Com’è ormai tradizione in Premier League e in Championship, anche L’Ultimo Uomo da quest’anno sceglierà un giocatore della Serie A a cui assegnare il premio di giocatore del mese. Scegliere quello di agosto però non è semplice, un mese in cui inevitabilmente si gioca poco (quest’anno comunque di più rispetto alle scorse stagioni) e in cui le prestazioni sono molto influenzate dalla condizione fisica, ancora precaria nella maggior parte dei casi. A rendere la scelta ancora più scivolosa, poi, c’è anche il fatto che ben quattro squadre hanno giocato una partita in meno (Sampdoria, Genoa, Milan e Fiorentina), quella rimandata alla prima giornata per via della tragedia del Ponte Morandi a Genova.
Eppure agosto ha comunque messo sul piatto della Serie A una grande quantità di temi di cui il pubblico finirà per cibarsi durante questa pausa per le Nazionali: la secca realizzativa di Ronaldo (nonostante il primato assoluto nella statistica dei tiri tentati: 23); le difficoltà di quelle che dovrebbero essere le concorrenti della Juventus per il titolo (Napoli, Inter, Roma, soprattutto); l’inizio incoraggiante della Fiorentina giovane di Pioli e dell’ambizioso Sassuolo di De Zerbi.
Un premio, per sua natura, tende ad escludere gran parte di questa complessità di sfondo, e di conseguenza un numero consistente di giocatori che avrebbero potuto vincere il premio di giocatore del mese e che invece tornano a mani vuote. Tra questi è impossibile non citare Marco Benassi, che ha coronato un agosto da incorniciare con tre gol in due partite e la prima convocazione in Nazionale maggiore. Una menzione la merita anche Krzysztof Piątek, se non altro per la statistica assurda di 7 gol segnati in 3 partite, tra Serie A e Coppa Italia.
Chiudo le doverose precisazioni, mi aggiusto il papillon e passo, finalmente, alla premiazione vera e propria, che come vi sarete accorti dal titolo del pezzo riguarda Kevin Prince Boateng.
L’attaccante ghanese è tornato in Italia a 31 anni, dopo due stagioni tra Spagna e Germania, con l’aria di quello che vuole chiudere definitivamente i conti con il passato prima che la sua carriera da calciatore ad alti livelli si esaurisca. È arrivato all’inizio di luglio un po’ a sorpresa dall’Eintracht di Francoforte, dove, contro ogni pronostico, ha vinto da titolare una Coppa di Germania. «Quando ero un po’ più pazzo mi hanno cacciato», ha dichiarato Boateng alla conferenza di presentazione con il Sassuolo, riferendosi probabilmente alla conclusione burrascosa del suo rapporto con lo Schalke 04 nel 2015 «Adesso potevo andare via in un momento bello, positivo, e vado via da campione: lì si è chiusa la porta nel momento perfetto».
Boateng sembra essere tornato in Italia con la stessa missione, dopo averla lasciata con l’etichetta del talento sprecato. Quando a fine luglio il suo gol di tacco in amichevole contro il Sudtirol aveva inondato i social network, la viralità del suo gesto sembrava provenire proprio dalla nostalgia per la stessa bellezza effimera di cui erano intrisi i suoi gol al Milan. Lo swag sarà sempre un tratto distintivo dell’attaccante ghanese, che nella conferenza di presentazione aveva dichiarato: «Oggi Prince Boateng, domani Cristiano Ronaldo: avete tante cose da scrivere».
Ma l’obiettivo era proprio quello di lasciarsi alle spalle l’immagine del talento inconcludente, e di ricostruirsene una da padre nobile di un progetto ambizioso ma acerbo: «È una squadra giovane che ha bisogno della mia esperienza, per questo sono qua». La notizia che ci restituisce agosto è che non solo Boateng ce la sta facendo, ma anche che ce la sta facendo alla grande, con il suo stile.
L’attaccante ghanese è sempre partito titolare in queste prime tre, entusiasmanti, partite del Sassuolo, seppur sempre in contesti tattici differenti: da punta solitaria in un 4-3-3 all’esordio contro l’Inter, da primo attaccante affianco a Berardi in un 3-5-2 nella trasferta a Cagliari, e infine da trequartista dietro a Babacar nel 3-4-2-1 che ha distrutto la difesa del Genoa. In ogni caso, i compiti che gli chiede De Zerbi in campo sono molto diversi da quelli che eravamo abituati vedergli fare negli anni passati: adesso Boateng è l’uomo che viene tra le linee per dare la linea di passaggio centrale, tenendo la difesa avversaria alle spalle e creando lo spazio per gli inserimenti dei trequartisti e delle mezzali.
Guardando in filigrana gli 8 gol del Sassuolo in queste prime tre partite, si può notare quasi sempre il suo contributo, e la novità è per l’appunto che non è subito evidente nella maggior parte dei casi. Contro l’Inter, innesca la transizione di Di Francesco con una diagonale geniale, dopo una pausa sull’esterno sinistro che sembrava non dovesse portare a nulla di buono e che invece causa il rigore della vittoria. Il 2-1 contro il Genoa arriva con un’azione simile, ma in circostanze tecniche ancora più complesse: Boateng riceve un pallone spalle alla porta, a mezza altezza sull’esterno destro da un fallo laterale, e trova Babacar al centro della trequarti, ma questa volta con un piatto di prima no look verso l’interno.
Con la stessa naturalezza, Boateng si è preso responsabilità pesanti nei momenti più difficili. In questo senso, il rigore calciato e segnato al 98esimo contro il Cagliari, sul punteggio di 2-1 e nonostante la presenza di Berardi, non fa che legittimare ulteriormente il suo ruolo di leader tecnico della squadra di De Zerbi, che grazie a quel gol può dirsi ancora imbattuta.
Che si parli proprio di Kevin Prince Boateng e non di un qualsiasi centravanti saggio tornato a casa maturato dopo un periodo in esilio ce lo ricorda invece quella rovesciata da beach soccer durante Sassuolo-Genoa che si trasforma nel gol del 3-1 dopo l’intervento goffo di Marchetti e il tap-in di Babacar.
A Boateng è riuscito tutto facile, insomma, persino fuori dal campo. Quando a fine mese, con lo pseudonimo Prin$$, ha fatto uscire il suo primo singolo, su YouTube ha raggiunto il milione di visualizzazioni in due giorni e ha spinto l’agenzia di stampa AGI a scrivere che “Boateng è più credibile come rapper di molti rapper italiani”.
C’è una certa ironia nel fatto che una personalità così balneare vinca il premio di miglior giocatore ad agosto. Magari questo periodo finirà e tra qualche mese guarderemo a questo inizio di stagione con un sorriso ironico, alla fine le promesse estive sono quelle che vengono disattese più facilmente. Per adesso, non ci sono parole migliori di quelle di Boateng per incorniciare il ritorno in Serie A di Boateng: «I live my life like a king, Living with no pressure, Hustling like I don’t know better…». Speriamo che questa leggerezza estiva lo accompagni anche quando al Mapei Stadium scenderà la nebbia.