Fin dai primi minuti di Borussia Dortmund-Lazio, il tema tattico è sembrato chiaro. Da una parte la squadra di Favre, intraprendente nel muovere il pallone in velocità da un lato all’altro; dall'altra quella di Simone Inzaghi, attenta a non concedere campo e pronta a giocarsi le sue opportunità soprattutto in ripartenza. Nonostante diverse assenze (tra cui quella improvvisa di Haaland), il Borussia Dortmund ha iniziato la partita con una grande intensità offensiva adattando il piano gara alle caratteristiche degli attaccanti impiegati. La Lazio, però, dopo qualche incertezza iniziale, è riuscita a prendere le misure per poi arrivare a giocare alla pari coi padroni di casa, certamente subendo diverse occasioni pericolose, ma chiudendo la partita in avanti, addirittura con qualche rimpianto, senza accontentarsi del pareggio e mettendo in seria difficoltà l'avversario.
Centrocampi a confronto
Il 3-4-3 di Favre e il 3-5-2 di Inzaghi, per quanto diversi nei principi e negli uomini, avevano entrambi l'esigenza di sfalsare la fase difensiva avversaria attraverso movimenti funzionali e imprevedibili. L’atteggiamento del Borussia in fase di costruzione, in questo senso, era abbastanza spregiudicato: Delaney rimaneva come unico riferimento oltre la linea dell’attacco della Lazio, mentre gli esterni, Morey a destra e Guerreiro a sinistra, si alzavano. Bellingham, nominalmente mediano in coppia con Delaney, si alzava in diagonale per creare i presupposti per un sovraccarico laterale con i compagni di fascia, godendo anche di una certa libertà nel cercare gli spazi. A questo punto era uno degli attaccanti ad abbassarsi per completare le opzioni di passaggio sui corridoi verticali, più frequentemente Reyna, ma a turno anche Hazard e Reus si sono mossi incontro per dare appoggio.
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Le rotazioni e l’occupazione degli spazi del Borussia.
La strategia del Borussia sembrava essere quella di spostare il focus del palleggio sugli esterni e poi muovere velocemente il pallone verso l’interno o cercando di creare superiorità numerica attraverso le iniziative individuali. Il blocco difensivo della Lazio sembrava abbastanza preparato a queste situazioni, ma non è sempre riuscito a disinnescare le azioni manovrate degli avversari, che avevano in Bellingham una risorsa fondamentale quando c'era da proteggere e smistare il pallone. Un compito che ha eseguito con grande responsabilità, nonostante l’età.
Trovando spazi a destra o a sinistra, Bellingham creava dei problemi alla Lazio. Qua sopra, Leiva lo prende in consegna ma poi lo lascia per accorciare sul suo compagno che sta per ricevere. Hoedt esce aggressivo su Bellingham, la palla arriva poi a Reus lanciato nello spazio che si è creato.
L’ex Birmingham, alzando la sua posizione e coprendo varie zone del campo, si è reso meno controllabile dai centrocampisti di Inzaghi, mentre i tre attaccanti, partendo da una posizione stretta, provavano a mettere in crisi gli scambi di marcatura tra Patric, Hoedt e Acerbi. Anche se nasce da un rinvio sbagliato di Reina, l’azione del gol dell’1-0 dimostra chiaramente la naturalezza con cui il Borussia svuotava l’area avversaria, scambiandosi il pallone rapidamente in spazi stretti e attaccando con inserimenti profondi. Guerreiro - autore del gol e, prima ancora, innesco dell’azione grazie al taglio nello spazio tra le linee dove ha ricevuto il passaggio di Delaney - è diventato uno specialista in questo.
Anche la Lazio, però, ha mostrato la capacità di rendere più sofisticata la sua manovra offensiva. Lo ha fatto soprattutto grazie agli spostamenti strategici di Luis Alberto e Milinkovic Savic, che dovevano essere pronti a sfilarsi dall’ombra dei due mediani del Dortmund, mettendosi alle loro spalle in una posizione molto defilata, quasi esterna, ai lati del centrocampo giallonero, in modo da poter diventare essere opzioni di passaggio dirette per i difensori in costruzione. Una scelta già vista anche all’andata.
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La prima vera azione pericolosa della Lazio, nata grazie a una ricezione leggermente defilata di Luis Alberto e dalla successiva diagonale verso Correa, bravo a infilarsi rapidamente col pallone nello spazio creato da Immobile.
