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Cosa ci dice su Guardiola la scelta di Donnarumma
18 set 2025
E cosa ci dice su Donnarumma il suo passaggio al Manchester City.
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All’ora di gioco del derby, il Manchester il City è in vantaggio per 2-0. La partita ha già preso una direzione chiara ma finalmente si vede la prima azione offensiva credibile dello United.

Dopo un paio di cambi di gioco e un possesso palla a basso ritmo, la squadra di Amorim trova Dorgu largo a sinistra e il danese può crossare con il destro in area. Dall’altra parte della parabola c’è Mbeumo, uno dei grandi acquisti estivi. La palla gli arriva abbastanza lenta da potersi coordinare bene, e Mbeumo calcia pulito di collo sinistro, a incrociare. Sembra un gol fatto e invece a frapporsi tra lui e una possibile rimonta c'è l'enorme figura in divisa gialla fosforescente di Donnarumma, che in una frazione di secondo si butta a terra deviando la palla fuori dai pali.

Per un portiere è raro ricevere un'ovazione e questa parata ha fatto scattare uno di questi momenti. I tifosi del City saltano in piedi, i giocatori di Guardiola passano uno a uno a congratularsi con Donnarumma, Haaland entusiasta gli batte una mano sul petto. È l’unica parata difficile che deve compiere al suo debutto, ma lo sappiamo come funziona in questo sport maledetto: a volte una parata fa tutta la differenza del mondo. Il Manchester Evening News lo ha definito "un debutto da sogno".

Donnarumma è arrivato al Manchester City alla fine dell'ennesima estate in cui la Premier League ha stracciato il proprio record di spesa, superando i 3,5 miliardi di euro. Eppure va detto che tra i nuovi arrivi del campionato inglese si fa fatica a trovare veri e propri fuoriclasse nel picco della carriera. Sono arrivati vari ottimi giocatori (per il livello della Premier League, si intende) come Reijnders dalla Serie A o Zubimendi dalla Liga, e giocatori potenzialmente anche più forti come Ekitike dalla Bundesliga e Cherki dalla Ligue 1. Andrebbe citato anche Florian Wirtz dalla Bundesliga, ma per l'appunto parliamo di un calciatore ancora piuttosto giovane.

Si è dovuto aspettare l’ultimo giorno di mercato perché arrivasse questo fuoriclasse nel picco - parlo ovviamente di Gigio Donnarumma, uno dei primi 2-3 portieri al mondo oggi, se non il migliore. Il Manchester City che viene da una brutta stagione ha trovato proprio a fine mercato l’arrivo più importante, il primo fuoriclasse fatto e finito da un bel po' di tempo, forse dall’arrivo di Haaland ormai tre anni fa, se non di più. «Con la Nazionale ha offerto prestazioni straordinarie, così come nella scorsa stagione con il PSG. Era felice a Parigi, me lo ha detto lui stesso. Ma nel momento in cui è diventato disponibile sul mercato, era felice di venire in Premier League per godersi questa nuova avventura», ha detto Guardiola dopo il suo esordio nel derby.

L’erede di Gigi Buffon diventa ora, con i 35 milioni spesi dal Manchester City, anche il secondo portiere italiano più costoso della storia. Il primo è proprio Buffon con i 53 milioni del passaggio tra il Parma e la Juve, il terzo è ancora Francesco Toldo con i 27 milioni del passaggio tra la Fiorentina e l’Inter. Così anche in termini di record si va a ricostruire il podio dei migliori portieri con la Nazionale italiana negli ultimi 25 anni.

Per il mercato attuale è un prezzo piccolo da pagare per avere uno dei migliori portieri al mondo, proprio nell’estate della sua consacrazione definitiva in Champions League. Ma la motivazione del prezzo è data più dalla necessità del PSG di vendere il suo giocatore ora e dalla consapevolezza che per Donnarumma erano pochissime le squadre ad avere un portiere di alto livello adesso e contemporaneamente in grado di accontentarlo a livello economico e di ambizioni in campo.

Della passata stagione e del suo rapporto con Luis Enrique si è parlato molto anche qui in Italia. Luis Enrique aveva pensato di cederlo subito, appena arrivato a Parigi, forse per questioni tecniche, ma poi ha desistito, arrendendosi al fatto che un portiere del livello di Donnarumma va bene anche se il gioco con i piedi non è proprio il suo forte. La scelta del tecnico asturiano di circondarlo di portieri più bravi con i piedi non ha intaccato il suo status di titolare anche la scorsa stagione, ma forse gli ha messo pressione, portandolo nella prima parte di stagione a qualche errore di troppo.

È stata nella seconda parte della stagione che si è vista la migliore versione di Donnarumma, quella che ha aiutato il PSG a superare una ad una le eliminatorie di Champions League. Forse ci ha messo del suo anche Luis Enrique, allenando la squadra a lavorare anche con i lanci lunghi ed esonerandolo così di qualche responsabilità. In ogni caso, Donnarumma ha avuto una fase ad eliminazione della Champions in linea con le migliori stagioni personali di mostri sacri del calcio contemporaneo come Alisson, Courtois e Oblak.

