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Fondamentali: Arsenal - Liverpool
25 ago 2015
Un Liverpool molto solido non approfitta delle difficoltà di Wenger.
(articolo)
12 min
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Dopo aver fatto ben sperare i propri tifosi in Community Shield, con la vittoria sul Chelsea, l'Arsenal ha sbagliato il primo incontro casalingo contro il West Ham e non ha convinto a pieno nel sud di Londra contro il Crystal Palace. Il Liverpool arrivava all'Emirates a punteggio pieno, ma senza impressionare per il suo potenziale offensivo contro Stoke e Bournemouth, quanto invece per una solidità difensiva sconosciuta nella stagione passata (proprio in aprile su questo campo i Reds ne presero 4). È stata una sfida anche per capire chi può candidarsi alla vittoria della Premier League.

Wenger avrebbe voluto mantenere gli undici che hanno sconfitto il Crystal Palace. Dal centrocampo in su ci è riuscito, mantenendo sul terreno di gioco i due perni davanti alla difesa, Coquelin e Santi Cazorla, e i tre dietro l'unica punta Giroud, da destra a sinistra Ramsey, Özil e Sánchez. Quest'ultimo, rientrato dal 1' nell'ultimo match fuori casa, era risultato di nuovo decisivo, mentre il gallese sull'altro lato ha tenuto fuori ancora una volta l'eroe di Wembley, Oxlade-Chamberlain. In difesa la sfortuna ha costretto Wenger a cambiare la coppia centrale: fuori Mertesacker, influenzato, e Koscielny, lieve risentimento alla schiena, dentro l'inedito duo Chambers-Gabriel.

Brendan Rodgers invece ha cambiato molto, addirittura il modulo. Il 4-2-3-1 ha lasciato il posto a un 4-3-3 mascherato. Henderson ha dovuto dare forfait a centrocampo, così la scelta è ricaduta su una mediana formata da Lucas Leiva davanti la difesa ed Emre Can e Milner a fungere da mezzali. Davanti il solito Benteke, coadiuvato da Coutinho a sinistra e Firmino a destra, all'esordio dal primo minuto.

La solidità di Rodgers

Fin dal primo minuto le intenzioni tattiche dei Reds sono state alquanto chiare. Il 4-3-3 messo in campo da Rodgers in realtà si muoveva sul terreno di gioco, soprattutto in fase di non possesso, come un vero e proprio 4-5-1. I tre al centro avevano compiti estremamente precisi. Quando il pallone si trovava tra i piedi dei due centrali difensivi, Milner doveva accorciare su Cazorla, Can su Coquelin e Lucas Leiva su Özil, ma solo se in quel momento il tedesco orbitava nella fascia centrale del campo. Gli intenti erano molteplici: impedire l'appoggio e l'entrata in partita di due giocatori fondamentali come il francese e lo spagnolo, cercare di obbligare la difesa a una palla esterna o rischiosa centralmente, infine anticipare se possibile l'avversario rubando la sfera in zone nevralgiche del gioco. Le difficoltà create da una pressione così stringente attorno alla linea di centrocampo comportavano di conseguenza la diminuzione degli inserimenti offensivi di Cazorla, data la necessità di mantenere una stretta vicinanza con i 4 di difesa per ricevere il pallone.

Solitamente questa disposizione avveniva sulla linea di centrocampo, ma in questa occasione la linea a 5 è più evidente.

Tale lavoro ha portato il centrocampo di Rodgers a faticare molto (Lucas Leiva è uscito nel secondo tempo con i parastinchi tra le mani facendo spazio a Rossiter) e a rinunciare di fatto agli inserimenti in fase offensiva. Nei primi 45 minuti un solo sganciamento di un centrocampista in area avversaria, Milner, adddirittura nel periodo di recupero. Tutto è stato lasciato ai tre d'attacco, anch'essi però dediti alla copertura e capaci solo alle volte, in fase di possesso, di costruire una verticalità che li rendesse pericolosi. Molto si è giocato sulle palle lunghe in direzione di Benteke, alternativa che sta divenendo sempre più centrale nel progetto tattico del manager del Liverpool.

