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Fondamentali: Roma Juventus 1-2
13 gen 2020
13 gen 2020
Una partita che ha mostrato i limiti di entrambe le squadre.
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Il 2020 di Roma e Juventus è cominciato in maniera opposta: i giallorossi (che avevano terminato l’anno passato vincendo 4-1 a Firenze al termine di una prestazione estremamente convincente) sono stati battuti in casa dal Torino, evidenziando squilibri difensivi che parevano ormai risolti; i bianconeri invece hanno battuto 4-0 allo Stadium il Cagliari, giocando forse per la prima volta in stagione una partita in cui per tutti i 90 minuti hanno avuto il dominio territoriale e del possesso con fasi asfissianti di riaggressione alta.

E la Juventus ha cominciato il match con la Roma sulla falsariga della partita della settimana scorsa, provando ad aggredire in avanti la squadra di Fonseca. Come di consueto, nel 4-3-1-2 dei bianconeri i due attaccanti si sono orientati sui due centrali avversari, mentre il trequartista, Ramsey, scelto per la seconda volta consecutiva tra gli undici titolari alle spalle di Ronaldo e Dybala, ha avuto il compito di portare pressione sul centrocampista basso avversario.

Alle loro spalle, partendo da una posizione stretta in mezzo al campo, i tre centrocampisti dovevano scivolare orizzontalmente sulle uscite del pallone dalla difesa della Roma verso l’esterno.


Ramsey su Diawara, i due attaccanti sui centrali della Roma. La palla passa da Mancini a Florenzi, il centrocampo della Juve scivola, con Matuidi su Florenzi e Pjanic che si alza su Pellegrini.



Il pressing della Juventus ha pagato dividendi altissimi nei primi 10 minuti di gioco: la punizione da cui è nato il gol di Demiral ha avuto origine da un recupero alto del pallone dei bianconeri; mentre il rigore procurato da Dybala ha sfruttato il pressing offensivo della Juventus su una rimessa dal fondo.

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Pau Lopez gioca il pallone su Veretout e la Roma è in superiorità numerica: 5 giocatori sono in zona palla, contro i soli Ronaldo e Dybala. Ramsey è ancora lontano. Veretout riceve il pallone, si apre sul destro proteggendo il pallone dalla pressione di Ramsey, ma scoprendolo a quella sul lato cieco di Dybala. Non è la prima volta che il francese mostra difficoltà a ricevere spalle alla porta. Anche la posizione di Diawara, troppo vicino e sulla stessa linea di Veretout, non ha aiutato il francese.



Massimizzato il risultato degli sforzi di pressing nei primi 10 minuti, la Juventus ha cercato di proseguire con la propria strategia aggressiva nel recupero palla ma, progressivamente, la Roma è riuscita a risalire il campo tagliando fuori gli uomini più avanzati della formazione di Sarri grazie a una buona circolazione bassa del pallone.

Fonseca ha fatto largo uso della fluidità del suo schieramento per eludere il pressing avversario. Ha usato ampiamente la salida lavolpiana, che disegnava un rombo di costruzione (con Diawara che più frequentemente di Veretout si abbassava tra i centrali) con lo scopo di creare superiorità posizionale mettendo Ramsey in mezzo tra i vertici del rombo. I due terzini invece si alzavano per occupare l’ampiezza, mentre Pellegrini, Perotti e Zaniolo disegnavano un’altra linea di ricezione interna più avanzata rispetto al rombo arretrato.

La buona qualità dell’impostazione bassa giallorossa non è però stata l’unica causa della progressiva perdita di efficacia del pressing della Juventus. I bianconeri hanno infatti avuto parecchie difficoltà a portare il proprio possesso palla nella metà campo avversaria e a instaurare di conseguenza il dominio territoriale necessario a giocare efficaci fasi di riaggressione e a tenere corta la squadra e alta la linea difensiva.

Gran parte del merito dell’incapacità della squadra di Sarri di alzare il baricentro del proprio palleggio va attribuito alla strategia di pressing scelta da Fonseca e dalla sua buona applicazione sul terreno di gioco.

Cosa funziona della Roma di Fonseca
La Roma occupa la nona posizione nella graduatoria del PPDA e solamente la dodicesima in quella dei recuperi offensivi. Non è, quindi, una squadra che necessariamente applica un pressing aggressivo, ma sceglie di volta in volta la strategia mirata alle proprie esigenze.

Contro la Juventus, Paulo Fonseca ha optato per un pressing offensivo orientato a proteggere il centro del campo, la zona del terreno di gioco che la Juventus vuole utilizzare per sviluppare il proprio gioco, indirizzando la manovra bianconera verso l’indesiderata zona esterna. Nel primo tempo la Roma, partendo dal 4-2-3-1 in fase di non possesso palla, ha pressato la Juventus con Dzeko tra i due centrali e Pellegrini nella zona di Pjanic.

