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Fondamentali: Inter-Milan 4-2
10 feb 2020
Una rimonta che potrebbe pesare molto sul prosieguo della stagione.
(articolo)
10 min
(copertina)
Foto di Emilio Andreoli / Getty Images
(copertina) Foto di Emilio Andreoli / Getty Images
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Sono quattro anni che il Milan non vince un derby in campionato. E se c'è stato un momento in cui è sembrato andarci a un passo, in cui è riuscito a dominare l’Inter in maniera chiara e si è trovato vicinissimo a batterla, quello è stato sicuramente il primo tempo di ieri sera.

Gran parte del merito è di Stefano Pioli, che aveva studiato un piano che sfiorava la perfezione, cambiando la formazione con una mossa all’apparenza semplice ma di grande impatto sullo sviluppo della partita. Dopo il ritorno di Zlatan Ibrahimovic e la sconfitta per 5-0 contro l’Atalanta, il punto più basso toccato in questa stagione (e non solo) dal Milan, il tecnico rossonero ha ridisegnato la squadra passando al 4-4-2, inizialmente con Rafael Leão accanto allo svedese, e Calhanoglu o Bonaventura nella posizione di esterno sinistro a centrocampo. Nessuno dei due però occupava la fascia ed entrambi finivano per entrare dentro il campo e dare un'ulteriore linea di passaggio per superare la linea di pressione avversaria e dare continuità alla manovra.

Il grande primo tempo del Milan

Ieri Pioli ha deciso di cambiare di nuovo, accentrando Calhanoglu sulla trequarti dietro a Ibra e schierando a sinistra Ante Rebic, finora utilizzato più che altro per cambiare le partite entrando dalla panchina. Rebic ha quindi giocato per la prima volta da titolare come esterno sinistro facendo scalare al centro Calhanoglu, una mossa in controtendenza rispetto ai meccanismi consolidati nelle ultime settimane che si è rivelata decisiva per dare al Milan il controllo della partita.

Calhanoglu, infatti, annullava la potenziale superiorità numerica dell’Inter in mezzo al campo e agevolava lo sviluppo della manovra facendosi trovare negli spazi liberati dai centrocampisti nerazzurri, spostandosi preferibilmente a destra. Da quel lato Conti restava bloccato di fianco a Kjaer, più avanti Castillejo si muoveva sul corridoio verticale, in avanti per dare profondità o all’indietro per ricevere il passaggio del terzino spalle alla porta. In questo modo, sulla trequarti si apriva uno spazio dove poteva andare a ricevere proprio Calhanoglu, che ha messo in crisi la compattezza verticale del centrocampo dell'Inter. Sul lato opposto il Milan preferiva isolare Theo Hernández e farlo ricevere in corsa, con una circolazione da destra a sinistra, e affidarsi alle sue conduzioni, o a quelle di Rebic, per arrivare negli ultimi metri. La posizione esterna di Rebic, abile a portare la palla e a muoversi in verticale e poco incline al palleggio, era quindi studiata per creare spazi alle conduzioni di Theo, impegnando e tenendo bassi Godín e Candreva.

Candreva si sta abbassando e Theo ha spazio per avanzare sul passaggio in orizzontale di Calhanoglu.

La scelta di schierare Calhanoglu vicino a Ibrahimovic e di allargare Rebic ha orientato la manovra del Milan: più palleggiata a destra, dove il trequartista turco aggiungeva una linea di passaggio diagonale per tornare al centro, più diretta e affidata alle iniziative individuali di Rebic e Theo a sinistra. Ad agevolare ulteriormente le ricezioni centrali del Milan c'era poi da una parte la presenza di Ibra, e la sua capacità naturale di attirare attenzioni e creare spazi attorno a lui, e dall'altra le falle nel sistema di pressing dell’Inter. Alle spalle dei due attaccanti (Sánchez e Lukaku) era infatti Brozovic ad alzarsi per marcare il centrocampista del Milan che si abbassava per portare la palla fuori dalla difesa (quasi sempre Bennacer). Con Brozovic fuori posizione si apriva così un buco al centro dello schieramento dell'Inter, dove Calhanoglu e Ibrahimovic potevano andare a ricevere.

Brozovic si alza su Bennacer e apre lo schieramento dell’Inter davanti alla difesa.