La difficoltà cronica dell'Arsenal

Le azioni più pericolose del primo tempo sono state quasi tutte del Liverpool. La maggiore aggressività degli uomini di Rodgers ha reso molto difficile il compito dell’Arsenal, che non è riuscito a trovare le misure per rendersi pericoloso. I Reds, invece, con il loro calcio diretto, un pressing organizzato già sulla trequarti avversaria e la totale compressione delle linee nella propria metà campo, sono riusciti a controllare la partita.

Per chi ha avuto l'occasione di vedere i due match di campionato (in parte anche il Community Shield) dell'Arsenal, avrà notato con evidenza la difficoltà cronica degli uomini di Wenger nel fare uscire il pallone dalla propria trequarti. La volontà dell'allenatore francese è di non gettare mai la sfera, il resto del campionato lo ha compreso e sta iniziando ad agire di conseguenza. Il primo è stato proprio il West Ham di Bilic, che ha deciso di andare alla ricerca del pallone proprio nella metà campo avversaria, aumentando di fatto le chance di essere pericolosi con il minimo rischio di subire gol.

Da una situazione del genere sono nate la rete di Zárate, con l'uscita sbagliata di Oxlade-Chamberlain, e delle occasioni contro il Crystal Palace, dove si è resa evidente anche una reazione lenta all'errore appena commesso. Il Liverpool ha fatto di questa debolezza Gunners la propria virtù: la traversa di Coutinho, più un altro paio di occasioni (su tutte il miracolo di Cech su Benteke), sono sorte da alcune uscite imperfette di Chambers, Gabriel e Bellerín. 9 palloni dei 101 persi sono avvenuti nell'ultimo quarto del campo, numero esiguo se la quasi totalità non fosse avvenuta con passaggi verso il centro, al contrario del Liverpool, 6 palle perse, solo 2 nella zona centrale.

Coquelin ha in precedenza servito Bellerín all'indietro dopo una situazione di difficoltà, il passaggio del terzino verrà di nuovo intercettato e ci sarà la super occasione di Benteke (già libero per il movimento di Gabriel).

A ridare equilibrio a questa squadra per ora sembra pensarci Coquelin, mostratosi sempre pronto a cercare lo spazio per ricevere (andando poi spesso al lancio esterno verso Ramsey) o a porre rimedio alla palla persa dei compagni (il migliore dell'Arsenal per numero di tackle).

Problema d'ampiezza

Se nel secondo tempo la difficoltà in uscita del pallone dalla propria metà campo è diminuita assieme alla condizione del Liverpool, evidente e aperta è rimasta la questione relativa alla fascia destra offensiva. Facendo un passo indietro, la stagione è cominciata a Wembley con un 4-3-3 formato in avanti da Walcott ad agire da falso nueve, Özil sulla sinistra e Oxlade-Chamberlain a destra. Si è denotata fin da subito un'attitudine dell'Arsenal a prediligere la zona sinistra del campo per le proprie azioni offensive. Dall'intensità su quel lato si cercava di indebolire gli avversari su quello opposto, riuscendo tramite una circolazione rapida del pallone da una parte all'altra a sorprenderli e pungerli con la rapidità dell'inglese. L'esperimento, riuscito, però è durato il breve volgere della finale contro il Chelsea.

In campionato, a occupare il lato destro è sempre stato impiegato Ramsey e così è stato anche contro il Liverpool. Il gallese non sembra aver compreso in pieno i movimenti dell'esterno, anzi tende inevitabilmente a stringere centralmente nella zona di Özil, costringendolo a dirottare i propri movimenti a sinistra e intasando di conseguenza gli spazi per Sánchez. La superiorità numerica non è stata controbilanciata però dalla possibilità di pungere sull'altra porzione di campo resa libera dagli scivolamenti centrali, soprattutto per la difficoltà di Bellerín nell'accompagnare tutte le azioni offensive (quando lo ha fatto c'è stata l'occasione al 69' per Giroud). Tutto ciò ha reso più facile il lavoro alla retroguardia dei Reds.