Il centravanti giallorosso ha provato a orientare il primo passaggio dei centrali bianconeri verso i terzini, mentre Pellegrini è stato pronto ad alzarsi in occasione della trasmissione del pallone tra un centrale e l’altro della Juventus, sostituito nel controllo di Pjanic dalla scalata in avanti di Veretout.

L’obiettivo del pressing della Roma era quello di far arrivare il pallone a Cuadrado o Alex Sandro e quindi di pressare il terzino bianconero con un angolo tale da coprire il centro, peraltro già protetto dalle coperture dei compagni di squadra. Il lavoro dei giallorossi è stato piuttosto preciso e ha sporcato la risalita del pallone dei bianconeri, costretti spesso a cercare uscite troppo dirette lungo la fascia che non hanno consentito a gli uomini di Sarri di rimanere compatti come quando la risalita prende le consuete vie centrali.

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Sulla palla che viaggia tra De Ligt e Bonucci , Pellegrini si alza sul centrale bianconero che può solo scaricare su Alex Sandro. Zaniolo va in pressione sul terzino brasiliano con un angolo che “invita” Alex Sandro a giocare il pallone lungo la linea laterale. Nell’occasione specifica la Juve riesce a risalire il campo, ma si allunga e perde compattezza.



Costretta dal pressing giallorosso a palleggiare bassa o a verticalizzare troppo velocemente, la Juventus non è riuscita a consolidare il possesso palla nella metà campo avversaria. La conseguenze più negative è stata l’impossibilità di riaggredire gli avversari immediatamente dopo la perdita del possesso e di organizzare con continuità un efficace pressing capace di sporcare la risalita del campo della Roma.

Tuttavia, nonostante le difficoltà ad alzare in maniera compatta la squadra, nel primo tempo la Juventus è riuscita a prevalere nel possesso palla (53,5% nei primi 45 minuti). Nel secondo, però, Fonseca ha leggermente modificato, in senso ancor più offensivo, il proprio pressing, tenendo Pellegrini fisso sulla stessa linea di Dzeko e alzando costantemente Veretout su Pjanic.

Ciò ha reso ancora più scomoda la risalita compatta del campo da parte della Juventus che ha perso anche il controllo del pallone (40.9% di possesso nel secondo tempo) e ha ulteriormente abbassato il baricentro della squadra che, a fine partita, è stato il più basso (39.3m) registrato dai bianconeri in questo campionato.


Il pressing offensivo della Roma nel secondo tempo, con Pellegrini accanto a Dzeko a comporre subito la parità numerica coi centrali bianconeri e Veretout alto su Pjanic.



Constatate le difficoltà dei suoi uomini, a circa 20 minuti dal termine, Maurizio Sarri ha rinunciato alla volontà di difendere in avanti pressando l’impostazione bassa giallorossa ed è passato, con l’ingresso di Danilo ed Higuain e l’avanzamento di Cuadrado, al 4-3-3.

L’obiettivo a quel punto era difendere posizionalmente l’ampiezza, riuscendo a contenere abbastanza agevolmente i tentativi di rimonta degli uomini di Fonseca.

Cosa non funziona nella Roma di Fonseca
Nonostante il predominio tattico, la partita della Roma non è stata certo priva di problemi, al di là degli errori individuali che le sono costati entrambi i gol. La gestione delle transizioni difensive e, più in generale, la difesa negli spazi ampi che Fonseca ricerca costantemente tenendo alta la difesa, ha mostrato (ancora una volta, come era già successo nella partita con il Torino) pecche evidenti.

Nonostante l’ottima prova di Diawara in fase di transizione difensiva – 9 palle recuperate di cui 8 nella metà campo avversaria – e la buona gestione dei duelli individuali da parte di Mancini, troppo spesso la Roma si è trovata in inferiorità numerica in campo aperto, che solo le imprecisioni piuttosto grossolane della Juventus non hanno tramutato in chiare occasioni da gol per i bianconeri.

Me è soprattutto in fase di possesso palla che la Roma ha trovato difficoltà, mostrando quasi nessuna alternativa ai cross che sono piovuti in gran quantità verso l’area di rigore della Juventus. La squadra di Fonseca ha crossato ben 46 volte, più del doppio di quelli che mediamente effettua in campionato (22), trovando difficoltà, nonostante uno schieramento offensivo votato alle ricezioni alle spalle del centrocampo avversario, a giocare il pallone tra le linee.

