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Gegenpressing
21 apr 2015
Il Bayer Leverkusen di Roger Schmidt è stato definito da Guardiola "una delle migliori squadre del mondo". Un bignami del gioco delle Aspirine.
(articolo)
16 min
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Olanda vs. Uruguay, 15 giugno 1974. Al terzo minuto di gioco il portiere della "Celeste", Mazurkiewicz, si impossessa del pallone e serve con le mani il terzino Forlan, che stoppa e alza la testa. Ad impedirgli la linea di passaggio con il suo centrale c'è Cruijff, frontalmente lo attacca Rensenbrink: Forlan scarica la palla rasoterra verso la trequarti, Castillo stoppa ma subito alle sue spalle c'è Neeskens che lo aggredisce e gli sporca il pallone. Potrebbe prenderla l'esterno uruguagio Mantegazza, ma invece lo anticipa van Hanegem, che serve proprio Neeskens. Il numero 17, con la sua chioma bionda, aveva proseguito la corsa nello spazio che si era venuto a creare, e Forlan, che aveva dato inizio a questi incredibili 9 secondi, lo stende.

L'azione (min 9.56) racconta dell'Olanda quasi più del famoso primo minuto e 48 secondi della finale contro la Germania Ovest; (min 23.00 e 25.40) l'atteggiamento standard dell'Uruguay; (min 29.40) il pressing a centrocampo associato ad una linea difensiva altissima.

Klopp, Guardiola, Heynckes

Molti dei movimenti che oggi vediamo sui campi europei hanno origine dall'Olanda degli anni '70, tra Rotterdam e de Meer. Il filo comune a tutte le diverse declinazioni è il calcio totale di Rinus Michels, ovvero flessibilità di ruolo, controllo degli spazi nel campo, velocità di pensiero e verticalizzazioni. Impossibile distinguere dove finisce la fase difensiva e comincia quella offensiva, o viceversa, la squadra si alza chiudendo linee di passaggio, sbarrando subito la strada al portatore di palla che avanza.

Estremismo

Si parla soprattutto del possesso palla e degli schemi d'attacco delle squadre "totali", ma sono altrettanto importanti i movimenti senza palla. Quella fase, cioè, che chiamiamo difensiva; per quanto suoni semplicistico nel caso di una fase svolta a 50 metri dalla porta.

Gerry Gelade e Colin Trainor hanno studiato due indici particolari. Il primo si chiama Average Difensive Distance (ADD): calcola la distanza media dalla propria porta in cui una squadra compie le azioni di difesa, riuscite o meno. Nella stagione 2013/2014, nei campionati analizzati la media è stata di 39,9 metri: la più bassa era quella del Crystal Palace: 36,6 m; la più alta quella del Bayern Monaco: 46,7 m. Tra le due squadre ci sono più di 10 metri di distanza nel loro pressing, ovviamente per il Palace non si tratta necessariamente di una scelta, ma soprattutto di un'inferiorità tecnica che li obbliga in quella porzione di campo.

Il secondo indice si chiama Passed Allowed Per Defensive Action (PPDA): divide la quantità di passaggi che una squadra concede, per il numero di azioni difensive effettuate almeno a 40 metri dalla porta. Livelli bassi significano minor possesso palla avversario e furto del pallone più veloce. Il Bayern Monaco, di nuovo, ha il miglior dato in assoluto: per ogni 6,9 passaggi c'è un'azione difensiva in quella zona di campo. Ultimo, ancora una volta, il Crystal Palace. Qui trovate un’approfondimento sui due indici.

Il concetto di pressione offensiva sistematica ha nomi diversi a seconda di chi ne sta parlando. Klinsmann nel 2008 l'ha definita "recupero palla immediato". In Germania si usa il termine gegenpressing.

Genesi

In origine ci fu il tiqui-taca del Barcellona, con il possesso palla intorno al 70% e avversari chiusi che facevano densità negli ultimi 30 metri di campo. Il vero problema, però, era che una volta recuperato il pallone gli avversari partivano in contropiede, soprattutto le squadre ben organizzate tatticamente e forti fisicamente annullavano in questo modo quasi tutto il gap tecnico. L'Inter di Mourinho prima, l'Atlético Madrid di Simeone poi (contro Vilanova) hanno dimostrato la fallibilità di un sistema votato quasi solo alla creazione offensiva.

