Liverpool-Real Madrid era in teoria una delle sfide più belle prospettate dal sorteggio dei gironi di Champions League: il calcio aggressivo e veloce di Brendan Rodgers alla prova dei campioni in carica, in una partita tra due squadre che hanno fatto la storia della massima competizione europea. Ad Anfield è invece andata in scena la gara di preparazione del Real Madrid al Clásico: 3-0 all'intervallo e poi semplicemente risparmio delle energie in vista della sfida al Barcellona.
Carlo Ancelotti per una volta toglie Cristiano Ronaldo (ma anche Luis Enrique aveva fatto lo stesso con Messi e Neymar contro l'Ajax), che si siede in panchina con la borsa del ghiaccio sul ginocchio sinistro, il suo tormento da mesi. Carletto d'altronde non può rischiare nulla: Bale è rimasto fuori già con il Liverpool e non dovrebbe recuperare nemmeno per il Clásico, Fabio Coentrão è indisponibile, mentre per Sergio Ramos c'è maggiore ottimismo.
Bisogna dire che come test pre-Barcellona questa gara col Liverpool non vale molto, è impensabile che i blaugrana affrontino il Madrid con lo stesso atteggiamento dei ragazzi di Brendan Rodgers. Dall’altra parte è sparito anche il Liverpool dell'anno scorso: non ci sono la condizione, la fiducia e probabilmente nemmeno i giocatori per il pressing ultra offensivo, i ritmi alti e le ripartenze letali che sono stati i tratti caratteristici della squadra che la scorsa Premier League ha lottato per il titolo fino alle ultime giornate.
In quel tipo di squadra l'arretramento di Gerrard aveva un senso, perché una volta recuperata la palla ci si poteva affidare ai lanci precisi del capitano per ribaltare velocemente l'azione. Nella squadra vista col Real Madrid, Gerrard rappresenta più un limite che una risorsa. Le sue lacune difensive erano evidenti già l'anno scorso, se poi i compagni non coprono gli spazi, che inevitabilmente lascia, passare nel mezzo diventa troppo facile.
C'è poi la questione Balotelli, totalmente fuori dal gioco di questo Liverpool. Un'azione al secondo minuto è il simobolo in questo senso: Balotelli deve gestire questa situazione potenzialmente molto favorevole per i Reds.
Isco ha appena perso la palla e Balotelli può ripartire avendo davanti a lui il solo Varane con il supporto di Johnson, libero a destra. Balotelli invece di scaricare al compagno rallenta, tenta il dribbling e si fa recuperare da Isco finendo per perdere il pallone.
Che non sia Suárez non c'è nemmeno bisogno di sottolinearlo (come ha fatto Rodgers in conferenza stampa la scorsa settimana), ma l'involuzione di Mario è comunque preoccupante. A 24 anni si è smesso da tempo di essere il giovane-che-deve-maturare, se questa è davvero l'ultima grande occasione della carriera di Balotelli le prospettive sono cupe.
Balotelli non è, in ogni caso, l'unico problema del Liverpool. Schierato col centrocampo a rombo, con Coutinho vertice alto e Sterling seconda punta, il piano di Rodgers per la partita prevedeva la pressione alta dei tre attaccanti sulla costruzione dal basso del Real (affidata ai due centrali difensivi più Kroos) e il ribaltamento immediato dell'azione una volta recuperata la palla. In fase di non possesso il Liverpool si è schierato con un 4-3-3, con Balotelli e Sterling larghi per sfruttare in ripartenza il campo lasciato dalle avanzate di Marcelo (più frequenti) e Arbeloa (meno frequenti).
La strategia non ha funzionato, perché il Real aveva più soluzioni per aggirare la pressione dei Reds: bastava l'abbassamento di Modric o Isco e l'uscita sulle fasce laterali, soprattutto dalla parte di Marcelo, più portato di Arbeloa a spingere e a fare arrivare il pallone nella metà campo avversaria.
La superiorità numerica del Real Madrid sulle fasce è stata una costante per tutto il primo tempo e quando Rodgers è corso ai ripari allargando Coutinho e Sterling ormai era troppo tardi. Farsi trovare in inferiorità dal lato dove gioca Cristiano Ronaldo non è mai una buona idea.
