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Giocatore da portare in una rissa: Mario Mandzukic
16 giu 2017
I motivi che rendono il croato la persona che vorremmo con noi mentre facciamo a botte.
(articolo)
5 min
(copertina)
Illustrazione di Andrea Chronopoulos
(copertina) Illustrazione di Andrea Chronopoulos
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Mario Mandzukic è il Gheddafi del premio per il giocatore che vi portereste in una rissa, inopinatamente dedicato a Felipe Melo. Anzi, probabilmente tra il dittatore libico e l’attaccante croato in una rissa vi portereste l’attaccante, per cui è più di Gheddafi, è il Kim Jong-un di questo premio. Lo ha vinto per il secondo anno consecutivo, e se nel 2016 è stato premiato dalla redazione in maniera che potreste pensare aleatoria, quest’anno la sua vittoria è stata legittimata dal voto popolare in maniera così netta da non lasciare spazio a nessun tipo di discussione. Lo scarto anche rispetto alla somma dei voti presi dai tre rivali diretti - Bellusci, Nainggolan e Kucka - è stato così ampio che se la votazione fosse stata essa stessa una rissa, in tre non sarebbero arrivati neanche a dargli un buffetto.

Mi sembra più utile, a questo punto, indagare su cosa renda Mandzukic - all’interno di una lega che comprende circa 450 giocatori - così migliore degli altri quando si tratta di affrontare una rissa al nostro fianco.

Il fisico

Che Mario Mandzukic abbia il fisico adatto a una rissa è auto-evidente. Nel basket si dice che “il gioco si può insegnare, l’altezza no” e questo modo di dire è assolutamente valido anche quando si tratta di menare. Mandzukic è alto 190 centimetri per 85 chili di muscoli e, soprattutto, di spigoli. L’attaccante croato sembra un’opera di Boccioni, un robot dei Transformers. Le sue braccia non sono solo lunghe, sono più acuminate di quelle degli altri, i suoi zigomi intagliati nel metallo. Sono abbastanza convinto che se gli dessi un pugno mi ritroverei le nocche piena di schegge, come se provassi a colpire un tronco, e lui non si farebbe nulla. Quando si tratta di partecipare a una rissa questa coriaceità è certamente indispensabile. Mario può menare chiunque, non vi devo neanche spiegare il perché, ma soprattutto può essere menato da chiunque senza mostrare segni di cedimento, un aspetto che può uccidere psicologicamente ogni rissa.

Come Achille, l’unico punto debole di Mario Mandzukic sembra essere il sopracciglio sinistro.

Soldato

Guardiola, che con le persone sopra il metro e novanta non ha mai avuto un buon rapporto, ha detto che andrebbe in guerra con Mario. Forse Guardiola non lo intendeva come un complimento, ma in questo caso lo è. Il croato è il prototipo del perfetto soldato: sta in fissa con la violenza in quanto tale, con le gerarchie e il rispetto. Non a caso è spesso chiamato guerriero. Se gli dai rispetto, lui ti porta rispetto. Mandzukic è pronto a morire per una causa, anche se questa causa è il vostro drink versato in terra.

A lion doesn't stress over the opinion of sheep. #neverstop #stepbystep #proud #lion #passion #mm17

Un post condiviso da Mario Mandžukić MM 17 (@mariomandzukic_official) in data: 7 Giu 2017 alle ore 02:13 PDT

La dicotomia tra pecore e leoni fa schifo, ma in una rissa è utile avere uno che ci crede.

Incutere timore

Una delle qualità migliori di Mandzukic è quella di fungere da deterrente. È un aspetto sottovalutato, ma chi vorresti davvero in una rissa non è uno che mena e basta, è una persona con la testa sulle spalle, che conosce quando è il momento di raffreddare la situazione, quando arretrare e quando invece avanzare. È per questo che non poteva vincere Bellusci: andare in discoteca con lui vuol dire finire a fare a botte sicuro, magari il tipo di risse in cui qualcuno tira fuori il pezzo e la situazione diventa tragica in un attimo.

Mandzukic invece possiede una certa intelligenza emotiva che gli permette di essere più un deterrente che la miccia. Non è mai quello che fa partire la rissa senza motivo, ma è sempre quello che interviene nel momento giusto usando il suo corpo come un messaggio, sia quando si tratta di lui in prima persona, ma soprattutto quando si tratta di difendere i suoi compagni. L’immagine più ricorrente del croato è infatti quella in cui si trova testa a testa con un avversario o che lo fissa con un’intensità che l’altro lo capisce che non deve esagerare.

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Qui con Glik dopo che aveva calpesato Higuain.

Mario Mandzukic ti fa vincere le risse non facendotele fare.

Generosità

La grande novità della stagione 2016/17 di Mario Mandzukic è la scoperta che la sua generosità è un’arma su tutti i 100 metri della fascia sinistra e non solo negli ultimi venti metri di campo. Se una rissa non ha nulla a che vedere con un modulo, la nuova posizione che Allegri gli ha ritagliato è il motivo principale per cui Mandzukic ha vinto questo premio con uno scarto così ampio. Mandzukic non è più solo un cristo di 190 centimetri che non ha paura di andare in contrasto con i difensori avversari. Mandzukic è diventato un cristo di 190 centimetri che corre su e giù per la fascia, che difende sui terzini avversari, che insegue gente molto più leggera di lui, che entra in scivolata come se ne dipendesse la sua vita.

La predisposizione al sacrificio è davvero utile in una rissa. Siamo disposti a credere che Mandzukic morirebbe per difenderci da uno a cui abbiamo guardato la ragazza.

#NoGood

Quando sei così sicuro di poter vincere qualunque rissa puoi anche ironizzare su questa tua durezza. È Mandzukic lo fa benissimo. Con l’hashtag #NoGood i social media manager della Juventus hanno reso onore a Mario e ne hanno tirato fuori il lato più umano.

Ma non è una debolezza: dopo che ti ha fatto vincere una rissa, Mandzukic ti offre una sigaretta e ti racconta una storia divertente ma che ti fa riflettere.

Potrei individuare altri 100 motivi per i quali Mario Mandzukic è il miglior giocatore dalla serie A con cui accompagnarsi in una rissa. Potrei ad esempio parlare di come bullizza i compagni, ma credo abbiate capito già. L’onnipotenza fisica ed emotiva di Mario Mandzukic sul nostro campionato è palese, raccontata bene da questa pagina che si chiama proprio L’onnipotente Mario Mandzukic. Il croato ha da poco rinnovato con la Juventus fino al 2020 e l’unico modo per non fargli vincere questo premio per altri 3 anni è che qualche squadra in Serie A decida di firmare Ibrahimovic o, se lo svedese guadagna troppo, di ripiegare sulla Montagna di Game of Thrones. Altrimenti immagino che ci ritroveremo qui tra 12 mesi.

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