Luglio sta finendo e il calciomercato continua a essere un territorio strano. Questa settimana si è parlato della possibilità che Mbappé potesse farsi un anno sabbatico in Arabia Saudita pagato 700 milioni, del portiere dell’Inter, dell’ennesimo acquisto del Milan, dei cani di Fabinho. I calciatori continuano a emigrare: l’ultimo in ordine di tempo è Jordan Henderson, capitano e bandiera del Liverpool, e ora sembra toccherà anche a Marco Verratti da Manoppello. Noi, in ogni caso, rimaniamo qui, sempre con questa rubrica ogni settimana più distaccata dalla realtà.
Matteo Gabbia al Villarreal
Mentre eravamo distratti dal passaggio di Samuel Chukwueze dal Villarreal al Milan, Matteo Gabbia ha fatto il percorso inverso. Non “contropartita tecnica” come si dice in questi casi, ma in “prestito secco”, un’operazione di mercato solo casualmente collegata all’altra (probabilmente fatta lo stesso giorno solo per risparmiare sui viaggi, in una strana forma di green-calciomercato).
È proprio uno di quei trasferimenti per cui è nata questa rubrica, passaggi di mercato che non sembrano avere senso per l’una o l’altra squadra. Il Milan si priva di un giocatore buono “per le liste”, un termine che si usa per quei giocatori cresciuti nel vivaio e che possono essere aggiunti alle liste UEFA senza occupare posto (quindi praticamente da giocatori extra). Gabbia al Milan quindi tornava utile come ulteriore difensore, da tenere lì pronto all'evenienza. Più o meno così è stato usato in questi anni - appena 37 presenze in 4 stagioni - quasi sempre quando serviva mettere una pezza alle assenze dei difensori titolari. Diciamo quindi che il Milan non si priva di un elemento importante, eppure Gabbia era uno di quei giocatori che si legano all’ambiente in maniera viscerale, che magari non sono decisivi ma fungono da collante tra l’ambiente e la squadra, che sembrano ben voluti da tutti. Prima di lasciare il ritiro, Gabbia ha postato una foto insieme ad alcuni suoi compagni, scrivendo solo “Vi voglio bene”.
Visualizza questo post su Instagram
Un post condiviso da Matteo Gabbia (@matteo_gabbia19)
Ma è difficile da capire anche il suo approdo al Villarreal, proprio perché definire il valore assoluto di Gabbia è davvero un’impresa. Può essere il titolare di una squadra che come obiettivo ha quello di conquistare un posto in Europa? Non dico che la risposta sia no, anzi, ma non è immediato neanche sostenere il contrario. Il Villarreal, diciamo, proverà a scoprire la risposta, anche se non sarà facile in una stagione, con un prestito secco che non incentiva a puntare su di lui. Intanto lo ha presentato mettendolo dentro una gabbia, in un'interpretazione letterale del suo cognome ai limiti dell’offensivo. Per Gabbia, speriamo, il proseguimento dell’esperienza in Spagna sia migliore.
Samuele Longo al PAS Lamia
Ed eccoci arrivati all’aggiornamento annuale sulla carriera di Samuele Longo. Sembra passata una vita da quando doveva essere il nuovo grande centravanti italiano e, beh, è quasi esattamente così, almeno in termini calcistici: era il 2012 quando con la maglia dell’Inter segnava nella finale di NextGen Series, la Champions League dei giovani. Poi? Srotolare la carriera di Longo su un foglio è un esercizio a metà tra geografia e psicologia dell’anima: Espanyol, Verona, Rayo Vallecano, Cagliari, Frosinone, Girona, Tenerife, Huesca, Cremonese, Deportivo La Coruna, Venezia, Vicenza, Modena, Dordrecht e ora PAS Lamia, in Grecia. A 31 anni il PAS Lamia è il 15esimo club della carriera, una carriera che dopo aver preso una piega ironica ne sta prendendo una tragica. Per cosa lo ricorderemo? Per non aver mai segnato in Serie A in 48 presenze da attaccante? Per la dichiarazione di Gerry Scotti in cui lo paragonava a Gigi Riva?
Nelle foto del suo Instagram e in quelle in cui posa per i canali social del club greco, Longo ha ancora la faccia da promessa. Saranno i capelli tinti di biondo o uno sguardo vivo, una pelle ancora tesa, ma sembra non portarsi appresso il peso di tutto questo girovagare, della mancanza di un posto da chiamare casa, del declino della sua carriera. Forse allora Longo sente ancora di star cercando la sua occasione, una squadra in cui finalmente sbocciare. Non sappiamo se sarà in Grecia, la patria di Odisseo. Ma se esiste una Itaca per Longo, speriamo possa prima o poi trovarla.
