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Fondamentali: Juve - Olympiakos
05 nov 2014
Era la partita da vincere: Allegri ha cambiato quasi tutto, e ha vinto.
(articolo)
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Con questo pezzo continua la nostra collaborazione con SICS e il suo sistema di raccolta dati innovativo che oltre a catalogare i singoli eventi di una partita li filtra e indicizza, pesandone l’importanza.

L’eterno dilemma della Juventus quasi imbattibile in Italia e in difficoltà in Europa non trova ancora una soluzione. Contro l’Olympiakos è sì arrivata la vittoria (necessaria per restare in corsa per la qualificazione agli ottavi di finale di Champions League), ma non nelle modalità che ci si sarebbe aspettati: lo stesso Allegri aveva sottolineato alla vigilia l’importanza di un successo con due gol di scarto; anche se va detto che due gol di differenza avrebbero espressero meglio l’andamento della partita. La stessa gara è un paradosso altrettanto inspiegabile quanto la doppia faccia dei bianconeri tra Italia ed Europa: la Juve ha dominato, ma a un certo punto era addirittura in svantaggio; ha vinto, ma non può dirsi soddisfatta e anzi esce dal campo con un grosso rimpianto.

È il rigore sbagliato al 95’ da Arturo Vidal l’azione determinante di Juventus-Olympiakos, anche se ai campioni d’Italia deve già andar bene aver ribaltato una situazione quasi compromessa e evitato un’eliminazione praticamente certa. La parata di Roberto, che già era stato il migliore in campo al Karaiskákis, tiene infatti i greci a parità di punti (6) davanti per i gol segnati in trasferta nello scontro diretto. Le combinazioni possibili lasciano alla Juve la speranza del primo posto (in caso di doppia sconfitta dell’Atlético Madrid e contemporaneo mancato doppio successo dell’Olympiacos), ma nella situazione più verosimile la squadra di Allegri è obbligata a fare un punto in più dei greci, il che probabilmente significherà battere il Malmö nella prossima giornata e non perdere contro l’Atlético Madrid allo Juventus Stadium.

Sarà interessante capire se per riuscirci Allegri tornerà al passato o confermerà il passaggio alla difesa a 4. La scelta fatta contro l’Olympiakos (pur forzata per le assenze nel reparto arretrato e le condizioni al limite di Asamoah e Ogbonna) è stata senza dubbio coraggiosa: la Juve ha affrontato la sfida più importante della stagione con un sistema inedito, la linea a 4 in difesa e il centrocampo a rombo. Allegri ha preferito schierare Vidal da trequartista, per sfruttarne le doti in inserimento e tenere alta la squadra, visto che in posizione più avanzata il cileno poteva guidare il pressing sul primo possesso dell’Olympiakos con l’intensità che lo contraddistingue (un po’ come ha fatto col Cile agli ultimi Mondiali).

La conferma arriva dal report di SICS: Vidal è stato il giocatore juventino migliore se si sommano i passaggi chiave eseguiti (4) e ricevuti (5) – i passaggi chiave sono tutti quei passaggi che creano situazione effettive di pericolosità – e ha contribuito a tenere alta la Juve, che ha recuperato il pallone a un’altezza media di 42 metri (contro i 26 dell’Olympiakos) e per 18 volte ha guadagnato il possesso nella metà campo offensiva (contro le 4 dei greci).

Quindi la Juve ha aggredito in zone molto alte l’Olympiakos, impedendogli di iniziare l’azione dal basso. Tévez e Morata andavano in marcatura sui due centrali difensivi dei greci, Botía e Abidal, mentre l’interno di centrocampo dal lato della palla (nell’immagine sotto Marchisio) usciva sul terzino. Vidal veniva lasciato in mezzo ai due mediani dell’Olympiakos, N'Dinga e Milivojević. Si spiega anche così la scelta di Allegri di preferire il cileno nel ruolo di trequartista: Vidal è il più bravo a gestire una situazione di inferiorità numerica in fase di non possesso.

