Non sembra neanche vero che siano passati solo 10 giorni dal nostro pezzo di introduzione al mercato NBA. In meno di due settimane abbiamo visto succedere di tutto, in quello che è diventato il momento più assurdo della stagione. Qui abbiamo cercato di rimettere in fila quello che è successo e dare le nostre nomination alle firme che più ci hanno colpito in questo folle inizio di luglio che è destinato a cambiare i destini della prossima stagione NBA.
La singola miglior firma in assoluto
Dario Vismara (@Canigggia)
Per definizione, il giocatore più forte sul mercato che cambia maglia deve essere anche la miglior firma in assoluto. Certo, ci sono giocatori molto interessanti che sono stati firmati a meno del massimo salariale, o altri magari più forti che hanno rifirmato per la propria squadra, ma LaMarcus Aldridge era il miglior giocatore prendibile di questa classe di free agent e i San Antonio Spurs lo hanno portato a casa, quindi vince lui. Nell’era Popovich non era mai successo che un free agent di questo calibro andasse agli Spurs, che notoriamente hanno preso al Draft tutti i giocatori più importanti del loro roster—da Robinson a Duncan, da Parker a Ginobili fino a Kawhi Leonard (ok, arrivato grazie a una trade con George Hill, ma il concetto è quello). E se c’è un giocatore che tecnicamente può ricevere la “torcia” da Tim Duncan—in quanto lungo capace di giocare sia fronte che spalle a canestro, per quanto un filo più “egoista” in attacco e meno decisivo in difesa rispetto a TD—quello è Aldridge. Insieme a Kawhi Leonard, l’arrivo di uno come LMA promette di mantenere gli Spurs sopra quota 50 vittorie almeno per un altro quadriennio—ovvero quello che Popovich dovrebbe fare sulla panchina degli Speroni, almeno secondo quanto è emerso dai due colloqui con l’ex lungo di Portland—e nella miglior division della NBA, la Southwest, è arrivato un altro pezzo da 90. E poi hanno fatto un jedi-mind-trick a Danny Green convincendolo a firmare per 45 milioni in 4 anni in un mercato in cui Wes Matthews (reduce dalla rottura del tendine d’Achille!) ne prenderà 70. Con questi non ci si sbaglia mai: i San Antonio Spurs sono di nuovo una contender.
Timothy Small (@yestimsmall)
Fermo restando che sono assolutamente d’accordo con te—LMA è un campione vero, e in un sistema come quello di Pop farà i miracoli—la “miglior firma” in assoluto è David West al minimo salariale, sempre agli Spurs, dove prenderà circa $1.4M. E questo quando aveva la possibilità di tornare in Indiana per $12M. Si parla tanto di gente che rinuncia ai soldi per l’anello, ma una tale dedizione al concetto non si era mai vista. Il che ci porta di nuovo a Pop, agli Spurs, e a R.C. Buford. Mi vorrei rivolgere a loro direttamente: tanto di cappello. Siete riusciti a creare un sistema talmente attraente che veterani di sicuro valore come West (che non sarà quello di New Orleans, ma rimane uno dei migliori a portare blocchi in tutta la NBA, fa paura in difesa, e tira dei grandissimi mid-range jumpers realizzandone attorno al 50%) rinunciano a più di 11 milioni di dollari per giocare con voi.
Ah, e alcuni diranno: certo che aver dato via Tiago Splitter per prendere LMA li lascia molto scoperti nel ruolo di centro. E invece no, e sapete perché? Perché David West è l’unico 4 che può far paura a tutti i 5 e nel caso fare a sportellate anche con Zach Randolph. Nel roster degli Spurs attuali, appena sorge un problema, sorge anche la soluzione. È tipo una magia. Non si capisce come facciano, ma lo fanno. Chapeau. È veramente incredibile.
