Non so come sia iniziato, non si sa mai con l’algoritmo. Un giorno mi si è piazzato davanti il video Maradona plays football match in Spa e io non potevo non cliccare. Poi, è stato un continuo. Non che sia un problema: da sempre, ma un po’ di più da quando è morto - un anno fa oggi - mi capita di vedere video di Maradona. I gol, i dribbling, le partite, ma anche lui che canta con Manu Chao una canzone a lui dedicata: anche per una persona che non sa nulla di calcio, mi sembra, siano immagini soddisfacenti, talmente nel suo gioco erano presenti elementi più attinenti all’arte che alla disciplina.
Il rapporto tra Maradona e il pallone era così slegato dal gioco da averci regalato momenti vicini alla trascendenza anche fuori dalle partite. Bastava una telecamera puntata su di lui e qualcosa doveva succedere. C’è il riscaldamento prima della partita con il Bayern Monaco, quello sulle note di Life is live degli Opus, forse i singoli 4 minuti che più mi fanno accapponare la pelle se parliamo di calcio. Ci sono anche altri video incredibili di lui che si allena: ce n’è uno, ai tempi di Napoli, in cui il campo è un’unica distesa di fango ma lui fa comunque un paio di tocchi da mettersi le mani nei capelli; un altro in cui prende 5 pali di seguito, che deve essere finto come quello delle traverse di Ronaldinho (ma non lo è). Forse il più incredibile, rimanendo in questa zona grigia tra allenamento e arte, è questo che ho trovato su Twitter in cui non sembra neanche stia usando un pallone, ma piuttosto qualcosa di meno legato alla forza di gravità.
https://twitter.com/ViejoVencedor/status/1448050450784157698
Come ha scritto Emanuele Atturo in questo lungo ricordo che gli avevamo dedicato un anno fa, al momento della morte, «Al calcio per esprimersi nella sua forma più essenziale basta un essere umano e una palla. Nessuno ha reso questa idea banale una verità profonda come Diego Armando Maradona. Nessuno ci ha mostrato quanto possa essere denso e sensuale il rapporto tra una persona e un pallone».
I video di cui stavo parlando, quelli che hanno iniziato a invadere la mia home, non proprio invadere ma avete capito, sono una nicchia dell’esperienza Maradona e un pallone. Se il campo e l’allenamento ci mostrano il Maradona che amiamo - quello che ha segnato il gol del secolo, ma anche fatto la miglior versione del Panenka che vedrete in vita vostra a Soccavo - è esistita anche una versione di Maradona più fine a se stessa. È la versione del Pibe de oro scarnificata di tutto quella parte che era la competizione, l’aspetto guerresco del calcio di alto livello, un aspetto in cui è stato grande tanto quanto nella tecnica - l’unico ad aver vendicato una guerra con due gol.
Ecco, insomma, Maradona che gioca a pallone senza giocare davvero a pallone per ricordarne ancora la grandezza.
Maradona gioca a calcetto negli anni ‘80
In lontananza si vedono dei pini marittimi e il mare. Dovrebbe essere Napoli, sicuramente è Napoli. Quel che è certo è che sono gli anni in cui Maradona è il calciatore più forte del mondo (che poi sono tutti gli anni in cui ha giocato). Non so a che tipo di rischio poteva andare incontro giocando questo tipo di partitelle - si vede che il ritmo è molto basso - e viene da pensare che Maradona sia lì perché c’è un pallone e nessuno ha amato il pallone più di lui. Forse la verità, non che sia importante, è che Maradona era il tipo di persona che non sapeva dire di no, che si faceva trascinare in queste cose. Si capisce bene guardando il documentario di Asif Kapadia quanto fosse generoso, quanto sentisse il bisogno fisico di restituire qualcosa alle persone.
Ma non è questo il punto. La cosa più incredibile è che in campo Maradona è il più reattivo, quello che - se non sapessimo chi è - diremmo che si stava genuinamente divertendo di più. Nei primi secondi di video scatta per raggiungere un pallone alto che poi stopperà in qualche modo, non si vede bene è coperto da un palo. Subito dopo la passa con un tocco di esterno sinistro bagnato dal sole, come le rappresentazioni dei miracoli nelle chiese.