Oltre a manovrare in questo modo, il Milan aveva altri strumenti per saltare le prime linee di pressione dell’Inter e arrivare sulla trequarti: le conduzioni di Bennacer (4 dribbling riusciti, il migliore della partita insieme a Rebic e Barella) e Kessié; ma anche le palle lunghe per il petto o la testa di Ibrahimovic. La semplice possibilità di appoggiarsi a Ibra e alla sua monumentale capacità di ripulire il pallone, che si tratti di agevolare la risalita del campo o di arrivare in area quando lo schieramento avversario non concede spazi, continua a essere una soluzione efficace per risolvere situazioni complicate.

L’accentramento di Calhanoglu aveva anche un senso dal punto di vista difensivo. Giocando da trequartista, il turco si è occupato della marcatura di Brozovic, un compito fondamentale per ostacolare la costruzione bassa dell’Inter ed esporre le debolezze del suo modo di risalire il campo. La circolazione della squadra di Antonio Conte è preparata con movimenti che allungano le distanze tra i reparti per aprire spazi all’interno dello schieramento avversario, se però la palla non esce da dietro in modo ordinato i collegamenti tra i giocatori diventano difficili e la risalita del campo può avvenire solo con un’iniziativa personale di un esterno o lanciando direttamente sugli attaccanti.

In questo modo, il Milan ha praticamente annullato la manovra dell'Inter. Nel primo tempo Lukaku è riuscito solo in un’occasione a portare in avanti l’Inter, al 24’, quando ha aggirato Romagnoli e correndo sulla destra ha creato un’occasione crossando all’indietro per Vecino. Per il resto il pressing del Milan sul rombo di costruzione arretrato dell’Inter, formato dai tre difensori centrali (Godín, de Vrij e Skriniar) e da Brozovic, ha quasi sempre tagliato i collegamenti col resto della squadra e ha anche innescato diverse ripartenze pericolose, dalle quali però i rossoneri non hanno ricavato nulla.

La marcatura di Calhanoglu su Brozovic ha spostato la responsabilità dell'impostazione su Skriniar. L’Inter ha però svuotato il centro del campo e il passaggio di Skriniar, forse diretto a Godín, è impreciso. Rebic lo intercetta e può ripartire.

Al primo tempo quasi perfetto del Milan è mancata solo un po’ di qualità nelle combinazioni finali, in quei dettagli fondamentali per tradurre il dominio strategico in quantità coerente di occasioni: un’occupazione più organizzata dell’area, un po’ più di precisione negli scambi stretti o nell’ultimo passaggio, maggiore riflessività in alcune scelte. I rossoneri hanno creato moltissime situazioni promettenti, ma poche occasioni chiare, e alla fine gli unici due tiri in porta (sui 17 complessivi) sono stati quelli di Rebic e Ibrahimovic in occasione dei due gol. Anche il commento di Antonio Conte alla fine della partita dà l’idea di una sofferenza che va al di là del 2-0 con cui si è chiuso il primo tempo: «Siamo andati in difficoltà come mai in questa stagione e potevamo anche prendere un’imbarcata».

L’Inter ha respinto diversi tiri del Milan in zone pericolose e anche per questo gli xG creati dai rossoneri sono così alti, pur con soli due tiri in porta.

Il Milan è comunque andato all’intervallo con un vantaggio di due gol. Il primo originato da un recupero alto della palla, su un passaggio impreciso di de Vrij in una zona di campo priva di interisti e occupata solo da Bennacer, e dal successivo duello aereo vinto da Ibra su Godín. Il secondo segnato da Ibrahimovic sugli sviluppi di un calcio d’angolo, dopo uno dei tanti salvataggi con cui de Vrij ha tenuto in piedi l’Inter nel primo tempo.

Cosa è cambiato all'intervallo?

La partita è poi cambiata nel giro di un paio di minuti nel secondo tempo, ed è difficile trovare motivazioni tattiche, soprattutto perché il contesto non era stato stravolto da qualche modifica di Conte. Certo, l’Inter è sembrata più aggressiva e il Milan ha perso precisione, non riuscendo più a risalire il campo agevolmente come nel primo tempo. Però i recuperi palla nerazzurri, più frequenti, non si sono trasformati immediatamente in ripartenze pericolose e a fare la differenza sono state un paio di situazioni in cui Brozovic si è trovato libero di giocare la palla, che hanno inclinato l'inerzia mentale della sfida verso i nerazzurri.