Lorenzo Neri (@TheBro84)
Eh, gli Spurs. Mentre gli altri si impegnano a preparare offerte e condizioni, selezionare accuratamente persone da mandare ai colloqui e creare più hype possibile—a costo anche di prepararsi a brutte figure—loro hanno dato l’impressione di gestire la questione con estrema tranquillità, come se sapessero già come sarebbe andata a finire. Io comunque credo che gli Spurs fossero una contender anche nella stagione appena conclusa e che siano andati a un’assurda regola sulle Division di distanza dall’essere la vera rivale degli Warriors ai playoff. A questi ora viene aggiunto LaMarcus Aldridge, un giocatore dal grande talento offensivo, ma anche molto versatile difensivamente, capace di marcare varie tipologie di giocatori nei ruoli di 4 e 5, fattore da non sottovalutare. Non posso fare altro che togliermi il cappello di fronte al lavoro di Buford e Popovich. Ancora una volta.
Fabrizio Gilardi (@Fazzettino)
Ricordatemi chi sono i campioni in carica, per favore. Poi ricordatemi chi è il secondo giocatore più importante/decisivo/inserite una definizione a piacimento dei campioni in carica. Da parte mia, offrirò alla discussione un contributo numerico, ricordando che, come detto più volte, i “max contracts” firmati ora non sono veri e propri max, dato che il Salary Cap salirà dagli attuali 70 milioni a circa 90 (o più) tra una stagione e circa 100 (o più) tra due. Quindi, gli attuali accordi andranno “tradotti” nel contesto dei prossimi salary cap (qui un utilissimo strumento per farlo).
Draymond Green a 25 anni ha accettato di firmare un contratto da 82 milioni in 5 anni, che quindi sta addirittura ben al di sotto del massimo possibile (95) e che coprirà tutta la parte migliore della sua carriera, dopo aver chiuso i playoff con una partita in tripla doppia, oltre 10 rimbalzi di media, il miglior Net Rating (+12.8) tra i giocatori che hanno superato il primo turno e soprattutto dopo aver consentito a Kerr e al suo staff di cambiare faccia alla squadra a piacimento, che tanto lui fa la differenza comunque. Ah, anche dopo essersi decisamente goduto la parata e i festeggiamenti per il titolo.
La peggior firma in assoluto
Dario
Sinceramente non ho capito bene cosa vogliano fare i New Orleans Pelicans. Si sono assicurati Anthony Davis fino al 2020 con un contratto al super-massimo salariale (145 milioni in 5 anni con la Rose Rule) e il resto della squadra, di conseguenza, dovrebbe essere costruito attorno al suo incredibile talento. Proprio per questo, siamo davvero sicuri che i migliori compagni di reparto possibili & immaginabili fossero due centroni di stazza come Omer Asik e Alexis Ajinca, specialmente a quel prezzo (60 milioni in 5 anni il primo, 20 in 4 al secondo) e in questo periodo storico della NBA? Asik in stagione ha giocato 275 minuti negli ultimi quarti con un Net Rating di -5.8, e anche nei playoff si è dimostrato sempre più inutilizzabile nei momenti decisivi delle partite; Ajinca è un lungo onesto come cambio, ma per nulla entusiasmante. I Pelicans (che, a parziale scusante, non avevano spazio salariale a disposizione) avevano poche opzioni se non rifirmarli—ma era proprio necessario farlo con contratti così difficili da scambiare?
La buona notizia è che AD è talmente forte da coprire qualsiasi magagna della dirigenza.
