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Grafite pernambucano
26 nov 2015
Uno degli ultimi centravanti brasiliani, tornato a Recife quest'estate e protagonista della promozione del Santa Cruz.
(articolo)
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Recife è una delle tre grandi città nordestine del Brasile insieme a Fortaleza e a Salvador, come loro si affaccia sull'Atlantico ed è la capitale del gentile stato del Pernambuco. Mare e viaggio sono concetti importanti nella cultura del posto, ma i recifensi non considerano la loro una città di mare propriamente detta, come potremmo parlare di Genova.

Tra le dieci più grandi concentrazioni urbane del paese, Recife ne rappresenta gli estremi dei problemi e della voglia di vivere, venendo annualmente citata tra le più pericolose città del mondo e contemporaneamente ospitando, con Olinda, il secondo carnevale brasiliano per importanza. Rilevante polo tecnologico, città del frevo, papabile nuovo hub verso l'Europa della maggiore compagnia aerea nazionale. Come altre città brasiliane, Recife è stata in crescita economica e ha visto la nascita di una piccola borghesia che prova a vivere la vita metropolitana, mentre il divario con la parte povera della popolazione cresce.

Esclusa la partita celebrativa del 2011 con la Romania, Luís Nazário de Lima Ronaldo ha giocato il suo ultimo match in Nazionale al Mondiale 2006. Poi, il più forte numero nove della sua epoca è entrato nella fase calante della sua carriera e non ha più potuto contribuire alle fortune della Seleção. Da allora si può dire che il ruolo principale nell'attacco verdeoro sia rimasto vacante, con diversi interpreti che non sono riusciti ad alimentare il mito dell'attaccante forte-perché-brasiliano. Il fatto che Neymar si stia imponendo come miglior marcatore (un giorno forse all-time), pur non essendo una prima punta, è indice sia delle sue capacità che dei limiti degli attaccanti brasiliani suoi contemporanei. Ronaldo aveva ereditato il ruolo dalla coppia Romário-Bebeto, all'epoca rispettivamente secondo e quarto marcatore brasiliano di sempre (adesso terzo e sesto), ma nessuno ne ha raccolto il testimone.

Recife ha disparità, violenza, feste e balli come il resto del paese, e come il resto del paese ama il calcio. Ma nel gioco le squadre pernambucane non si sono mai distinte a livello nazionale, così come pochi calciatori locali hanno raggiunto grande fama rispetto al bacino di popolazione. Tra questi figurano il bicampione mondiale Vavá, il padre dei calci di punizione moderni Juninho, l'attuale nazionale e juventino Hernanes, e forse il più conosciuto: il Pallone d'oro Rivaldo.

La città ospita tre squadre che si spartiscono il titolo statale ininterrottamente dal 1944, e che hanno vinto 89 dei 101 tornei pernambucani disputati: Sport, Santa Cruz e Náutico. Delle altre quattro squadre ad aver alzato il trofeo, tre non sono più in attività e una non ha più rilevanza neanche all'interno dei confini dello Stato. Nessuna squadra dell'entroterra pernambucano ha mai vinto il titolo, e solo in quattro occasioni le prime due posizioni non sono state un derby cittadino: a maggio il Salgueiro (della regione del Sertão Pernambucano, il deserto) ha disputato la sua prima finale, perdendo 1-0 nel doppio confronto con il Santa Cruz, mancando una storica occasione.

Il Santa Cruz ha collezionato 28 titoli pernambucani, ma come il Náutico non ha mai raccolto niente a livello nazionale. Lo Sport vanta invece un contestatissimo titolo nazionale e una Coppa del Brasile, oltre a 40 campionati statali. Il Santa è la squadra più popolare, nonostante per le strade e alle finestre dominino i colori dello Sport (che è invece la più forte). Il Santa è o time do povo, la squadra del popolo. Tifata dalla fascia sociale più bassa, quella che non può permettersi di comprare le magliette, e dai benestanti attratti dal fascino della squadra amata da chi non ha altro e va allo stadio per dimenticarsi il resto della settimana.

