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Il Mondiale della Francia
11 giu 2018
La Nazionale di Deschamps è arrivata in Russia tra molte polemiche ma ha disposizione una delle rose più forti.
(articolo)
16 min
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Il 17 novembre 1993 la Francia affrontava al Parc des Princes di Parigi la Bulgaria nell’ultima gara del girone di qualificazione ai Mondiali del 1994. Ai francesi sarebbe bastato un pareggio per non farsi scavalcare in classifica proprio dai bulgari e qualificarsi così a USA ’94: la squadra allenata da Gerard Houllier si era complicata la vita, costringendosi a giocarsi quella sorta di spareggio, perdendo in casa un mese prima contro Israele, per il quale quella con la Francia era stata l’unica vittoria nel girone.

Contro la Bulgaria, la Francia è passata in vantaggio nel primo tempo con Eric Cantona, a cui però ha risposto qualche minuto dopo il centravanti bulgaro del Porto Emil Kostadinov. La partita sembrava comunque nelle mani francesi, almeno fino all’ultimo minuto di gioco, prima che Kostadinov gelasse lo stadio e l’intera nazione francese segnando il gol della qualificazione della sua nazionale alle spalle di Bernard Lama.

In Francia non hanno ancora perdonato Ginola per quell’ultimo pallone perso con un cross senza senso che ha dato il via all’azione del gol bulgaro.

Il 3 settembre 2017, invece, con 3 punti di distacco dalla seconda a tre partite dalla fine e un ampio vantaggio nella differenza reti, la qualificazione diretta ai campionati del mondo appariva già cosa fatta. Anche perché la partita da giocare, a Tolosa, era contro il Lussemburgo e non poteva certo impensierire gli uomini di Deschamps. Proprio come quella contro Israele di ventiquattro anni prima.

Nonostante 34 tiri in porta, di cui ben 25 da dentro l’area, i Blues non sono riusciti a segnare al trentottenne Jonathan Joubert, portiere dei campioni di Lussemburgo del F91 Dudelange. Il clamoroso 0-0 interno ha consentito alla Svezia di accorciare la distanza a un solo punto e ancora una volta, come ventiquattro anni prima, la nazionale francese era costretta dai suoi errori a giocarsi la qualificazione in una partita contro la Bulgaria.

Fortunatamente per i francesi, la nazionale est europea non è più, da tempo, quella di Stoichkov, Balakov e Penev e il gol di Blaise Matuidi dopo soli 3 minuti di gioco, seguito da una partita attenta, ha permesso a Deschamps (che nel nel 1993 era in campo) di esorcizzare l’incubo Bulgaria e di conquistare infine la qualificazione con uno stentato 2-1 interno contro la peggiore squadra del girone, la Bielorussia.

Il percorso a ostacoli di Deschamps

Le incertezze nel cammino di qualificazione, in un girone tutto sommato agevole, rispecchiano le difficoltà di Didier Deschamps nel trovare il giusto equilibrio tra l’enorme talento a sua disposizione.

Il tecnico era l’allenatore in campo della nazionale campione del mondo in casa del 1998 e siede in panchina dal 2012, subentrato a Laurent Blanc dopo i grigi Europei giocati in Polonia e Ucraina. Il tecnico basco, da giocatore, era un centrocampista non certo baciato dal talento, ma la sua sensibilità tattica, unita al dinamismo e alla determinazione, gli ha consentito di essere il punto di equilibrio indispensabile delle sue squadre. Paradossale, quindi, che la sensibilità tattica in panchina non sia dello stesso livello di quella che mostrava in campo, almeno fino ad ora.

Dopo avere conquistato la qualificazione ai Mondiali in Brasile rimontando nel ritorno dei play-off la sconfitta per 2-0 rimediata in Ucraina, la squadra di Deschamps ha giocato un buon campionato del mondo arrivando ai quarti, dove è stata sconfitta dai futuri vincitori del torneo della Germania. Era già la Francia dei più precoci talenti della golden age: già in campo Pogba, campione del mondo under 20 solo l’anno prima, Varane, di un anno più anziano, e Griezmann.

Agli Europei giocati in casa nel 2016, la Francia si è presentata da favorita e con una rosa ringiovanita: tra i convocati altri due campioni del mondo under 20, Lucas Digne e Samuel Umtiti, e gli ancora più giovani Kingsley Coman e Anthony Martial.