Fabrizio
Si è appena parlato di Aldridge, non è da escludere che anche Davis abbia dato chiare indicazioni in merito al voler giocare quasi esclusivamente da "4", almeno in regular season. E se la cosa sta bene a lui e al nuovo head coach Alvin Gentry, sta bene anche a me—nonostante abbia i tuoi stessi dubbi. Per quanto mi riguarda la firma peggiore è però quella di Reggie Jackson, rinnovo da 80 milioni in 5 anni con i Detroit Pistons. La prima domanda cui rispondere è: contro chi stavano rilanciando? Perché offrire così tanto e così presto? Tra lo strapagare e il fare innervosire la controparte a-causa-di-trattative-che-procedono-a-rilento non può non esserci una via di mezzo. A meno che a condurre le trattative non sia una figura che poi deve convivere quotidianamente con eventuali malumori del giocatore, come ad esempio un allenatore che ricopre anche il ruolo di General Manager... cioè quello che è Stan Van Gundy per i Pistons. La flessibilità al momento non manca e l’obiettivo è di costruire un nucleo che possa essere appetibile per free agents di medio-alto livello (vedi Milwaukee), ma 2 milioni all’anno in più (rispetto al valore di mercato fissato dai pari ruolo di pari livello, come Brandon Knight) a Jackson, 3 a Aron Baynes (anche i suoi 20 milioni gridano vendetta) e il contratto "stretchato" di Josh Smith (che peserà per circa 5 milioni per i prossimi 5 anni) sono tutti dettagli che, se sommati, hanno impatto tutt'altro che marginale. In pratica ci si è bruciati il 10% del Cap futuro, quello da oltre 100 milioni. La "fedina penale" dei Coach+GM si allunga.
Tim
Io dico solo che i Miami Heat stanno dando 20 milioni di dollari a un Dwyane Wade che gioca in media metà delle partite in cui giocherebbe uno sano (quindi come dargliene $40M per giocarle tutte), non porta a casa manco la metà dei numeri che portava al suo apice, e l’anno prossimo ricomincerà pure tutta la tiritera del “resto/non resto”, dato che ha firmato per un anno solo. Veramente una firma boh.
Lorenzo
Tim, dicendo così metti a repentaglio la nostra amicizia. Invece secondo me Wade era una firma necessaria per Miami, soprattutto dopo aver pescato un giocatore pronto all’uso al draft (Winslow) e aver rifirmato Dragic. Il prossimo anno ci sarà la solita tiritera solo nel caso in cui ci fosse un fallimento tipo quello di questa stagione, ma non lo vedo francamente possibile, a meno di cataclismi. Oltre all’ignobile firma di Reggie-Jackson-from-Pordenone, ci tengo a soffermarmi sui due contratti firmati da Brook Lopez e Thaddeus Young ai Brooklyn Nets. Il primo è un giocatore che non riesce a stare sano per una stagione da almeno 4 anni e solo per questo motivo non cambia le sorti della franchigia: vederlo uscire dal contratto per allungarlo e prendere più soldi (60/3) sinceramente mi mette ancora più dubbi sulla strategia della squadra newyorchese. Dubbi che vengono confermati con la mossa di Young (50/4), giocatore che personalmente adoro, ma che trovo sia inserito in un contesto tecnico completamente sbagliato per le sue caratteristiche.
La miglior firma tra quelle di cui nessuno parla
Dario
Il fatto che sia stata una delle primissime firme della free agency ha fatto passare un po’ sotto silenzio il contratto che ha firmato Khris Middleton con i Milwaukee Bucks. Non tanto perché abbia rinnovato a poco—anzi, 70 milioni in 5 anni sono tanti soldi—ma perché per i Bucks sarebbe potuta andare molto peggio, basti vedere quanto hanno raccolto altri “3 & D” come DeMarre Carroll (60 in 4) e Wesley Matthews (i già citati 70 in 4), entrambi però 6 anni più vecchi di Middleton. Per i tifosi meno attenti le cifre di Middleton avranno fatto storcere un po’ il naso, ma l’ex seconda scelta dei Pistons è stato il giocatore più continuo dei sorprendenti Bucks, porta difesa (Real Plus-Minus difensivo di +4.09, terzo esterno nella Lega dopo Tony Allen e Kawhi Leonard) e tiro da tre (oltre il 40% nei due anni in Wisconsin) a livelli di élite nel ruolo. Soprattutto, ha 23 anni e si inserisce benissimo nel nucleo giovane formato da Jabari Parker, Giannis Antetokounmpo e Greg Monroe. Con il cap destinato a esplodere da 70 a 90 milioni, investirne 14 per un collante del genere assomigliano tanto a una steal.