Dall’altra parte l’Olympiakos non ha replicato il pressing aggressivo nella fase d’uscita della Juve che tanto aveva messo in difficoltà i bianconeri in Grecia. O meglio, ci ha provato all’inizio, ma la mutata situazione tattica rispetto alla gara del Karaiskákis ha consigliato maggiore prudenza. La squadra di Míchel ha preferito ripiegare nella propria metà campo piuttosto che alzarsi per recuperare il pallone, come viene sottolineato dai dati forniti da SICS, che ci dicono che l’Olympiakos ha recuperato palla a un’altezza media di 26 metri: poco oltre la propria area di rigore.

È comunque interessante vedere come Míchel abbia organizzato il pressing contro una Juve schierata in maniera diversa rispetto all’andata. Mitroglou e Domínguez hanno marcato ancora Bonucci e Pirlo, mentre Maniatis, che in Grecia aveva tenuto d’occhio Chiellini e Asamoah contemporaneamente, è stato portato sul solo Chiellini. I terzini della Juve venivano presi dagli omologhi, Elabdellaoui e Masuaku, mentre sui centrocampisti della Juve scalavano i tre rimasti con l’uscita di Maniatis. Nella foto qui sotto Afellay è in marcatura su Marchisio.

Se la disposizione della Juve dell’andata aveva consentito all’Olympiakos di pressare alto con i due attaccanti e i due esterni senza scoprire centrocampo e difesa, in questo nuovo scenario la squadra di Míchel sarebbe stata costretta a muovere più giocatori per marcare tutti i possibili scarichi, lasciando di conseguenza più spazi. La scelta è stata quindi quella di ripiegare e schierarsi con due linee di 4 strette per occupare le vie centrali, dove cioè il rombo della Juve poteva creare superiorità numerica.

La maturità e la superiorità della Juve si è vista nella risposta alle mosse di Míchel. Allegri ha mandato a vuoto il primo pressing dell’Olympiakos con un paio di accorgimenti: Bonucci e Chiellini stavano lontani e su linee sfalsate per rendere difficile il compito di Mitroglou e avere quindi una linea di passaggio sicura in caso d’impossibilità nell’andare avanti; l’interno dal lato della palla si allargava creando superiorità numerica e un’uscita tranquilla sulla fascia. Nell’azione mostrata sotto Vidal ha momentaneamente cambiato posizione con Pogba, ma allargandosi prende in mezzo Maniatis, che è solo contro 3 juventini.

È proprio sulle fasce che la Juve ha sviluppato la propria manovra, sfruttando la disposizione dell’Olympiakos che stringeva nel mezzo. Fino al 2-1 la squadra di Allegri ha attaccato dal proprio lato sinistro, cercando le combinazioni tra Pogba, Asamoah, Tévez e Vidal. Dall’altra parte Lichtsteiner era sempre un riferimento per il cambio di gioco (lo svizzero è uscito dal campo con il maggior numero di cross totali: 6; e palle recuperate: 9), mentre la posizione più bloccata di Marchisio, praticamente sulla linea di Pirlo, forniva una linea di passaggio semplice e dava un vantaggio sulle seconde palle.

La strategia della Juve era quella di trovare spazi attraverso la circolazione di palla, con scambi corti sul lato sinistro, mentre a destra il gioco si faceva più diretto e si cercava subito la verticalizzazione, se non altro per il minor numero di uomini da quel lato visto che sia Vidal che Tévez si allargavano a sinistra per aiutare nel giro palla (mentre a destra agivano Lichsteiner e Marchisio). Questa impostazione aveva un senso anche a livello difensivo, perché sul lato sinistro della Juve l’esterno dell’Olympiakos era Maniatis, certamente meno pericoloso di Afellay in ripartenza in caso di perdita del possesso nella circolazione da quella parte.

Nella scelta della zona d’attacco ha ovviamente influito la posizione di Pogba, cui va gran parte del merito di questa vittoria. Oltre al gol decisivo il francese è stato determinante in occasione del vantaggio: la punizione dell’1-0 di Pirlo è stata originata da una sua iniziativa personale, in cui ha saltato due avversari prima di recuperare il pallone con la suola ed essere steso da Botía.