Sergio Canales al Monterrey
Mentre il mondo del calcio sta andando da una parte, Sergio Canales va dall’altra e precisamente al Club de Fútbol Monterrey. La rotta Europa-Messico è di quelle poco battute per i calciatori ma rimane tremendamente affascinante, altro che Arabia Saudita. Canales può diventare un nuovo Gignac, che in Messico è venerato come un dio? C’è da dire che il suo valore, anche in Spagna, non è mai stato davvero riconosciuto e speriamo lo sarà in Messico, dove è accolto come un salvatore.
Canales è uno di quei calciatori che non ti stancheresti mai di guardare, di quelli che fanno sembrare questo sport simile a una nobile arte: sempre elegante, sempre con la testa alta, sempre in controllo. Partito come stellina nelle giovanili del Real, negli ultimi anni al Betis si è imposto come uno di quelle mezzali/trequartisti che fanno girare le squadre grazie alla loro tecnica e visione di gioco, un venerabile maestro. Stava andando così bene che il CT De La Fuente lo ha convocato per le ultime due partite della Spagna, dandogli spazio anche nella semifinale di Nations League contro l’Italia.
Se volete godervi un po’ dell’esperienza Sergio Canales.
Come sia finito a Monterrey è difficile da capire, sembrava addirittura che Canales potesse aspirare a qualche club di élite, interessato a mettere sotto contratto quel tipo di talento, sempre più raro. I messicani lo hanno pagato una cifra vicino ai 10 milioni e il Betis lo ha lasciato andare, salutandolo come una bandiera. Lui si è presentato bello ed elegante come sempre, con una moglie e dei figli più belli ed eleganti di lui e ha salutato tutti in lacrime prima di partire verso un futuro che sembra essersi scelto. Sergio Canales in Messico, magari ci scorderemo subito di questa storia e sarà un peccato.
Andrea Bertolacci alla Cremonese
Era il 2015 e non si poteva giocare a calcio senza Andrea Bertolacci. Dopo un paio di stagioni eccellenti con la maglia del Genoa, il Milan l’aveva messo al centro del suo progetto: era stato un disastro. Bertolacci ha rappresentato bene la banter era rossonera: un calciatore su cui i tifosi e la società avevano riposto aspettative molto più alte di quelle che poteva soddisfare (qui viene definito “L’acquisto più INSENSATO della storia del Milan”). Bertolacci si è come spento negli anni a Milano, trattato come un meme ante-litteram, quasi costretto alla fuga in Turchia, dove rifarsi una nuova vita.
Ora a distanza di tre anni, dopo un paio di strani trasferimenti tra Karagümrük e Kayserispor - Bertolacci torna dall’esilio per vestire il grigiorosso della Cremonese. Con più rughe intorno agli occhi e un fisico più asciutto, cosa potrà dare ancora alla causa? Quanto di quel centrocampista dinamico e volitivo è rimasto? Può ancora segnare i suoi 5-6 gol stagionali? La Cremonese si prepara a una Serie B difficile, piena di squadre che vogliono salire in A. Se Bertolacci è la risposta, lo scopriremo presto.
Ivan Radovanovic allo Jedinstvo Ub
“Wow, this came out of know where” scrive in uno strano inglese Nikola R91 che commenta questa notizia strampalata. Ivan Radovanovic, lo scorso anno alla Salernitana, che forse ricorderete soprattutto per il suo record di tiri scagliati verso la porta senza segnare, si è trasferito allo Jedinstvo Ub, un piccolo club serbo noto per aver fatto esordire tra le proprie fila Nemanja Matic e Dusan Basta. La particolarità dello Jedinstvo è che gioca nella seconda serie serba: «Aumentano le speranze di promozione?» ci si chiede nel tweet che lancia la notizia. L’anno scorso a febbraio era stato scaricato da Nicola: «Radovanovic l’ho messo fuori rosa. Per me rappresenta un calciatore che ha dato tanto a questa squadra. Non ho bisogno di parlare con lui, è andata così». Brutale.
Kabasele all’Udinese
Tutto considerato, Kabasele dovrebbe rappresentare l’evoluzione definitiva della catena Ebosse->Ebosele quindi sì, da lui c’è da aspettarsi molto. Magari vi sorprenderà scoprire che non si tratta di un giovane bensì di un giocatore esperto con già due presenze col Belgio e più di 150 col Watford (sì certo: viene dal Watford). L’altro fun fact è che è il nipote di Mbokani, centravanti piuttosto leggendario anche in Champions League con l’Anderlecht (a 38 anni gioca ancora nel Beveren).
Manolo Gabbiadini all’Al Nasr
Magari già ve lo stavate pre-figurando: Manolo Gabbiardini che a suon di sberle di sinistro riesce a riportare la Sampdoria in Serie A. Il sontuoso canto del cigno di una carriera che solo per brevi tratti ha suggerito il talento che immaginavamo all’inizio. Gabbiadini ha invece deciso di ritirarsi precocemente dal calcio europeo per trasferirsi all’Al Nasr, quello senza una ‘s’ e con Iuri Medeiros al posto di Cristiano Ronaldo. Una leggenda della Samp e una del Genoa si ritroveranno a Dubai per una nuova avventura.