Probabilmente in questa foto Grafite sta mettendo il pallone nella valigia per il viaggio.

La maledizione del centravanti brasiliano moderno

Edinaldo Batista Libânio, meglio conosciuto come Grafite, non è di Recife. Viene da Campo Limpo Paulista (nello stato di San Paolo), ma si è affacciato alla Série A a 21 anni proprio con la maglia del Santa Cruz. Quell'anno (il 2001) si fa notare per il buon rendimento complessivo (16 gol in 37 gare), ma diventa anche celebre per i gol mancati. La stagione non è comunque indimenticabile, passa subito al Grêmio in prestito, ma anche lì ha pochissime occasioni.

Così, a 24 anni sembra rinunciare ad affermarsi in patria e va a giocare in Corea del Sud. Dove però non si ambienta e non segna neanche un gol in 9 partite. Allora torna in Brasile dopo appena sei mesi, ha appena fallito anche in un campionato minore e la squadra che gli dà una chance è il Goiás. Grafite (a questo punto è il 2003) segna 12 gol in 19 partite nel torneo nazionale e si fa notare dal São Paulo, che lo acquista per imbastire una partnership con Luís Fabiano.

Nella prima stagione segna 18 gol in 39 gare, ma al secondo anno è chiuso dalla coppia Luizão-Márcio Amoroso e non arriverà a 10 presenze. Fa comunque parte della rosa che vince il torneo Paulista, la Copa Libertadores e il Mondiale per Club. Decide di rifare i bagagli ed emigra al Le Mans, dove segna in totale 17 gol in 52 presenze. Il suo passaggio in Europa è simile a quello dei tanti attaccanti brasiliani che faticano e faticheranno a proporsi come alternative o successori di Ronaldo: Fred, Júlio Baptista, Nilmar, Jô, Vágner Love, Ricardo Oliveira, Pato. Gli stessi Luizão e Amoroso sono ormai avanti con l'età. Il suo ex compagno Luís Fabiano è l'unico a raccogliere qualche soddisfazione col Siviglia, ma dopo un inizio promettente in Brasile ha un passaggio a vuoto al Porto, e tante delle promesse poi fatte in Spagna non si realizzeranno.

Grafite al São Paulo prima del periodo europeo.

Tra il 2006 e il 2008 il Santa Cruz ha sofferto tre retrocessioni consecutive per finire nella neonata Série D. Il trienno ha inevitabilmente portato a una ristrutturazione completa della società, ma quello che non è cambiato è il calore del suo pubblico. Gioca la D per tre anni consecutivi prima di centrare la promozione. Nel 2011, la squadra tricolor disputa la sua prima finale nel Pernambucano da 5 anni: alla partita in casa assistono oltre 62.000 persone: record annuale per tutto il calcio brasiliano, superando le folle dei grandi stadi del sud.

Al secondo anno di Série C il Santa vince il torneo e risale al secondo livello del calcio brasiliano. Nel 2014 lotta ai margini della zona promozione, ma finisce in calando e termina nono in Série B. Tra il 2011 e il 2014 vince 3 campionati statali e torna a dare gioie al suo pubblico, ma l'arrampicata verso la Série A non si completa.

Intanto, la stagione 2007-2008 è stata la migliore di Luís Fabiano, ma anche quella della svolta per Grafite: si trasferisce va al Wolfsburg, dove trova una squadra giovane rispetto alla media del campionato tedesco, che non si è mai piazzata nelle prime 5 in Bundesliga e non ha mai vinto niente prima di allora. Alla prima stagione, Grafite segna 11 gol in 24 partite e la squadra arriva quinta. Una buona media, mitigata però dalle classiche affermazioni sulla facilità di trovare il gol in certi campionati. Quell'anno, il capocannoniere del torneo è Luca Toni con 24 gol.