Il centrocampista croato ha segnato il primo gol dell’Inter, fondamentale per cambiare lo svolgimento della partita, in un’azione in cui si è trovato libero di calciare al volo una palla fatta schizzare in alto al limite dell’area da un tiro di Candreva deviato da Theo Hernández. Brozovic si è coordinato alla grande e ha segnato un gol notevole, ma il tutto è nato da una circostanza fortuita, uno scambio di posizioni tra Castillejo e Calhanoglu dopo che lo spagnolo si era trovato in mezzo al campo al termine di un’azione del Milan.

Calhanoglu aveva coperto il compagno sulla destra e quindi il compito di marcare Brozovic è passato a Castillejo, che ha seguito il croato fino a quando Candreva ha crossato da destra e la palla è stata allontanata da Kessié. Dopo quella spazzata il pallone è stato subito riconquistato dall’Inter con Skriniar, che ha vinto un duello con Ibra, e a quel punto Castillejo non stava più seguendo Brozovic. L'ala spagnola stava invece arretrando verso la sua posizione sulla fascia destra, forse per andare a chiudere su Young, libero sul secondo palo. Una somma di decisioni sfortunate, che hanno permesso a Brozovic, su cui non è uscito nemmeno Bennacer a chiudere, di tirare al volo senza essere contrastato.

Castillejo aveva seguito Brozovic nelle prime fasi dell’azione, poi lo lascia e va verso Young, libero nell’area milanista.

Il secondo gol dell’Inter è arrivato poco dopo, con il Milan schierato. In questo caso a essere decisiva è una disattenzione di Conti, che prova a mandare in fuorigioco Sánchez invece di seguire il suo taglio sul passaggio a palla scoperta di Godín. L’attaccante cileno quindi appoggia indietro a Vecino, che segna a porta vuota, con la palla che passa tra le gambe di Kjaer. La squadra di Conte ha completato poi la rimonta al 70’, con una giocata splendida di de Vrij su un calcio d’angolo battuto da Candreva, un colpo di testa a mezza altezza in torsione che ha mandato la palla a infilarsi vicino al palo più lontano.

Riavvolgendo il nastro ancora di qualche istante, però, si può notare come per la conquista di quel calcio d’angolo sia stata determinante ancora una volta la libertà concessa a Brozovic, che nel secondo tempo, grazie alla sicurezza acquisita con il risultato, l’Inter è riuscita gradualmente a ottenere con una manovra ragionata capace di manipolare il pressing rossonero. In quella occasione Calhanoglu era stato attirato da Skriniar e i nerazzurri sono riusciti a costruire in superiorità numerica sulla fascia sinistra: Kessié ha seguito Barella, su Young è uscito Castillejo e così Brozovic è riuscito a liberarsi dietro Calhanoglu. Con il suo regista libero di guardare davanti a lui e il fronte offensivo occupato in modo da creare superiorità numerica al centro della difesa del Milan, avanzando Vecino di fianco a Lukaku, l’Inter ha creato così una grande occasione. Brozovic ha lanciato verso Vecino, che a sua volta ha appoggiato di testa a Lukaku. La palla è arrivata all’attaccante belga dopo un rimpallo sulla schiena di Romagnoli e il successivo tiro col destro di Lukaku è stato deviato in calcio d’angolo.

L’Inter riesce a liberare Brozovic e ad arrivare in area. Dal tiro di Lukaku ha origine il corner che permette a de Vrij di realizzare il 3-2.

Dopo il primo tempo forse più sofferto della stagione l’Inter è riuscita a segnare quattro gol (l’ultimo in ripartenza con Lukaku, con il Milan sbilanciato alla ricerca del pareggio), una dimostrazione di forza che resta nella storia del derby e permette ai nerazzurri di raggiungere la Juventus in testa alla classifica. Il modo migliore per inaugurare un mese decisivo per la stagione, che metterà la squadra di Conte di fronte alle due rivali nella corsa per lo scudetto, cioè la Lazio (all'Olimpico, nella prossima giornata) e la Juve (il primo marzo, allo Juventus Stadium).

Al Milan resta invece una prestazione quasi perfetta per metà partita, rovinata in pochi minuti da alcuni errori individuali e da un avversario che si è dimostrato superiore sul piano della concentrazione e della forza mentale. «Sono amareggiato perché questa squadra deve capire che, se vogliamo arrivare a un certo livello, la determinazione e l'attenzione sono troppo importanti», ha ammesso sconsolato Pioli alla fine di un derby che aveva preparato alla grande e che però non è riuscito a cambiare quando le cose per il Milan si sono messe male.

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