È tirato a lucido, magro, con dei pantaloncini corti che ne mettono in rilievo le gambe muscolose. Con lui sta giocando Omar Sivori, come qualcuno ha fatto notare nei commenti. È la persona con i capelli lunghi brizzolati e il portamento elegante. L’azione successiva Maradona porta palla, chiede un triangolo, e poi fa un passaggio alle spalle col tacco, forse casuale. Quello - Sivori - gliela ripassa e lui fa questa roba qui.
Chi riprende, ovviamente, si concentra su Maradona. L’argentino è l’unico che corre mentre gli altri camminano, quando sarebbe stato più normale il contrario. Si vedono altre due giocate in cui gli avversari letteralmente non riescono a stargli dietro. Se a furia di rivederlo ci sembra normale Maradona che salta tutta la difesa dell’Inghilterra, vederlo fare lo stesso a dei perfetti sconosciuti su un campo da tennis riadattato con due porte rimane straniante. Poi nel video (ma forse a livello temporale è precedente) lo vediamo mettersi in porta. Forse è ancora più strano: immaginate il più forte giocatore di sempre che si mette in porta a parare i vostri tiri.
Un video obiettivamente ridicolo
La prima cosa da notare è che Maradona porta le scarpe da ginnastica slacciate. In un campo troppo stretto per fare qualunque cosa, alcune delle sue giocate sono obiettivamente ridicole. Se volessi provare a fare un discorso serio direi che nessuno più di Maradona è stato in grado di restringere tanto il campo intorno a sé eppure uscirne vincitore. Qui però Maradona sta giocando con degli amici. Non è chiaro neanche quanti anni abbia - fino a un certo punto è stato difficile distinguerne l’età - ma dovrebbe essere la fine degli anni ‘80, forse l’inizio dei ‘90. Siamo quindi a un pelo del bivio della carriera di Maradona, ma è ancora - indiscutibilmente - il calciatore più importante e forte al mondo.
Viene allora da chiedersi cosa ci facesse in quello che potrebbe essere un umido mercoledì invernale a Posillipo - almeno così dice La7 nel video qui sotto - a giocare a calcetto con le scarpe slacciate e dei compagni assolutamente inadatti. Sugli spalti si sentono le figlie, credo, che cantano “Forza Papone”. Lui sembra felice, parla a voce alta, si arrabbia pure. Una figura così pubblica che riesce a trovare un po' di privato anche giocando a calcio. I suoi compagni al Napoli raccontavano come non si allenasse spesso con loro, che aveva un concetto tutto suo di allenamento - spesso lo faceva a casa - e allora forse giocare a calcetto con la famiglia era un suo modo per tenersi in forma.
Certo questo video è un montaggio, a nessuno sarebbe interessato vedere Maradona che sbaglia un controllo o che fa un passaggio troppo pigro, ma quello che vediamo è piuttosto incredibile. In Brasile si parte dal futsal da bambini e spesso è usato come riferimento per giocatori particolarmente abili a usare la suola o a dribblare in spazi stretti. Maradona, immagino, non aveva bisogno di nessun tipo di scolarizzazione per quanto riguarda il talento grezzo - e poi immagino che nei campetti di Villa Fiorito lo spirito fosse simile. Usa la suola come se non avesse fatto altro che giocare a futsal per tutta la vita. Si dice che dopo Napoli una squadra di spagnola di calcio a 5, il El Pozo Murcia, gli avesse fatto un’offerta faraonica per diventare un loro giocatore, e chi sa che avrebbe potuto combinare.
Le persone intorno a lui sorridono, sembrano persone che prima di tutto vogliono godersi l’esperienza “giocare con Maradona", e lui è l’unico serio. Ci tiene a fare bene, evidentemente anche dopo aver vinto un Mondiale in quel modo (e almeno uno Scudetto e una Coppa UEFA) deve difendere l’idea che il mondo ha di lui, anche in un campo di terra. Non si spiegherebbe altrimenti perché a un certo punto - in una partita che non sembra andare da nessuna parte - segnerebbe un gol tirando una bomba da pochi metri con una cattiveria agonistica rara.
