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Fondamentali: Milan–Juventus
22 set 2014
I muscoli e la fantasia della Juventus hanno avuto la meglio sui tentativi di ripartenza del Milan, il valore della squadra di Allegri è fuori dal dubbio mentre per Inzaghi c'è bisogno ancora di tempo.
(articolo)
9 min
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Sono due squadre dal morale alto quelle che si incontrano nel big match della terza giornata di Serie A 2014/15. Entrambe a punteggio pieno dopo due partite di campionato, con la Juventus vincente anche nell’esordio in Champions League. Come contro Udinese e Malmö i bianconeri devono far fronte alle assenze per infortunio di Pirlo e Vidal, che però è tornato a disposizione di Allegri partendo dalla panchina. Per sostituire i due centrocampisti vengono confermati Marchisio nel ruolo di Pirlo al centro del centrocampo e l’argentino Pereyra in quello di Vidal da interno destro di centrocampo. Il modulo è il solito 3-5-2 con Pogba a completare il centrocampo, Asamoah largo a sinistra, Lichtsteiner largo a destra e Tevez-Llorente in attacco non in linea. Anche Inzaghi si trova alle prese con gli infortuni viste le assenze del portiere titolare Diego López e del difensore centrale brasiliano Alex. Il Milan quindi viene schierato con il 4-3-3 di inizio stagione con Zapata-Rami al centro della difesa, l’ormai consolidato centrocampo muscoli e corsa con De Jong dietro Muntari e Poli e il tridente d’attacco formato da El Shaarawy a sinistra, Honda a destra e Menez al centro dove tanto bene ha fatto contro il Parma nella veste di falso nove.

Le strategie con cui le due squadre vogliono affrontare la partita sono agli antipodi: la ricerca del possesso così da poter gestire la partita e pressing immediato e continuo in caso di perdita da parte della Juventus si scontra con il Milan chiuso, che non concede linee di passaggio facili e con la sua voglia di ripartire in velocità. Con queste due strategie in campo sembra chiaro che a farla da padrona sarà la squadra che meglio saprà interpretare le transizioni: da perdita del possesso a recupero del pallone per la Juve, rispetto a recupero del pallone a ripartenza per il Milan. Fin dai primi minuti si capisce subito che la Juventus è in grado di iniziare un pressing perfettamente organizzato nel momento stesso in cui la palla viene persa, uccidendo sul nascere ogni minima parvenza di ripartenza milanista.

Appena il Milan recupera palla si attiva il pressing bianconero volto a riprendersi subito il possesso rendendo inefficaci i tentativi di iniziare l’azione per il Milan. La transizione da perdita del pallone a inizio fase di recupero è immediata per la Juventus.

Devono passare 10 minuti per avere il primo lancio buono per lo scatto di Menez, che viene però subito controllato dalla difesa. Sono 10 minuti di entrate dure e gioco spezzettato in cui però la Juventus si mostra in controllo del campo. Il Milan non pressa, difende con due linee ravvicinate e con il centrocampo che segue a vista i sorvegliati speciali Pogba e Tevez con Poli e De Jong. Questa attenzione da parte del centrocampo Milanista rende difficili i dialoghi tra Pogba e Tevez, ma lascia spazi per gli scatti di Pereyra e soprattutto per Marchisio che è in grado di giocare il pallone con tranquillità. Llorente viene utilizzato per aiutare la fluidità della manovra più che per finalizzarla. Dall’altra parte bisogna aspettare il minuto 16 per avere il primo scatto di El Shaarawy su di un lancio di Muntari, con però Caceres che ferma subito l’italiano mandando la palla in calcio d’angolo. Si capisce quindi che questa sarà la giornata del giovane talento milanista.