Bisognava evolversi, sacrificando in parte il possesso e dedicandosi maggiormente alle situazioni di "non possesso". A questo punto della storia (un'estrema semplificazione) entra in scena Jürgen Klopp che con il suo Borussia Dortmund sdogana per la prima volta il gegenpressing. E cioè, una pressione immediatamente successiva alla perdita del pallone. Tutta la squadra in questo caso preme come un'unità organizzata nel momento stesso in cui l'azione offensiva termina e diventa difensiva. Gli undici giocatori non scappano all'indietro ma si muovono in avanti a caccia della palla, che idealmente porta all'immediato ritorno del possesso.

In questo modo si impedisce la ripartenza (primo dei problemi del Barcellona di Guardiola) e si conquista il pallone vicino alla porta avversaria. La buona riuscita del pressing dipende dai movimenti dei singoli giocatori: per cacciare il pallone come un corpo unico bisogna mantenere corte le distanze tra i reparti senza, però, lasciare scoperti spazi di gioco tra i singoli ruoli. Nello stile Dortmund, c'è un limite temporale oltre il quale la pressione si sgonfia, 5-6 secondi, dopodiché la squadra deve indietreggiare (anche se dipende sempre dal contesto dell'azione) anche se non ha riconquistato il pallone.

Si riesce a vedere come il campo viene "porzionato" in zone, come il gioco avversario venga portato sull'esterno e come i movimenti di Reus o Lewandowski tolgano l'alternativa del passaggio centrale. Al min 1.52 tutti i vantaggi di poter recuperare palla grazie ad una pressione alta subito dopo aver perso il possesso.

Il gegenpressing ha un'altra peculiarità: oltre a verificarsi a quasi 50 metri dalla porta, si svolge soprattutto sulle fasce. Il possesso avversario viene accompagnato fino alla linea laterale, dove le scelte sono limitate e il recupero più semplice (non a caso si dice che la linea laterale è "il miglior difensore in campo"). Si isola l'avversario con una pressione sia centrale che esterna, una sorta di accerchiamento che lo obbliga a rifurgiarsi all'indietro o a calciare in avanti senza una ratio.

Stili diversi

Qui però gli stili divergono. Klopp, ad esempio, opta per un pressing sul portatore di palla, quindi sulla sfera stessa. Così cerca di forzare gli errori dei giocatori avversari, il giocatore giallonero che pressa per primo è accompagnato dal resto della squadra che "assorbe" gli altri possibili ricevitori in zona.

Al contrario, il Barcellona di Guardiola era solito concedere il primo passaggio nel tentativo di attaccare non tanto il ricevitore o il portatore di palla, quanto il passaggio stesso. Il fallimento dell'azione era comunque compensato con la copertura preventiva di almeno altri due giocatori e l'intensità era minore rispetto al Dortmund.

A questo sistema si ispirava, con grande successo, il Bayern Monaco di Jupp Heynckes (che poi Guardiola ha mantenuto e integrato). Unica differenza, la decisione di non difendere in pressing per zone, come invece faceva Klopp, cercando invece di accoppiare ad ogni giocatore un suo alter ego biancorosso. Il portatore in questo caso è letteralmente tagliato fuori, non avendo alcuna soluzione di gioco.

Si noti come il Barça di Guardiola abbia sempre preferito chiudere le linee di passaggio, concedendo alle volte anche dello spazio in più al portatore di palla.

I vantaggi sono evidenti, a fronte dell'enorme dispendio di energie. Tutto è organizzato per subire meno attacchi possibili, impedendo alla squadra avversaria di oltrepassare il centrocampo con un possesso semplice che le permetta di scegliere sempre la giocata migliore.

Inoltre il sistema è integrato dai movimenti degli attaccanti e delle ali pronte in caso di recupero del pallone a correre negli spazi. L'azione passa da offensiva a difensiva e di nuovo a offensiva quasi istanteneamente, o almeno l'idea è quella, con un contropiede verticale e rapidissimo (che ha facilitato, a Dortmund, l'esplosione di giocatori brevilinei e veloci come Götze, Reus e Blaszczykowski) contro difese impreparate. Il gol è l'obiettivo finale di questo sistema difensivo.