Il Borussia, che sembrava aver pianificato una fase di non possesso orientata sul 5-3-2, si è spesso dovuto riconfigurare con un 5-4-1, proprio per tentare di coprire questi smarcamenti laterali. La squadra di Favre, quando è stata diversi minuti senza palla, ha però mostrato alcuni limiti di mantenimento della struttura ed è finita a inseguire più del previsto la circolazione della Lazio.
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A volte, sulla circolazione della Lazio, il blocco del Borussia perdeva compattezza e distanze, mostrando una suddivisione dei compiti e delle marcature un po' confusionaria.
Sulla trequarti, negli spazi svuotati dai movimenti di Luis Alberto e Milinkovic-Savic, è stato fondamentale il lavoro di Immobile o Correa, che si abbassavano per ricevere in diagonale. Un meccanismo cruciale per la squadra di Inzaghi, che voleva tirare fuori posizione uno dei difensori e attaccare la profondità alle loro spalle. E infatti la prima vera occasione della Lazio nasce proprio con una ricezione arretrata di Immobile da Luis Alberto e l’inserimento di Correa in area.
La Lazio si è presa il possesso
In questo senso, il Borussia ha dato l’impressione di soffrire la fase di non possesso, e questo è stato un limite per la squadra di Favre, in quanto l’atteggiamento della Lazio, con un centrocampo quasi totalmente svuotato, avrebbe potuto fruttare più ripartenze pericolose.
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Per buona parte della gara la Lazio avrebbe potuto subire ripartenze pericolose proprio a causa della scelta offensiva dello svuotamento del centrocampo, ma il Borussia non ne ha approfittato.
Il Borussia ha comunque avuto le sue occasioni grazie all’abilità nell’organizzare le fasi di attacco posizionale contro la difesa della Lazio, messa di fronte a una partita molto impegnativa a causa dei continui smarcamenti e scambi di posizione. La squadra di Inzaghi, però, è riuscita a reggere l’onda d’urto ed è stata anche premiata dall’imprecisione dei tedeschi sottoporta.
La soluzione definitiva della Lazio per incrinare le convinzioni della squadra di Favre è stato quindi prendere il controllo del possesso e cercare di tenerlo il più possibile per tutta la fase finale della partita, quando presumibilmente avrebbe provato a premere sull'acceleratore per vincere la partita. È stato proprio nel secondo tempo, infatti, che la partita offensiva della Lazio ha raggiunto il coronamento. Una volta riusciti ad abbassare il baricentro difensivo del Borussia, un po’ impaurito nell’uscire aggressivo e concedere ricezioni alle spalle delle linee, la Lazio ha iniziato a portare frequentemente un centrale sulla trequarti - spesso Acerbi, che ieri sera giocava da centrale di sinistra.
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Il difensore della Nazionale, sfruttando l’influenza di Luis Alberto e Fares sui corrispettivi avversari, si è ritrovato più volte a condurre palla, libero, molto in alto, ma anche a inserirsi fin dentro l’area, anche centralmente, sfruttando momenti in cui magari sia Correa che Immobile erano rimasti fuori. Non è una novità che Acerbi abbia giocato sul centro-sinistra, situazione già avvenuta negli ultimi mesi a causa delle assenze (anche all’andata di questa stessa partita), ma è di certo sorprendente vederlo così coinvolto nelle rotazioni anche nell’ultimo terzo di campo, con sovrapposizioni interne ed esterne. Questo piccolo aspetto può essere un ulteriore passo avanti nella qualità della manovra offensiva della Lazio, per le partite in cui si ritroverà ad affrontare difese schierate: non avere paura di muovere in avanti uno dei difensori centrali per portare un ulteriore elemento di disturbo, diretto o indiretto, e rendere così meno prevedibili gli attacchi alla linea. Chissà se lo rivedremo allo stesso modo nel corso della stagione.
Per il momento, è stata una delle mosse che hanno consentito a Inzaghi di arrivare al fischio finale con un’inerzia positiva in una delle partite più delicate della stagione. Nessuna delle due squadre è riuscita a convertire adeguatamente la mole di gioco prodotta e alla fine, in maniera un po’ beffarda, gli unici due gol segnati sono il risultato di un rinvio errato di Reina e un rigore goffo dell’appena entrato Schultz. L’equilibrio complessivo della partita, infine, si è distillato in un pareggio che lascia ancora aperto il discorso qualificazione per la Lazio e che regala un’ulteriore prospettiva sul carattere e la qualità offensiva che la squadra di Inzaghi è capace di tirare fuori nelle partite più importanti.