La quarta esperienza di Ballardini sulla panchina del Genoa si è aperta con una serie di 5 vittorie, 4 pareggi e una sconfitta in campionato. Per fare un paragone: dallo scorso 21 dicembre, il giorno del suo insediamento, solo Inter, Atalanta e Lazio hanno fatto più punti del Genoa: tutte squadre che hanno ben altri obiettivi rispetto ai rossoblù.
Il filotto di risultati positivi del Genoa si fonda soprattutto su una prestazione difensiva eccezionale: in 5 delle ultime 7 partite ha tenuto la propria rete inviolata; nelle altre due, ha incassato un gol dal Napoli, a risultato praticamente acquisito, e due gol dal Verona. Se guardiamo agli Expected Goals dell’ultimo periodo i cambiamenti dal punto di vista statistico sono sottili rispetto al periodo precedente, ma ci sono. Da quando c’è Ballardini, il Genoa ha l’ottava difesa della Serie A per gli xG (1,62 xG concessi a partita), mentre prima era la tredicesima (1,86 xG concessi a partita). Il Genoa insomma ha migliorato leggermente la quantità di pericolosità che concede gli avversari, ma non così tanto da giustificare il balzo nelle prestazioni difensive che si è visto in campo nelle ultime uscite.
A cambiare, e di molto, è stato il profilo delle occasioni concesse agli avversari. Per pericolosità media di ogni tiro concesso, il Genoa prima dell’arrivo di Ballardini era quindicesimo in Serie A. Nell’ultimo periodo invece, solo Inter, Juventus e Roma hanno fatto meglio dei rossoblù. La scelta strategica di Ballardini è stata quella di lasciare che gli avversari tirino di più (il suo Genoa concede il 10% di conclusioni in più), ma in situazioni di gioco e da posizioni di campo dalle quali gli avversari difficilmente possono segnare. Una soluzione solo apparentemente semplice, ma è interessante capire come l’idea dell’allenatore trova la sua concreta applicazione in campo.
Il Genoa si difende con un 5-3-2 e, quando non è in possesso palla, è una delle squadre meno aggressive della Serie A: secondo il PPDA, peggio fanno solo Cagliari, Napoli e Benevento. Non è una squadra aggressiva quindi, una di quelle che si sforzano per riconquistare in fretta il possesso. Ciò non significa che non prova a condizionare il gioco degli avversari, a orientare i passaggi in zone di campo che il Genoa ritiene più facili da difendere. Come si vede dall’immagine, le due punte coprono gli spazi interni, in modo da impedire l’imbucata centrale e invitare i difensori che impostano a distribuire il gioco su una delle due fasce. Inoltre, le punte sono orientate sui due centrali difensivi, che si stanno occupando l’impostazione, in modo da invitarli a continuare il giro-palla sul lato sinistro del campo. Alle spalle dei due attaccanti, è schierata la linea dei tre centrocampisti, nella quale la mezzala destra Zajc è pronta a scattare sull’esterno Ansaldi.
Il movimento laterale del pallone, verso il terzino di una difesa a quattro o verso l’esterno a tutta fascia di una difesa a tre, è un trigger per far scattare la pressione da parte della mezzala genoana. Il pressing è portato con un angolo di corsa tale da schermare anche una linea di passaggio importante, ovvero quella che va dal terzino alla mezzala, piazzata proprio dietro la linea di pressione. Se fosse in grado di ricevere, la mezzala avversaria potrebbe girarsi e attaccare la difesa del Genoa centralmente.
Il Genoa giudica quest’ultimo tipo di azione molto pericolosa. Tant’è vero che sulla mezzala, in questo caso Zielinski, esce dalla linea difensiva per andare in marcatura il centrale difensivo, Goldaniga. Lo stesso ha fatto Criscito con Elmas dal lato opposto per tutta la partita. E ancora, lo stesso è accaduto anche nella partita contro il Cagliari, dove a ricevere questo trattamento sono stati Nainggolan e Joao Pedro, gli uomini piazzati da Di Francesco alle spalle della linea di pressione.
A Mario Rui, in possesso del pallone, non restano che due scelte: ricominciare il giro-palla con un appoggio all’indietro, cosa che effettivamente fa; oppure lanciare lungo in avanti. Se così avesse fatto, gli attaccanti del Napoli si sarebbero trovati a giocare un duello in inferiorità numerica: i due esterni di difesa del Genoa infatti controllano le due ali del Napoli, mentre i due centrali difensivi si alternano sul centravanti con i compiti di marcatura e di copertura.
Se gli avversari superano la linea di pressione, il Genoa allora è costretto ad abbassarsi. Nel farlo mantiene la sua forma, gli attaccanti restano stretti a evitare ogni imbucata nei corridoi centrali. L’atteggiamento dei centrocampisti però cambia, iniziano ad orientarsi fortemente sull’uomo. È una vera e propria marcatura, ogni centrocampista prende in consegna un uomo del centrocampo avversario.
Cambia anche l’atteggiamento della linea a cinque alle spalle dei centrocampisti. La priorità dei difensori è proteggere la zona davanti all’area di rigore. La linea a cinque raramente si spezza, a meno che un centrale non decida di uscire alto seguendo un attaccante che si muove incontro al pallone. E nel farlo, non lascia comunque la parità numerica alle sue spalle. Sull’ultima linea, il Genoa cerca di avere tassativamente la superiorità numerica.