L'unicità di Schmidt

18 gennaio 2014, il Bayern Monaco di Pep Guardiola va alla Red Bull Arena di Salisburgo per un'amichevole contro la capolista austriaca. Viene dallo sfavillante successo di Marrakech, che ha portato nella bacheca del club bavarese la terza Coppa Intercontinentale (o Mondiale per Club). La giornata diventerà rapidamente indimenticabile per il mister catalano, che festeggiava anche il suo quarantatreesimo compleanno. Ma in negativo. Il risultato della prima frazione (sarà anche quello finale) recita 3-0 per il il Salisubrgo: gol di Mané, Soriano e Zulj.

A sgonfiare i prevedibili commenti su un Bayern pieno di riserve è stata proprio una dichiarazione di Guardiola a fine partita: «Non ho mai giocato nella mia carriera contro una squadra con un'intensità alta come quella del Red Bull Salisburgo».

I primi 20 secondi di gioco confermano la dichiarazione di Guardiola.

Roger Schmidt in quel momento è a Salisburgo per il secondo anno consecutivo, arrivato nel calcio austriaco dalla Germania, via Delbrücker (l'ultimo club in cui ha giocato da calciatore), poi Preußen Münster e Paderborn in seconda divisione (altra squadra in cui aveva giocato, circa 10 anni prima). Il Salisburgo era una squadra vincente, il precedente allenatore Ricardo Moniz aveva appena vinto il settimo titolo della storia del club, ma l'inizio per Schmidt è dei peggiori: esce dai preliminari di Champions League perdendo contro l'F91 Dudelange, club di Lussemburgo. Le prime risposte arrivano dal mercato, guidato dal neo-direttore sportivo Ralf Rangnick, con la sua decennale esperienza nel calcio tedesco. Arrivano Sadio Mané, Kevin Kampl e Valon Berisha, centrali per il futuro del club.

Il primo anno arriva secondo dietro l'Austria Vienna; l'anno successivo, quello dell'amichevole con il Bayern, non c'è storia. Anche in Europa League la squadra brilla, spegnendosi però nella fase a scontri diretti.

Il gioco di Schmidt è perfettamente assimilato dalla squadra e si inserisce in modo innovativo nello "stile Dortmund". Di solito il modulo è il 4-4-2, ma muta in continuazione: in fase difensiva diventa un 3-3-4, in fase offensiva anche un 4-2-2-2 o addirittura un 4-2-4. A fare il lavoro principale sono le ali, Kampl e Mané.

Le ali

I movimenti dello sloveno e del senegalese durante il possesso palla avversario devono sia impedire il passaggio sull'esterno di centrocampo avversario, su cui accorcia il terzino cercando l'anticipo, sia il passaggio al centro del campo. La durezza del loro compito è acuita dal fatto che dopo il pressing devono tagliare centralmente, fornendo un'ulteriore alternativa al centravanti, che punta quasi sempre le spalle della linea difensiva. Anche in fase di possesso palla la strategia di Schmidt prevede la palla lunga proprio per l'ala che si accentra, liberando lo spazio al terzino e la profondità dei due attaccanti. Un gioco che richiede resistenza e velocità fuori dal comune agli esterni.

Le punte

Le punte di Schmidt hanno l'obbligo di tagliare le linee di passaggio verso i difensori centrali, così da rendere impossibile per il terzino in possesso di uscire dalla pressione. Come il Borussia, il gegenpressing di Schmidt ha una durata limitata, in caso di fallimento si torna nelle proprie posizioni di attesa, comunque piuttosto alte rispetto alla media europea. In base alle situazioni si attacca anche il portiere; di solito viene pressato con la sola intenzione di obbligarlo ad un giro palla esterno così da poter incalzare più facilmente i difensori di fascia in una situazione di estrema precarietà. Se riesce a rinviare centralmente, proprio come il Borussia di Klopp, Schmidt accetta di poter perdere la seconda palla, preparando invece la pressione sullo stop seguente.

Una delle partite simbolo dell'esperienza di Schmidt sulla panchina del Salisburgo è quella valida per i trentaduesimi di Europa League, edizione 2013-2014. Quando espugnano l'Amsterdam Arena con secco 0-3, con un'intensità impressionante del pressing. Il possesso palla è andato a favore degli olandesi (60%) e gli austriaci, come al solito, hanno giocato molto senza palla, e solo due giocatori hanno toccato il pallone per più di 60 volte. Tra i primi tre dell'Ajax invece figuravano i due difensori centrali Moisander (129), Veltman (119), e addirittura il portiere Cillessen ha toccato più palloni (92) di ogni giocatore del Salisburgo (a dimostrazione, anche, della necessità dei biancorossi di coinvolgerlo per uscire da situazioni complicate).

