C’è stato un momento, neanche troppo lontano, in cui schierare un difensore centrale da terzino era la normalità. Nella finale di Manchester tra Milan e Juventus, il culmine dell’epoca d’oro del calcio italiano, i laterali delle due difese a quattro erano da una parte Khaladze e Costacurta, dall’altra Montero e Thuram. Per la partita più importante della propria carriera, Ancelotti e Lippi, prima di preoccuparsi della spinta, sulle fasce si affidavano a difensori centrali dalle eccellenti doti in marcatura – Thuram, per quanto abbia trascorso gran parte della propria carriera da terzino, al Monaco giocava da centrale di una difesa a quattro e a Parma da terzo di destra. Sempre Ancelotti, nel 2005/06 avrebbe dirottato Jaap Stam, al suo ultimo anno in Italia, sulla fascia destra della difesa del Milan, dopo una vita passata nel cuore della difesa.
L’evoluzione del ruolo di terzino nel calcio moderno ci fa sembrare remote quelle soluzioni. Oggi, semmai, siamo abituati al contrario: tanti terzini si ritrovano ad agire da centrali, spesso di difese a tre, soprattutto in questo periodo in cui i passaggi da un modulo all’altro sono così diffusi: Danilo nella Juventus, Walker nel Manchester City, Pavard nel Bayern Monaco, sono solo alcuni esempi di terzini che sì non devono spingere, ma agendo come terzi di difesa e non come terzini bloccati. C’è poca continuità, in definitiva, con i centrali dirottati in fascia, e se si guarda al loro modo di difendere – al bagaglio di soluzioni con cui lo fanno, cioè – non ci sono le caratteristiche tradizionali dei centrali convertiti in terzini: più che la tecnica difensiva, fa la differenza il loro atletismo, fondamentale per tamponare in avanti le transizioni, correggere squilibri con corse all’indietro, e imporsi nell’uno contro uno dopo essere tornati a quattro.
Nella Comunità Valenciana, però, qualcuno sembra intenzionato a restaurare il filone più classico dei terzini bloccati. Juan Foyth, argentino classe 1998 che in cuor suo dice di sentirsi un centrale, ma che per necessità gioca da terzino destro, in questa Champions League è stato uno dei migliori nel ruolo. Delle quattro semifinaliste, ma il discorso si potrebbe allargare anche alle altre squadre eliminate nei turni precedenti, è l’unico a non interpretare il ruolo in maniera ibrida, pronto a trasformarsi in un terzo di destra, o moderna, con compiti da trequartista. Foyth nel Villarreal gioca da terzino puro in una difesa a quattro e, per quanto atletico, deve il suo successo proprio alla sua capacità di difendere.
Un centrale con fiducia in sé stesso, forse troppa
La storia di Foyth è particolare, perché nonostante abbia completato tutta la trafila dalle giovanili dell’Estudiantes fino alla prima squadra, la sua carriera da professionista si è svolta tutta in Europa. Dopo aver esordito a 18 anni in campionato, grazie all’ex interista Nelson Vivas, viene acquistato dal Tottenham, che investe su di lui quasi 13 milioni di euro, una cifra notevole per un teenager con così poche partite, un difensore per giunta, posizione in cui l’esperienza gioca un ruolo fondamentale.
I capelli chiari, gli occhi azzurri e la carnagione pallida tradiscono le origini polacche di Foyth, il cui cognome originale era Fojt, poi modificato per errore dagli uffici dell’anagrafe al momento dell’arrivo dei suoi nonni in Argentina, un classico delle storie di immigrazione. Il ragazzo di La Plata nelle giovanili dell’Estudiantes cambia più volte ruolo, ma, in un certo senso, è proprio grazie ai nonni e ai genitori se dentro di sé sa già di dover diventare un difensore: «Ho iniziato da enganche o da mezzala destra, però mi è piaciuto sempre difendere, per via dei duelli e della marcatura. Sapevo che per l’altezza dei miei familiari sarei arrivato oltre il metro e ottantacinque e quindi avrei finito per giocare da centrale. Quando mi hanno detto che avrei giocato in quella posizione, l’ho assimilato rapidamente».
