Con il 3-1 contro la Roma di sabato si potrebbe dire che l’Inter ha ottenuto due vittorie. Da una parte la squadra di Inzaghi ha regolato agilmente una delle partite più complicate di questo ciclo finale decisivo per lo scudetto, dall'altra ha anche dato una grande dimostrazione di forza e maturità nella sfida a distanza con il Milan. La squadra di Inzaghi, dopo un periodo poco felice, è tornata a coniugare le caratteristiche più peculiari del proprio stile di gioco alle necessità della singola partita, abbinandole ai grandi picchi individuali di alcuni dei leader tecnici della squadra, come Brozovic, Perisic, Calhanoglu e Lautaro. Non era scontato contro un avversario che prima di questa partita sembrava molto solido e in grande forma.
La Roma ha faticato a creare occasioni
Il piano partita di Mourinho è sembrato ambizioso sin dalla formazione iniziale. Il suo consolidato 3421 questa volta aveva delle tinte particolarmente offensive, con Mkhitaryan in coppia a centrocampo insieme a Sergio Oliveira ed El Shaarawy dal primo minuto insieme a Pellegrini alle spalle di Abraham. Sulla fascia sinistra è stato scelto ancora una volta il giovane Zalewski, sempre più a suo agio come esterno di centrocampo. Una struttura che, unita a un atteggiamento molto aggressivo in fase di pressing, ha garantito ai giallorossi uno smaccato vantaggio sul possesso palla nel primo tempo, ma poco altro. La strategia di pressing dell’Inter, che ha iniziato la partita in maniera abbastanza cauta mantenendo un baricentro medio, è stata infatti sufficiente per limitare le azioni costruite dal basso della Roma.
Il 5-3-2 dell’Inter si trasformava portando Lautaro in posizione più defilata e bassa alla sinistra di Dzeko, mentre alla destra del bosniaco scalava in avanti Barella. Il fine era quello di orientarsi in zona palla sui tre centrali della Roma, mentre, qualche metro dietro, Calhanoglu e Brozovic dovevano tenersi pronti a uscire su Sergio Oliveira e Mkhitaryan. L'approccio iniziale al pressing dell'Inter, diretto più a non far progredire l’avversario che a forzarlo all’errore, ha portato la Roma a gestire la palla per la maggior parte del tempo senza che questo significasse però una maggiore pericolosità offensiva. Spesso, quando la palla giungeva a Zalewski sulla sinistra, l’Inter era brava a stringere le possibili linee di passaggio verso Sergio Oliveira, che faceva da primo riferimento per l’uscita ai difensori, e così il giovane esterno si ritrovava a forzare giocate lungolinea improduttive (con l’eccezione di un grande numero di Abraham su Skriniar nei primissimi minuti di gioco).
Per questa ragione, Mourinho ha cercato di invitare i suoi ad avere più pazienza col pallone, chiedendo a Smalling di stare più largo a destra così da favorire la circolazione della palla per andare da un lato all’altro e far progredire l’azione. La Roma ha comunque fatto fatica a trovare sbocchi che portassero direttamente ad azioni pericolose ma ha avuto il merito quantomeno di non buttar via troppi palloni.
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Le situazioni in cui la Roma è riuscita ad alzarsi col possesso, costringendo l’Inter ad abbassarsi a sua volta, sono state quelle in cui è riuscita a trovare i movimenti di cucitura di Pellegrini. Il capitano della Roma, muovendosi con molta libertà, poteva trovare delle ricezioni più comode e consentire alla squadra di respirare. Tutto ciò, comunque, non è stato sufficiente a creare occasioni da gol pulite, anche per una grande partita difensiva dell’Inter, sia a livello di partecipazione collettiva, sia per la prestazione sopra le righe dei difensori, in particolare di De Vrij che, alle prese con un cliente scomodo come Abraham, ha disputato forse una delle migliori partite stagionali.