L’altro aspetto interessante è che gli avversari, oltre a godersi il momento, tutto quello che fanno è impegnare le proprie energie per non farsi umiliare troppo da Maradona. C’è uno alto con una tuta super anni ‘80 che non fa altro che tenere le gambe chiuse. Purtroppo però non è il tipo di cosa che puoi fare facilmente e questo è quello che succede al povero numero 8, che si distrae un attimo - cioè si scorda di stare a giocare con Maradona - e prova l’anticipo come se stesse giocando con una persona normale.
Ecco una figura alla George Costanza.
Maradona a Oxford
È il 1995, Maradona è passato per l’inferno americano, quando un’infermiera lo ha portato fuori dal campo mano per la mano prima che la FIFA lo squalificasse. Gioca nel Boca Juniors, ma è ormai più Maradona il personaggio che non uno sportivo. Porta una larga frezza bionda sui capelli neri, tagliati più corti del solito. Un pizzetto che gli da l’aria di un impiegato. Indossa un completo troppo ingessato per uno come lui e tra le pieghe si capisce che è onorato: un pibe del barrio a Oxford. In aula Maradona ha raccontato la sua storia, dalla povertà al tetto del mondo, proprio nel paese a cui - simbolicamente - ha fatto più male.
Del dibattito però non si trovano tracce, se non in qualche articolo. Quello che trovate facilmente sono questi 5 minuti, in cui Maradona prima fa una battuta sessista sul calcio femminile - non si capisce però il contesto - poi mentre il traduttore prova a finire l’evento, lui si prende davvero il palcoscenico. Se lo abbraccia con fare guascone, col suo spagnolo castigliano dice di avere ancora tempo, «tanto abbiamo fatto un viaggio breve». C’è uno stacco, ma qualcuno intanto gli ha passato una pallina da golf. Lui se la rigira nella mano e avverte tutti di avere delle scarpe e non degli scarpini, come se fosse un problema per lui… poi fa la magia. La fa rimbalzare a terra e - solo col sinistro - con quella piccola superficie piatta della scarpa elegante - fa 15 palleggi e se la fa tornare sulla mano aperta.
L’aula da fredda e controllata scoppia in un tifo da stadio. Partono i cori, escono le sciarpe. Se doveste incontrare una delle persone presenti quel giorno, quanti minuti ci metterebbe a raccontarvi di quella volta in cui ha visto Maradona palleggiare con una pallina da golf a Oxford?
Maradona gioca a calcio in una SPA
Siamo al 1996, Maradona ha abbandonato la frezza bionda, ma porta una linea di capelli viola dietro la testa e in punta; l’orecchino a cerchio sempre più pesante. L’atmosfera è quella del villaggio vacanze, tutti abbronzati, rilassati, quanta più pelle esposta possibile. Si gioca a Papi futbol, una versione del calcetto popolare in America centrale, con le sponde al posto del fuori. I gol devono essere segnati all’interno dell’area di porta, spesso c’è anche la regola per cui se la palla sale sopra la testa dei calciatori è fuori.
Se nel sole di Napoli, 10 anni prima, risaltava bello come un dio greco, qui la sua espressione è già velata di quella malinconia maledetta che lo seguirà per gli anni a venire. In campo c’è anche Guillermo Coppola, che del dieci è stato procuratore e tutto fare per molti anni, una di quelle figure ambigue che lo circondavano. Insomma Maradona ha perso la scintilla negli occhi - viene da cinque anni difficilissimi - ma su un campo da calcio, qualunque campo da calcio anche questo spelacchiato e rattoppato, rimane l’attrazione principale.
La sua squadra porta una improbabile maglia gialla del Tottenham 1991/92, lui porta la 6 con le maniche arrotolate, ma i pantaloncini sono del Boca, numero 10. In campo cammina, sbuffa, ogni tanto un guizzo. Al 7 avversario, dalle gambe lunghissime, lo lascia sul posto, prima di servire al compagno il più facile degli assist, che però riesce in qualche modo a tirare sopra la traversa. Intorno a lui sembrano tutti scarsissimi, come se il giocattolo si fosse rotto.