Nella stagione successiva Grafite trascina il Wolfsburg segnando addirittura 28 gol in 25 partite in campionato e tre in altrettante gare in Coppa UEFA. La squadra vince il titolo tedesco per la prima volta e lui è capocannoniere con due gol in più del compagno di squadra Edin Dzeko, e quattro lunghezze su Mario Gómez. Dzeko sarà il miglior marcatore della Bundesliga nell'anno successivo, Gómez in quello ancora dopo. Grafite è a oggi l'unico brasiliano ad aver vinto il titolo di capocannoniere in uno dei quattro maggiori campionati d'Europa negli ultimi 11 anni: prima di lui gli ultimi a riuscirci Ronaldo e Aílton (che pure ha avuto un passato al Santa Cruz) nel 2004.

Finalmente Grafite?

Grafite è alto e potente come un prima punta, ma non è l'attaccante di peso classico: è molto asciutto, forte tecnicamente e sa correre con la palla. Dimostra tutte le sue qualità contro il Bayern Monaco in aprile, quando si gioca la gara spartiacque della stagione. Le due squadre ci arrivano in seconda posizione a pari punti, pari gol fatti e pari gol subiti, a tredici giornate dalla fine. Grafite segna il gol del 5-1, che diventerà gol dell'anno (e, per i tifosi in verde, gol del secolo) e termina terzo nel Puskás Award.

Dzeko aiuta una situazione di contropiede in cui Grafite ha dalla sua l'inerzia della corsa, ma non un grande vantaggio in termini numerici. Punta i due difensori che sono sul suo lato, compie una sterzata con la quale li attraversa, salta anche il portiere e senza guardare la porta prende in controtempo i tre che gli si oppongono sulla linea con un colpo di tacco lento, ma preciso nell'angolino. Certo, sul 4-1 ci si può permettere cose di questo genere, ma resta un'azione impossibile se non è scritta da qualche parte nel tuo codice genetico di attaccante, e non è comunque facile da fare contro quella che non era esattamente la squadra più debole del mondo...

Grafite eguaglia il record di gol per uno straniero in Bundesliga (che all'epoca apparteneva allo stesso Aílton, e che poi verrà migliorato da Huntelaar) e viene eletto giocatore dell'anno. Questi successi, sommati ad una discreta stagione successiva in cui aiuta Džeko a imporsi sul campionato, gli fruttano un'occasione in Nazionale.

Quando viene convocato per il Mondiale 2010 ha alle spalle solo tre presenze in amichevoli: il debutto nel 2005, durante la partita di addio di Romário, e due partite di preparazione alla Coppa del Mondo. In Sudafrica giocherà la sua unica gara competitiva con la maglia verdeoro: cinque minuti appena, a primo posto acquisito nel girone, per l'unico attaccante ad aver avuto un qualche tipo di successo individuale dopo il ritiro del Fenômeno.

Il telecronista non aspetta la fine della stagione per decretare il gol dell'anno.

Grafite gioca una quarta stagione in Germania, in cui il suo rendimento cala, ma non l'affetto dei tifosi tedeschi. Nell'estate 2011, però, a 32 anni, Grafite firma un contratto con l'Al-Ahli. Sceglie gli Emirati per tirare su gli ultimi soldi della carriera, forte proprio di questa fama un po' improvvisa, forse tardiva, certamente meritata sul campo.

Segna 79 gol in 94 gare nelle tre stagioni all'Al-Ahli, alza qualche trofeo e mette al sicuro i risparmi per la vecchiaia. Passa poi all'Al-Sadd in Qatar, dove gioca solo per 6 mesi, e all'età di 36 anni deve scegliere tra ritirarsi o provare a tornare in Brasile per un finale di carriera in patria.

Profeta in patria

Nel massimo torneo Grafite potrebbe essere in difficoltà e non ha nessuna ragione per chiudere la sua avventura calcistica rischiando un altro flop nel campionato in cui non è mai davvero esploso. Non c'è una squadra a cui sia davvero legato sentimentalmente, ma non c'è motivazione più romantica di quella che lo spinge al Santa Cruz: a Recife l'attaccante aveva iniziato la sua carriera, anche se difficilmente qualcuno avrebbe potuto ricordarlo come una stella locale, se non per vantarsi di averlo avuto in squadra una volta raggiunta la fama. Ma va tenuto conto che nella città nordestina ha conosciuto la sua compagna, ha deciso di comprare una casa, ed è tornato spesso per le vacanze durante il suo periodo in Europa. Della compagna si dice addirittura che andasse all'Arruda ogni domenica, anche prima che Grafite tornasse.

