Con una forte reazione collettiva nella ripresa l’Atalanta ha ottenuto tre punti potenzialmente decisivi nel corso della sua stagione: non solo ha consolidato il quarto posto in campionato, ma è anche diventata definitivamente una seria pretendente nella corsa per lo scudetto. È stata una vittoria tutt'altro che scontata. Nonostante fosse visibilmente limitato dalle assenze di vari giocatori chiave, il Napoli ha comunque giocato a viso aperto e avuto la forza di rimontare lo svantaggio iniziale tra i due tempi. La "Dea", però, alla fine ha vinto meritatamente: se nella fase centrale del primo tempo ha sprecato diverse occasioni per raddoppiare, nel corso della ripresa ha avuto una buona lucidità in fase di possesso. Lo ha fatto affidandosi ai princìpi di gioco di Gasperini e alle qualità di alcuni leader tecnici, riuscendo a risolvere alcuni dei problemi sollevati dall’atteggiamento dal Napoli.
Il coraggio iniziale del Napoli
Sulla falsariga di quanto fatto da Gattuso nella semifinale d’andata della Coppa Italia a febbraio, Spalletti ha rinunciato al 4-2-3-1 in favore del 3-4-3: Di Lorenzo è stato schierato a destra nella difesa a tre, con Malcuit esterno e Lozano nel mezzo spazio destro; la catena sinistra invece era formata da Juan Jesus, Mário Rui ed Elmas.
Dall’altra parte, Gasperini ha invece effettuato un solo cambio rispetto alla trasferta contro la Juve con Palomino sul centrosinistra della difesa a tre al posto di Djimsiti. I moduli speculari delle due squadre hanno favorito una serie di accoppiamenti individuali nella fase di non possesso: utilizzando l’uomo come riferimento principale nel pressing, il Napoli ha cercato di esercitare il controllo della partita e imporre il suo gioco.
La volontà del Napoli di difendere in avanti è evidente dopo pochi secondi: Pessina guadagna un fallo su un tentativo di riaggressione dei padroni di casa e con le dita indica la loro difesa a tre a Gasperini.
Il pressing alto scattava sulle ricezioni di Musso o dei due braccetti dell'Atalanta, in modo da disturbare eventuali palle lunghe e l’attivazione delle catene laterali con cui la "Dea" avrebbe potuto risalire il campo: il gol di Malinovskyi al 6’ (e col primo tiro dell’Atalanta) ha complicato i piani dei partenopei, che però hanno mantenuto una buona efficacia nel recupero palla durante il primo quarto d’ora. La grande occasione per Lozano al minuto 12, che è stata anche la migliore degli azzurri, è nata proprio da una di queste situazioni, ma il messicano non è riuscito a sfruttare il bel cross basso di Mário Rui e indirizzare la palla verso la porta avversaria completamente sguarnita.
Nella fase di possesso, invece, il Napoli si divideva in due blocchi di movimento rispettivamente formati da 4 e 6 giocatori: ai primi era affidata la fase di costruzione, mentre ai secondi quella di definizione e finalizzazione. Lobotka era il mediano con compiti di regia, mentre Zieliński agiva maggiormente come incursore: l’obiettivo di Spalletti era svuotare il centrocampo per creare situazioni di attacco in campo aperto dopo aver attirato il pressing avversario, soprattutto per liberare Lozano a destra.
Nella prima foto si vedono i movimenti e compiti diversi dei due mediani del Napoli, mentre nella seconda c’è Mário Rui in una posizione interna (una costante in questo inizio di stagione).
Il Napoli è stato abbastanza attivo negli smarcamenti per disordinare la difesa dell'Atalanta (utilizzando appunto Mário Rui come falso terzino), ma - ad eccezione del gol di Mertens - non è riuscito a creare occasioni pericolose da queste situazioni o ad appoggiarsi con continuità sugli attaccanti: il belga è stato poco coinvolto nel gioco (ricevendo quasi sempre con l’avversario addosso) e anche l’apporto di Lozano nel tempo è progressivamente calato.
