Gaetano Castrovilli ha 22 anni, è solo alla quarta presenza in Serie A, ma è già finito sotto i riflettori. Nel giro di poche settimane il centrocampista pugliese si è guadagnato un posto da titolare e un rinnovo di contratto nella Fiorentina. Le sue prestazioni hanno già attirato l’interesse del CT della Nazionale, Roberto Mancini, sempre piuttosto attento ai giovani.
Il calcio è un mondo spesso accelerato, ma la rapidità della “scalata” di Castrovilli ha dell’incredibile. Pochi mesi fa il centrocampista aveva appena concluso la sua seconda stagione nella Cremonese, dove auspicava di poter tornare anche il prossimo anno, nel caso in cui nessuna squadra di A fosse interessata a lui. In estate ha perso l’Europeo Under 21 per un infortunio, e il suo arrivo alla Fiorentina sembrava soltanto di passaggio, in attesa di un altro prestito, o di una cessione come contropartita.
A cambiare le cose è stato Vincenzo Montella, che ne ha bloccato la cessione dopo neanche due giorni di ritiro. Nel precampionato il tecnico viola è stato subito colpito dal giocatore, definito un profilo “molto, molto, molto interessante”, ma nessuno si sarebbe aspettato così tanto spazio. Almeno, non da subito.
Castrovilli è partito a sorpresa contro il Napoli, dove ha impressionato per qualità tecniche, maturità tattica e freschezza fisica, e nelle ultime settimane quello che sembrava un esperimento è diventato un punto fermo della Fiorentina. Dopo la partita con la Juventus è arrivato il primo paragone importante, espresso dal suo stesso allenatore: «Per me ad oggi è il centrocampista che ha più cambio di passo in Serie A; anche quello con più dribbling vinti, probabilmente. Se riuscirà anche a fare qualche gol e a essere un po’ più risolutivo, avremo forse il degno erede di Antognoni».
Le cose che riescono bene a Castrovilli
L’accostamento è un po’ azzardato, ma offre una buona rassegna delle caratteristiche che Montella apprezza maggiormente. Castrovilli non è un giocatore particolarmente strutturato, ma è veloce e dinamico, ha grande equilibrio e ottime qualità in allungo; nonostante preferisca ricevere palla sui piedi sa interpretare gli spazi con grande intelligenza, è molto efficace nelle conduzioni e ha un senso naturale per la verticalità.
Finora ha giocato sulla mezzala sinistra, con la possibilità di svariare sia in verticale che in orizzontale. Nella partita col Napoli si è spostato spesso sulla fascia, per scambiare o compensare i movimenti dell’esterno, e col Genoa si è fatto vedere anche in fase di costruzione, abbassandosi al fianco di Badelj quando la manovra non aveva sbocchi. Contro la Juventus, con la squadra schierata in un centrocampo a cinque, occupava gli spazi lasciati liberi sulla trequarti.
[gallery columns="6" ids="49800,49798,49799"]
Tre situazioni nelle partite con Napoli, Genoa e Juventus.
La prestazione contro i bianconeri ha permesso di apprezzare anche le qualità difensive di Castrovilli. Non stiamo parlando di un giocatore eccezionale nei contrasti o nei tackle, ma con una buona efficacia sia in pressione che nella marcatura.
Come giocava alla Cremonese
La sua duttilità nasce dall’esperienza maturata alla Cremonese, dove ha completato il suo svezzamento tra i “grandi”. Nelle due stagioni a Cremona si è trovato a interpretare diversi moduli – dal rombo di centrocampo al 3-5-2, passando per 4-4-2 e 4-3-3 – trovando sulla sua strada allenatori come Tesser, Mandorlini e Rastelli, amanti di un calcio intenso e verticale, che puntava molto sulle transizioni.
Nel primo anno Castrovilli ha giocato principalmente sulla trequarti, ma nella seconda stagione ha ampliato il suo raggio d’azione, disimpegnandosi su entrambi i lati come esterno in un attacco a tre e laterale in un centrocampo a quattro, regista davanti alla difesa e mezzala in un centrocampo a cinque. Questa varietà ha permesso a Castrovilli di ampliare il suo repertorio, migliorando sia nelle giocate in mezzo al campo – scambi, appoggi, lanci – che nella fase difensiva. Non è un giocatore dalla grande muscolatura, ma nelle ultime stagioni ha imparato a usare il suo corpo con tempismo e intelligenza, dimostrando buone qualità sia nel recupero delle seconde palle che nella copertura del pallone.