Alle giocate da highlights ci pensano già Giannis & Jabari. Middleton, invece, trasforma le sconfitte in vittorie.
Fabrizio
Patrick Beverley è un furto con scasso portato a termine a volto scoperto da Daryl Morey tirando pure fuori la lingua davanti alla telecamera di sorveglianza. 23 milioni di dollari in 4 anni. Con contratto a scendere, 6,5-6-5,5-5. Ultimo anno solo parzialmente garantito, quindi scambiabile o se necessario tagliabile con estrema facilità. Tradotto in percentuale di cap occupato, secondo le previsioni, significa un valore inferiore al 5% nell'ultima stagione, cioè l'equivalente di quello che oggi è un contratto da poco più di 3 milioni. La mini-MLE. Per un giocatore nella fase ascendente della propria carriera e che si accoppia benissimo con James Harden sia in difesa (élite della Lega nella marcatura delle point guard avversarie, sulla palla e lontano dalla palla) che in attacco (38% al tiro da 3 catch-and-shoot su 5 tentativi a partita). Ci devono essere di mezzo foto compromettenti, altrimenti non si spiega.
Tim
Qualcuno vuole un lungo di 2.08, che sa passare, ha un ottimo footwork, è abbastanza atletico, è giovane, sta in panchina senza rompere le scatole, ha una discreta manina anche da tre, tira il 72% ai liberi ed è pure un osso duro in difesa? E se per caso avesse un nome che ti fa pensare più a un poeta irlandese con le lentiggini che a un afro-americano barbuto? E se avesse un sorriso adorabile? E se potessi prenderlo per meno di $4 milioni l’anno, in un mercato in cui Reggie Jackson ne vale 16 (anche se non mi affretterei a considerare scemo SVG)? E se fosse pure un fan della tua squadra da quand’è bambino? E se fosse cresciuto a Jamaica, Queens? E se quella squadra fossero i Knicks e quel PF/C fosse l’amabilissimo Kyle O’Quinn? Bon.
Lorenzo
E con questa Tim ricuci l’amicizia perché credo anche io che O’Quinn sia una gran bella presa per New York. Ha il carisma e le caratteristiche di gioco per andare d’accordo sia con il pubblico che con il contesto voluto dalla coppia Jackson/Fisher, e di questi tempi non mi sembra poco. Mi è piaciuta un sacco la firma di Monta Ellis a Indiana prima che rovinassero tutto mettendogli accanto Rodney Stuckey, quindi opto per Tobias Harris a Orlando. Sì, i soldi presi sono decisamente tanti (64 milioni in 4 anni), ma stiamo pur sempre parlando di un 23enne che sembra giocare nella Lega da una vita e rischia di essere l’unico capace di produrre qualcosa di accettabile a livello offensivo in una squadra a trazione prettamente difensiva (Payton, Oladipo, SKILES), in attesa che esploda Hezonja.
Che forse però sta già esplodendo.