In questo modo, la squadra di Ballardini mantiene otto uomini a copertura della zona centrale: 2 attaccanti, 3 centrocampisti, 3 difensori. Gli avversari sono così costretti a muoversi verso le fasce. Da quando c’è Ballardini solo il Benevento, in Serie A, difende più cross del Genoa (23 cross a partita). Si è sottolineato quanto sia stato importante lo spostamento di Radovanovic, dalla mediana al centro della difesa genoana, per la qualità che aggiunge all’impostazione di gioco del Genoa quando è in possesso della palla. Non si dice abbastanza delle abilità difensive di Radovanovic, ad esempio nei duelli aerei: è dall’inizio della stagione, ancora prima dell’arrivo di Ballardini, che ne ingaggia più dei centrali eletti Masiello, Criscito e Goldaniga.
Per la difesa dell’area di rigore non è necessario solo il lavoro dei difensori, sono fondamentali anche le buone letture da parte dei centrocampisti. Nell’immagine, relativa ad Atalanta-Genoa, Masiello è uscito dalla difesa all’inseguimento di Malinovskyi. Il giro-palla atalantino è veloce e Zapata riceve un filtrante nello spazio libero alle spalle di Masiello. A questo punto, Radovanovic è costretto a uscire. Non può più contendere il pallone a Zapata con un anticipo, il suo obiettivo è di impedire all’attaccante di girarsi, oltre che di guadagnare tempo, permettere cioè a Masiello di rientrare.
Badelj legge la situazione, l’Atalanta è riuscita a tirare fuori ben due centrali dalla linea di difesa. Il centrocampista croato fa l’unica cosa giusta da fare, si abbassa e prende il posto di Radovanovic, così da proteggere il centro dell’area di rigore. Per di più, con il rientro di Masiello, si ricostituisce la linea a cinque che sigilla di nuovo la difesa del Genoa. Contro una difesa così ordinata, l’altra alternativa al cross resta il tiro da fuori: nessuna squadra in Serie A concede più tiri da fuori del Genoa (6,5 a partita). Sono i tiri che il Genoa preferisce lasciare agli avversari, perché sono quelli più difficili da trasformare: quest’anno in Serie A si è segnato un gol da fuori area ogni 24 tentativi.
Ogni sistema, per quanto ben congegnato, è una coperta troppo corta per coprire l’intero campo da gioco. Il Genoa, che fa di tutto per mantenere una superiorità numerica nella fascia centrale del campo, inevitabilmente si scopre in zone esterne.
Sabato scorso il Verona a Marassi è riuscito a esporre le debolezze del Genoa più di una volta. Gli uomini di Juric hanno cercato costantemente di mettere i genoani in inferiorità numerica sulle fasce. Nell’immagine, la mezzala destra genoana è uscita sul portatore di palla avversario. Dietro la linea di pressione, Masiello si alza per andare a prendere Zaccagni. Alle sue spalle, Zappacosta si allarga per marcare Lazovic. La salita di Lovato, il difensore centrale di sinistra, mette in inferiorità numerica il Genoa. Una successiva combinazione tra Zaccagni e Lazovic porta quest’ultimo a entrare in area di rigore dal lato corto. Radovanovic, costretto all’uscita sull’esterno, mette una pezza e concede solo un corner. Se il pallone fosse passato, al centro dell’area di rigore si era formato un pericoloso due contro due. Esporre il Genoa sulle fasce può creare scompensi a catena, tali da liberare spazi centralmente.
Anche l’azione del secondo gol si sviluppa in un contesto del tutto simile. Il movimento di Zaccagni costringe Zappacosta a stare più stretto. A garantire l’ampiezza in fascia all’altezza dell’area di rigore avversaria c’è ancora il centrale difensivo, il subentrato Cetin. Sul difensore arriva Badelj, che seguendo le rotazioni del Verona ha scambiato la sua posizione con Rovella. Badelj però si fa saltare da Cetin troppo facilmente, forse poco abituato alle uscite sull’esterno e ai duelli uno contro uno. Cetin può crossare in mezzo, dove l’uscita a vuoto di Perin facilita il compito a Faraoni.
Come si è visto, il sistema difensivo dei rossoblù è malleabile, perché certe uscite in pressione possono cambiare, ad esempio a seconda del numero di uomini che l’avversario di turno utilizza in impostazione; certe coperture alle spalle della prima linea di pressione possono differire di partita in partita, ad esempio se l’avversario gioca con o senza un trequartista di ruolo. Quel che è certo è che il Genoa fa una scelta strategica, la persegue in campo implementando una tattica coerente.
Non è un sistema privo di falle, nessun sistema calcistico lo è. Inoltre, gran parte del lavoro ricade ancora sui giocatori, perché ogni avversario pone difficoltà diverse. Il sistema funziona fino a quando i giocatori sono capaci di letture efficaci, e sono mentalmente connessi alla partita in ogni singolo momento nell’arco dei novanta minuti. Detto in un altro modo: reggerà fino a quando gli allenatori avversari porranno ai genoani problemi che non sapranno più risolvere.