Intensità su un lato (ben coperta), solitudine per Gomez dall'altra.

Anche in questo caso Rodgers è sembrato muoversi in anticipo e ha stretto fin dal primo minuto le maglie tra difesa e centrocampo proprio su quel lato. Pochi spazi e continui raddoppi anche grazie al sostegno prezioso degli esterni offensivi. Pochi rischi e poche sbavature fino al cambio abbastanza tardivo di Wenger: fuori Coquelin, comunque tra i migliori dei suoi, dentro Oxlade-Chamberlain, con Ramsey spostato sulla mediana. È l'82', Rodgers non fa in tempo a porre le adeguate contromisure (inserisce 6 minuti dopo Alberto Moreno per Coutinho) che l'inglese buca da quella parte Joe Gomez, non impeccabile, e quasi provoca l'autorete di Skrtel con un cross diretto a Walcott. Ramsey, negli ultimi 10 minuti, è sembrato essere maggiormente a suo agio nel ruolo che più gli spetta e l'Arsenal si è reso più pericoloso dividendo equamente sulle due fasce la pressione difensiva, non più concentrata sul solo Sánchez. Forse serve un cambio di rotta per Wenger.

L'esordio di Firmino

L'Arsenal per più di 80 minuti non è mai riuscito a mettere in seria difficoltà i due centrali, Skrtel e Lovren. Se questo è stato possibile, gran merito va all'impostazione data da Rodgers alle coppie laterali e alla loro pedissequa applicazione delle richieste del manager. Lo scacchiere tattico dei Reds non ha giocato solo sulla pressione dei tre di centrocampo rispetto ai dirimpettai dell'Arsenal, ma sul lavoro di Coutinho e Firmino prima sui terzini avversari (mentre Benteke toglieva con movimenti limitati il passaggio semplice centrale) e poi in ripiegamento, con il raddoppio costante sull'esterno offensivo dei Gunners. Si sono venute a formare così due coppie Gomez-Coutinho e Clyne-Firmino, mosse da un invisibile elastico che si allungava in fase di possesso e stringeva in situazione di aggressione avversaria.

Il sacrificio maggiore di tutto il match è spettato a Firmino. Pur essendo all'esordio dal 1' e sicuramente voglioso di mostrare le qualità tecniche per cui è stato acquistato, ha sacrificato la sua prestazione offensiva in cambio di un lavoro oscuro, ma determinante, nei confronti di Monreal e Sánchez. Quest'ultimo è stato totalmente eclissato nel primo tempo e pure nel secondo, se non nei rari casi in cui ha cercato di dar fiato alla sua rapidità. L'abbassarsi di Firmino e Coutinho non ha poi liberato completamente i terzini avversari nella metà campo del Liverpool, in quanto sempre timorosi delle ripartenze dei Reds (solo al 53' Monreal è riuscito a sovrapporsi con successo per la prima volta).

Una morsa costante a quattro ogniqualvolta la palla era sulla destra.

Dall'altra parte il duo anglo-brasiliano ha avuto vita più facile, non a caso Coutinho si è potuto permettere di giocare più avanzato rispetto al compagno dall'altro lato. Joe Gomez, nonostante tutto, è sembrato il più in difficoltà degli undici in campo. Ramsey lo ha attaccato poco, ma quando è avvenuto il giovane terzino sinistro ha avuto qualche grattacapo di troppo. Non a caso l'ingresso di Oxlade-Chamberlain ha costretto Rodgers a privarsi di Coutinho, che poteva far male in qualche ripartenza finale, per far spazio al più difensivo Moreno.

Uno dei pochi movimenti offensivi di Clyne, mentre Firmino stringe attirando Monreal.