Coi riflettori puntati addosso, la Francia è giunta fino in fondo, ma ha perso la finale contro il Portogallo, abile, con una strategia quasi esclusivamente difensiva, a condannare la squadra di Deschamps alle inefficienze tattiche mostrate in tutto il campionato europeo.

La Francia aveva cominciato gli Europei con il 4-3-3, con Griezmann e Payet alle spalle di Giroud e un centrocampo composto da Kante, Matuidi e Pogba; ma agli ottavi di finale, in svantaggio per 1-0 al termine del primo tempo contro l’Irlanda, Deschamps è passato al 4-2-3-1, sostituendo N’Golo Kanté con Kingsley Coman, arretrando Paul Pogba in posizione di interno e piazzando Griezmann in posizione di trequartista. L’arretramento di Pogba ha aiutato la difficoltosa risalita del pallone della Francia e il talento di Griezmann e Payet ha risolto i problemi offensivi.

Il passaggio al 4-2-3-1 non è stato però sufficiente a migliorare una circolazione del pallone troppo statica e incapace di disordinare le difese schierate avversarie e, in particolare, l’attentissima fase di non possesso predisposta dal tecnico portoghese Fernando Santos nella finale di Parigi.

I convocati di Deschamps.

Qual è il modulo migliore per la Francia?

La scelta del migliore modulo di gioco per la Francia, esplosa nel corso degli Europei di due anni fa, è ancora oggetto di riflessione per Didier Deschamps. Nelle qualificazioni Mondiali il tecnico francese ha continuato a puntare sul 4-2-3-1, rinunciando progressivamente all’apporto sulla fascia destra di Moussa Sissoko, utilizzato come equilibratore per le sue doti atletiche, a favore dell’impiego di un esterno puro.

I deludenti risultati ottenuti nella parte finale del girone di qualificazione e la sconfitta interna in amichevole a marzo contro la Colombia, hanno convinto Deschamps a tornare, nelle ultime amichevoli, al più dinamico 4-3-3.

Il problema del c.t. francese è quello di riuscire a far convivere in maniera efficiente l’enorme quantità di talento a disposizione, specie offensivo. Dagli Europei a oggi sono entrati in squadra ancora altri giovani. Il parco terzini è stato interamente rinnovato con le convocazioni, a destra, di Sidibé del Monaco e Pavard dello Stoccarda (impiegabile anche come difensore centrale, in teoria il suo ruolo d’origine); e Lucas Hernandez dell’Atletico Madrid e Benjamin Mendy del Manchester City, a sinistra. Al centro della difesa è stato convocato Kimpembe del PSG, che completerà con Rami, Varane e Umtiti la batteria dei centrali a disposizione di Deschamps.

In mezzo al campo, si è guadagnato la convocazione Steven N’Zonzi e, rispetto a due anni fa, il tecnico francese potrà contare anche su Corentin Tolisso. Davanti, escluso Benzema per motivi disciplinari dai tempi dell’affaire Valbuena, Deschamps potrà contare su Mbappé, Ousmane Dembéle, Thauvin, Lemar, Fekir, Giroud e Griezmann, un insieme di talento offensivo probabilmente senza eguali al mondo.

A dare indirettamente la misura delle possibilità di scelta in attacco per l’allenatore francese è l’elenco degli esclusi: Payet, Coman, Martial e Lacazette, oltre al già citato Benzema.

Durante le qualificazioni, Didier Deschamps ha provato a mediare tra il talento in attacco e l’equilibrio di squadra utilizzando il 4-2-3-1, in modo da poter schierare 4 giocatori offensivi coperti però da due mediani, con un atteggiamento tattico generale piuttosto conservativo.

In mezzo al campo Pogba è stato impiegato con costanza come interno, piuttosto bloccato davanti alla difesa, affiancato da Matuidi che, progressivamente, ha però lasciato spazio a Kanté. I tentativi di Deschamps non hanno però portato a grossi risultati tattici e la squadra, a dispetto delle enormi qualità a disposizione, è sempre stata in difficoltà, se rapportata alle potenzialità, in ogni aspetto del gioco.

