Con ancora sei partite da giocare, si può già dire che Francia e Argentina hanno dato vita ieri alla partita più divertente degli ottavi di finale del Mondiale. D'altra parte, le due squadre avevano dimostrato nelle uscite precedenti squilibri e difetti molto gravi, e quindi ci si poteva aspettare una partita con occasioni e gol a pioggia.
La fenice argentina
Certo, lo psicodramma vissuto dall'Argentina nella prima parte del Mondiale non è comunque paragonabile all’avvio balbettante, ma vincente, dei francesi. Nel pareggio contro l’Islanda, la Nazionale di Sampaoli si era presentata in campo con un 4-4-2 piatto, con uno sviluppo verticale della manovra praticamente assente, anche per l’inutile ridondanza del doble pivote Biglia-Mascherano. Contro la Croazia, Sampaoli ha rimescolato completamente le sue carte, facendo perdere i riferimenti in campo ai suoi: la difesa a tre, che diventava a quattro in fase di possesso con la discesa di Mascherano al fianco di Otamendi, non riusciva né a proteggersi ai fianchi dalle galoppate di Rebic e Perisic, né a creare superiorità numerica per risalire il campo. In tutte e due le partite, quello che doveva essere l'uomo della provvidenza, Lionel Messi, è rimasto isolato sulla trequarti, senza rifornimenti, finendo per essere inghiottito dalla fisicità degli avversari. La sofferta vittoria contro la Nigeria ha concesso all’Argentina una insperata, e per certi aspetti immeritata, seconda chance.
L’Argentina si è presentata ieri in campo con un assetto tattico ancora differente. Sampaoli (o chi per lui) ha optato per il 4-3-3, con Pavón ad agire da esterno destro e con Messi al centro dell’attacco. Probabilmente, nelle intenzioni del selezionatore, le ali Pavón e Di María avrebbero dovuto allargare almeno orizzontalmente le maglie dei difensori e dei centrocampisti francesi, concedendo così a Messi lo spazio per muoversi secondo l’istinto.
L’artificio non ha funzionato come avrebbe dovuto: Messi, senza Agüero, ha perso un riferimento col quale scambiare il pallone al limite dell’area di rigore e si è ritrovato ancora più solo. Inizialmente si è allargato nel tentativo di sovraccaricare il lato destro, e aiutare così la risalita del pallone attraverso la catena di destra, ma ha finito per svuotare la zona centrale, riempita solo saltuariamente da Di María e Banega. Poi, seguace dell’insegnamento guardiolista secondo cui “il vero centravanti è lo spazio”, Messi è arretrato per ricevere palla sui piedi e per cercare triangolazioni lunghe – ancora con Di María o Banega – buttandosi nello spazio che il suo stesso movimento all’indietro aveva precedentemente creato.
La manovra argentina sembrava improvvisata e senza alcuna idea di come arrivare in porta senza chiedere ai propri giocatori gesti tecnici impressionanti: prima del gol del momentaneo pareggio di Di María, l’unico tiro in porta aveva provato a scaricarlo Banega da una trentina di metri, trovando la deviazione in angolo sulla testa di Varane.
Il gol dell’1-1 siglato da Ángel Di María.
I primi due gol, le reti che hanno tenuto in piedi la partita dell’Argentina, sono arrivate attraverso azioni personali, sporadiche o persino casuali, entrambe sugli sviluppi di una palla inattiva. Il gol del 1-1, segnato Di María con un bolide calciato da una trentina di metri, nasce da un fallo laterale in cui la Francia si è fatta trovare colpevolmente sorpresa. L’intero centrocampo francese si trovava appiattito verso la linea laterale di destra quando Banega ha passato il pallone centralmente al suo numero 11, libero di controllare davanti alla difesa, alzare la testa e calciare. Il gol dell’insperato 1-2, con l’Argentina partita meglio della Francia dopo l’intervallo, è stato segnato da Mercado, che ha intercettato un tiro rasoterra di Messi dopo aver cercato il blocco in area di rigore per favorire lo stacco di Fazio sugli sviluppi di un corner.
Alla fine però l’Argentina ha pagato la sua mancanza di organizzazione. In fase di possesso non prevedeva alcuna marcatura preventiva, e la posizione di Enzo Pérez era sempre troppo avanzata e larga in fascia per poter aiutare Mascherano a coprire una porzione enorme di campo. Due dei tre gol francesi sono arrivati dalla fascia sinistra, dove da un lato Mercado teneva una posizione troppo stretta e dall’altro Pavón era sempre preso in mezzo dal palleggio francese, perennemente indeciso se attaccare in avanti o coprire lo spazio alle sue spalle. Contro i velocisti francesi, la coperta già corta dell’Argentina si è trasformata in uno straccio.
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Le contraddizioni di Deschamps
Nessuna delle due squadre, comunque, aveva realmente intenzione di controllare la partita, soprattutto attraverso il dominio del pallone, e, per l’atteggiamento avuto nei primi minuti, entrambe sembravano interessate solo a limitare i rischi al minimo. Tra le due squadre, però, l'Argentina si è ritrovata con il cerino del pallone in mano – nel corso del primo tempo hanno avuto fino al 70% di possesso palla, e sono andati al riposo con il 63,5% – perché la Francia ha lasciato intendere da subito che preferiva avere spazio da attaccare in campo lungo.