La squadra che più si è indebolita
Dario
Difficile non scegliere i Los Angeles Clippers, che perdendo DeAndre Jorda… ah come dite? Si è pentito? È tornato sui suoi passi grazie a tweet di emoji? Ok, allora edito un po’ quello che avevo già scritto. Su DAJ nell’ultima settimana si è fatta un po’ di confusione. No, non è un centro raffinato né bello da vedere. No, se gli dai la palla in post non ha un singolo movimento affidabile. No, non sa tirare i liberi. No, non è nemmeno il difensore che si pensava fosse. Ma in quello che sa fare—portare blocchi, rollare verso il canestro, ricevere passaggi e lob in area, fagocitare rimbalzi sui due lati del campo, proteggere il ferro e occasionalmente cambiare sui piccoli nei pick and roll—è tra i migliori centri NBA. E nella NBA contemporanea sono skills fondamentali per la costruzione di una squadra da titolo perciò sì, si può vincere il titolo con DeAndre Jordan. Se i Clippers non lo avessero tenuto, si sarebbero visti costretti a far partire in quintetto giocatori come JaVale McGee o il cadavere di Amar'e Stoudemire. Invece lo hanno tenuto, e sono di nuovo legittimamente una contender a Ovest, per quanto non al livello del mostro a tre teste formato da Spurs, Warriors e Thunder. Al contrario, i Dallas Mavericks perdendo DeAndre diventano automaticamente la squadra che si è indebolita di più: con DAJ magari non sarebbero arrivati al titolo, ma avrebbero avuto un nucleo formato da lui, Chandler Parsons e Wes Matthews + gli ultimi anni di Dirk con cui presentarsi nella free agency 2016 a caccia di pezzi grossi. Ora invece si trovano davanti alla prospettiva non solo di mancare i playoff, ma pure di dover tankare per tenere la scelta protetta top-7 che altrimenti andrebbe a Boston. E senza un piano B perché tutti i free agent più importanti sono andati, come ammesso da Parsons nell’intervista-sfogo a seguito della querelle-DeAndre. Questo è un colpo che potrebbero pagare per anni.
"Believe only half of what you see, and nothing that you hear" -Edgar Allan Poe
Una foto pubblicata da Chris Paul (@cp3) in data: 8 Lug 2015 alle ore 21:28 PDT
Tutto è bene quel che finisce bene.
Fazz
Eh però non si fa così. Su Chris Paul che regala high-fives a tutti ignorando DeAndre Jordan e poi cavalca una banana boat, l’ennesimo fallimento di Doc Rivers Coach/GM e tutto il resto del carrozzone avevo scritto chiaramente il miglior trafiletto della mia vita. Sì, ok, dato il livello medio non era poi così difficile, ma che c’entra? Un passo per volta. Cestino, trattalo bene. Dunque…
Tolte Dallas (già citata) e Portland (lascio al tifoso Tim), l’altra candidata forte a non ripetere la qualificazione ai playoff sta nella Eastern Conference e veste di verde. No, i Celtics non si sono indeboliti in questa free agency. Ma si stanno indebolendo le loro chances di uscire dal limbo delle 40 vittorie. Hanno una marea di asset, ma di serie B. Hanno alcuni giovani interessanti, ma nessuno che possa trasformarsi in Franchise Player—anzi, andrebbe già bene se dal roster attuale uscisse un “secondo violino” di alto livello. Sono poco attraenti per i free agent di prima fascia. Non tankano realmente perché... ah, il Pride biancoverde. E Danny Ainge già vede orde di tifosi inferociti pronti a chiedere la sua testa se non dovesse portare una Superstar a Boston nei prossimi 12 mesi, come se non avesse già fatto un mezzo miracolo a raccattare quel che ha raccattato dalle cessioni di Pierce, Garnett e Rondo. O come se potesse puntare una pistola alla tempia di un free agent per convincerlo ad accettare la sua offerta. Quello che Mark Cuban avrebbe voluto fare con DeAndre Jordan, in sostanza. It ain’t easy, folks...
Tim
Assolutamente i Blazers. Quest’anno poteva sembrare l’inizio di una nuova era, di un’era in cui finalmente i Blazers potevano tornare ad essere i Blazers, post-Roy, post-Oden. E invece: hanno perso quattro-quinti del quintetto che li ha portati ai PO. Hanno perso il sopravvalutato Batum, il mio amore Wes Matthews, la stella LMA e pure un decentissimo centro come Robin Lopez. Detto questo, rimangono una squadra giovane, interessante, con gente intrigante come CJ McCollum e Meyers Leonard, ed è centrata attorno a un leader futuro come Dame Lillard, che ora non avrà altro da fare se non migliorare in difesa e diventare il Gary Payton del 2016 (sono entrambi di Oakland, no? No?). Hanno pure quasi $30M di spazio salariale. Quindi non tutto è perduto.