La prima grande notte è stata quella del ritorno col Liverpool agli ottavi, una partita in cui Donnarumma ha parato anche due rigori nella sfida finale. Poi ai quarti, sempre al ritorno (confermando una tendenza che in Italia conosciamo bene, e cioè che Donnarumma cresce di livello all'importanza della partita), prende tre gol, ma ne salva almeno altri quattro, e in modo incredibile. Uno su Rashford uscendo basso; un altro, sempre su Rashford, distendendosi per deviare un tiro da fuori molto potente; uno con una parata di puri riflessi sul colpo di testa di Tielemans; e uno in uscita bassa in uno contro uno su Asensio.

Il copione si è ripetuto in semifinale, contro l’Arsenal. Prima all'andata, in cui dimostra un perfetto senso della posizione prima contro Martinelli e poi contro Trossard. E poi al ritorno, quando nega a Odegaard un gol scendendo in una frazione di secondo a terra con una mano su un suo tiro di prima da fuori e a Saka uno andando in allungo su un suo tiro alto e angolato.

Pensavamo che la vittoria della Champions League come miglior portiere della competizione lo portasse definitivamente a risolvere i suoi problemi con Luis Enrique, e invece la situazione per paradosso è precipitata. Il PSG non è riuscito ad arrivare a un rinnovo di contratto in scadenza nell’estate 2026. E Luis Enrique è rimasto alla ricerca di un portiere che non fosse solo all’altezza tra i pali ma anche con qualità da centrocampista con i piedi.

Forse gli incubi del tecnico asturiano sono agitati dalle squadre che pressano alto, in ogni caso la squadra parigina ha passato l’estate cercando di prendere Chevalier dal Lille pur avendo già quattro portieri in rosa. In tutto questo Donnarumma ha curiosamente giocato il Mondiale per Club ma, appena il PSG ha completato l’arrivo del suo erede, è stato di fatto messo fuori rosa.

La Supercoppa Europea, in teoria un trofeo per celebrare i vincitori della stagione precedente, il PSG l’ha giocata senza Donnarumma in campo. Uno dei principali protagonisti della storica vittoria della squadra parigina ha visto da lontano i suoi compagni sfilare in campo accanto al trofeo vinto a Istanbul. Un chiaro messaggio di Luis Enrique che per lui era già stata voltata pagina.

Nonostante questo tra i due non sembra esserci grande acrimonia a riguardo. Donnarumma ha detto che Luis Enrique è stato diretto sul tema, e che lui ha apprezzato.

La Supercoppa Europea ha comunque messo in chiaro le difficoltà che potrebbe affrontare il PSG senza di lui. Certo, il PSG ha vinto anche grazie a un rigore parato dal suo nuovo portiere, ma la sbavatura di Chevalier che ha portato al gol del Tottenham poteva costare cara. E chissà cosa avranno pensato i tifosi quando hanno visto Donnarumma andare sotto la curva alla fine dell'esordio in campionato, mentre i compagni lo abbracciavano.

Donnarumma è diventato un giocatore talmente grande che, prima del suo passaggio al City, la sua situazione da separato in casa aveva allertato persino la FIGC (ufficialmente Gravina si è detto preoccupato anche perché «è un ragazzo sensibile»). La prospettiva sembrava quella di una stagione in tribuna, ma poteva rimanere un portiere così forte a spasso per un anno intero?

Dietro le quinte infatti già si stavano muovendo gli ingranaggi che l’avrebbero portato al Manchester City, che prima doveva però liberarsi di Ederson. È stata una situazione strana: tutti erano d'accordo sul da farsi ormai, ma il Fenerbahçe è riuscito a completare l’arrivo solo nell’ultimo giorno di mercato inglese. Deve esserci stata dell'ansia. A dirla tutta la prima squadra a provarci era stato il Manchester United, che però Donnarumma ha rifiutato, forse perché va bene tutto, vanno bene i soldi, ma il Manchester United adesso sarebbe stato troppo.

Quattro anni dopo aver lasciato nel peggior modo possibile il Milan e bruciato completamente i ponti con la tifoseria, l’addio al PSG è stato di tutt’altra natura. Questa volta la risposta della tifoseria è stata di supporto totale: d'altra parte parliamo quasi letteralmente dell'uomo che gli aveva appena consegnato una Champions League. Le colpe del mancato rinnovo sono state addossate alla dirigenza che stranamente non ha deciso di accontentare il giocatore, le motivazioni dell’addio alla scelta tecnica di Luis Enrique e quindi Donnarumma è riuscito ad uscirne pulito. E ad uscire di scena come una leggenda del PSG.

In Inghilterra, dove erano tutti fermi a vedere come andava a finire la saga di Alexander Isak, dovrà ricostruirsi il suo credito. I giornalisti inglesi hanno subito riportato in auge le sue debolezze nel gioco con i piedi, ma anche dubbi sul fatto che, nonostante la sua stazza, non sempre è stato un portiere in grado di dominare l'area piccola nelle uscite alte, avendo talvolta faticato in Francia in tal senso. Questo è un grande topos per gli arrivi in Premier League di giocatori da campionati considerati minori, anche se in termini di fisicità la trasposizione tra Ligue 1 e Premier League è sempre stata facile.