Negli altri due gol della Juve va sottolineata una buona percentuale di casualità. Dopo un primo tempo in posizione piuttosto bloccata (ma nell’unico inserimento ha rischiato di segnare), quando ormai la situazione era disperata sul risultato di 1-2, anche Marchisio è tornato a prendere parte attivamente alla fase offensiva bianconera. La squadra di Allegri è stata costretta a rischiare e ad attaccare con più uomini, utilizzando tutte e due le fasce. Nell’azione del 2-2 è un movimento in sovrapposizione di Marchisio a creare lo spazio per il cross di Pirlo, finito in rete dopo due rimpalli, su Llorente e Roberto. La stessa dose di casualità (attenzione: che il gol abbia sia arrivato in circostanze casuali non significa che i gol fossero complessivamente casuali) ha influito nel 3-2 di Pogba, costruito in ripartenza dopo una scivolata di Elabdellaoui e finalizzato dopo un rimpallo con Botía.

La Juve ha comunque meritato ampiamente la vittoria e se è vero che ha segnato in situazioni “sporche” è anche vero che ha creato e non ha sfruttato molte occasioni da gol. I dati di SICS ci fanno sapere che i bianconeri hanno tirato 16 volte, 12 da dentro l’area, centrando la porta solo in 6 occasioni. Molti meno i tiri totali dell'Olympiakos (7) ma praticamente gli stessi nello specchio (5).

La pecca più grande della partita è stata, appunto, la bassa percentuale di finalizzazione (18%), ma anche in fase difensiva il nuovo schieramento ha mostrato qualche crepa. L’Olympiakos non ha messo mai sotto pressione i bianconeri e ha creato pericoli solo in ripartenza, ma nell’unica occasione costruita con una manovra palla a terra ha messo in evidenza le difficoltà della Juve a difendere l’ampiezza del campo con la nuova disposizione. L’inferiorità numerica di Vidal nel mezzo e la posizione bassa di Domínguez, che teneva occupato Pirlo, ha costretto Marchisio a stringere lasciando Lichtsteiner in inferiorità contro Afellay e Masuaku. I bianconeri sono stati graziati dalla scelta errata dell’ex Barcellona, che ha concluso (male) verso la porta invece di scaricare al compagno.

A parte questa occasione, l’Olympiakos non ha mai provato a mettere in difficoltà la Juve allargando il campo. La scelta di Míchel di giocare di fatto senza esterni è stata un errore, specie con in campo Afellay, che poteva essere sfruttato di più nell’uno contro uno con Lichtsteiner. L’ex Barcellona ha completato un solo dribbling, lontanissimo dalla porta, perché Míchel ha preferito dare ampiezza al gioco con i terzini, Elabdellaoui e Masuaku, facendo stringere gli esterni.

I due gol segnati non sono stati frutto del (poco) gioco sviluppato, ma sono arrivati da due palle inattive, in cui sono evidenti gli errori in marcatura di Chiellini e Bonucci.

CONCLUSIONE

Pur avendo il destino nelle proprie mani, la qualificazione della Juve si giocherà sul filo di lana, perché la vittoria in Svezia contro il Malmö è meno scontata di quanto si possa pensare. E poi bisognerà comunque uscire indenni dai 90 minuti contro l’Atlético Madrid di Simeone (ma almeno si gioca in casa). Per questo il rigore sbagliato da Vidal non è un dettaglio insignificante.

Mancare la qualificazione sarebbe comunque assurdo, perché la differenza con l’Atlético Madrid non è grande e la doppia sfida con l’Olympiakos ha confermato, semmai ce ne fosse bisogno, che la Juve è nettamente di un altro livello. Oltretutto rispetto all’anno passato è più matura e ha più armi a disposizione: il centrocampo a rombo consente di schierare insieme Pirlo, Marchisio, Vidal e Pogba e in attacco; uscito Morata, è entrato Llorente, che ha avuto una parte importante nelle azioni dei due gol che hanno completato la rimonta: la rosa è più competitiva.

Non rinunciare a nessuno dei 4 centrocampisti più forti può essere un vantaggio, specie in Europa, dove si gioca un calcio più tecnico e intenso, ma il nuovo schieramento dovrà essere testato contro squadre che metteranno maggiormente in difficoltà la difesa di quanto non abbia fatto l’Olympiakos.

Non basta una partita per avere indicazioni attendibili: intanto però la Juve ha già vinto di più in Europa dello scorso anno (2 contro una) e ha già gli stessi punti totali (6). Almeno da questo punto di vista si può dire che Allegri è stato più bravo di Conte.

Ringraziamo SICS, che potete seguire su Twitter e su Facebook.

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