Se posso, però, vorrei menzionare Philly. A parte che hanno fatto il redesign migliore degli ultimi anni, e che il logo secondario con Ben Franklin che palleggia è talmente fico che mi vien voglia di tifarli per davvero solo per potermi comprare la maglietta e non sembrare un fairweather fan. Ecco, a parte questo, il processo di rebuilding di Philly sembra non finire mai. Jahlil Okafor? Davvero? Cioè, Embiid, Noel e Okafor? E non vi pare assurdo che siano stati loro ad assorbire quei 24 milioni di asset per liberare lo spazio sotto il cap di Sacramento? Fermo restando che Stauskas (Stauskas. Stauskas. Stauskas. Stauskas) a me non dispiace affatto come acquisizione in cambio di due pick probabilmente inutili, è una squadra senza senso, che era senza senso l’anno scorso, e rimane senza senso quest’anno.
Dario
Ma a Philadelphia non interessa vincere quest’anno. Anzi, essere peggio dell’anno scorso—anche se non lo saranno, perché Okafor può dare un contributo da subito—per loro sarebbe una vittoria. Il loro non è un rebuilding normale, ma ne abbiamo già parlato a lungo, quindi rimando a questo pezzo di Fazz e lascio spazio al logo superfigo.
Lorenzo
In effetti confrontare le versioni pre e post free agency dei Blazers è decisamente deprimente. Lillard è rimasto solo in una sorta di Deserto dei Tartari dove accanto a lui sono rimasti solo McCollum e Leonard. La dirigenza sta provando a ricostruire partendo da giocatori futuribili (Aminu, Vonleh, Davis) che si sposano molto bene alle sue caratteristiche, ma ovunque la si guardi passano dall’essere un 4° seed a Ovest—sempre per l’assurda regola delle Division—a una di quelle che ambiscono ad avere più palline possibili alla Lottery 2016. Se non è un peggioramento questo…
Menzione d’onore però per i Sacramento Kings. No, erano già deboli e fondamentalmente sono rimasti al loro livello, ma il loro modus operandi merita comunque un occhio di riguardo. Hanno dato via il loro futuro (Stauskas e 3 prime scelte) per spazio salariale, usato poi per firmare Marco Belinelli, Kosta Koufos—gregari adatti a una squadra che punta in alto, non a una da Lottery—e un anno di Rajon Rondo. Quel Rajon Rondo che con i Mavs sembrava un Brevin Knight senza difesa. E ora occhio che c’è spazio a roster per firmare Josh Smith e diventare la squadra con le peggiori spaziature della Lega… il tutto con George Karl allenatore. E DeMarcus Cousins sul piede di guerra. E Vlade Divac che non conosce il CBA. E l’indiano a dirigere il tutto. Auguri.
La squadra che più avete voglia di vedere per il prossimo anno
Dario
Sarebbe facile dire Spurs o Bucks, ma è dall’anno scorso che mi è rimasta la curiosità di vedere al completo i Miami Heat. Il quintetto formato da Dragic, Wade, Deng, Bosh e Whiteside non si è mai visto per via dei problemi di salute di Bosh e del ginocchio ballerino di Wade, ma aggiungendo dalla panchina l’intrigantissimo Justise Winslow e i veterani Chalmers, Andersen, McRoberts (se rimarranno) più Shabazz Napier, se sani gli Heat allenati da Spoelstra diventerebbero una mina vagante per i prossimi playoff. E poi quanto sarebbe intrigante una serie di playoff contro LeBron James e i suoi Cleveland Cavs?