A vederlo giocare, si intuisce come mai Pochettino, all’epoca alla guida degli Spurs, abbia deciso di investire con decisione su di lui. Dotato di fisico e velocità, regge bene gli uno contro uno e col pallone ha una tecnica ben al di sopra della media dei difensori. Foyth ha grandi qualità e ne è anche troppo consapevole, e forse è per questo – per l’eccessiva fiducia nei propri mezzi – che oggi gioca da terzino. Al Tottenham infatti alterna grandi prestazioni a partite maldestre. All’esordio dal primo minuto contro il Wolverhampton, a novembre 2018, regala nel giro di dieci minuti due rigori agli avversari. Non si tratta di concentrazione, ma di errori legati alle sue caratteristiche, che invece da terzino si dimostreranno un assoluto punto di forza: sul primo rigore, affonda leggermente in ritardo il tackle, ma l’arbitro sembra troppo severo; sul secondo, l’avversario lo punta verso il fondo, lui prova ad aiutarsi con le braccia, quello cade e l’arbitro fischia un altro penalty generoso. I tifosi del Tottenham, poi, ricorderanno di certo un suo scabroso derby contro l’Arsenal a dicembre di quello stesso anno, in cui sul punteggio di parità sbaglia un controllo e regala ai "Gunners" il pallone del 3-2.
Al di là dell’irruenza in area, ciò che si nota sono gli errori con la palla. Foyth ha davvero una tecnica da centrocampista, non si tratta solo di passare bene o di condurre: delle volte esce dalla pressione grazie a finte di corpo elaborate o a protezioni palla. La fiducia cieca nella propria tecnica, però, lo ha portato a sbagliare in zone di campo cruciali dove se sbagli non c’è protezione. È successo anche in Nazionale: in un’amichevole contro il Brasile, un suo sciagurato tentativo di dribbling con la suola sul limite dell’area ha costretto Paredes a commettere fallo da rigore su Gabriel Jesus. Non è stato comunque il suo momento peggiore con la maglia dell’Argentina: lo scorso giugno, in una delle ultime partite prima della Copa America, Foyth è entrato nel secondo tempo della sfida con la Colombia, valida per la qualificazione a Qatar 2022. Scaloni lo schiera da centrale in una difesa a tre e all’ultimo minuto di recupero, con la squadra in vantaggio per 2-1, Foyth prova ad uscire palla al piede dalla difesa, ma regala malamente il possesso: cross di Cuadrado e l’attaccante colombiano Borja firma il 2-2. Qualche giorno dopo Scaloni consegna la lista per la Copa e Foyth, che aveva sempre fatto parte delle convocazioni e aveva da poco vinto l’Europa League col Villarreal, non c’è. L’eccesso di sicurezza gli è costato un posto in uno dei trionfi più sentiti della storia dell’Argentina.
Gli errori banali, così inaccettabili per un difensore con quel talento, sono uno dei motivi per cui Mourinho decide di sbarazzarsene nell’estate del 2020. A prenderlo, in prestito con diritto di riscatto, è il Villarreal del nuovo corso Emery. Con una scelta di forte personalità, Foyth sceglie la maglia numero 8, quella di Juan Roman Riquelme. Nonostante il passato nell’Estudiantes, infatti, l’argentino da bambino tifava Boca e il suo idolo era il "Flaco" Schiavi, centrale xeneize e campione del mondo contro il Milan nel 2003.
Al di là di alcune apparizioni da centrale, le intenzioni di Emery con lui sono chiare: «La posizione in cui mi sento più a mio agio è da centrale, dove credo di dare il meglio e di poter crescere molto. Però il tecnico in diverse circostanze ha bisogno che giochi da terzino o da mediano. È stata una soluzione di cui ha discusso con me. Uno apprezza la fiducia dell’allenatore, sia pure in posizioni diverse». A guardarlo in prospettiva, il cambio ruolo di Foyth era piuttosto prevedibile: per un allenatore come Emery, che gioca molto sulla concentrazione e sulla tenuta difensiva per mantenere le partite su punteggi bassi, specie in Europa, un difensore portato al rischio è meglio tenerlo lontano dalla porta. Per come ama mettere la gamba e trovare il contatto nell’uno contro uno, in una squadra che spesso difende bassa, Foyth in area sarebbe diventato un azzardo troppo grande. Da terzino, inoltre, può concedersi di ragionare di meno e ha più libertà di tentare giocate elaborate col pallone. Senza considerare che Emery difficilmente avrebbe rinunciato ad Albiol e Pau Torres nelle posizioni di centrali: il primo per il modo di guidare la difesa, il secondo per la qualità in distribuzione, specie nei cambi gioco da sinistra verso destra.
