Nonostante due pareggi nelle ultime quattro partite, Lazio e Inter, approfittando dei passi falsi della Juventus a Napoli e Verona, avevano raggiunto in testa i bianconeri in vetta alla classifica di serie A. Lo scontro diretto sembrava quindi dover stabilire la più accreditata tra le pretendenti a interrompere il dominio juventino sul campionato italiano.
Ad affrontarsi erano due squadre che, a partire dal modulo di gioco, presentano parecchi punti di contatto, sebbene le differenze tattiche tra i due 3-5-2 non siano certo trascurabili.
La scelta forte di Conte è stata quella di rimandare l’inserimento nell’undici titolare di Christian Eriksen, confermando il centrocampo composto da Brozovic in posizione di mediano con Vecino e Barella ai suoi fianchi. Una scelta prudente che ha evidenziato la volontà del tecnico nerazzurro di affrontare la Lazio con le armi e la strategia che finora hanno permesso all’Inter di occupare i primi posti. Sull’altra panchina Inzaghi ha sostituito l’infortunato Lulic con Jony e ha preferito Marusic e Caicedo a Lazzari e Correa.
La Lazio ha disinnescato l'aggressività iniziale dell'Inter
Lazio e Inter hanno punti di contatto: lo stesso modulo di gioco e la volontà di entrambe le squadre di attaccare in un campo grande. Potevamo immaginare una sfida tattica prudente, con due squadre disposte a specchio che non volevano concedere spazi agli avversari tramite un cauto utilizzo del pressing offensivo.
Antonio Conte, più di Simone Inzaghi, all'inizio ha provato a sporcare la costruzione bassa delle Lazio schierando in fase di non possesso Lukaku e Lautaro in verticale, rispettivamente su Acerbi e Lucas Leiva e alzando le mezzali sul passaggio laterale verso i "braccetti" della difesa a 3 laziale, Luis Felipe e Radu. Alle spalle della pressione delle mezzali, l’idea originale dell’allenatore dell’Inter era quella di prendere le mezzali avversarie, Luis Alberto e Milinkovic-Savic con le uscite aggressive di Godin a destra e Skriniar a sinistra. Il pressing così congegnato è stato portato in maniera offensiva nei minuti iniziali del match e ha anche generato un pericoloso intercetto di Barella nei pressi dell’area di rigore laziale.
La strategia di pressing dell’Inter: Lukaku e Lautaro giocano rispettivamente nella zona di Acerbi e Lucas Leiva, Barella esce su Luis Felipe e alle sue spalle Skriniar esce alto su Milinkovic-Savic. Sul lato debole Vecino è pronto a uscire su Radu qualora la palla si spostasse da destra a sinistra
Con il passare dei minuti però la Lazio ha disinnescato con estrema facilità la strategia messa a punto dall’Inter, semplicemente abbassando Luis Alberto o Milinkovic-Savic nella zona di costruzione. Il pressing orientato sull’uomo sui 4 giocatori laziali deputati alla costruzione bassa si è scontrato con la volontà di Conte di tenere compatta la struttura della sua squadra. In tale maniera alle mezzali laziali è bastato abbassarsi ed uscire dalla potenziale zona di influenza di Godin e Skriniar per essere liberi di ricevere senza alcuna marcatura individuale o, visto l’orientamento sull’uomo del pressing avanzato dell’Inter, senza che la linea di passaggio diretta verso di loro fosse in qualche modo sporcata.
[gallery columns="4" ids="54395,54396,54397"]
La palla va da Strakosha a Radu. Vecino va in pressione sul difensore avversario, ma è sufficiente che Luis Alberto si abbassi per ricevere palla e creare un 2 vs 1 contro Vecino che consente alla Lazio di risalire il campo.
Tuttavia, nonostante la relativa facilità con cui la Lazio ha eluso i tentativi di pressing offensivo dell’Inter, la compattezza dei nerazzurri alle spalle della pressione e la capacità di corsa di Barella e Vecino, capaci di rientrare velocemente e con continuità nelle loro posizioni, ha definito un blocco basso piuttosto solido che la Lazio non è riuscita a scalfire con facilità. L’accesso alle due punte è risultato complesso e per tale motivo la squadra di Inzaghi ha provato ad attaccare l’Inter passando dall’esterno (23 cross per i biancocelesti) e con gli inserimenti profondi di Milinkovic-Savic da raggiungere coi lanci provenienti dal lato opposto di Luis Alberto. Il dato relativo ai palloni toccati e giocati dagli attaccanti laziali è piuttosto indicativo: fino al gol del vantaggio, che ha reso la partita tatticamente meno bloccata, Caicedo e Immobile hanno toccato rispettivamente 8 e 16 palloni, effettuando solo 5 e 8 passaggi.
