• Euro 2024
Marco D'Ottavi

La grande estasi della Georgia

Come è arrivata la più improbabile tra le qualificazioni agli ottavi.

Per raccontare la prima qualificazione agli ottavi di un Europeo della Georgia, alla prima partecipazione a un Europeo, bisogna necessariamente partire dal 26 marzo 2024. 

 

A Tbilisi, allo Stadio Nazionale Boris Paichadze, c’è la Grecia. Chi vince va in Germania, non ci sono compromessi. I 55 mila tifosi georgiani presenti spingono una squadra che si sta giocando, in maniera non del tutto metaforica, un pezzo di storia. La Grecia non è quella del 2004, ma sulla carta è la squadra favorita. È lei a fare la partita, a tenere il pallone (alla fine avrà oltre il 60% di possesso palla) ma per 104 minuti non succede praticamente nulla. Poi Mavropanos, saltando solo su calcio d’angolo, colpisce la traversa con un colpo di testa imperioso. È una di quelle traverse colpite belle piene, col rumore che si sente fino in tribuna e il pallone che schizza via a centrocampo. 

 

Per la Georgia è come aver scelto la pillola rossa in Matrix: da quel momento cambia tutto. Nei 15 minuti che restano iniziamo a vedere la squadra che stiamo ammirando in questi giorni. Prima Mikautadze recupera un pallone a centrocampo e da solo manda in tilt la difesa della Grecia regalando un assist perfetto a Davitashvili, che però calcia addosso al portiere, poi Tsitaishvili prova a replicare una versione sotto acidi del gol di Maradona all’Inghilterra, ma anche lui non supera il portiere, poi Kvaratskhelia esce per infortunio, poi Mikautadze sfiora ancora il gol, poi ci sono i rigori, poi le parate di Mamardashvili, poi la grande festa che dallo stadio passa per le strade di tutto il Paese. 

 



Se parlo di improvvisa svolta, è perché prima di quell’evento spartiacque la Georgia era stata un disastro. Nel girone di qualificazione era arrivata solo quarta dietro alla Spagna, e ok, ma anche 9 punti dietro alla Scozia, forse la peggior squadra a questi Europei, e alla Norvegia. Aveva vinto solo le due partite contro Cipro, di cui una grazie a un gol negli ultimi minuti, e subito un umiliante sconfitta per 1 a 7 in casa contro gli spagnoli. In quella partita, semplicemente, sembravano due squadre che facevano due sport diversi.

 

L’accesso agli spareggi era arrivato allora solo grazie a una cervellotica regola della UEFA, che ha premiato la Georgia per il primo posto ottenuto nel suo girone della Lega C della Nations League (ve la ricordate la Nations League?) ben due anni prima. Per qualificarsi all’Europeo alla Georgia era bastato vincere contro squadre come Gibilterra e Bulgaria e Lussemburgo, e poi non perdere con la Grecia.

 

Insomma, è come se una mano invisibile li avesse spinti fino a Euro 2024, perché doveva andare così. Per la Georgia – una Nazionale di calcio che esiste solo dal 1990, in un Paese che è diventato indipendente nel 1991 – questa non è infatti solo una vittoria sportiva. I giorni della vittoria contro la Grecia a Tbilisi erano anche i giorni delle rivolte di piazza, represse con la violenza, contro la cosiddetta “legge russa”, che costringerebbe i media e le ONG che ricevono almeno il 20% dei fondi dall’estero a registrarsi come entità che “perseguono gli interessi di una potenza straniera”. Una legge approvata dal partito filorusso “Sogno Georgiano”, che secondo una parte del Paese metterebbe in pericolo la democrazia e la libertà d’espressione, e che soprattutto è un ostacolo all’ingresso della Georgia nell’Unione Europea.

 

Il successo della Nazionale è diventato allora una speranza di futuro, l’idea di una Georgia europea nel calcio e nella politica. Era stato lo stesso CT Willy Sagnol – arrivato sulla panchina della Georgia nel 2021, a 5 anni dall’unica esperienza in Francia col Bordeaux, e che aveva ammesso candidamente di non sapere nulla del Paese nel momento in cui aveva accettato l’incarico – a parlare apertamente di una qualificazione che «non riguarda solo il calcio, è anche un modo per la Georgia di dire: “Ehi, esistiamo”. Forse non siamo un Paese grande, ma per i georgiani è stata come una rivelazione: “Ora la gente saprà che la Georgia è un paese che vale”».

