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Fondamentali: PSG - Marseille
11 nov 2014
Parigi e Marsiglia si contendono il primato in classifica di Francia con due filosofie societarie e tattiche completamente opposte.
(articolo)
8 min
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PREMESSA

Sembrava che la Ligue 1 dovesse essere una cavalcata trionfale per il PSG: troppo più forte di tutti e, al contempo, il livello del campionato troppo inferiore a quello dei parigini, votati inevitabilmente a una dimensione europea, col passatempo del torneo nazionale.

E invece si giunge alla tredicesima giornata col PSG indietro di quattro punti rispetto all’Olympique Marseille di Marcelo Bielsa e lo scontro diretto al Parco dei Principi assume parecchia importanza per la squadra di Laurent Blanc. I parigini non hanno mai perso, ma nelle prime dodici partite del campionato hanno collezionato ben 6 pareggi. L’OM, invece, nonostante le lamentele di Bielsa per il mancato acquisto dei giocatori presenti nella sua “lista della spesa”, viaggia spedito a 9 vittorie, 1 pareggio e 2 sconfitte e miglior attacco del campionato.

Un’immagine che ha fatto il giro del mondo: la responsabile della comunicazione dell’OM disperata mentre Bielsa attacca il Presidente del club reo di non avere acquistato nessuno dei giocatori richiesti dal tecnico, mancando, a dire dell’allenatore argentino, alle promesse iniziali.

IN CAMPO

La striminzita rosa di giocatori a disposizione di Bielsa è ridotta di tre unità per l’assenza di tre titolari: il difensore Jeremy Morel, il difensore/centrocampista Alaixys Romao e l’esterno sinistro Andrè Ayew. Mancando due dei tre difensori titolari del personalissimo 3-3-3-1 (Morel e Romao), l’allenatore argentino schiera il suo OM con il 4-2-3-1, l’altro sistema di gioco messo in mostra nelle prime dodici partite di campionato. Al centro della difesa Fanni fa coppia con N’Koulou e in mezzo al campo Giannetti Imbula è affiancato dal ventunenne Mario Lemina. In attacco Alessandrini sostituisce Ayew e si schiera a destra, con Thauvin spostato a sinistra, nella posizione del ghanese.

Il PSG gioca col suo consueto 4-3-3, con Verratti in posizione di mediano e Javier Pastore interno destro. In attacco Lucas Moura e Lavezzi ai lati del centravanti Cavani.

LA PRESSIONE DI BIELSA

I primi 10 minuti del match mettono in mostra in maniera esplicita le intenzioni tattiche della squadra di Bielsa, piuttosto prevedibili conoscendo il calcio dell’allenatore e avendo osservato le precedenti partite dell’OM. I marsigliesi portano una pressione alta e a tutto campo sui giocatori del PSG. Come consuetudine Bielsa disegna duelli individuali che la sua squadra persegue con estremo rigore: pochi gli scambi di marcature e molto accentuati gli sconfinamenti dalle presunte zone di competenza per seguire ad uomo il proprio avversario.

La pressione alta dell’OM.

L’idea è quella di sabotare il palleggio del PSG a partire dalle prime fasi della manovra. Le contrapposizioni individuali disegnate da Bielsa vedono Gignac sui due centrali, Payet su Verratti, i due esterni offensivi, Alessandrini e Thauvin sui terzini del PSG, Lemina su Matuidi, Imbula su Pastore, i due terzini sugli esterni offensivi dei parigini e Cavani marcato dai due centrali.

La pressione dell’OM si spinge fin dentro l’area di rigore del PSG, ma Verratti non ha paura a infilarsi palla al piede tra due giocatori dell’OM e spezzare la pressione avversaria.

La strategia paga dividendi elevati nei primi 10 minuti del match, in cui la pressione alta dell’OM mette in difficoltà il PSG, scesi in campo inspiegabilmente impreparati a gestire il ritmo e le intenzioni tattiche della capolista: semplicemente la squadra di Bielsa è più intensa di quella di Blanc, ruba palla e parte con manovre dirette verso la porta di Sirigu. Nei primi 600 secondi l’OM tira in porta 5 volte, senza concedere una conclusione a rete al PSG, colpisce la traversa con Gignac e sembra padrona del Parco dei Principi.

Inizialmente in fase di non possesso palla il PSG si abbassa e aspetta l’OM nella propria metà campo e anche in questa fase di gioco la squadra di Bielsa sembra trovarsi più a proprio agio di quella di Blanc.

Nella fasi iniziali della manovra il Marsiglia alza i due terzini e sfrutta con efficacia la superiorità numerica tra i due centrali e Imbula contro Cavani e Pastore, approfittando anche della capacità del mediano di superare palla al piede in suo marcatore. Se Imbula rimane basso ad iniziare la manovra, Lemina si alza con costanza sulla linea dei trequartisti, con Payet che fa il movimento opposto andando incontro al pallone. Si crea lo spazio per le ricezioni interne di Thauvin e Alessandrini, mentre l’ampiezza è garantita da Dja Djedjè e Mendy. La soluzione diretta verso Gignac presenta una certa efficacia per la buona prestazione del centravanti nella gestione del pallone lungo.

Lemina si alza facendosi seguire da Matuidi. Payet si abbassa costringendo Verratti ad uscire fuori dalla sua posizione.

LE CONTROMOSSE DEL PSG

La partita migliora per il PSG quando Verratti inizia ad abbassarsi tra i due centrali per cominciare la manovra e sfuggire in qualche modo alla pressione asfissiante degli avversari. In realtà il PSG non riesce comunque a costruire un gioco palleggiato per risalire il campo e giungere nell’ultimo terzo, perché gli appoggi avanzati alla linea Thiago Silva-Verratti-David Luiz sono sempre tutti strettamente marcati; tuttavia, sfruttando la superiorità numerica contro la pressione di un efficacissimo Gignac e di Payet, il PSG riesce a liberare uno dei tre iniziatori della manovra che generalmente sceglie la soluzione lunga verso il reparto avanzato.