Nel frattempo però Donnarumma è cresciuto, alla fine è molto facile dimenticarsi che ha ancora 26 anni, un'età verdissima per un portiere. Lo abbiamo visto già all'esordio: dopo cinque minuti è salito con una presa sicura su un cross in area. Anche allo scadere del primo tempo è uscito bene su un calcio d'angolo respingendo con un pugno. Insomma, non c’è davvero nulla a vietare a Donnarumma di essere dominante anche nelle uscite alte, e forse è solo una questione di maturità.

È un salto che comunque dovrà continuare a dimostrare di aver fatto, perché oggi in Premier League i calci piazzati sono studiati in maniera minuziosa e il ruolo del portiere nel difenderli senza dare vantaggi agli avversari è ancora più importante. Vedremo tante uscite con i pugni di Donnarumma così come abbiamo visto nella passata Champions League proprio contro le avversarie della Premier. In questo, comunque, non dovrebbe essere peggio di Ederson.

Guardiola ha incontrato Donnarumma solo di ritorno dalla pausa per le Nazionali mercoledì 10, l’italiano aveva fatto le foto con la nuova maglia direttamente dal ritiro di Coverciano il primo settembre. E la prima impressione è stata proprio quella che immaginate: «È enorme! Devo guardare in alto ogni volta», ha detto Guardiola a Sky Sports in un’intervista realizzata prima del derby di Manchester. Ha esordito quindi con alle spalle poche ore con la nuova squadra, subito dopo essersi trasferito in una nuova città con la famiglia. Il suo inglese deve ancora migliorare, e siamo sicuri che i giornalisti inglesi continueranno a farglielo notare.

Tatticamente, comunque, il nodo centrale rimane il gioco con i piedi, è inutile nasconderlo. Guardiola, alla domanda diretta di Sky Sports se cambierà le richieste al portiere con Donnarumma, ha risposto che: «Dobbiamo conoscerci, dobbiamo capire se sarà a suo agio. Non ho mai chiesto ad un giocatore qualcosa che lo mettesse a disagio». È stata una risposta diplomatica, che quindi voleva nascondere un'incognita: quello del portiere è stato infatti a lungo un cruccio per Guardiola, che prima al Barcellona e poi al Bayern ha avuto due portieri perfetti per il suo gioco come Victor Valdes e Manuel Neuer (e arrivato al City ha fatto in modo di prendere subito un altro bravissimo con i piedi come Claudio Bravo esiliando Joe Hart, salendo poi di livello con Ederson). Forse allora l'arrivo di Donnarumma vuol dire che anche Guardiola è cambiato? Cioè ancora più cambiato di quanto non credessimo?

Ederson è stato il portiere titolare del City per otto stagioni e, pur rappresentando sulla carta tutto quello che serviva al City in termini di difesa aggressiva dell’area di rigore e distribuzione del pallone, nelle ultime stagioni aveva mostrato sempre più spesso cali di concentrazione decisivi. Un portiere in grado nella stessa partita di fare una parata spettacolare in uscita e un errore banale su di un tiro poco angolato.

La scorsa stagione il portiere brasiliano ha chiuso con 4 assist in Premier League e allo stesso tempo la percentuale di tiri in porta parati al 69% - statistica in cui era addirittura al quattordicesimo posto tra i portieri della Premier League. Per una squadra che ambisce a vincere tutto è stata una delle lacune più evidenti. Il declino di Ederson deve aver convinto Guardiola a fare un compromesso su questo aspetto: la scorsa stagione il City è stato atroce nelle transizioni difensive e nel proteggere l’area, e in questo senso Donnarumma può diventare un’ancora di salvataggio.

D'altra parte, un errore del giovane portiere James Trafford proprio con i piedi contro il Tottenham ha preso le copertine a fine agosto, in quella che è stata la prima sconfitta stagionale. Trafford era stato ripreso dal Manchester City in estate e c’era chi ad inizio estate si era fatto l’idea che sarebbe stato lui l’erede di Ederson in porta. Quasi due metri di portiere cresciuto nel City, considerato a 22 anni uno dei portieri inglesi più promettenti dopo il biennio al Burnley, ha ancora tutta la carriera davanti per dimostrarlo. Adesso però è sembrato troppo acerbo per questo livello. Nella seconda sconfitta contro il Brighton non ha neanche avuto troppe colpe, ma al momento stesso in cui è stato ufficializzato Donnarumma le possibilità di giocare la stagione da titolare si sono polverizzate.

Adesso sta a Donnarumma far cambiare idea a un altro allenatore che forse qualche tempo non lo avrebbe nemmeno preso in considerazione. Il portiere campano è passato da un allenatore che “lo tollerava” in quanto capace di grandi parate a un altro che ha bisogno di lui, proprio perché è in grado di farle. Questo ci dice molto dell'evoluzione di Guardiola, ma soprattutto di Donnarumma. Un portiere che a 26 anni viene scelto dal migliore allenatore del mondo, in una delle migliori squadre del mondo, per il puro talento tra i pali.

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