Nell'estate 2015 la dirigenza del Santa Cruz compie una complessa operazione di mercato (e di marketing) che coinvolge investimenti privati esterni in cambio di incassi ai botteghini futuri, e che in condizioni normali non si sarebbe potuta permettere: il ritorno dell'artilheiro viene finalizzato negli ultimi giorni di giugno e Grafite si allena per essere disponibile verso la fine del girone di ritorno. Il secondo debutto viene accuratamente pensato per coincidere col match di maggiore richiamo della stagione: in casa contro il Botafogo che sta tentando di risalire guidando il torneo di Série B, mentre il Santa punta la zona promozione in concorrenza con altre 4 squadre almeno.

La sobria presentazione con arrivo in elicottero.

La città viene tappezzata di manifesti ben prima della partita che si disputa l'8 agosto, con altre gare ancora da giocare. Vengono venduti 40.000 biglietti, ma allo stadio si presentano in molti di più. Ho avuto la fortuna di assistere dal vivo a quella partita e a un certo punto del primo tempo la sicurezza ha aperto i varchi verso il primo anello della curva ospite, che è occupata solo in quello più alto, per facilitare la distribuzione del pubblico extra. Almeno 50.000 persone assistono a Santa Cruz - Botafogo e l'atmosfera spiega facilmente perché il Santa Cruz finirà la stagione col punteggio casalingo più alto.

Il primo tempo è passato senza emozioni: gli ospiti, un po' intimoriti dal contorno, non hanno tirato mai, i padroni di casa hanno avuto un'occasione a cui Grafite non ha preso parte. Tutti si aspettavano che facesse qualcosa lui, nonostante fosse al debutto e non giocasse da qualche mese. Grafite aveva i movimenti di un'altra categoria, il fisico lo aiutava, ma lo sforzo per compiere ogni gesto è un terzo di tutti gli altri in campo. Al sesto della ripresa, la difesa del Botafogo si fa trovare troppo schiacciata verso il centro, e un cross da destra a sinistra taglia tutta l'area. Grafite si è liberato del suo marcatore senza accelerare, semplicemente scegliendo il lato giusto, passandogli all'esterno. La palla non gli arriva alta, ma lui salta per tuffarsi in avanti.

Le favole raccontate dai pernambucani all'uscita dallo stadio raccontano che lo smarcamento così preciso gli ha concesso il tempo di togliere il cellulare da un calzettone, rispondere alla chiamata della mamma mentre era in volo verso la palla, chiederle se dovesse segnare, dare la buonanotte prima alla signora e poi al Botafogo. Grafite non ha esultato come il ragazzo che è finalmente tornato a casa per coronare il sogno di una vita, ma da risolutore, uno che si è preso l'impegno di aiutare la causa con la sua esperienza. Non è un gesto di solo amore, lo fa un po' anche per sé stesso, ma lo fa nel modo giusto.

«Oi mãe, você quer que eu marcasse o gol? Então eu vou marcá-lo, boa noite».

La vittoria rilancia il Santa Cruz per le posizioni di prima classifica: oltre alla forza dei punti e alla solidità casalinga, il Santa sa che può battere tutti. E oltre a questo, adesso c'è anche Grafite. Lui è quasi sempre protagonista, ma non solo in positivo. Nelle successive due sfide casalinghe, segna e la squadra vince, ma nelle due trasferte manca il gol e il Santa raccoglie zero punti. Poi si fa espellere nel finale della gara col Paraná e dopo la squalifica gioca tre partite in cui segna un solo gol e si fa di nuovo espellere. Diventa il simbolo della speranza promozione perché senza di lui non ci si arriva, ma non è il trascinatore affidabile a cui dare la fascia da capitano.