L’assenza di un cervello a centrocampo non aiuta la strategia del Milan visto che non c’è nessuno in grado di gestire con un minimo di costrutto il pallone dando senso alla voglia di lanciare i propri attaccanti in velocità. Senza nessuno in grado di gestire il pallone, poi, la Juventus recupera sempre la sfera molto facilmente e facendo circolare il pallone con pazienza tesse la propria trama offensiva. Solo l’imprecisione nell’ultimo passaggio vieta ai bianconeri di trovare la porta di Abbiati. Il Milan sembra in grado di poter inventare qualcosa solo da calcio piazzato dove la fantasia di Inzaghi (e di Giovanni Vio, che Inzaghi ha voluto proprio per questo) si mostra in schemi elaborati che però non vanno a buon fine.

Menez è l’unico a dare un minimo di qualità in campo per il Milan, ma la formazione messa in campo da Inzaghi lo forza a prendere il pallone in zone troppo defilate o arretrate per poter incidere. Va bene “falso centravanti” ma la palla la riceve spesso da “vera ala sinistra”.

Al minuto 26 da un pallone recuperato a centrocampo da un anticipo di Zapata su Tevez nasce il lancio di Muntari preciso per la testa di Honda che taglia abilmente in area davanti a Chiellini. Buffon para per la disperazione del giapponese. La prima vera azione da gol della partita nasce un po’ per caso, ma rischia di costare caro alla Juventus nonostante il controllo totale nella gestione della partita. Zapata, l’autore dell’anticipo, si mostra in gran forma fermando subito dopo in scivolata una ripartenza bianconera e finendo per andare lui stesso al lancio per Menez, dopo uno scatto palla al piede, pochi minuti dopo. Il colombiano sembra voler prendere in mano la situazione saltando direttamente il centro del campo da dove il gioco non riesce a partire.

La Juventus continua a far circolare la palla per trovare il varco giusto, fin quando finalmente dai piedi di Tevez nasce la prima vera palla gol Juventina con un bellissimo passaggio a scavalcare la difesa dopo un secondo “di pausa” che permette a Pereyra di tagliare e riceve il pallone defilato. Il giovane argentino di prima rimette al centro sui piedi di Llorente che liberatosi di Muntari con lo stop non riesce però ad alzare il pallone alle spalle di Abbiati che salva tutto. L’azione è bellissima ed è solo la prima di varie offensive bianconere. La Juventus sembra ora fare sul serio. Pereyra impegna ancora Abbiati con un tiro da fuori area su assist di Llorente. Dal calcio d’angolo Marchisio riceve a centrocampo e lancia per un liberissimo Bonucci che colpisce però male. La difesa dell’azione da parte del Milan non è delle migliori con Abate che si dimentica di marcare il difensore Bianconero. Come non delle migliori è la gestione della pressione da parte di Menez su Marchisio al minuto 37 con l’italiano che viene lasciato solo a calciare la palla sul palo ad Abbiati battutto. Si fa perdonare Menez quando due minuti dopo scippa il pallone al macchinoso Chiellini involandosi verso la porta, poi però calcia addosso a Buffon non essendo riuscito a vedere compagni liberi.

È emblematico che le uniche azioni degne di nota del Milan siano nate da un anticipo di Zapata e da un errore di Chiellini e mai da una costruzione della manovra da parte della squadra. Il Milan non ha fiducia nelle proprie capacità di palleggio e va detto che non ne ha neanche le qualità. O forse non ha fiducia sapendo di non avere le qualità. Quando la palla finisce ai rossoneri il possesso non dura molto. O viene lanciata malamente in avanti o viene rubata rapidamente dalla Juventus. L’unico in grado di regalare qualche lampo di classe è Menez, nonostante tocchi troppi pochi palloni per poter incidere.

Capita l’impossibilità di costruire un dialogo tra Pogba e Tevez Allegri decide di chiedere al francese di avanzare il proprio raggio d’azione spostandosi però più a sinistra così da dare spazio a Tevez sulla trequarti. A beneficiarne è anche Pereyra che può tagliare in area partendo da lontano. In questo caso Pogba è addirittura più largo di Asamoah.