In quest’ottica è possibile che i giallorossi abbiano sofferto l’uscita dal campo per infortunio di Zaniolo, sostituito da Ünder, un giocatore meno incline a giocare nei mezzi spazi e più orientato a ricevere il pallone sulla linea laterale. Più in generale, la squadra di Fonseca ha preferito orientare l’impostazione bassa verso l’esterno, non riuscendo quasi mai a riportare la palla verso il centro del campo dopo avere utilizzato le fasce per superare il pressing bianconero. Invece che tentare più difficoltosi, ma forse più redditizi, passaggi diagonali verso le zone interne, la Roma ha insistito nel gioco sull’esterno, provando più volte gli inserimenti dei trequartisti alle spalle dei terzini bianconeri, alti in pressione.

Le scelte offensive della Roma, in parte condizionate dall’atteggiamento tattico dei bianconeri, sono state ben controllate dalla buona prestazione della fase di difesa posizionale della squadra di Sarri.


Ramsey scherma il passaggio tra vertice basso e vertice alto e i tre centrocampisti della Juventus proteggono il centro. La Roma esce agevolmente dalla pressione con un passaggio da Mancini verso Florenzi ma da lì in poi le cose diventano più difficoltose.



Cosa funziona e cosa non funziona nella Juventus
Con la graduale perdita di efficacia del pressing della Juventus e il contestuale abbassamento del baricentro, per i bianconeri sono aumentate a dismisura le fasi di difesa posizionale.

In questo campionato la squadra di Sarri ha spesso sofferto le situazioni in cui, costretta a difendere bassa dallo scarso successo del pressing, ha dovuto fronteggiare staticamente nella propria metà campo gli avversari. La maggior parte dei problemi in tali fasi di gioco è attribuibile a una scadente pressione sul pallone, figlia forse di un adattamento al sistema a zona pura di Maurizio Sarri ancora incompleto. Così, preoccupati di operare i giusti movimenti e le giuste scalate, i bianconeri hanno troppe volte dato l’impressione di “pensare troppo” a scapito di una naturale aggressività sul portatore di palla con conseguenza deleterie su tutto il sistema difensivo.

Contro la Roma la fase di difesa posizionale ha, viceversa, funzionato piuttosto bene, grazie soprattutto alla maggiore pressione sul pallone operata dai giocatori bianconeri.

I centrocampisti, spesso in ritardo negli scivolamenti orizzontali o nelle scalate in avanti in occasione del pressing, hanno collaborato bene coi terzini nel difendere bassi sulle combinazioni esterne degli avversari. Pjanic ha ben coperto gli scivolamenti verso l’esterno dei centrali in occasione delle palle giocate dagli uomini di Fonseca alle spalle dei terzini bianconeri, e il centro dell’area è stato ottimamente protetto dalla gestione dell’area piccola di Szczęsny e dall’ottima prestazione di De Ligt, schierato sul centro destra da Sarri dopo l’infortunio di Demiral.

L’olandese ha recuperato 9 palloni (record della sua squadra nonostante i minori minuti giocati), ne ha intercettati 13 e ha vinto 6 dei 7 duelli difensivi giocati. La buona prestazione della difesa della Juventus ha consentito ai bianconeri di capitalizzare i due gol segnati nei primi dieci minuti di match e di portare a casa i 3 punti che regalano il platonico titolo di campione d’inverno alla squadra di Maurizio Sarri.

In definitiva, anche se il contesto tattico si è progressivamente evoluto verso quanto previsto da Paulo Fonseca con la propria scelta di pressare alto la Juventus, la Roma ha perso la partita pagando a caro prezzo, non solo gli errori individuali in occasione dei gol subiti ma anche la carente brillantezza offensiva.

L’eccesso di cross di cui abbiamo parlato tradisce difficoltà a utilizzare la zona tra le linee e una pulizia tecnica nell’ultimo terzo di campo insufficiente a scardinare una buona difesa posizionale. I pochi tiri prodotti dalla Juventus (5, di cui solo 3 su azione) non devono inoltre far dimenticare alcuni squilibri difensivi della squadra di Fonseca, che i suoi avversari non sono riusciti a sfruttare.

Dall’altro lato del campo, Maurizio Sarri si aspettava probabilmente una prestazione in continuità con quella della settimana precedente, ma due gol nei primi dieci minuti la sua squadra ha perso progressivamente le distanze e i tempi del pressing, reso sempre più difficoltoso dal baricentro basso.

Per via dell’ottimo lavoro del pressing romanista, la Juventus non è riuscita quasi mai a consolidare il possesso nella metà campo offensiva, allungandosi di conseguenza e non riuscendo a giocare le fasi di riaggressione viste contro il Cagliari. Gli uomini di Sarri sono riusciti a compensare giocando una buona fase di difesa posizionale, ma questa non può essere la soluzione di continuità con cui colmare l’incostanza del rendimento nel pressing e le difficoltà nell’alzare il baricentro del possesso.

Un problema che si riproporrà contro quelle squadre che contrasteranno aggressivamente l’impostazione bassa dei bianconeri e a cui vanno trovate soluzioni più coerenti con le idee del tecnico toscano.

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