Per il Madrid è stato semplice rompere i meccanismi difensivi del Liverpool. Una volta che la palla oltrepassava la linea di centrocampo bastava farla arrivare ai tre fenomeni in attacco. Cristiano Ronaldo è partito largo a sinistra, ma è bastato semplicemente che si spostasse al centro e giocasse il pallone con Benzema e James Rodríguez per confezionare l'1-0.
È tutto facile se il tuo rifinitore si chiama James Rodríguez e ad attaccare la profondità hai Cristiano Ronaldo. Lo "scavino" del colombiano e il gol di CR7 col pallone colpito sul passo lungo non sono ovviamente cose per tutti i giocatori del pianeta, ma l’immobilismo dei giocatori del Liverpool è un presupposto fondamentale. Anche in altre occasioni la passività del Liverpool è stata imbarazzante, la squadra di Rodgers non ha opposto alcuna resistenza, coi giocatori che si sono limitati a presidiare la propria zona senza andare in pressione o tagliare le linee di passaggio avversarie. Il corner sui cui sviluppi il Real Madrid segna il 2-0 nasce da una sovrapposizione interna di Marcelo, che circondato da cinque giocatori del Liverpool ha tutto il tempo di salire fino al limite dell’area e allargare palla a Cristiano Ronaldo.
Nemmeno in difesa il Madrid ha dovuto fare grossi sforzi: quando il Liverpool riusciva a uscire dal primo pressing la squadra di Ancelotti si schierava con due linee di quattro giocatori a togliere spazio ai Reds. L’idea del Liverpool di lanciare alle spalle della difesa madridista, confidando nei tagli di Sterling, è risultata del tutto inoffensiva. Senza campo da poter attaccare e con un atteggiamento prudente per non scoprire il fianco alle ripartenze del Real, l'unico sbocco della manovra era il tiro da fuori (vedi palo di Coutinho).
L'ingresso di Lallana nel secondo tempo ha aumentato la qualità nella circolazione di palla e di poco pure la pericolosità: partendo largo per poi accentrarsi e giocare tra le linee, Lallana poteva combinare con Sterling e Coutinho per creare più problemi ai difensori del Madrid di quanto non avesse fatto Balotelli. Tutta la manovra del Liverpool, anche nel secondo tempo, è passata comunque dal mezzo, al Real è bastato schermare la zona centrale col suo 4-4-2 per non correre pericoli e andare vicino al 4-0 in ripartenza.
Conclusione
Il Liverpool è stato una delusione per l'atteggiamento passivo e la scarsità di idee in attacco. L'ingresso di Lallana ha migliorato un po' le cose, ma bisogna comunque considerare che si era già sul 3-0: il Real aveva già la testa al Clásico e ha pensato più che altro a far scorrere i minuti senza sprecare troppe energie. Se manca l'aggressività e la transizione offensiva non è veloce il Liverpool diventa una squadra normale. In quest’ottica il passaggio del turno non è affatto scontato: Ludogorets e Basilea hanno già dimostrato di essere avversari tosti, se il Liverpool vorrà superarli in questo mini campionato in cui tutte e tre le squadre partono alla pari, il livello delle prestazioni deve assolutamente salire. Il rientro di Sturridge è fondamentale, ma non può bastare a mascherare i difetti di questa squadra, che fa davvero fatica a creare occasioni da gol e in Champions League, finora, ha segnato solo due volte.
Il Madrid ha vinto con troppa facilità per poter considerare questa partita un test credibile in vista del Barcellona. La squadra di Ancelotti è certamente in un buon momento di forma: dopo la sconfitta contro l'Atlético Madrid ha solo vinto e nelle ultime tre partite di Liga, contro Villarreal, Athletic Bilbao e Levante, ha fatto registrare un parziale di 12-0. Restano alcuni dubbi sulla manovra d'attacco, che tende ad affidarsi troppo alla qualità dei suoi fenomeni, e soprattutto sulla bontà delle transizioni difensive: l'ibrido 4-3-3/4-4-2 si presta a essere attaccato con una certa facilità sulle fasce, soprattutto se a presidiarle ci sono Isco e Marcelo da una parte e James Rodríguez dall'altra. Il Liverpool non è riuscito a mettere in evidenza questi difetti, il Barcellona ovviamente ha tutte le qualità per farlo.