Come è stato per Firmino, sulla corsia destra anche Clyne ha sacrificato la fase che interpreta meglio, quella offensiva, come abbiamo visto nelle prime due giornate e nella stagione con il Southampton. Qualcosa di ciò che il Liverpool potrà fare in una partita di media difficoltà si è visto, come ad esempio l'accentrarsi di Firmino con la palla a sinistra, convogliando su di sé l'attenzione dei centrali di difesa e del terzino, liberando così lo spazio sulla fascia. Sul lato di Gomez, meno incline a queste giocate, si è notato invece come il movimento verso il centro di Coutinho corrisponda all'avvicinarsi al pallone esterno da parte di Benteke, pronto a difendere la sfera o a lasciare la profondità alle sue spalle per il brasiliano.

I migliori in campo

A fine partita solitamente si nomina il man of the match. Dato che il risultato (solo quello) non ha decretato un vincitore, i migliori della partita saranno uno per parte. Iniziando dalla squadra di casa, è inevitabile scegliere Petr Cech, così come ha indicato anche Rodgers. Il primo tempo è stato un suo personale show, diretto quasi volutamente a zittire quanti gli hanno attribuito la sconfitta alla prima giornata. L'uscita sul gol di Kouyaté e la lentezza con cui è andato a terra sul tiro di Zárate non erano un buon segnale, come anche però la copertura su quel cross e la fatica con cui i suoi centrali sono andati incontro al pericolo al limite dell'area. È ritornato il mago della finale contro Mourinho; sembra esaltarsi nei match che contano, ma in realtà Cech è semplicemente un vincente.

La migliore parata della stagione.

Nel Liverpool ancora una volta finisce tra i migliori uno dei maggiori rimpianti dell'Inter degli ultimi anni, Philippe Coutinho. Sul lato di Bellerín si è mosso a totale piacimento e rispetto al passato sta acquisendo quella esperienza che gli permette di "annusare" la difficoltà del nemico e sfruttarla a suo vantaggio. In un'immaginaria sfida a distanza con Sánchez, il brasiliano ha dimostrato quanto stia scalando a passi da gigante i gradini che lo distanziano dal cileno. La tecnica di tiro è migliorata, come mostrano il gol contro lo Stoke e i due legni di ieri. Peccato che sulla strada del suo secondo tiro a giro, ubriacando il povero Bellerín, ci sia stata la manona sinistra di Cech prima e il palo dopo, a negarci uno dei gol più belli di inizio stagione.

Il tocco è quasi impercettibile, ma c'è.

Per Wenger questa partita in casa doveva dimostrare quanto l'Arsenal fosse pronto a una stagione di successo. Così non è stato, anzi, le critiche che gli sono piovute sull'atteggiamento della squadra sono state più che meritate. Il dato di fatto reale è che alcune scelte tattiche dopo la vittoria in Community Shield sono apparse un po' fantasiose. Rimanere senza gol in casa dopo due incontri (seppur la rete di Ramsey fosse probabilmente regolare) resta un macigno sulle ambizioni del club.

Dall'altra parte sorride parzialmente Rodgers. Con gli innesti estivi di Clyne, Firmino e Benteke, e l'esplosione di Coutinho la squadra ha aumentato il potenziale offensivo. Conscio dell'alta probabilità che in ogni match ha il Liverpool di segnare, il suo lavoro sul campo è stato dedicato alla fase difensiva. «Siamo stati super organizzati» ha detto a fine match. La squadra non ha mai sbandato, ai punti avrebbe vinto l'incontro e ha mostrato, pur restando a secco, un deciso passo avanti rispetto alle prestazioni contro lo Stoke e in particolare contro il Bournemouth. È mancato il gol, particolare non trascurabile. Il progetto tattico messo in piedi soprattutto da Rodgers ha mostrato intanto in un Monday Night tipicamente inglese come può essere affascinante e spettacolare anche un semplice 0-0.

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