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La Francia è il futuro del basket?
30 lug 2024
La generazione di Victor Wembanyama e compagni è destinata a dominare.
(articolo)
10 min
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IMAGO / MAXPPP
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Mancano un paio di minuti al termine del secondo quarto di Francia-Brasile, valida per la prima giornata dei gironi del torneo di pallacanestro alle Olimpiadi di Parigi 2024. In realtà si gioca a Lille, al Pierre Mauroy Stadium, un impianto originariamente pensato per ospitare gare calcistiche, dove 27.000 spettatori stanno per ammirare uno spettacolo unico, ma non irripetibile.

Victor Wembanyama riceve palla in post alto da Nicolas Batum, uno dei veterani della Francia insieme a Nando De Colo, probabilmente al loro ultimo torneo con la Nazionale. È un semplice passaggio per avvicinarsi a canestro, ma anche un simbolico passaggio di consegne generazionale. Basti pensare che mentre Batum stava per iniziare la sua ventennale carriera da professionista nel Le Mans nel 2004, Victor Wembanyama nasceva a Le Chesnay.

Il giocatore più atteso della Francia finta un ulteriore consegnato al più anziano compagno, ma poi invece danza tenendo il perno sinistro piantato nell’area (appositamente decorata con i simboli della rassegna olimpica) e si posiziona fronte a canestro. Palleggia una singola volta con la sinistra e tanto gli basta per iniziare un terzo tempo chiuso con un’inchiodata mancina che a più di qualcuno ha ricordato Space Jam. Gui Santos, che ci mette del suo per cercare di non essere completamente travolto dall’uragano francese di 222 centimetri (per qualcuno anche qualche centimetro in più), ha un tempo di reazione troppo lento e finisce persino per colpirlo in pieno volto, senza però scalfirlo, anzi.

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Wemby è pronto a sconfiggere i Monstars.

Nell’azione offensiva immediatamente successiva, il copione si ripete parzialmente. Nuova ricezione in post, nuova virata per smarcarsi di un altro inconsapevole difensore (Joao Cardoso, detto Maozinha), e nuova schiacciata a una mano. Questa volta con la destra. Cristiano Felicio, che in passato ne ha affrontati di centri NBA, non ci prova nemmeno: è la trasfigurazione del vinto di fronte all’inarrestabile. Perché è difficile valutare con una parola differente il debutto olimpico di un ventenne con tutte le luci puntate addosso, di fronte alla sua gente.

Alla sirena finale, il tabellino parla di 19 punti, 9 rimbalzi, 2 assist, 4 rubate, 3 stoppate nella vittoria francese che inaugura il Gruppo B. Sono numeri strani da racchiudere in una singola presentazione, ma Victor Wembanyama ci ha abituato a non stupirci più.

La partitina di Victor Wembanyama contro il Brasile.

Fin dalla giovanissima età, fin dai primissimi video diffusi in acerbi scouting report in cui si poteva intravedere la venuta di un qualcosa di mai visto nel basket, Wembanyama ci ha messo negli occhi la sensazione di poter fare cose uniche, non immaginabili. Quello che a tutti gli effetti è nato per essere un 5, che vanta un ball-handling da 1, ricezioni e rilascio da 2, tagli a canestro da 3, un arsenale spalle a canestro da 4. Una cinquina che alza di molto le speranze di medaglia della Francia.

Giocando per la prima volta a rango effettivo con la nazionale francese in un torneo internazionale, dopo essere stato costretto a saltare il (deludentissimo) Mondiale 2023 per preparare al meglio la sua stagione da rookie ai San Antonio Spurs, Wembanyama si sta mostrando anche al più generalista, quello che magari non segue il basket, neanche di striscio, ma che in questi giorni vedrà con i suoi occhi di cosa è capace su un campo da basket, anche in area FIBA, anche lontano dai campi NBA dove, per chi non crede, la sua eccezionalità può essere derubricata al risultato di un gioco dove tutto è spettacolo e dove non si difende.

Un esempio della sua eccezionalità risiede in uno schema visto e rivisto nel percorso di preparazione ai Giochi Olimpici - che ha incluso vittorie su Turchia e Germania, seguite dalle sconfitte con Serbia, Canada e Australia. Wembanyama porta su il pallone, Gobert porta il blocco e rolla dentro. Dove si è visto un pick and roll dove quello che blocca è alto 216 centimetri ma è il più basso dei due? E dove l’altro ha il tempismo e la sensibilità per giocare questo pallone?