Passata l’ora di gioco Inzaghi sostituisce El Shaarawy con l’ex Atalanta Bonaventura sperando così di guadagnare un minimo di controllo sulla sinistra. Chi aumenta il livello della propria prestazione è invece Pogba che con il passare dei minuti mostra in modo sempre più evidente una differenza di esplosività che rende obsoleta la vecchia marcatura di Poli. Il francese sembra andare a velocità doppia rispetto al marcatore e quando vuole può giocare come preferisce il pallone. Questo avviene in perfetto stile Pogba quando regala alla partita un assist bellissimo dopo una “pausa” per permettere a Tevez di tagliare in area per chiudere il triangolo. L’argentino messo davanti alla porta non sbaglia e sigla lo 0-1. 4 gol in 4 partite per Tevez, ma gesto di rara bellezza da parte di Pogba.

Incassato il gol in Milan sembra voler reagire con ancora Menez che risulta chiaramente un gradino sopra i compagni di squadra. Per tecnica e movimenti parla un’altra lingua rispetto ai compagni che non sono in grado di supportarlo negli attacchi. Honda isolato a destra e con pochissimi palloni toccati non è di aiuto al francese e Bonaventura a sinistra non riesce mai a farsi vedere incidendo ancora meno rispetto al sostituito El Shaarawy. Con 15 minuti al termine i due allenatori intervengono con due cambi: l’entrata in campo di Vidal per l’ottimo Pereyra e l’esordio nel campionato italiano di Fernando Torres per Poli. Lascia quindi la partita uno dei migliori se non il migliore in campo, autore di giocate di energia e tecnica, motorino perpetuo che non ha fatto minimamente rimpiangere Vidal in campo. Per il Milan l’entrata di Torres significa il passaggio al 4-2-3-1 con Bonaventura-Menez-Honda dietro a Torres. Il cambio di modulo con tentativo incerto di pressing non porta alcun beneficio al Milan con la Juventus che esce tranquillamente dalla pressione avversaria portata in modo non coordinato.

L’esordio di Torres porta Inzaghi a cambiare il modulo nel 4-2-3-1. Modulo che durerà pochissimo.

Ormai la superiorità fisica di Pogba è straripante e il passaggio a soli due centrocampisti centrali non aiuta certo il Milan nel gestire il francese. Con l’uscita di Honda per Pazzini il Milan cambia ancora passando al 4-4-2 con Bonaventura e Menez larghi e Torres-Pazzini al centro. Ormai siamo agli esperimenti. La gara non ha più nulla da dare. Al minuto 86 Menez protesta per un presunto rigore, è l’ultimo vero momento di interesse di una partita che la Juve va a vincere in controllo come ha fatto per 90 minuti.

CONCLUSIONE

La Juventus ha eseguito in modo perfetto un pressing che si è rivelato troppo elaborato per l’inesistente manovra del Milan. Un Milan in grado di coprire gli spazi fa quindi bene solo una parte dei compiti non andando poi ad eseguire in modo neanche solo sufficiente la transizione offensiva. Il centrocampo muscoli e corsa è stato battutto facilmente da un centrocampo che ai muscoli e alla corsa unisce anche la tecnica e la fantasia. Il solo Menez davanti è stato gestito bene dai tre centrali bianconeri. Per il Milan da guardare con ottimismo solo la prova di Zapata che sembra decisamente superiore in quanto a brillantezza fisica e reattività ai compagni di reparto. Malissimo De Sciglio, impreciso e indeciso sembra non riuscire ad tirarsi fuori da una involuzione preoccupante. Insufficiente la partita di Honda: tolto il colpo di testa nel primo tempo, troppi pochi palloni toccati per un giocatore abituato ad incidere con il pallone e non certo con i movimenti (certo la posizione in campo non aiuta, non essendo il giapponese per natura un esterno). C’è da lavorare per Inzaghi sapendo però che non si incontra certo tutte le domeniche la squadra campione d’Italia e che quindi il Milan ha tempo per migliorare contro avversarie più semplici.

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