Le difficoltà a risalire il campo con il 4-2-3-1

La prudenza di Deschamps, attento a costruire una fase di possesso palla che protegga la sua squadra dalle ripartenze avversarie, ha progettato una costruzione bassa lenta e inefficiente. Nel suo schieramento più tipico, il 4-2-3-1 della Francia prova ad iniziare l’azione tenendo i terzini piuttosto bassi e i due interni vicini alla linea difensiva, con una struttura ridondante e incapace di avere molteplici linee di passaggio avanzate.

La Francia occupa ben 6 giocatori nella circolazione bassa del pallone, rendendo agevole per gli avversari tagliare le linee di passaggio verso i giocatori più avanzati. Da qui le enormi difficoltà a risalire il campo in palleggio.

Per gli avversari è piuttosto semplice tagliare i riferimenti avanzati e costringere la Francia, troppo spesso, a lanci lunghi verso Giroud, o a passare dalle fasce affidandosi quasi esclusivamente al talento dei suoi esterni più che a una manovra capace di muovere ed attaccare le difese avversarie.

Proprio le difficoltà ad avanzare in maniera compatta lungo il campo hanno progressivamente aumentato l’importanza e l’influenza di Thomas Lemar nel gioco d’attacco della nazionale francese.

Impiegato come esterno di sinistra, assieme a un giocatore più verticale a destra (Mbappé o Coman), il calciatore del Monaco ha preso sulle sue spalle il compito di raccordare la lenta e prevedibile circolazione bassa con il reparto offensivo, abbassandosi nella zona di centro-sinistra e dialogando sul corto con il terzino di riferimento, con gli interni e le punte davanti a lui. Nonostante il contributo di Lemar, però, la fase di attacco posizionale della Francia tende a ristagnare e a essere priva di una vera continuità tra la fase di preparazione e quella, più avanzata, di rifinitura.

I momenti migliori sono, in genere, frutto del talento individuale dei giocatori offensivi e di attacchi in transizione contro difese non ancora schierate. Oltretutto il 4-2-3-1 non pare rispettare a pieno le caratteristiche di tutti i giocatori a disposizione di Deschamps: in mezzo al campo rimane attuale la questione della posizione e della funzione di Paul Pogba, che il conservativo 4-2-3-1 del tecnico francese limita negli inserimenti offensivi e che confina quasi esclusivamente a un ruolo di distribuzione della manovra.

Nella stessa zona di campo, l’impiego da interno puro di Matuidi in un sistema di gioco piuttosto statico, ne amplifica i limiti in fase di circolazione del pallone. Più avanti, la rigidità del 4-2-3-1 pensato dal CT relega il talento di Mbappé sull’out di destra, con il centro dell’attacco occupato in maniera fissa dalla coppia Griezmann-Giroud, con quest’ultimo quasi indispensabile per risalire il campo utilizzando la scorciatoia dei palloni lunghi.

Anche in fase di non possesso la squadra di Deschamps non ha convinto, scegliendo troppo frequentemente di difendere posizionalmente, in una maniera che si è concretamente rivelata troppo passiva e ha manifestato una certa difficoltà a difendere il centro dell’area anche quando gli attacchi avversari sono dirottati preventivamente sull’esterno.

Anche limitando l’angolo di visuale alla fase di non possesso, sorgono dubbi sulla strategia complessiva di Deschamps, e sul 4-2-3-1, rispetto alle caratteristiche dei suoi uomini. È davvero la soluzione migliore costringere gli esterni di centrocampo, in genere due giocatori con qualità quasi esclusivamente offensive, se non attaccanti adattati, a difendere bassi tornando molto indietro per il campo?

Avendo a disposizione centrocampisti quali Pogba, Matuidi e Kanté perché non provare ad impostare una strategia di recupero palla più aggressiva?

Analogamente, per quale ragione costringere difensori molto abili lontano dalla propria porta, veloci e abituati nei loro club a difendere in avanti, a presidiare il cuore dell’area, non valorizzando le loro migliori doti?

E infine, perché non immaginare che un recupero palla più alto e aggressivo possa costituire la piattaforma ideale per rapide ripartenze dei veloci e talentuosi attaccanti e scavalcare così, almeno in parte, i problemi offensivi in fase posizionale?

Il prudente 4-4-2 della Francia in fase difensiva abbassa Mbappé e lo costringe a coprire all’indietro un’ampia porzione di campo. Qui contro la Colombia.