 

Dopotutto i leader tecnici della Nazionale sono tre giovani talenti che si stanno affermando nell’élite del calcio europeo: Kvaratskhelia nel Napoli, Mamardashvili nel Valencia e Mikautadze nel Metz. Sempre loro si sono esposti pubblicamente a favore di una Georgia più vicina all’Europa attraverso i propri profili social.

 

 

Tutta questa introduzione per provare a spiegare qualcosa che però mi sembra inspiegabile. Come è possibile che una squadra che pochi mesi fa sembrava sullo stesso livello del Lussemburgo, oggi è una delle più divertenti da vedere agli Europei?

 

Alla base c’è certamente la spinta che quanto ho scritto sopra comporta. Sempre Sagnol era stato categorico: «Non andremo in Germania per fare shopping o turismo. Andremo con delle ambizioni». E c’è da dire che la Georgia ha dimostrato, tra tutti i suoi limiti, che sono molti, di essere una squadra ambiziosa.

 

È stato evidente fin dalla prima partita con la Turchia, una sconfitta per 3 a 1 che poteva affossare prematuramente i sogni dei georgiani e che invece è stato l’incipit di una qualificazione sorprendente e anche surreale a vedere i dati. In quella partita la Georgia ha tenuto meno il pallone, creato meno occasioni, subito il doppio degli xG, e però ha messo in campo un’energia fresca e coinvolgente che l’ha tenuta in gioco fino all’ultimo secondo, rendendo Turchia-Georgia già un classico, tra gol meravigliosi e occasioni come se piovesse (e effettivamente prima della partita c’era stato un diluvio).

 

La squadra di Sagnol non aveva mai avuto il controllo della partita, ma era sembrato non interessarle. Alternava momenti di grande ingenuità, soprattutto nella fase difensiva, ad azioni in cui sembravano tarantolati, arrivando in porta dopo dribbling funambolici o triangoli volanti. Kochorashvili, centrocampista di rottura del Levante, Serie B spagnola, aveva confezionato il primo assist danzando sull’esterno e poi – lui che non ha mai segnato in Nazionale – aveva quasi realizzato questo gol.

 

 

La partita era finita con Mamardashvili nell’area della Turchia a cercare il 2 a 2 finale sull’ultimo calcio d’angolo, subendo però, in contropiede e con la porta sguarnita, quello del 3 a 1. Quella che era sembrata una pessima idea, visto che per le migliori terze si guarda alla differenza reti, è stata invece una dichiarazione d’intenti: o tutto o niente. 

 

Ovviamente non è per forza un’idea geniale affidare tutto allo spirto gagliardo dei giocatori, ma ogni tanto è vero che la fortuna aiuta gli audaci. A guardare i numeri, infatti, la qualificazione della Georgia rimane un mistero: la squadra di Sagnol è quella che ha subito più xG (7.51, quasi il doppio della seconda), più tiri (71, la seconda, l’Albania, 54) e più tiri in porta (24). È stata la terz’ultima per possesso palla e tra le peggiori per xG creati (dati StatsBomb).


Su un campione di tre partite, però, le prestazioni dei singoli possono ribaltare quello che le statistiche vorrebbero raccontare. Prendiamo Mamardashvili: il portiere della Georgia è stato forse il giocatore più influente dei gironi. In tre partite ha effettuato 21 parate, 8 più di qualunque altro portiere nel torneo, salvando un totale di 3.6 xG. Nessuna delle sue parate ha fatto gridare al miracolo, ma nel complesso ha mostrato una sicurezza e una solidità da grandissimo portiere,
col picco delle 11 parate contro la Repubblica Ceca che sono valse – in maniera letterale – uno dei quattro punti realizzati. 