Tim
Mi interessa vedere quali squadre miglioreranno fino a forse entrare in zona playoff, non mi interessa più di tanto vedere se e come gli Wizards riusciranno a migliorare o peggiorare lievemente scambiando Paul Pierce con Jared Dudley. Non mi interessa vedere gli Hawks, soprattutto ora che hanno deciso di indossare i completi più brutti del mondo. Mi interessa vedere la crescita di Giannis e il ritorno di Jabari e loro convivenza con un gran 5 come Greg Monroe a Milwaukee. Mi interessa vedere squadre giovani “gellare”. Ergo, oltre ai Bucks, voglio vedere i Magic di Marione Hezonja, Elfrid Payton, Victor Oladipo, Nik Vucevic, Aaron Gordon e Tobias Harris. E poi voglio vedere i Wolves di Wiggins, LaVine, (l’odioso) Rubio e la prima scelta Karl-Anthony Towns—di cui si parla anche poco, ma che voglio vedere tantissimo sul parquet della NBA.
Believe the hype.
Detto questo, se dovessi mettere 10 euro su quale sarà la squadra rivelazione dell’anno, quale squadra mi interesserà seguire, direi, e per questa scelta chiedo un rullo di tamburi e una pausa… GLI UTAH JAZZ. So che suona assurdo, ma pensateci: il centro Rudy Gobert è forte, un vero prospetto, ed è alto trentadue metri e mezzo; Derrick Favors è il giovane 4 più elegante della Lega; Gordon Hayward è uno che fa venire gli innamoramenti passionali a Doc Rivers; Dante Exum è una PG australiana di 19 anni di 1.98 che di nome fa DANTE EXUM, e poi lui e Trey Burke, che di anni ne ha 22, si possono giocare i ruoli di PG e SG quasi interscambiabili. Tutti oversized per la loro posizione, tutti interessanti, tutti atletici, tutti intelligenti, e tutti quanti sotto i 25 anni. E poi hanno pure una gran maglietta.
Lorenzo
Greg Monroe meritava il max contract in una squadra sola, i Milwaukee Bucks. La sua intelligenza cestistica e il playmaking molto sottovalutato per il ruolo lo rendono un’aggiunta perfetta in un gruppo di ragazzi super-atletici e bravi a muoversi sul campo, soprattutto se si pensa che la sua pessima indole difensiva può essere facilmente coperta dal resto del roster. Già mi pregusto una sua ricezione in pinch post con Giannis, Jabari e Middleton a giragli intorno per farsi trovare da uno dei suoi passaggi illuminanti. Insomma, tutto pur di togliere palla dalle mani di Michael Carter-Williams.
Fazz
Stavate parlando di M...agic? Eh, decisamente sì, ma non vorrei lasciarmi prendere la mano dall’entusiasmo (...) e dal tifo (...), quindi… perché non i Thunder? Durant—sta bene, vero?—e Westbrook, con la possibilità che sia l’ultimo ballo insieme. Agli ordini di Billy Donovan, che è chiamato a fare ciò che Scott Brooks non è riuscito a fare in sei stagioni: tenere tutti sani E leggere partite, accoppiamenti, tendenze, possibili punti di forza, etc. prima di gara-4 di ciascuna serie di playoff. Gestire al meglio roster e quintetti, che tanto il rapporto tecnico tra Russ e Kevin va benissimo così e ha bisogno al massimo di una lubrificata. Dallo scambio di Harden in poi il Karma sembra aver preferito lidi più caldi e assolati come oggetto delle proprie attenzioni positive (ndF: non contano certe squadre nero-argento del Texas che con il Karma e pure con il Diavolo sono scese a patti. Hors catégorie, hanno regole e criteri a parte), ma non si può negare che dopo aver svolto un meraviglioso lavoro individuale sulle proprie stelle, Brooks abbia palesato una lentezza esasperante nel prendere decisioni. Quindi sarà sufficiente risolvere questa semplice questione e… ah già, la Western Conference.