Il 3 vs 2 del PSG in zona arretrata. E tutti e 3, se liberati, hanno la capacità di giocare proficuamente la palla lunga.

A concorrere al riequilibrio della partita, le prestazioni individuali di Aurier e Lucas Moura. Il primo si alza con continuità e profitto sulla fascia di competenza, costringendo Thauvin a giocare su 100 metri di campo sfiancandosi; il secondo sfrutta le proprie abilità per sfuggire in dribbling al proprio marcatore Mendy, utilizzando quindi uno strumento tattico utilissimo contro una squadra con marcature fortemente individualizzate e poche coperture reciproche.

Mendy segue alto il proprio uomo, Thauvin si abbassa profondamente per coprire su Aurier: non è previsto alcun cambio di marcatura

I lanci lunghi dalla linea arretrata e le percussioni individuali riescono in qualche maniera a eludere il problema posto alla costruzione della manovra del PSG dalla pressione dell’OM: la squadra di Bielsa viene allungata e l’azione dei marsigliesi deve cominciare da posizione più bassa. A questo si aggiunge una pressione maggiormente elevata su pallone degli uomini di Blanc: la partita diviene maggiormente combattuta ed equilibrata: alla maggiore organizzazione complessiva dell’OM, fa fronte la qualità decisamente superiore dei parigini.

https://www.dailymotion.com/video/x29qonv_paris-saint-germain-olympique-de-marseille-2-0-resume-psg-om-2014-15_sport

Non certo casualmente il gol di Lucas Moura nasce dall’azione tipica giocata dal PSG: lancio lungo di Thiago Silva in uscita dalla pressione verso uno dei tre attaccanti (min. 01:05)

Nonostante le contromisure adottate dal PSG, la pressione dell’OM, oltre a costringere i parigini a giocare essenzialmente lungo, continua anche dopo il gol subito a generare recuperi palla in zona avanzatissime per i marsigliesi. Le due migliori occasioni della partita nascono proprio da palle perse dalla squadra di Blanc in posizione arretrata.

Dja Djediè va in pressione altissima sul suo uomo, Lavezzi. Gli appoggi sopra la linea del pallone sono tutti marcati e su Verratti c’è Payet. Dja Djedje’ recupera palla.

La palla giunge a Payet che con tutta la porta davanti a sé non si fida del suo sinistro, rientra sul destro e non riesce nemmeno a tirare. Un esempio della differente qualità tra le due squadre in campo.

Ancora una dimostrazione di come l’organizzazione dell’OM costruisca occasioni da gol e una certa carenza di qualità a livelli elevati, le vanifichi: l’OM ruba palla sul giro palla difensiva del PSG, creando una situazione di 2 contro 1 pericolosissima. Il pur ottimo Gignac, invece di servire Thauvin, cerca un complicato pallonetto che Sirigu blocca senza problemi.

Nel secondo tempo il PSG si abbassa e aspetta l’OM nella propria metà campo, ripartendo poi con strappi improvvisi, specialmente DI Lucas Moura. L’OM prova in tutte le maniere a mettere in difficoltà i parigini e hanno il grandissimo merito di tenere aperta la partita fino a 5 minuti dalla fine. Paga le assenze e la rosa cortissima: al posto dello stremato Thauvin entra il giovane centravanti belga Batshuayi, con Gignac spostato innaturalmente a destra per l’assenza di un altro esterno offensivo; Lemina è sostituito dal trequartista Barrada, con l’altro trequartista Payet spostato in mezzo al campo per mancanza di centrocampisti di ruolo. Notevoli in particolare i 7 minuti compresi tra l’espulsione di Imbula e il gol del 2-20 di Cavani, in cui l’OM, senza un centrocampista in campo, mette alle corde il PSG. Per tutto il secondo tempo è’ però la squadra di Blanc ad andare più vicina in ripartenza al raddoppio di quanto l’OM al pareggio. Finisce 2-0, con il PSG che si avvicina alla vetta della classifica ancora occupata dalla squadra di Bielsa.

CONCLUSIONI

I primi dieci minuti della partita hanno visto un OM dominante al Parco dei Principi. Successivamente la partita è stata abbastanza equilibrata, sebbene le scelte di Bielsa abbiano forzato il PSG a giocare un calcio abbastanza inusuale per i parigini, molto diretto, verticale e pieno di lanci lunghi. Il disegno tattico della partita è stato più appannaggio di Bielsa che di Blanc, che si è dovuto adattare. E’ però emersa la differenza complessiva delle rose a disposizione dei due allenatori, sia in termini di qualità che di quantità. Se vorrà concorrere fino all’ultimo per un titolo che avrebbe quasi del miracoloso la squadra di Bielsa sarà costretta a giocare sempre con il piede sull’acceleratore senza concedersi alcuna pausa e sperare di avere sempre i migliori giocatori a disposizione. Dall’altro lato della barricata, in una squadra che ha in campo Cavani, Lucas, Lavezzi e Pastore (per limitarci al reparto offensivo) è abbastanza deprimente che si aspetti Ibra come il salvatore della patria, specie all’interno del campionato francese. Le difficoltà mostrate in Ligue 1 in quest’inizio di stagione provano che la squadra gioca più sulle qualità dei singoli che su una chiara organizzazione di gioco. Se in patria ciò probabilmente basterà, non è certo sufficiente per la Champions League, torneo per il quale il PSG è stato costruito.

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