Come l’Inter si è presa il campo
L'aggressività della Roma, comunque, era chiara soprattutto dal suo atteggiamento in fase di pressing. Abraham ed El Shaarawy salivano su De Vrij e Skriniar, Pellegrini su Brozovic, e i due esterni di centrocampo dovevano essere pronti a scalare in avanti sui corrispettivi avversari. Ma la sfumatura più particolare di questo piano era la scalata in avanti che portava Mkhitaryan in aggressione su Dimarco, lasciando così Calhanoglu alla marcatura da dietro di Mancini, che così facendo lasciava i due compagni di difesa in parità numerica contro le due punte dell’Inter.
I movimenti di pressione di Mkhitaryan verso Dimarco venivano accompagnati dalle scalate in avanti di Mancini su Calhanoglu, ma la messa in atto è stata più problematica del previsto. Qui sopra, prima è Lautaro ad abbassarsi, con Mancini tenuto occupato da Calhanoglu e Sergio Oliveira troppo distante per assorbire. Nella seconda immagine, invece, vediamo come Mancini arrivi in ritardo sul turco.
Questo piano della Roma non ha avuto gli effetti desiderati. È possibile che la strategia fosse quella di lasciare inizialmente libero Dimarco per aggredirlo in seconda battuta con Mkhitaryan (che infatti partiva dalla linea dei centrocampisti), per poi forzare la giocata su Calhanoglu e contare sulla capacità di anticipo di Mancini per creare delle ripartenze. In realtà, però, l’Inter non ha mai sofferto questa circostanza, e anzi è riuscita a manipolare in più di una occasione le uscite in pressione di Mkhitaryan e Mancini, aggirandole con triangolazioni e corse in avanti di Dimarco, ma più in generale arrivando a adattare gradualmente la sua struttura di costruzione alle esigenze che si presentavano. Le posizioni di Skriniar, De Vrij e Dimarco si sono stirate parecchio in ampiezza, svuotando il centro del campo per fare in modo di uscire usando i movimenti incontro dei centrocampisti, che però continuavano a mantenere una certa fluidità di rotazione, anche considerando che Brozovic era marcato praticamente a uomo da Pellegrini.
Il piano dell’Inter era quello di sfruttare a suo favore l’aggressività dei difensori della Roma, andando a ricercare lo spazio in profondità con verticalizzazioni dirette, ma non prima di aver in qualche modo accentuato il pressing avversario consolidando il possesso e giocando sulla consueta fluidità posizionale che caratterizza i nerazzurri da inizio stagione. Il fine era quello di creare situazioni di palla scoperta più agevoli possibile per permettere al portatore di osservare e scegliere il movimento ideale dei giocatori che attaccavano l’ultima linea, sfruttando la qualità dei suoi difensori in costruzione e il dinamismo degli esterni.
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Due esempi delle rotazioni centrali finalizzate a dare tempo e spazio per il lancio in profondità.
La volontà di essere diretta da parte dell’Inter è stata chiara sin da subito, ma nonostante questo la squadra di Inzaghi non ha rinunciato agli scambi di posizione e alle rotazioni che, di solito, utilizza nel corso di attacchi posizionali più prolungati.
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Nelle immagini qui sopra possiamo notare la varietà delle soluzioni offensive dell’Inter per superare l’atteggiamento difensivo della Roma: la possibilità di sfruttare i precisi lanci di Dimarco verso Perisic; le verticalizzazioni dirette su Dumfries (che tendeva a stringere la sua posizione), a volte accompagnato da avanzamenti spregiudicati di Skriniar; la qualità nella verticalizzazione di Calhanoglu; e infine le rotazioni a tre sulla sinistra, uno dei pattern più frequenti dell’Inter in questa stagione, questa volta con Dimarco a fare le veci di Bastoni e a coordinarsi con Perisic e Calhanoglu per scombinare le marcature avversarie (le ultime immagini mostrano l'azione che porta al gran tiro del turco dalla trequarti).
