Jack Grealish si abbassa i calzettoni, si infila i parastinchi e mette un elastico per tenere all’indietro i capelli perennemente ingellati. Si sta preparando per entrare in campo con la maglia dei Tre Leoni in qualche scampolo di partita già vinta o troppo compromessa. Gareth Southgate gli preferisce il più esperto Sterling, o l’atleticamente formidabile Saka. Grealish, un irregolare, va bene per gli ultimi minuti. Mentre compie i suoi piccoli riti, Grealish è circondato dal boato dei tifosi inglesi, che distolgono gli occhi dalla partita e guardano lui, pensano a lui, e sognano cosa potrà combinare in campo.
Grealish, prima che un giocatore, è un’idea e una promessa. Quella di un giocatore tecnico che gioca coi calzettoni abbassati e lo stile dei sudamericani. Grealish prende palla e se la porta in avanti con microtocchi di esterno destro, testa alta, i capelli che gli ballano dietro l’elastico, pronto a servire un assist, o a girarsi in una sterzata controintuiva. Tutto questo Grealish lo fa in un paese tradizionalmente incapace di produrre giocatori estrosi. Anzi, sarebbe meglio dire: in un paese che tradizionalmente guarda con sospetto o persino riprovazione qualsiasi approccio ludico o sensuale al calcio. Forse perché in Inghilterra il calcio è nato soprattutto per impedire ai ragazzi di masturbarsi. Nel gioco di Grealish invece sembra esserci qualcosa di spiccatamente sessuale. Nel modo in cui accarezza il pallone, o lo calcia con dolcezza sul secondo palo, oppure se lo mette sotto la suola studiando il da farsi. Proprio per questa sua diversità, Grealish è stato usato con parsimonia all’Europeo, come se la sua presenza potesse arrivare a corrompere moralmente una Nazionale che ha giocato costantemente sul filo della tensione e dell’ansia di fallire. Proprio per questo, forse, i tifosi inneggiavano a lui, esaltati come di fronte a un piacere proibito. Grealish è entrato in campo per un totale di 175 minuti, e quando entrava una squadra grave come l’Inghilterra sembrava improvvisamente alleggerirsi. In quei pochi minuti ha comunque servito due assist, facendo sembrare semplice il gesto di passare la palla a un giocatore con la porta vuota davanti. Un gesto sì, magari semplice, ma che nessuno dell’Inghilterra era capace di fare.
Dopo due stagioni in Premier League di pura magia con la maglia dell’Aston Villa, Jack Grealish è passato al Manchester City per cento milioni di euro. Il primo giocatore inglese ad arrivare a quella cifra simbolica. Ha esordito contro il Tottenham in una partita sfortunata, in cui ha giocato da mezzala. Per celebrarlo abbiamo raccolto i suoi tocchi migliori, quelli in cui sembra manipolare il pallone per scopi sessuali che poco hanno a che fare con una partita di calcio.
L’amore per i contatti
Se ancora non vi è chiara l’esaltazione dei tifosi dell’Inghilterra quando Grealish entrava in campo, questo tipo di giocate sono la sua normalità. Una normalità a cui ha abituato i tifosi dei Tre Leoni nelle partite di qualificazione e nelle amichevoli, come in questo caso contro la Romania prima dell’Europeo. Grealish catalizza i palloni sull’esterno sinistro, poi si ferma e aspetta e studia la situazione come un playmaker di basket. Come loro può usare i compagni accanto come sponde per penetrare, in questo caso con un clamoroso tunnel al marcatore avversario. Un tunnel consumato mentre Grealish viene sbilanciato da un altro difensore. Un tunnel fuori equilibrio, eseguito mascherando le proprie intenzioni fino alla fine, toccando la palla col collo del piede in corsa. Poi Grealish guadagna calcio di rigore. Una sua specialità. Stiamo parlando di un giocatore che dribbla più di 4 volte ogni 90 minuti, e che pare godere nel prendersi i falli, nel cercare i contatti - e anche in questo sembra incredibilmente sudamericano e pochissimo inglese. Nella stagione 2019/20 ha rotto il record di giocatore che ha subito più falli in una singola stagione di Premier League. Nella sua prima partita col Manchester City ha dato un saggio di questa sua perversione nel cercare il rigore. Dopo una penetrazione nel corridoio di centro-sinistra, appena entrato in area, si butta. Senza contatto, senza niente, come per seguire un istinto irrazionale.