 


In quella partita, dopo essere passati in vantaggio su rigore, fischiato per un poco furbo tocco di mano in area su un calcio di punizione dalla trequarti, aver subito 12 tiri in porta e aver convissuto con la Repubblica Ceca nella propria area di rigore a lungo, al 94’ la Georgia aveva avuto il contropiede per vincere. Chakvetadze aveva condotto fino al limite dell’area di rigore in tre contro uno, per poi scaricare per Lobzhanidze che però – solo e da ottima posizione – aveva calciato alto. Dopo l’errore i giocatori erano rimasti a terra come svuotati, consapevoli di quanto quel singolo momento potesse allontanarli dal loro sogno. 
 

 

 

All’ultima partita del girone, contro il Portogallo già qualificato come primo, la Georgia ha segnato alla prima azione della partita. Mikautadze ha approfittato di un retropassaggio pigro di Antonio Silva per recuperare palla, poi è stato rapido e preciso nell’avanzare e servire Kvaratskhelia in area di rigore, col giocatore del Napoli bravo a finalizzare di sinistro con un bel diagonale. Era il modo perfetto per iniziare una partita da vincere, contro un avversario che non aveva niente da chiedere, ma non sarebbe stato da Georgia. 


Da quel momento il Portogallo, che anche con quasi tutte riserve ha un tasso tecnico tra i migliori dell’Europeo, sembrava poter segnare quasi a ogni azione, soprattutto con un Cristiano Ronaldo che sembrava lì solo per quello, uccidere il sogno di un Paese lontano, minacciato dalla Russia e con il sogno di vedere la propria Nazionale arrivare agli ottavi dell’Europeo almeno una volta nella vita.

 

Alla fine però il Portogallo non è riuscito a segnare. Ha chiuso la sua partita con la sua partita con 22 tiri e il 71% di possesso palla: nessuno aveva mai perso agli Europei tenendo così tanto il pallone. Mamardashvili è stato ancora decisivo. Il gol del 2 a 0 è arrivato dopo una grande occasione per Danilo, con Lochoshvili, difensore centrale di 191 centimetri della Cremonese schierato come esterno a tutta fascia, che di fisico aveva costretto Joao Neves a liberarsi del pallone nei pressi della propria area di rigore e poi con uno scatto invidiabile aveva anticipato Antonio Silva, che aveva pensato bene di stenderlo con un calcione. 

 

 

Sono state tutte così le partite della Georgia, piene di eventi improbabili che si susseguono. Per uscirne vincitori, cioè con una improbabile qualificazione, c’è voluta certamente la fortuna, ma anche l’atteggiamento giusto per attirarla. La Georgia è stata la squadra a provare più dribbling (18 per 90’), con Kvaratskhelia primo per tentativi (21) e Mikautadze quinto (12), anche accettando di sbagliare molto (meno del 50% di riuscita) ma subendo anche molti falli.

 

Questo calcio adrenalinico e nervoso sembra essere la cifra stilistica della Georgia. Se Kvaratskhelia ne è l’interprete migliore, a guardare i suoi compagni ci si possono trovare le stesse sfumature. Quello che ha saputo capitalizzare meglio questo stile è stato però Mikautadze. La sua corsa elettrica, i continui cambi di direzione, il baricentro basso pronto a fare tutto e il contrario di tutto lo hanno reso la sorpresa del torneo con tre gol e un assist (anche se due su rigore). In Germania ci arrivava in un grande momento di forma, ma non era scontato vederlo giocare così con la Georgia (prima del torneo non era neanche titolare inamovibile). 

 

A qualificazione ottenuta Kvaratskhelia ha detto che è stato il giorno più bello della vita dei georgiani, parlando in nome di tutti. Una squadra in cui alcune prestazioni individuali sono state estremamente decisive, tutti parlano solo di collettivo, di spirito di squadra, di rivincita come Nazione. All’interno di un Europa in cui queste idee sembrano tutte vecchie o vengono riciclate in maniera nazionalista più che patriottica, la Georgia è una ventata d’aria fresca in campo e fuori. Ora contro la Spagna sembra un compito che va oltre l’ambizione, la fortuna o la volontà. Già non perdere 7 a 1 sarebbe un piccolo risultato, anche se adesso la Georgia è una squadra nuova, cambiata all’improvviso in una fredda serata di marzo, e forse sta già sognando molto di più.  

 

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Marco D'Ottavi è nato a Roma, fondato Bookskywalker e lavorato qui e là.