Maradona al parco
È il 1997, Maradona viene spedito a Villa La Angostura, un paesino di montagna al confine con il Cile per due settimane. Due settimane in cui il paese si è bloccato. L’idea è quella di tirarlo a lucido per la stagione che sta per iniziare, stando lontani dalle tentazioni di Buenos Aires. Maradona è al suo canto del cigno, ha 37 anni, ma avrà vissuto almeno per il doppio. Non è mai chiaro come finisca a giocare queste partite, a dividere il campo con gente che sembra uscita dal dopolavoro, felpe slavate e muscoli assenti. Maradona è imbacuccato in diversi strati di tute e felpe, il campo è delimitato dal nastro rosso e bianco, come se fosse successo qualcosa.
Mi dispiace ripetermi così spesso, ma vedere Maradona in questi contesti è come trovare un Modigliani tra la spazzatura. Guardate il video qui sopra dal minuto 5:14, ad esempio. Un portiere sconclusionato fa un rilancio sconclusionato e Maradona la stoppa con il tacco sinistro dietro alle sue spalle, in un parco di Villa La Angostura, meno di 11 mila abitanti. Non corre più, ma è bello vedere come si motiva, come motiva gli altri, da sinistra illumina la partita, regala qualcosa da raccontare ai presenti, fino a questo momento.
https://twitter.com/ViejoVencedor/status/1459986458832515072
Quante cose più soddisfacenti avete visto su un campo da calcio? Non credo Maradona dovesse dimostrare il suo talento a 37 anni, infilato in una tuta per perdere qualche chilo, tenuto a galla da interessi più grandi di lui. Eppure eccolo lì, fare questo gol con quel sinistro.
Maradona a Carramba che sorpresa
Novembre 1998, Maradona torna in Italia, non più come calciatore, ma ormai come icona votiva. 13 milioni di persone si sintonizzano su Rai 1 per vedere un uomo che hanno ripudiato appena pochi anni prima. Maradona ha i capelli corti, tinti di un nero scurissimo; il corpo ha già preso la strada verso quella forma gonfia che impareremo a conoscere, anche se ha smesso di giocare da appena pochi mesi; con un fazzoletto si terge il sudore. Se Maradona si prende tutta la scena, Raffaella Carrà dirige l’orchestra. Pochi secondi dopo aver presentato i compagni del Napoli, in una sorpresa che non sorprende nessuno, spunta un pallone bianco, anche troppo bianco.
La situazione è ingessata e spigolosa, come se lo stesso pallone fosse comparso durante una cerimonia matrimoniale. L’unico a non avere timore è ovviamente Maradona: sarà esistita una persona con un amore più grande per un pallone? Balla, palleggia, sorride, mentre intorno a lui c’è il caos: la Carrà rischia anche di cadere sui due scalini che portano sul palco. Dopo un minuto Maradona riesce a mettere ordine, scambia il pallone coi vecchi compagni, ogni tanto l’immagine stacca su Piazza del Plebiscito a Napoli, dove ci sono centinaia di tifosi riuniti che esultano come fosse lo stadio e non un programma in prima serata.
Scegliete voi come giudicare questo scorcio di affetto: amore o possessione? Maradona trasforma Rai 1 nel suo giardino, in scena arriva un bambino piccolo: è il figlio del fratello. Maradona sa che tutto ha un prezzo: prende il pallone tra le mani, se lo piazza sulla testa e lo tiene lì. Il pubblico impazzisce, ha avuto quello che voleva.
Maradona tira punizioni con un pallone da rugby
Più il corpo di Maradona si sfalda, più le persone vogliono vederlo con un pallone tra i piedi. Sono tantissime le occasioni in cui l’argentino si presta. Ecco una lista non esaustiva: Maradona palleggia a Cuba, dove è andato per salvarsi la vita; Maradona palleggia con Carlo Conti, con una mela, con Pelé, con un'arancia in Cina, con Van Persie. In Argentina gli fanno anche condurre un programma tv - La Noche del 10 - dove può giocare a calcio tennis con Tevez e Messi.