Quando è sotto pressione il centrocampista si affida alle sue grandi doti tecniche, abbinate a un ottimo equilibrio. Castrovilli sa uscire anche dalle situazioni più complicate, e nonostante il baricentro non molto basso è in grado di ruotare sulla palla e cambiare direzione senza difficoltà. Doti frutto della sua educazione calcistica non convenzionale: Gaetano ha passato la sua infanzia giocando in strada, e la sua prima educazione “tecnica” è stata nella scuola di danza classica, dove si era iscritto a 7 anni con l’intenzione di fare il ballerino.
L’esperienza è durata un solo anno (Castrovilli ha raccontato di aver lasciato perché era l’unico “maschietto” del gruppo) ma la passione per la danza è rimasta, e ora che è un calciatore gli sta tornando molto utile: «Molto spesso mi capita di pensare a una finta, a un dribbling o a una giocata e paragonarla a un passo di danza. Mi viene più naturale». L’efficacia nel dribbling è una delle sue doti più tangibili: lo scorso anno andava al ritmo di 7.59 uno contro uno e dribbling a partita, perdendone solo il 17.3%, e si è confermato anche in Serie A, dove nelle prime due giornate ha vinto più dribbling di tutti.
In generale, il suo impatto in Serie A è stato molto positivo. Le statistiche contano relativamente, dato il campione ridotto, ma fanno intuire l’influenza del centrocampista: nelle prime quattro giornate di campionato Castrovilli è stato il primo giocatore viola per numero di dribbling (3.7), secondo per passaggi chiave (2), terzo per numero di falli subiti (2) a partita. Considerando che erano le sue prime quattro partite nel massimo campionato, non malissimo.
E dire che da piccolo voleva fare tutt’altro. Castrovilli ha deciso di provarci col calcio soltanto a nove anni, pochi mesi dopo la morte del nonno. Gaetano – che del nonno porta il nome, oltre che l’amore per il Bari – ha raccontato che ha fatto questa scelta proprio per lui: «Era un grande tifoso del Bari, e gli ho promesso che prima o poi avrei esordito al San Nicola».
Si iscrive alla scuola calcio del Minervino, ma dopo neanche due mesi viene chiamato per un provino al Bari, dove si presenta con la maglia di Ronaldinho: «All’inizio mi prendevano in giro, poi si sono ricreduti», racconterà poi. Gigi Nicassio, ex allenatore di Castrovilli al Bari, ricorda di averlo apprezzato al primo sguardo: «Lo vidi correre e dissi al mio collega: “Questo sa giocare”. Ha una corsa di un sudamericano: saltella, danza, non appoggia il piede per terra. E come toccò palla, capimmo che ci sapeva fare».
Castrovilli è arrivato nelle giovanili del Bari a 11 anni, e da lì ha iniziato tutta la trafila delle giovanili. Sette anni dopo ha fatto il suo esordio al San Nicola, compiendo una favola che è costata anche molti sacrifici e fatica: i tre anni passati a fare avanti e indietro tra Minervino e Bari, 160 km totali, gli orari impossibili con la scuola, la lontananza dagli amici e poi dalla famiglia. «Ero sul punto di abbandonare», ha raccontato il giorno del suo esordio «ma ho tenuto duro per ripagare i sacrifici fatti dai miei genitori e mio zio».
Dopo l’esordio la sua carriera è sbocciata: pochi mesi dopo va in prestito alla Fiorentina per partecipare al Trofeo Viareggio, e gioca così bene da convincere la squadra di Della Valle ad acquistarlo a titolo definitivo. Da lì i due anni alla Cremonese, la conferma in Serie A e queste ottime prime partite. La storia di Castrovilli dimostra che non ha paura di bruciare le tappe, ma ora che è arrivato in massima serie sta dimostrando di avere la maturità per restarci il più a lungo possibile.