Cosa cambia con il 4-3-3

Dopo la sconfitta nell’amichevole interna contro la Colombia, Deschamps ha abbandonato il 4-2-3-1 e ha giocato le successive tre partite – contro Russia, Irlanda, Italia – con il 4-3-3, ottenendo tre vittorie.

Le variazioni tattiche non si sono limitate al cambio di modulo, ma hanno investito in maniera più profonda la strategia di gioco complessiva della squadra. In fase di possesso palla Deschamps ha provato a rendere più snella l’impostazione, aumentando il numero dei giocatori sopra il pallone e linee di passaggio alle spalle del centrocampo avversario.

Il nuovo 4-3-3 francese alza presto i due terzini, quasi sulla linea delle punte, permettendo così agli attaccanti di entrare dentro il campo, dietro i mediani avversari. La posizione dei terzini francesi crea potenzialmente disordine nella struttura difensiva avversaria, con esterni bassi presi in mezzo tra la difesa dell’ampiezza e la protezione del centro in marcatura degli attaccanti. I terzini vengono così esentati da responsabilità di costruzione bassa, che rimane appannaggio dei due centrali supportati da uno o due centrocampisti.

Interessanti i meccanismi utilizzati da Deschamps per ridurre l’importanza di Kanté in questa fase di gioco, a vantaggio dei più dotati Tolisso e/o Pogba. La Francia ha frequentemente utilizzato l’interscambio di posizione tra una delle due mezzali e il mediano Kanté per sollevare il giocatore del Chelsea da compiti di distrubuzione del gioco; in caso di necessità ha abbassato le due mezzali ai fianchi dei due centrali per facilitare la risalita del pallone, senza coinvolgere direttamente il suo centrocampista centrale.

Contro l’Italia, i due terzini Pavard ed Hernandez si alzano permettendo a Mbappé e Griezmann di entrare dentro al campo e giocare alle spalle del centrocampo azzurro. Si noti come D’Ambrosio sia in inferiorità numerica contro Mbappe ed Hernandez. Più indietro, Tolisso e Pogba, aprendosi, supportano i due centrali nella risalita del pallone.

La nuova struttura in fase di impostazione ha reso più fluida la risalita del pallone e ha avvicinato alla porta e tra loro e i giocatori offensivi.

Alcune significative variazioni sono state apportate anche alla fase di non possesso. La squadra di Deschamps ha provato ad alzare la linea di pressione, cercando di recuperare il pallone più avanti. Anche in fase di difesa posizionale, però, la Francia ha adottato un atteggiamento più propositivo, disponendosi con la linea dei tre attaccanti davanti a quella dei centrocampisti. Le tre punte si sono schierate strette, a proteggere il centro, lasciando i tre centrocampisti a difendere l’intera ampiezza del campo quando gli avversari riuscivano a superare la prima linea di pressione.

Un atteggiamento molto più spregiudicato del passato che, se ha pagato qualcosa in termini puramente difensivi, ha però ricadute molto positive in fase di transizione offensiva, rendendo immediatamente disponibili i tre attaccanti per le ripartenze. E se i tre attaccanti, come accaduto contro l’Italia, si chiamano Mbappé, Dembelé e Griezmann, le ripartenze possono davvero essere letali per gli avversari.

In fase difensiva i tre attaccanti rimangono su una linea più avanzata di quella mediana, rimanendo disponibili alle ripartenze dopo il recupero del pallone.

Oltre ai cambiamenti strutturali nelle due fasi di gioco, il 4-3-3 sembra potere meglio valorizzare le doti dei calciatori a disposizione di Deschamps, avvicinando tra loro gli attaccanti e affrancandoli parzialmente dal lavoro difensivo. Può inoltre liberare il talento nell’ultimo terzo di campo di centrocampisti come Pogba e Tolisso, e le doti di inserimento di Matuidi.

La versione migliore del 4-3-3 è apparsa quella che ha giocato contro l’Italia con due mezzali di qualità, Tolisso e Pogba, in grado di gestire i tempi della manovra e di essere al contempo pericolose in zone più avanzate e la rinuncia ad Olivier Giroud in attacco.

La presenza di tre attaccanti tecnici e mobili, che scambiavano continuamente la loro posizione, ha permesso alla Francia di combinare pericolosità in fase d’attacco posizionale con i dialoghi ravvicinati tra le punte che non davano alcun riferimento fisso alla difesa avversaria e velocità in ripartenza e in campo aperto.