C’è un video di 17 minuti e 32 secondi che si chiama Il vecchio Maradona ha più skills delle “Superstar” di oggi. Sono momenti più tristi che felici, gettano un’ombra sulla possibilità di Maradona di far parte di questo mondo senza essere il nostro feticcio. Tra il 2008 e il 2010 arriverà ad allenare addirittura la Nazionale, più per carisma che per meriti, ma poi la gente gli chiederà di tirare le punizioni con una palla da rugby. Lui lo farà, prendendo l’incrocio al secondo tentativo.
Maradona a Dubai
C’è tutta una fase della vita di Maradona un po’ oscura in cui se ne sta a Dubai, teoricamente come allenatore, ma sembra più un’altra attrazione per gli sceicchi. Giocherà un paio di amichevoli per il Dubai Sports Council, il braccio del governo che si occupa di organizzare lo sport negli Emirati Arabi, poi in questo Union Spirit Match, una partita no-stop di 36 ore per celebrare la festa nazionale. Dovrebbe essere l’ultima volta di Maradona su un campo da calcio. Quasi tutto il video è dedicato al riscaldamento, ovviamente Maradona che palleggia con altre persone. Lo scarto tra le fatiche del fisico e la fluidità del tocco a 54 anni sono davvero stranianti. In questo video di un’altra partita giocata a Dubai - con gli sceicchi a fare le foto - Maradona sta sdraiato a terra dopo lo sforzo, il corpo grasso e sudato è sfinito, viene da chiedersi come fa a giocare.
Maradona insegna a Djokovic come palleggiare con una pallina da tennis
«Questo è difficile guarda» dice a Djokovic, mentre con la pianta del piede colpisce la pallina da tennis, la fa rimbalzare e poi la ricolpisce nell’esatto punto di massima altezza, sempre con la pianta del piede. Nei commenti è partita una discussione se questo di Maradona fosse un trick facile o difficile; lascio a voi la risposta, non è importante, ma è l’ipnotismo di Maradona, il carisma che emanava quando poteva usare una sfera con i piedi. Djokovic se lo squadra come fosse una bella donna in spiaggia. Maradona quando capisce che ha perso il tempo del palleggio da un colpetto di reni e raccoglie la pallina da tennis per farsi applaudire.
Maradona che tira i rigori ad Amici di Maria
Maradona è stato diverse volte nei programmi di Maria De Filippi. Nel 2002 si presentò ingrassato di venti chili, i capelli ricci untissimi e delle basette che accentuavano la sfumatura indios dei suoi tratti. Era la posta per una famiglia di Napoli. Ad Amici ci torna 15 anni, nel 2017. È più magro del solito, ben disposto. Viene accolto dal pubblico come una rivelazione improvvisa. In un contesto in cui il calcio cozza con la realtà circostante, un reality sul mondo dello spettacolo, Maradona è comunque venerato come un idolo pagano.
Lo mettono al centro del palco a tirare i rigori, lui non si fa pregare. Sembra in un buon momento, sia fisicamente che d'umore. Indica ai due portieri dove tirerà, poi fa il contrario, calcia per segnare, non ci sono vie di mezzo. Alla fine uno dei due portieri gli porta il pallone e si inchina ai suoi piedi, gli abbraccia la gamba sinistra. Maradona si abbassa e gli bacia la schiena. Maria De Filippi si chiede "Ah anche Marcello è napoletano", come se solo chi viene da quella città potesse venerare Maradona. Poi si scopre che era veramente di Napoli.
Maradona al San Carlo
Nel 2017 Maradona sale sul palco del San Carlo di Napoli per uno spettacolo prodotto da Alessandro Siani. Ovviamente a un certo punto lo mettono a palleggiare. Per alcuni secondi la scena è epifanica: Maradona malinconico e indolente che palleggia con un mappamondo troppo grande, il numero 10 a fare da cornice e una musica di violini per l’atmosfera. Dopo qualche secondo però arriva Siani e la scena perde tutta la sua forza, per diventare l'ennesimo siparietto dove Maradona è l'oggetto del desiderio di qualcuno. Mi sembra una metafora azzeccata: per tutta la sua vita abbiamo sempre inseguito la sua bellezza perché ne volevamo un pezzettino per noi. Ora, almeno, riposa in pace.