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Le intenzioni francesi erano chiare, e sono state anche premiate da uno sviluppo più che positivo in partita: il rigore che ha sbloccato il risultato, trasformato da Griezmann, è stato guadagnato da Mbappé dopo un’accelerazione folle che ha bruciato Tagliafico, innescata da un cattivo controllo di Banega sulla trequarti francese. E dopo il gol, sempre con Mbappé, la Francia ha avuto altre occasioni in ripartenza. Una situazione di gioco che è stata certamente preparata a tavolino: nel corso del primo tempo, si è spesso visto Mbappé scambiare la propria posizione in fase di non possesso con Griezmann, per essere pronto ad attaccare la profondità già dalle parti di Otamendi e Rojo non appena fosse stato riconquistato il pallone.
La principale incognita della Francia in questa partita però era nella fase immediatamente successiva alla perdita del pallone, perché la tenuta difensiva degli uomini di Deschamps nelle prime uscite di questo Mondiale non è stata sempre perfetta. Contro l’Australia, i francesi sembravano indecisi sulle proprie consegne, e i tentativi di pressing individuale in avanti hanno rischiato di aprire spazi tra le proprie linee. Ieri l’atteggiamento dei francesi è stato persino troppo remissivo: nell’azione che nel primo tempo ha portato al primo tiro di Banega, le linee francesi sono state tagliate centralmente come burro da due passaggi in verticale. Lenta negli scivolamenti, più lenta del già soporifero giro palla argentino, la Francia si è aperta pericolosamente: per segnare è bastato che Mascherano per una volta salisse oltre la prima linea francese, anziché venire incontro, e che Banega entrasse nella zona di ricezione alle spalle del compagno con i tempi giusti.
L’Argentina non è stata più capace di riproporre lo stesso tipo di giocata, ma una squadra diversa, con un giro palla più veloce, con coerenza e sincronia negli smarcamenti senza palla, e con una pressione organizzata in avanti, potrebbe mettere questa Francia in seria difficoltà. L’Argentina, con tutti i suoi problemi, ha comunque avuto un atteggiamento positivo nel recupero palla: per 13 volte, infatti, lo ha ottenuto nella metà campo avversaria. In altre parole: quando è costretta a fare gioco, e quando non ha tempo per organizzarlo, questa Francia diventa vulnerabile.
L’atteggiamento nel recupero palla degli argentini è stato molto più aggressivo: hanno recuperato un pallone a un’altezza media di 40,2 metri, contro i soli 28,6 metri dei francesi. I pochi recuperi dalla Francia nella metà campo avversaria sono avvenuti lungo le due linee laterali.
Deschamps non è stato inappuntabile nell’esecuzione del piano gara, e lo è stato ancora meno nella scelta degli uomini. Se l’intenzione dell’allenatore era quella di attendere nella propria metà campo e aggredire in campo lungo palla a terra, soprattutto ai lati di Rojo e Otamendi, perché allora ha scelto di schierare Giroud? Il centravanti del Chelsea sarebbe stato più utile con una strategia basata sui lanci lungi. Certo, Giroud si farà ricordare per l’assist del gol del 4-2 siglato da Mbappé, ma in generale non è stato mai influente nel gioco della sua squadra: è stato il giocatore in partita che ha toccato meno la palla (23 volte), ha giocato solo 11 passaggi con successo, perdendo palla in 9 occasioni.
Deschamps ha quasi finito per rimettere in partita l’Argentina con le sostituzioni. Tolisso è entrato al posto di Matuidi, autore di una partita disciplinata. Lo juventino, come contro il Perù, è stato ancora una volta schierato da ala sinistra per ostacolare la risalita del pallone sulla catena di destra avversaria. In fase di difesa statica, Matuidi ha portato il raddoppio di marcatura sia sull’uomo di Hernández che su quello di Kanté; in fase di possesso, la sua posizione stretta ha attirato Pérez lontano da Mascherano e ha liberato lo spazio in fascia per l’avanzata di Lucas Hernández, autore di due assist. Tolisso al contrario è sembrato indeciso su tutto: poco aggressivo in marcatura e in raddoppio; sempre troppo stretto anche in fase di non possesso, costringendo così Hernández a uscire dalla linea difensiva per prendere il suo uomo.
Fekir ha preso il posto di Griezmann, l’uomo dotato di maggiore intelligenza calcistica tra i francesi, l’unico in grado di legare i reparti da solo (si potrebbe fare un pezzo a parte solo sul movimento e il tocco di Griezmann nell’azione del gol del 4-2). Il trequartista del Lione si è ritrovato spesso più avanzato dello stesso Giroud, incapace di proteggere palla per attendere l’arrivo di un compagno: proprio due palle perse da Fekir all’altezza della metà campo hanno mandato in porta prima Messi, poi Agüero.
In definitiva Deschamps è alla guida di una delle Nazionali più forti in gara, ma dà l’idea di non riuscire ancora a liberare tutto il potenziale di questa squadra, con scelte confusionarie o poco coerenti. La Francia ha risorse atletiche e mentali ineguagliabili, che potrebbero permetterle di essere più aggressiva ma soprattutto più solida. Non sempre la Francia potrà sperare di coprire 70 metri di campo col solo Mbappé, dopo aver riconquistato il pallone ai limiti della propria area di rigore. Già dalla prossima partita, ai quarti contro l’Uruguay, sarà costretta a fare qualcosa di più e di diverso, contro una squadra che ha preferito cedere il controllo del pallone persino all’Arabia Saudita.
Se le cose non dovessero andare come previsto contro la nazionale sudamericana, Deschamps sarà davvero capace di cambiare il corso della partita?
I dati di questa gara sono stati gentilmente offerti da Opta.