L’Atalanta guadagna il controllo della partita
Dopo una breve fase di adattamento, i bergamaschi hanno preso le misure al nuovo assetto tattico del Napoli: sfruttando i riferimenti individuali a tutto campo, la squadra di Gasperini è riuscita a pressare meglio (mettendo Lobotka in grande difficoltà). L'Atalanta aveva anche una risorsa in più quando invece era lei ad essere pressata: gli ospiti hanno spesso cercato Zapata per risalire il campo e grazie alle capacità spalle alla porta del colombiano questa si è rivelata spesso una carta vincente, soprattutto nella fase centrale del primo tempo in cui sono stati particolarmente pericolosi.
Zapata è forse nella migliore condizione psicofisica della sua carriera e in questa stagione ha ampiamente consolidato la sua leadership tecnica nel gioco dell’Atalanta: secondo i dati StatsBomb, Zapata ha ricevuto 9 passaggi progressivi contro il Napoli ed effettuato 4 passaggi chiave (tra cui un assist), entrambi dati record nella partita.
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Inizialmente i compagni provavano a servirlo solo alzando la palla o lanciandolo in profondità, ma col passare dei minuti hanno acquisito maggiore sicurezza nel gioco palla a terra e sono riusciti ad arrivare dal loro centravanti dopo aver eluso il pressing del Napoli: nell’azione sopra, per esempio, l’Atalanta si è appoggiata a Zapata per sfruttare lo spazio creato dalla catena laterale di sinistra mettendo in difficoltà Di Lorenzo e Malcuit con alcune rotazioni esterne. All’ottima prestazione dell'attaccante colombiano è mancato solo il gol, a cui è andato vicino con la bella torsione aerea e il palo al 52’ che ha avviato il lungo forcing atalantino nel secondo tempo.
È stata la fase che ha deciso la partita. Il vantaggio del Napoli a inizio ripresa ha permesso alla squadra di Spalletti di abbassare il proprio baricentro e difendersi con un 5-2-3: in teoria avrebbe avuto più spazio da attaccare una volta recuperata la palla, ma in realtà ha facilitato la riaggressione avversaria per lunghi tratti della ripresa.
L’impatto dei cambi offensivi è stato un altro fattore a favore della squadra di Gasperini: con gli ingressi di Hateboer e Iličić rispettivamente al posto di Zappacosta e Pessina, la catena destra della Dea ha acquisito maggiore qualità e fluidità nelle rotazioni offensive. A beneficiarne è stato Tolói (autore di 3 passaggi chiave), che nei minuti precedenti aveva servito uno splendido assist per Demiral (bravo a farsi perdonare il grave errore in marcatura sul gol di Mertens) e ha iniziato ad accompagnare le azioni offensive con maggiore regolarità.
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Il gol decisivo di Freuler è nato proprio da una bella combinazione in velocità tra Tolói, Hateboer e Iličić.
Con questa vittoria l’Atalanta rimane imbattuta in trasferta e si porta a soli due punti di distanza dal Napoli: i nerazzurri non perdono in campionato dal 3 ottobre col Milan, hanno recuperato quasi tutti gli infortunati e si accingono a disputare l’ultima partita del girone di Champions col Villarreal per assicurarsi la terza qualificazione agli ottavi di finale nelle ultime tre edizioni.
Per il Napoli invece si tratta di un brusco stop che lo fa scivolare al terzo posto in classifica: le assenze pesano, a maggior ragione con la delicatissima sfida di Europa League in programma contro il Leicester giovedì, ma Spalletti proverà a ripartire dal buon avvio di gara delle seconde linee e la speranza di poter recuperare almeno Fabián Ruiz e Insigne.
Al netto delle difficoltà, entrambe, comunque, hanno dimostrato perché si giocheranno il campionato fino all'ultimo.