Ritorna e segna altri due gol in quattro gare, ma nel momento chiave del campionato ne salta tre consecutive in cui il Santa Cruz lascia indietro cinque punti, tre dei quali imperdonabilmente in casa nel derby col Náutico, che è pure una rivale per la promozione. Rimedia con la pesantissima vittoria esterna a Bahia, in cui Grafite gioca, ma non segna. Poi alla terzultima, il 14 novembre, c'è di nuovo il Botafogo, che ha già conquistato la promozione, ma che gioca in casa per fare festa, e magari per non farsi battere due volte da capolista. Tante squadre aspettano che il Santa Cruz perda punti per superarlo in quarta posizione.

Il momento decisivo

Nel primo tempo il Botafogo gioca nettamente meglio e arriva vicino al gol in due occasioni. Sembra solo questione di minuti prima che i padroni di casa passino in vantaggio. Poi nella ripresa Grafite partecipa a tre azioni e il Santa Cruz segna due gol. Il primo viene da un'azione di rimessa in cui con un movimento ad ampie falcate e senza spingere, come non avesse attrito sul campo, Grafite prima sbilancia la difesa su un lato favorendo il gioco su quello opposto, e poi ha la freddezza per appoggiare al compagno quando il cross lo raggiunge da quella parte del campo. È nettamente in fuorigioco, ma la narrativa ringrazia l'errore dell'assistente.

Il 2-0 è ancora un contropiede, che Grafite costruisce proteggendo palla e affidandola a un compagno vicino. "Graffa" continua l'azione dopo la verticalizzazione e viene servito da un compagno che era davanti al portiere. Se lo trova di fronte ma ampiamente fuori dai pali, con un difensore alle spalle che cerca di lasciargli un angolo difficile per trovare la rete. Lui potrebbe appoggiarsi di nuovo al compagno e fargli chiudere la partita, ma vuole lasciare il segno. Calcia in porta e trova lo stesso angolino di quel gol al Bayern, con una scelta meno folle di quel colpo di tacco, ma facendo arrivare il difensore con lo stesso attimo di ritardo oltre la linea. Il Santa segna poi il terzo gol chiudendo la partita, e guadagnerà quattro punti di vantaggio sulle escluse dalla promozione a due giornate dalla fine.

Grafite costringe il portiere a un miracolo, provoca il primo gol, segna il secondo.

Il match col Botafogo verrà ricordato come la vera conquista della promozione. Per la grandezza dell'avversario, per la sorpresa di un'affermazione così netta e perché gli altri risultati hanno per la prima volta spaccato quella porzione di classifica. E Grafite ne è stato il protagonista, alzando il livello del gioco nel momento in cui contava di più e fornendo quel bonus che nessuno dei suoi compagni avrebbe potuto offrire.

Alla penultima giornata, lo scorso 21 novembre, il Santa Cruz affronta il Mogi Mirim in trasferta. Il Mogi arriva alla gara da ultimo, già retrocesso e in difficoltà economiche da tempo. Inoltre giocherà in campo neutro e quindi senza i propri tifosi. E poi c'è il presidente, che è un pernambucano, un ex calciatore che da giovane è passato per il Santa Cruz prima di vincere un Pallone d'oro, un Mondiale e una Champions League: il presidente del Mogi Mirim è Rivaldo. Quella singola partita ha così tante storie laterali che se ne potrebbe fare un'allegoria carnevalesca a Olinda nel prossimo febbraio e tramandare una nuova tradizione nordestina.

Il Santa ne sente il peso per tutto il primo tempo, in cui non costruisce e concede un paio di occasioni. Poi la grande motivazione di un gruppo e l'inesistente carica agonistica nell'altro convergono in un calcio di rigore che Daniel Costa scolpisce nella porta. Liberato da ogni paura, il Santa Cruz passeggia fino ad arrivare a zero a tre e completa il ritorno alla massima serie. Grafite non era in campo, squalificato perché ammonito sotto diffida col Botafogo. Ha portato la squadra fin lì, e poi si è seduto a guardare la partita con la compagna, la tifosa tricolor che lo ha fatto tornare a Recife dopo un viaggio lungo una carriera.

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