è un catino infernale di grida e bestemmie.
Il 7 della Roma tiene in campo la palla e la sposta sul sinistro, ma a quel punto la situazione pare tutt’altro che preoccupante per la Fiorentina, a essere onesti.
Pellegrini ha la palla sul piede debole, quasi coi piedi sulla riga laterale, in una zona di trequarti poco proficua per i traversoni. Certo, in area la viola non sembra messa benissimo, ma servirebbe un incrocio impossibile di eventi perché succeda un gol. Ed è proprio quello che succede. Il cross di Pellegrini finisce sulla testa di Ndicka appena dentro l’area. L’ivoriano ha un riflesso geniale, perché gioca di sponda con una precisione pazzesca verso Llorente, che nel frattempo si sta inserendo. Il passaggio ha una precisione irreale, per essere un colpo di testa: ben accomodato per la conclusione di Llorente. Lo spagnolo però è un difensore. Un difensore nemmeno titolare. Un difensore che ha mai segnato con la maglia della Roma. Niente poteva far pensare che si sarebbe coordinato come Gabriel Omar Batistuta in persona per incastonare la palla all’incrocio dei pali. «Gli avversari mirano all’incrocio dei pali e lo centrano perfettamente» ha detto Italiano a fine partita, in un dolcissimo delirio mazzarriano. «Arriva ancora, per l’ennesima volta, a tempo scaduto. Non possiamo ancora una volta buttar via punti, prestazione bella, esaltante, di qualità, di sacrificio, di ordine. Dispiace perché possiamo far bene ancora per l’ultima volta sull’ultimo pallone». Cosa avrebbe potuto fare di più la Fiorentina? C’è stato qualcosa che poteva fare per evitare il gol?
Poteva salire più velocemente la linea difensiva? Poteva rinviare più forte dopo il calcio d’angolo? Arthur poteva andare più duro sul contrasto? Andando ancora indietro, poteva fare qualcosa per evitare di concedere il calcio d’angolo stesso? Se Italiano non avesse fatto quei cambi la Roma non avrebbe avuto abbastanza tempo per fare gol? Andando a ritroso negli eventi delle partite si può trovare qualsiasi innesco dello stato di realtà in cui viviamo. Ogni dettaglio sembra quello decisivo. Eppure, anche viaggiando tra questi mondi possibili, il gol di Llorente sembra possedere una sua patina di inevitabilità. Un incastro perfetto e inesorabile di dettagli andati al loro posto. È per questo che Italiano ha parlato di “malasorte che ci continua a perseguitare”. È sfortuna quando gli avversari sono così bravi? In parte sì. Abbiamo costruito una montagna di indici statistici ma non ancora uno che misuri facilmente la sfortuna. Meglio così altrimenti non sappiamo cosa potrebbero farci gli allenatori italiani nelle conferenze post-partita.
Però una domanda resta: perché queste partite impazziscono spesso nelle mani della Fiorentina? Perché la viola ha questa tendenza all’auto-sabotaggio, o comunque a non vincere partite che meritava di vincere? Già contro il Lecce la squadra aveva perso una partita al 93’ per un gol incredibile di Dorgu. Succedono altre cose inquietanti: questo fatto che la squadra ha sbagliato 5 rigori nel 2024 - nessuno ne ha sbagliati di più in Europa. Nico Gonzalez, che aveva segnato 18 rigori su 19 prima di quest’anno, ne ha sbagliati due consecutivi. Oppure il fatto che la squadra è prima nella classifica dei pali (14) e ha il giocatori che ne ha colpiti di più, sempre Nico (5).
Il caso ha un ruolo importante nel calcio, che spesso ridicolizziamo quando sentiamo parlare allenatore che accampano scuse. Eppure esistono le partite sfortunate, e gli episodi sfortunati (come questa con la Roma). Il ruolo del caso, però, sulla stagione della Fiorentina pare la conseguenza di una matassa di fattori piuttosto aggrovigliata.
Come sappiamo, la Fiorentina ha le sue fragilità tattiche. È una squadra che si prende i suoi rischi accettandone le conseguenze. In una partita ricca di episodi, e di cose che succedono, il peso del caso forse può diventare più evidente. Ma bisogna andare oltre la tattica per parlare di questa particolare versione della Fiorentina, che quest'anno pare esasperata nei suoi pregi e nei suoi difetti - e in tutta la sua schizofrenia.
«Sono stati i dettagli a zavorrare la Fiorentina» ha infierito Borghi dopo la partita, che però ha fatto una domanda giusta, per quando di difficile risposta: «Perché questi dettagli vanno sempre in negativo?». Italiano ha dato una risposta razionale e argomentata - far “scoppiare” il pallone sui rinvii, tenere meglio palla, avere più malizia - che però non riesce a spiegare tutto, o almeno non coglie il mood con cui la Fiorentina gioca certe partite - cercando, in sostanza, di scampare l’apocalisse finale.
La Fiorentina sembra giocare sempre sul filo dei nervi, e i cui risultati delle partite assumono andamenti imprevedibili - come visto anche giovedì contro il Maccabi Haifa. Se, come dice Italiano, i giocatori della Fiorentina segnano sempre in allenamento dal dischetto, allora questi errori non sono forse il sintomo di una fragilità mentale più grande? Oppure davvero dobbiamo credere nell'intervento di un Dio maligno che odia la Fiorentina? (In quel caso: c'entra l'amore per le bestemmie?).
Non è che questa tensione con cui vive le partite Vincenzo Italiano - questa tensione tipica di un allenatore italiano, che vive il proprio mestiere trasfigurato dallo stress, ridotto a un teschio di Munch per la tensione - si sia appiccicata sull’umore della squadra, facendola giocare sempre sull’orlo di una crisi di nervi? «Se giochiamo così qualche partita in più la vinceremo» ha detto Italiano ai microfoni, cercando di ribadire la supremazia della logica e della razionalità nel calcio, ma lui ci crede davvero?