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Una giocata pressoché indifendibile.

Che poi Wenbanyama e Gobert sarebbero prima di tutto una coppia difensiva: nella sua prima annata NBA - chiusa in doppia doppia di media con 21.4 punti e 10.6 rimbalzi, proclamato Rookie of the Year a furor di popolo - Wenbanyama è arrivato secondo dietro proprio a Gobert nella corsa al premio di Defensive player of the year (un premio che ha vinto quattro volte, come Dikembe Mutombo e Ben Wallace).

La Francia insomma si approccia a questo torneo olimpico con l’idea di fare la voce grossa, di essere dominante se non totalmente dal punto di vista del gioco, almeno in quello dei centimetri e del dominio sotto canestro. Oltre al duo di freak in mezzo all'area, dalla panchina può alzarsi Mathias Lessort, fattore chiave in ambe le metà campo nella ritorno alla gloria europea del Panathinaikos. E, dopo aver incassato il no da parte del passaportato Joel Embiid - peggior uscente nel debutto di Team USA -, ha lasciato comunque a casa sia Moustapha Fall che Vincent Poirier.

Il tassello mancante?

La Francia, quindi, come ideale, se non più credibile, argine a uno scontato oro di Team USA, che si è presentato a Parigi in una versione quanto più vicina a un all-star team possibile, sulle orme del Dream Team del 1992 e del Redeem Team del 2012 (entrambe oro). Almeno questo è quello che sognano i francesi, che si affidano al CT Vincent Collet, che siede sulla panchina transalpina dal 2009 in una sorta di emulazione del Sergio Scariolo condottiero della Spagna da ben più di un decennio, per vincere un torneo che sembra invincibile.

Collet non si è nascosto e certo non ha nascosto la sua stella Wenbanyama: «Era un po’ nervoso. In Francia, tutti aspettano lui. Tutti quanti vogliono vederlo. Ma le persone che conoscono il basket capiscono che abbia solo vent’anni. Alcuni pensano che sia Michael Jordan. Ci vorrà tempo», ha detto, prima di aggiungere ridendo un «beh, non che sia lontanissimo. Ci vuole ancora un po’ di tempo». Qualche mese fa, quello non lontanissimo da Michael Jordan, si era nascosto ancora meno, abbracciando totalmente il suo ruolo di salvatore: «Se non vinciamo l’oro, sarà un fallimento», aveva detto con convinzione. Parole da leader navigato, uno cresciuto con la consapevolezza di dover e poter trainare una nazione verso un futuro che sappia di vittorie. Ma la Francia può davvero vincere l’oro?

Per trovare un trionfo in un torneo internazionale francese bisogna tornare al 2013. Si trattava dell’EuroBasket culminato con la vittoria in finale sulla Lituania, con Tony Parker nominato MVP della competizione (la cui maglia numero 9 è stata recentemente ritirata dalla Nazionale transalpina). La storia ci dice però che da Londra 2012 la Francia è tornata a essere competitiva anche nel torneo olimpico. A Tokyo tre anni fa è arrivato un argento per certi versi inatteso, ma che ha mostrato una Nazionale pronta a competere al meglio quando vede i cinque cerchi.

Certo, meno di un anno fa al Mondiale in Giappone, Filippine e Indonesia è stato un disastro, con l'uscita nei gironi. Dopo la sconfitta decisiva con la Lettonia, Batum aveva usato parole molto pesanti: «Non mi sono mai vergognato con questa divisa indosso, ma questa volta sta succedendo. Ho paura di tornare a casa perché abbiamo deluso tante persone».


A quel roster come detto è stato aggiunto Wembanyama ed è per questo che tutti oggi in Francia hanno speranza, la speranza che possa essere lui il tassello mancante per arrivare all’oro olimpico. Il sorteggio ha dato una mano: nel gruppo con Germania, Brasile e Giappone uno dei primi due posti è quasi scontato, con l’idea e la speranza di avere poi un quarto di finale non del tutto proibitivo (anche se chi uscirà dai gironi sarà inevitabilmente una squadra forte). Poi dopo, chissà.

Ma la foga di voler vincere già oggi è dovuta alla presenza scenica di Wenbanyama, al fatto che sia il suo primo torneo importante con la Francia e che, soprattutto, si gioca in casa. La realtà è che, oltre i pronostici, Parigi 2024 per il basket francese è piuttosto un nuovo inizio, il primo passo verso un futuro a tinte rosso-bianco-blu nel panorama della pallacanestro globale. Perché l’Alieno si è portato compagnia sbarcando sul pianeta Terra.