La partita rappresenta molte delle cose appena spiegate, (dal min 1.56) come la pressione sul portiere, la reazione della squadra sul suo rinvio, i 5 secondi dopo la palla persa, fasi di 3-3-4 e infine il gol dopo un recupero a centrocampo e il taglio dell'esterno (stavolta Mané e Kampl hanno ruoli invertiti).

Nel tempo, però, il Red Bull Salisburgo ha mostrato di avere alcuni problemi. Oltre ad evidenti limiti tecnici, in particolare nei terzini non fenomenali, la squadra alle volte ha sofferto il suo stesso pressing esterno, soprattutto se gli avversari si sono dimostrati capaci di girare rapidamente il pallone da un lato all'altro del campo. Il 4-4-2 è il modulo che protegge di più da questa eventualità, ma all'interno di un meccanismo di pressing così estremo la copertura delle zona dipende quasi sopratutto dalla capacità individuale di recupero.

Dal punto di vista offensivo, essendo il lancio lungo una chiave di lettura di ogni match del Salisburgo, l'assenza di un attaccante puro costringeva Soriano ad andare incontro o le ali ad accentrarsi. Per creare era necessario l'inserimento del terzino, o che Kampl e Mané di vincessero il duello con il difensore di turno.

Leverkusen

Nel momento in cui Roger Schmidt ha deciso di accettare la proposta delle aspirine di Leverkusen, la rosa ha dato risposta a questo problema: lì c'era una punta di peso capace di ricevere i passaggi lunghi provenienti dalla difesa, permettendo i tagli alle sue spalle degli esterni o davanti a lui di un vero trequartista. Il modulo si è trasformato stabilmente in un 4-2-3-1, già provato comunque a Salisburgo con l'inserimento di Valon Berisha. Gli attaccanti sono Stefan Kießling o Josip Drmic, gli esterni Karim Bellarabi e Son Heung-Min, al centro Hakan Çalhanoglu. Il turco è il playmaker avanzato che ha "l'abilità di agire con calma anche in condizioni estreme", proprio ciò che serve a Schmidt.

Sulla sinistra il coreano Son, arrivato nel 2013 dall'Amburgo per sostituire nientemeno che André Schürrle. Dopo 37 partite ha già stabilito il suo record di marcature in un anno, 17 reti (in precedenza erano 12 su circa una decina di partite in più). Il direttore sportivo Völler lo ha definito veloce, agile e forte tecnicamente, per Schmidt si tratta di una versione aggiornata e superiore fisicamente di Mané.

Kießling e Drmic stanno vivendo due momenti totalmente differenti; il primo sta incappando in una delle stagioni meno prolifiche a Leverkusen dal 2006. Al contrario lo svizzero, pur segnando meno rispetto al compagno tedesco, sembra risultare più utile al sistema di gioco di Schmidt (che lo paragona al primo Lewandowski di Dortmund), perché ricerca più metodicamente la corsa incontro al pallone che non la profondità, che lascia a Son e a Bellarabi.

Quest'ultimo è la grande rivelazione dell'anno. 24 anni, nato a Berlino ma di origini marocchine, con 11 reti in campionato è il primo marcatore della squadra, assieme al coreano. Da quando è arrivato al Leverkusen, nel 2011, non aveva trovato molta fiducia ed è stato rapidamente girato in prestito alla sua ex squadra, l'Eintracht Braunschweig. Nonostante uno scarso rendimento con la retrocessione del suo club, Schmidt lo ha tenuto in rosa e schierato titolare addirittura alla prima giornata al Westfalenstadion. Sono bastati 9 secondi, il gol più veloce della storia della Bundes, perché Bellarabi non lo facesse pentire. Nel resto della partita ha corso 14 chilometri.

https://www.dailymotion.com/video/x2gbjym_roger-schmidt-bayer_sport

Esempio di gegenpressing a confronto in Bundesliga.