Come in ogni partita, alcuni episodi avrebbero potuto cambiare il corso delle cose e in questo senso la Roma non è stata fortunata. Pochi attimi prima di subire l’1-0 la squadra di Mourinho avrebbe potuto passare in vantaggio su un colpo di testa di Mancini in occasione di una bella punizione calciata da Pellegrini, e forse avrebbe potuto sfruttare meglio i calci d’angolo che si era guadagnata grazie a un paio di ripartenze ottenute nel miglior momento della sua partita, cioè la parte centrale del primo tempo. Ma dal momento in cui l’Inter è riuscita a trovare il vantaggio, con un’azione bellissima che ha fatto saltare il pressing aggressivo della Roma grazie alla straordinaria velocità di esecuzione e all’inserimento stretto di Dumfries, per i nerazzurri è sembrato andare tutto in discesa.
Un’azione che racchiude gran parte delle cose belle che l’Inter può offrire in questa stagione.
Dopo il vantaggio l’Inter ha accentuato il ritmo nel pressing, aggredendo con più uomini in zona palla e spezzando ulteriormente il ritmo e le sicurezze dei giallorossi, le cui possibilità offensive si sono definitivamente spente. Il gol del raddoppio, non a caso, è arrivato grazie a un recupero palla combinato di Brozovic e Calhanoglu su Pellegrini. Una volta recuperata palla, Dimarco ha verticalizzato verso Perisic, questa volta in posizione più stretta, che poi ha trovato la sovrapposizione esterna di Brozovic, che aveva proseguito la sua corsa lateralmente dopo il contrasto con Pellegrini. Un’azione che sintetizza non solo il momento di strapotere del centrocampista croato, ma anche la sua capacità di riconoscere gli spazi ideali in cui muoversi in base alle necessità di ogni singola azione, senza vincoli di ruolo.
Nel secondo tempo, Mourinho ha tentato di dare una scossa invertendo le posizioni di El Shaarawy e Pellegrini e quelle di Mkhitaryan e Sergio Oliveira. L’intenzione sembrava essere proprio quella di rimediare alle difficoltà avute a causa della capacità dell'Inter nell’aggirare il pressing avversario a sinistra, scegliendo così di lasciare più spazio sulla destra. Una mossa che stava immediatamente per regalare il gol che avrebbe accorciato le distanze alla Roma. Proprio a sinistra, dopo appena 30 secondi nella ripresa, sugli sviluppi di una seconda palla Abraham-Sergio Oliveira, Pellegrini ha scartato De Vrij andando via di esterno destro. Arrivato sul fondo, però, il capitano della Roma non è riuscito a servire El Shaarawy per via di una grande diagonale di Dimarco.
Nonostante i tentativi di reazione della Roma, l’Inter ha consolidato il vantaggio trovando il gol del 3-0 dopo appena 7 minuti, e ha potuto gestire con serenità il resto della partita, continuando a proporre il suo gioco di rotazioni in zona palla e accompagnando la Roma pian piano fuori dalla partita. Il gol del 3-1 di Mkhytarian è arrivato troppo tardi per poter concretamente riaprire i giochi, ma c'è da dire che la Roma è rimasta mentalmente dentro la partita anche dopo gli ultimi cambi - quelli che di solito spengono la concentrazione dei giocatori ancora prima del fischio finale.
In definitiva la Roma, pur scegliendo un approccio coraggioso, non è stata in grado di reggere il confronto con un avversario che si è dimostrato capace di manipolare l'avversario con il pallone come nessuno in Serie A. Il piano di Mourinho, per quanto sensato, non ha fatto i conti con la qualità di palleggio dei nerazzurri, e con un confronto impari tra le qualità difensive dei giallorossi e quelle offensive dell’Inter. In poche parole, i difensori della Roma non sono stati in grado di salvare la situazione con giocate di alto livello.
L’Inter, insomma, è stata la squadra più forte. Dopo una fase negativa durata diverse settimane, i principi su cui Simone Inzaghi ha lavorato tutta la stagione stanno dando i propri frutti nel periodo più delicato della stagione, valorizzando le caratteristiche e le interpretazioni dei suoi giocatori.