Come riconoscere un difensore vero: le braccia
Negli ultimi mesi Foyth ha annullato alcuni dei migliori giocatori al mondo passati sulla sua fascia. Marcus Rashford in finale di Europa League; Alphonso Davies, Kingsley Coman e Luis Diaz, rispettivamente il terzino più veloce e due delle ali più imprevedibili d’Europa, in questa edizione della Champions. Ci è riuscito non solo grazie all’atletismo, buono ma non strabordante, quanto piuttosto grazie a una capacità di sopravvivere con il mestiere, usando quei trucchi da difensore scafato, oggi meno usati in giro per i campi.
È difficile, ad esempio, non ammirare il modo in cui Foyth usa le braccia per ostacolare lo scatto di un avversario che taglia in profondità o per sporcare la corsa di un’ala che parte in conduzione. Anche contro esterni più veloci, sono il trucco che consente a Foyth di non farsi mai saltare del tutto.
Guardate le braccia.
Foyth sa bene come si prepara il duello e, peraltro, ha dimostrato grande intelligenza nell’adattarsi agli avversari. Contro un esterno monopiede come Davies, col corpo bloccava sempre il fondo e lasciava libero il centro. Davies, senza confidenza col destro, preferiva puntare lo stesso il fondo e ogni volta Foyth si interponeva tra lui e la palla. Le rare occasioni in cui il canadese provava a convergere verso il centro, finiva per sbattere sui vicini Lo Celso e Capoué.
Non esiste, oggi, un terzino più tecnico in difesa di Foyth. Lui riassume così il suo atteggiamento, pur parlando del ruolo di centrale: «Più che la velocità sono necessari intelligenza e sapersi orientare su entrambi i lati. Se ci si orienta bene e si corre nell’attimo giusto è molto difficile farsi saltare. L’aspetto più complesso è rimanere concentrati novanta minuti». Vista la velocità sui primi passi e l’elasticità con cui può cambiare postura e reagire alle scelte dell’avversario, Foyth si può permettere di accorciare molto, cercare il contatto, usando appunto le braccia. Vince i duelli per logorio, costringendo l’avversario a fermarsi o fare un cross fuori equilibrio.
Ad Anfield, contro Luis Díaz, dopo avergli lasciato la conduzione verso il centro nei primi minuti di partita – col colombiano capace di arrivare al tiro, anche se mai in modo pericoloso – ha cambiato modo di difendere, tappando il centro con la postura e sfidandolo nelle corse verso il fondo. Díaz è rimasto frustrato dal confronto con Foyth, abilissimo a giocare anche in maniera sporca, non solo con le mani ma anche con pestoni nascosti, senza mai trascendere nel fallo a giudizio dell’arbitro. A fine partita tra i due c’è stata tensione, con Klopp ed Henderson a difendere il colombiano.
Qui spinge Luis Díaz verso l’esterno col braccio.
Il vero capolavoro di Foyth in Champions, però, è stata la prestazione contro Coman nella partita di ritorno tra Bayern e Villarreal. Non esiste, ad oggi, un’ala che sappia abbinare velocità, frequenza di tocco e controllo nello stretto meglio del francese. Eppure non è bastato per superare Foyth. C’è un duello esemplificativo di come il Bayern non abbia mai avuto la vita facile contro il Villarreal e di come gli spagnoli abbiano saputo competere anche con l’acqua alla gola, colpiti sul mento ma senza mai andare al tappeto. È l’inizio del secondo tempo, il Bayern ha segnato da poco con Lewandowski e sull’onda emotiva del gol potrebbe chiudere la contesa. Coman riceve alto a sinistra dal terzino. È girato verso la linea laterale sul passaggio e quindi Foyth, in marcatura su di lui, lo segue. Coman è una Bugatti Veyron, e dopo il primo tocco si gira verso il fondo con uno scatto.
Foyth, come al solito, prova a farlo deragliare con le braccia per mettersi davanti alla palla, ma il francese gli passa davanti. Non è comunque un vantaggio sufficiente a scrollarselo di dosso e puntare la porta, così Coman va verso il fondo. Foyth potrebbe lasciare alla difesa un cross non troppo difficile da leggere, ma non vuole concedere niente a Coman e lo segue per chiudere il cross. Vista la pervicacia dell’argentino, Coman abortisce il traversone e sterza. Foyth, prima di finire del tutto fuoristrada e farsi saltare controtempo, si aggrappa di nuovo alle sue spalle, quasi abbracciandolo. Coman con un’altra sterzata di tacco va verso il fondo, ma non ha spazio a sufficienza per saltare Foyth, che copre l’interno della traiettoria di corsa del francese. L’esterno del Bayern è costretto a un cross rasoterra strozzato, facile facile da spazzare per Albiol.