Uno dei terzini è una conoscenza della Serie A: Tin Jedvaj, sulla fascia destra; a sinistra invece c'è il brasiliano ex Grêmio, Wendell. Un '95 e un '93, Jedvaj e Wendell riempiono quegli spazi offensivi creati dai movimenti di Son e Bellarabi, costruendo una superiorità numerica poco marcabile. Senza palla mantengono una pressione alta, così da potersi proporre subito in fase offensiva, come delle vere ali.

I limiti dell'intensità

Anche a Leverkusen, Schmidt sacrifica il possesso palla (di media al 52%) per un livello di intensità offensiva altissimo: 16.4 tiri in media a partita, dietro solamente alla schiacciasassi di Guardiola e vicino a Klopp (con una precisione, però, bassa). Secondo i dettami di Schmidt, il Leverkusen cerca rapidamente il tiro, sia da fuori che subito dopo una verticalizzazione (circa il 60% delle volte). Il numero importante di tiri quindi è bilanciato da una precisione non elevatissima, obbligata dalla rapidità con cui vanno al tiro.

Uno degli esercizi tipo di Schmidt (in questo caso con il Salisburgo), tra pressing, recupero palla e rapidità della conclusione, tutto in spazi brevi.

Uno dei problemi in un gioco così aggressivo, oltre all'indefendibilità del lato debole, è l'enorme mole di falli di cui la squadra si carica. 18 falli a partita, al secondo posto, di pochissimo dietro l'Amburgo, e vale anche per i cartellini, 67 gialli e 4 rossi. Il più cattivo della Bundesliga è Emir Spahic, con 5 gialli e 2 rossi, che però era anche tra i migliori difensori della competizione per rendimento, prima di essere di fatto licenziato per la lite con lo steward in Coppa di Germania, reo probabilmente di non aver lasciato entrare suoi amici negli spogliatoi.

La pressione porta ad una media di circa 20.2 anticipi a partita, e poco più di 21 tackle. Il rischio è alto, come dimostrano alcune partite del girone d'andata, tra cui la sconfitta con il Wolsfsburg o il pareggio a Friburgo per 0-0 (doppio giallo per il centrale bosniaco al 28.esimo minuto). La distribuzione stessa dei falli indica alla perfezione dove il gegenpressing di Schmidt viene proposto: nella sfida degli ottavi di finale di Champions contro l'Atlético di Simeone, unendo i punti in cui sono avvenuti i falli del Bayer si disegna una mezzaluna che parte dalla trequarti difensiva esterna, si intensifica intorno ai 40 metri dalla porta sempre sulle fasce, per poi curvare sulla mediana offensiva.

In quella partita Schmidt ha imbrigliato l'aggressività dei colchoneros, che d'altra parte avevano deciso di lasciare il possesso del pallone agli avversari per evitare di subire un'eccessiva pressione in zone delicate del campo. La proposizione dei due sistemi all'aggressione verso i portatori di palla, e l'attenzione maniacale per la fase di non possesso, ha portato a due partite difficili da sbloccare. Non a caso sia Schmidt che Simeone dedicano grande meticolosità nella preparazione delle palle inattive (una è stata particolarmente decisiva al ritorno).

Palla persa da Bellarabi, l'immediata pressione del terzino non basta, ben tre giocatori vanno ad attaccare sulla linea esterna Mandzukic, mentre un altro gli taglia il passaggio indietro. Fallo e ammonizione di Papadopoulos, il centrale difensivo a 70 metri dalla porta (min 37.20).

Alla 14.esima giornata, Guardiola e Schmidt si sono incrociati di nuovo, e stavolta Schimdt non ha potuto contare sul fattore sorpresa. Guardiola questa volta gli ha contrapposto la stessa intensità, ormai abituale per il Bayern, ed è finita 1-0 all'Allianz Arena, con un gol su palla inattiva.

Il giudizio di Guardiola però è stato lo stesso dell'anno precedente: «Questa è una grande squadra e io sono un loro grande fan. Non eravamo abituati ad una squadra che ci pressa così aggressivamente ed è stata una delle nostre partite più difficili. Complimenti a Schmidt e al suo team».

Si è ripetuto recentemente dopo una sua nuova vittoria contro l'alter ego tedesco, stavolta in Coppa di Germania ai calci di rigori dopo un prevedibile 0-0 nei 120 minuti di gioco. Un'altra volta ancora le lodi: «Il Bayer Leverkusen è una delle migliori squadre del mondo».

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