Il blocco chiuso dell’Inter concede spazi solo all’esterno. La Lazio prova a forzarlo alzando Milinkovic-Savic sulla linea degli attaccanti per sfruttarne le capacità nel gioco aereo.
Dall’altro lato del campo la Lazio, come ci potevamo aspettare, ha difeso soprattutto nella propria metà campo. Secondo l’indice PPDA quella di Inzaghi è la squadra che, dopo Lecce e Udinese, pressa di meno in serie A e, contro la volontà dell’Inter di attaccare in un campo grande, non era lecito aspettarsi un atteggiamento difensivo diverso. Anche l’allenatore biancoceleste ha disposto in fase di non possesso le sue due punte in verticale, nella zona di De Vrij e Brozovic, ma ha lasciato liberi di avanzare palla al piede Godin e Skriniar, attesi nella propria metà campo da Luis Alberto e Milinkovic-Savic.
Come l’Inter, la Lazio controlla con le due punte i vertici del rombo arretrato degli avversari. Anche Inzaghi sceglie di contrastare Godin e Skriniar con le mezzali che, però, attendono nella loro metà campo
Solo in specifiche situazioni tattiche (un passaggio, preferibilmente all’indietro, lento o impreciso durante la circolazione bassa del pallone o una trasmissione palla verso il portiere) - oppure nei pochi minuti in cui si è trovata in svantaggio - la Lazio ha provato ad alzare in maniera decisa il proprio pressing. Anche l’Inter si è quindi trovata ad affrontare un blocco basso che aveva l’obiettivo preciso di negare l’accesso del pallone verso le punte, l’innesco della manovra offensiva più spesso utilizzato dagli uomini di Conte. I tre difensori biancocelesti hanno giocato molto stretti e vicini alle due punte avversarie e Lucas Leiva ha schermato la linea di passaggio verso il reparto offensivo dell’Inter.
Due chiari esempi di come la Lazio sia riuscita a isolare Lukaku e Lautaro durante le fasi di attacco posizionale dell’Inter. I tre difensori e Lucas Leiva hanno sempre chiuso i due attaccanti nerazzurri in una stretta gabbia che davanti ha chiuso la linea di passaggio e dietro ha marcato stretto in superiorità numerica le punte avversarie
L’Inter non è mai riuscita ad attivare le combinazioni tra Lukaku e Lautaro e, disinnescata la principale arma offensiva in fase di possesso palla, non è mai riuscita a rendersi pericolosa contro la difesa schierata della Lazio. A soffrire in particolare è stato Lautaro, specie nel primo tempo, in cui ha toccato solo 11 palloni e tentato solo 3 passaggi. Lukaku non è mai riuscito a raggiungere il compagno di reparto con un passaggio, mentre Lautaro ha passato il pallone al belga solo due volte.
Come hanno creato pericoli le due squadre
In una partita che ha visto due squadre schierate a specchio e con un atteggiamento piuttosto prudente, Inter e Lazio hanno avuto difficoltà a creare pericoli per la porta avversaria. L’Inter, in particolare, è riuscita a rendersi pericolosa quasi solo nelle poche occasioni in cui la Lazio ha allungato la squadra e ha concesso spazi per rapidi contrattacchi dei nerazzurri verso la porta di Strakosha. Il tiro di Lukaku al diciottesimo minuto e il gol di Ashley Young nascono da lunghe ripartenze dell’Inter dopo una palla riconquistata ai limiti della propria area.
Nella ripartenza che porta al gol del vantaggio Young porta la palla nella metà campo laziale, ben accompagnato da tanti compagni di squadra che creano una situazione di superiorità numerica contro la difesa laziale
Anche l’occasione avuta da Lukaku sul finire della partita, con il tiro ribattuto da Acerbi - autore della solita splendida prova difensiva con 4 tackle, 3 intercetti, 5 spazzate e 2 respinte – non è nato da una fase d’attacco dell’Inter contro la difesa schierata, ma da una palla recuperata in alto su un disimpegno errato di Luis Felipe.