Le gambe e i piedi di Foyth
Se nell’uno contro uno frontale Foyth preferisce accompagnare la corsa dell’ala, contro avversari girati di spalle e su palloni senza un chiaro padrone non ha paura di tentare il tackle. Lo fa sempre in maniera decisa, con autorevolezza e impeto, riuscendo spesso a uscirne vincitore. Oltre alla prontezza e al vigore con cui entra, lo avvantaggiano gambe lunghe ed elastiche, che gli garantiscono un raggio d’intervento più ampio del difensore medio.
Se poi l’avversario è girato di spalle, la sua propensione al tackle diventa ancora più forte. Foyth esce sull’uomo in pressione, usando molto il fisico. Se l’avversario non perde l’equilibrio, allora usa le gambe lunghe per avvolgerlo, come una piovra con i suoi tentacoli. Spesso si vede una sua gamba spuntare sul fianco dell’attaccante per sfilargli il pallone direttamente dai piedi.
Foyth soffoca Davies spingendolo da dietro con le braccia e chiudendolo davanti con la sua gamba sinistra. In questo modo riesce a sfilargli il pallone.
Anche i numeri confermano l’impressione di eccellenza difensiva di Foyth sui tackle: secondo Fbref è nel 99esimo percentile tra i terzini dei cinque principali campionati europei per contrasti riusciti, 2,38 ogni 90’ su un totale di 3,89 tentati. La tendenza a portare grande pressione sull’uomo di spalle è tipica dei migliori marcatori della difesa a tre, che si distinguono per la brutalità dei loro anticipi. Foyth invece è più deciso che violento, non ha bisogno di slancio, è sempre composto. Questo gli permette di non essere un difensore falloso: nonostante sia, come abbiamo visto, tra i terzini che fanno più contrasti è appena nel 16esimo percentile per falli commessi (1,58 ogni 90’).
Insomma, occhio e dati restituiscono l’immagine di un giocatore di altissimo livello. È bene, però, relativizzarli al ruolo di terzino: un centrale di norma non può permettersi di mettere in maniera così insistita la gamba. Se Foyth può assumere scelte più rischiose è anche perché gioca largo: se viene saltato ci pensano i compagni a coprirlo. Il Villarreal bascula benissimo da un lato all’altro e vicino a sé l’argentino può avvalersi di Lo Celso e Capoué, il primo inappuntabile per generosità in fase difensiva, il secondo un vero specialista senza palla. Se l’avversario salta Foyth, loro scivolano verso la fascia e rimediano.
Chissà, magari tornerà a giocare da centrale di una difesa a quattro tra qualche anno, dopo aver accumulato l’esperienza che gli permetterà di riconoscere quando rinunciare al tackle – e anche a rimanere più concentrato sullo spazio alle proprie spalle, dove non è sempre inappuntabile. Oppure incontrerà un allenatore abituato a difendere a tre e lo schiererà da terzo di destra, posizione di compromesso tra quella di centrale e quella di terzino, che sembra poter esaltare le sue caratteristiche. Oppure, semplicemente, si renderà conto della sua unicità da esterno di difesa e smetterà di sentirsi un centrale.
Anche perché con la palla offre soluzioni degne dei migliori terzini moderni. Certo, non sarà un laterale profondo, né un rifinitore alla Alexander-Arnold. In prima costruzione, però, Foyth ha grandi qualità col pallone. Nella partita d’andata contro il Bayern Monaco, Emery ha costruito la sua uscita dal basso proprio sui cambi gioco di Rulli o Pau Torres verso di lui. Foyth, liberato sul lato debole, aveva il compito di prendere controtempo Davies in pressione e di saltarlo verso il centro, oppure di giocargli il pallone alle spalle. La capacità di condurre in diagonale dall’esterno verso l’interno sull’avversario che sale aggressivo è fondamentale per i terzini di oggi, chiamati spesso a far saltare il banco del pressing (per intenderci, la conduzione in diagonale che in Italia fa spesso Cuadrado). Foyth sa farlo, perché riconosce il momento in cui toccare il pallone e lo spazio lasciato libero dall'avversario. In più, ha ottime qualità nei filtranti rasoterra, e riesce ad eseguire passaggi taglialinee in diagonale anche con angoli strettissimi, di quelli che sembrano quasi orizzontali ma che in realtà passano attraverso una linea di pressione.
Dopo questa stagione, è impossibile non aspettarsi un futuro ai massimi livelli per Foyth. Resta solo da capire, oltre alle sue prossime squadre, in quale zona di campo affronterà le semifinali di Champions del futuro.