Non solo Wemby

Poche settimane fa al Draft NBA c’è stato un evento a suo modo storico. Con la scelta di Zaccharie Risacher da parte degli Atlanta Hawks che segue quella di Wenbanyama da parte dei San Antonio Spurs nel 2023, per la prima volta in due anni consecutivi non solo la prima scelta non era di nazionalità statunitense (era già successo nel 2005 e 2006 con Andrew Bogut e Andrea Bargnani, e nel 2013 e 2014 con Anthony Bennett e Andrew Wiggins), ma era Europea e soprattutto francese.

La carriera di Wenbanyama e Risacher sta viaggiando su un binario parallelo. Entrambi arrivati ad assaggiare l’EuroLega con l’ASVEL, sia il primo che il secondo hanno poi deciso di scegliere squadre con meno ambizioni per trovare più spazio e meno pressioni, il primo con il Boulogne-Levallois Metropolitans 92 e il secondo con il JL Bourg-en-Bresse. Risultato? Wembanyama è arrivato alle LNB Finals contro Monaco, firmando accordi televisivi con la NBA, Risacher si è arreso solo a Parigi nel derby francese per conquistare l’EuroCup. Ora dovranno, e lo faranno, dimostrare di essere competitivi anche in NBA.

Come se non bastasse, Zaccharie Risacher è stato seguito alla numero due da un altro francese, visto che gli Washington Wizards hanno puntato su Alexandre Sarr. Il draft non è una scienza esatta e l’ultimo era considerato da molti addetti ai lavori senza grandissimo talento, ma la sostanza rimane: 3 dei 4 migliori prospetti delle ultime due classi sono atleti francesi. Non può essere un caso, anche perché a scorrere la lista c’è altro: alla sesta scelta gli Charlotte Hornets hanno puntato invece su Tidjane Salaun, alla 25° è toccato invece a Pacome Dadiet. Nel 2023 invece era stato Bilal Coulibaly a seguire il compagno Wembanyama, prima ai Metropolitans 92 e poi al Draft, scelto da Washington.

E non è finita certo qui: per il futuro gli occhi di molti sono puntati sulla point guard classe 2006 Nolan Traore - il tassello che può risolvere il puzzle, vista un’eccezionalmente scarsa produzione di playmaker - e al suo ex compagno a Saint-Quentin, Melvin Ajinca - cugino dell’ex NBA Alexis, vincitore di quell’oro a EuroBasket 2013. Ma più in generale è la Francia come movimento, in maniera simile a quanto da diversi anni sta avvenendo anche nel calcio, che ha iniziato a sfornare talenti cestistici uno dietro l’altro.

Analogamente al percorso intrapreso dai centri federali calcistici transalpini, nella pallacanestro si sono venute a sviluppare specifiche realtà che basano i propri obiettivi sullo sviluppo del talento che verrà. È il caso della Tony Parker Adequat Academy di Lione - strettamente legata all’ASVEL, di cui l’icona Spurs è tutt’ora presidente - e dell’INSEP Paris. Negli ultimi anni, entrambe hanno avuto modo di entrare a far parte dell’élite della pallacanestro junior europea. Non è un caso che l’INSEP sia arrivato vicinissimi al titolo dell’Adidas Next Generation Tournament di EuroLega, perdendo solo con il Real Madrid.

Nel gennaio scorso, inoltre, la NBA ha annunciato l’ampliamento di un programma di sviluppo su scala globale in collaborazione con la LNB, il campionato professionistico francese. Il commissioner NBA Adam Silver e persino Emmanuel Macron hanno stretto la mano a riguardo, anche in vista dell’esposizione portata dai Giochi Olimpici. Il progetto Basketball Without Borders della NBA ha visto negli anni la partecipazione di più di 60 atleti francesi. Quasi un sesto oggi gioca nella lega a cui tutti aspirano.

Quella che sta fortemente attirando gli interessi degli addetti ai lavori e non è una nidiata di talento che andrà ad arricchire presto anche la Nazionale e che potrebbe portare alla creazione di una grande generazione capace di vincere tornei continentali ma anche di più. Parigi 2024 allora può essere l’alba di un percorso vincente. Victor Wembanyama indica la strada.

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