La Lazio ha invece generato pericoli per la porta di Padelli principalmente grazie alla qualità delle sue mezzali e in particolare all’ingestibile mix di tecnica e fisicità di Milinkovic-Savic. Nel primo tempo i biancocelesti sono andati vicini al gol con la traversa colpita da SMS con un magnifico tiro dalla distanza. Il rigore del pareggio laziale è nato dalla ormai iconica connessione tra l’assist di Luis Alberto e l’inserimento profondo di Milinkovic-Savic, che mette assieme la visione di gioco e la capacità di passaggio dello spagnolo e le doti di inserimento e finalizzazione del serbo. Infine, Milinkovic-Savic ha realizzato il gol del vantaggio con una conclusione non banale in mischia sugli sviluppi di un calcio piazzato.
L’azione da cui nasce il rigore su Immobile è ormai un classico per l’attacco laziale e ricorda il gol realizzato da SMS nella partita contro la Juventus. Un’azione che ha fruttato parecchio negli scontri diretti contro le altre pretendenti allo scudetto.
Qualche minuto dopo il gol del pareggio laziale, dopo un’altra ricezione in area di SMS su passaggio di Luis Alberto, Conte ha scelto di invertire le posizioni di Skriniar e Godin, per usare le capacità aeree e l’esperienza dell’uruguaiano per contrastare meglio gli inserimenti profondi e la fisicità di Milinkovic-Savic. Ha così certificato le difficoltà avute fino a quel momento a gestire i movimenti del serbo.
La produzione offensiva delle due squadre non è stata particolarmente abbondante.
Ha vinto la squadra con più qualità
Come era facilmente prevedibile quello tra Lazio e Inter è stato un match in cui l’incontro tra due moduli di gioco speculari e le scelte strategiche prudenti, hanno creato un contesto tattico piuttosto bloccato. A prevalere, alla fine, è stata la squadra che è riuscita a esprimere maggiore qualità nelle sue giocate, e in cui Milinkovic-Savic ha brillato in campo più degli altri.
L’Inter, almeno nelle intenzioni, è sembrata volere pressare l’impostazione dal basso della Lazio, ma il compromesso scelto da Conte tra la necessità di tenere compatta la propria struttura difensiva e il pressing orientato sull’uomo sul rombo arretrato della Lazio, ha permesso ai biancocelesti di superare facilmente la pressione avversaria semplicemente abbassando Luis Alberto o Milinkovic-Savic fuori dalla zona di influenza di Godin e Skriniar.
L’Inter quindi ha presto rinunciato a perseguire il suo piano iniziale ed entrambe le squadre hanno portato i loro attacchi contro le difese avversarie schierate. In questo contesto tattico la Lazio è stata abile a negare le ricezioni di Lautaro e Lukaku, disinnescando di fatto la pericolosità in fase di possesso consolidato dell’Inter, quasi del tutto dipendente dall’attivazione delle due punte. L’Inter è riuscita a rendersi pericolosa solo su ripartenze lunghe, mentre la Lazio, pur incontrando anch’essa difficoltà contro il blocco basso dell’Inter, è riuscita a realizzare due gol grazie alla qualità dei suoi migliori giocatori.
Ancora una volta Antonio Conte ha rinunciato al contributo di Eriksen, chiamato in causa solo a 20 minuti dalla fine come trequartista di un 3-4-1-2 con Barella e Vecino in posizione di interni. La strategia difensiva messa in piedi da Conte richiedeva un grosso contributo di corsa ed enormi spazi da coprire per le due mezzali che, non a caso, sono stati i soli due giocatori che nella partita hanno superato i 12 Km percorsi. Stimolato sull’inserimento in squadra di Eriksen, Antonio Conte ha ribadito come l’Inter sia giunta in testa alla classifica senza il contributo del danese, ribadendo implicitamente le difficoltà a inserire un giocatore dalle caratteristiche dell’ex Tottenham Hotspur nell’impianto di gioco costruito finora.
È innegabile che l’inclusione di Eriksen nel tessuto tattico dell’Inter debba comportare un certo grado di ristrutturazione dei meccanismi di gioco della squadra, ma la partita contro la Lazio ha dato una volta di più la sensazione che per potere competere con ancora più convinzione per lo scudetto, distante solo tre punti, i nerazzurri abbiano bisogno di alzare la qualità del proprio centrocampo e, soprattutto, di creare delle alternative offensive al gioco appoggiato sul lavoro delle due punte. La Lazio prosegue invece con convinzione il suo splendido campionato. A differenza di Juventus e Inter, squadre che forse non hanno ancora trovato una definizione tattica precisa, i biancocelesti hanno meccanismi di gioco semplici, ma fortemente consolidati ed espressi con grande sicurezza e fiducia. Chissà se questo riuscirà a fare la differenza nell’appassionante lotta per lo scudetto 2019/20.