A sinistra la mappa delle zone di influenza di Mbappé all’interno del 4-2-3-1 (contro la Colombia), a destra quella all’interno del 4-3-3 (contro l'Italia). È meglio avere Mbappé ad occupare l’out di destra o dentro l’area di rigore avversaria? (via Opta).

Dove può arrivare?

Si fa davvero fatica a trovare una nazionale con più talento a disposizione, specie offensivo, della Francia. Utilizzando i valori di mercato del sito Transfermarkt, la Francia è la squadra dal valore totale dei 23 convocati maggiore (1.08 miliardi di Euro), davanti a Spagna, Brasile e Germania.

Inoltre, assieme a Nigeria e Inghilterra, ha l’età media inferiore tra le 32 partecipanti ai Mondiali: tra i giocatori di movimento solamente Rami, Matuidi e Giroud hanno più di trent’anni.

I sei anni di gestione Deschamps non sono stati brillanti e la sconfitta in finale contro il Portogallo negli Europei casalinghi di due anni fa non è stata ancora pienamente digerita dall’opinione pubblica e dagli addetti ai lavori, che hanno cominciato a chiedersi in maniera sempre più esplicita se davvero sia l’allenatore migliore cui affidare una squadra di queste potenzialità.

Gli affanni in fase di qualificazione e i risultati di alcune amichevoli dovrebbero aver convinto il tecnico di Bayonne ad abbracciare il 4-3-3 e, soprattutto, a disegnare un calcio meno conservativo, più brillante e, in definitiva, più consono alle caratteristiche tecniche e all’età dei suoi calciatori. Nell'ultima amichevole prima dell'esordio, giocata e pareggiata contro gli USA, Deschamps ha provato il 4-3-1-2, con Kanté e Matuidi contemporaneamente in campo e Griezmann alle spalle di Giroud e Mbappé. La deludente prestazione dei francesi ha confermato ancora una volta che la coesistenza di Kanté e Matuidi rallenta e toglie fluidità alla manovra e che lo schieramento con tre punte mobili, visto nell'ultima mezz'ora dopo l'uscita di Giroud rende la fase offensiva più efficace e penetrante.

Il modulo a 3 punte può migliorare lo scaglionamento dei giocatori in campo e lubrificare meccanismi di gioco che apparivano ingolfati. Specie se l’idea rimarrà quella di occupare l’ampiezza con i terzini permettendo alle punte di giocare vicine e di dialogare ad alta velocità tra loro (cosa accaduta anche con il 4-3-1-2 e Griezmann trequartista, abbastanza vicino a Mbappé per dialogare in transizione). E in una versione ancora più centrata sulle qualità tecniche e il talento, Deschamps potrebbe rinunciare alla scorciatoia Giroud in attacco (fidandosi di Mbappé da solo al centro) e alla quantità di Matuidi in posizione di mezzala.

Anche nel reparto arretrato la qualità non manca: Varane e Umtiti costituiscono una delle migliori coppie di centrali dei Mondiali, Lloris un portiere esperto e affidabile. Forse, rispetto a quello davvero elevato del resto della squadra, il livello assoluto dei terzini, specie in fase puramente difensiva è un gradino sotto e potrebbe costituire un punto debole contro i migliori attacchi della competizione.

Il girone con Danimarca, Australia e Perù non è dei più probanti e appare davvero difficile immaginare che la Francia possa fallire l’appuntamento con gli ottavi di finale. Da lì in poi, Deschamps dovrà trovare per 15 giorni e 4 partite la maniera di sfruttare al meglio il talento a disposizione, senza pagare pegno all’inesperienza.

La generazione di Platini è riuscita a vincere gli Europei casalinghi del 1984, quella di Zidane ai Mondiali del 1998 e gli Europei del 2000. L’attuale gruppo di calciatori ha fallito, due anni fa, un obiettivo che sembrava alla sua portata, la conquista degli Europei organizzati in casa propria. L’età è dalla parte della Francia e il Mondiale di Russia è una grande occasione per vincere qualcosa con la Nazionale.

In ogni caso, non sarà l’ultima. E se Deschamps fallirà ancora una volta, chissà che non tocchi a Zinedine Zidane provarci la prossima volta.

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