Coscia, esterno, suola
C’è qualcosa di profondo e intimo tra il pallone e Jack Grealish. Il modo in cui lo controlla in corsa, senza perdere un minimo di velocità, con qualsiasi parte del corpo. In quest’azione fa un piccolo sombrero al difensore che gli viene incontro, gliela fa passare con dolcezza sopra la testa; ma la parte più difficile poi è continuare a controllare il pallone senza perdere inerzia, senza lasciarsi contrastare. Grealish si trasforma in una superficie dolcissima che si modella attorno al pallone, che gli rimbalza contro obbedendo alla sua volontà. Se ne va in mezzo a due, tre avversari, piegando il campo verso la porta avversaria, dopo un’azione cominciata dalla propria porta. Grealish usa prima l’interno, poi l’esterno, poi la coscia, poi la suola. Non sembra veloce, e la sua abilità di passare attraverso i corpi avversari, di superarli in velocità, sembrando sempre un tantino lento, è il talento mistico dei grandi dribblatori.
Mooooorbido
Un tocco semplice, per le sue qualità tecniche, ma godetevi tutta la sua morbidezza. Il modo in cui rallenta un po’, e scava il pallone. Il fatto che per una volta ha tutto il tempo per fare una giocata che ha già visto, gli permette di giocarla nel modo più rilassato possibile.
Ma quanto sono bello?
Grealish è uno dei pochi giocatori che appaga gli occhi solo a vederlo correre. Non serve nemmeno vederlo dribblare, rifinire, segnare. Basta vederlo quando si porta avanti il pallone, con l’aria di chi almeno un po’ si guarda allo specchio, per essere felici. O’Donnell, difensore scozzese, ha rivelato che McGinn - compagno di Grealish - gli ha dato dei consigli per fermarlo: «Mi ha detto che se fosse entrato in partita, avrei avuto bisogno di infastidirlo con le parole, ma non essendo critico, ma lusinghiero. Quindi, nel momento in cui è entrato, gli ho detto che era bello, che amavo i suoi polpacci, gli ho chiesto come fosse riuscito a sistemare i capelli in quel modo. Mi è stato detto che se lo fermi con falli duri, lui si rialza prontamente e reagisce sul campo». Quindi Grealish è vanitoso, e si vede. Senza un minimo di autocompiacimento non si possono fare cose belle su un campo da calcio. In quest’azione sembra aver perso l’inerzia, dopo aver dovuto dribblare all’indietro, sembra quasi scocciato, di doversi rigirare verso la porta avversaria. Ma a quel punto ha visto l’inserimento del compagno e lo serve con un filtrante di interno tutto piegato in avanti.
Una carezza
Grealish con la barbetta di due giorni fatta crescere con cura, l’elastico nei capelli, il doppio taglio sempre fresco. Ha qualcosa di troppo curato, che stona con l’aria comunque british - i polpacci grossi, il torace ampio, il mento sfuggente. Grealish ha qualcosa del sex symbol della periferia industriale. Ha qualcosa del personaggio di Full Monty. Guardate quanto se lo gusta, questo colpo di tacco, come gira il suo corpo verso l’avversario, lascia scorrere il pallone, e lo accarezza con la suola come fosse un’amante da salutare mentre ancora dorme la mattina presto.
Tik Tok
Grealish qui ha un controllo difficoltoso, una palla difficile, pericolosa. Dovesse perderla partirebbe il contropiede avversario. Lui la difende col petto, è sotto pressione, non sembra saper bene che fare. E poi che succede. Come è possibile che pochi secondi dopo si è già girato. Aspetta ma cosa ha fatto. Se ne è andato in mezzo a due: l’ha spostata al primo giocatore con la suola, e poi l’ha spostata al secondo con l’interno. Il telecronista inglese ha un breve amplesso. Un “Ohh” che è un tonfo di piacere.
Tacco
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Un primo controllo di tacco oltraggioso. Prende in controtempo il giocatore del Belgio che va per farfalle. La sensualità di queste giocate si legge anche per riflesso in quanto riescono a rendere goffi chi prova a contrastarle. Il giocatore del Belgio non pare manco un atleta mentre arranca e ancora non ha capito cosa è successo. Grealish se ne è già andato.
Un tecnico dello staff dell’Aston Villa dice anche quanto sia cambiato culturalmente l’approccio degli inglesi a questo tipo di giocatori. Quanto il dribbling sia diventato un arte preziosa nel campionato più competitivo al mondo. «Una parte importante del nostro lavoro consiste nel lasciare i giocatori tecnici liberi di dribblare quanto vogliono».
Altro tacco
Grealish catalizza pallone e attenzioni avversarie, mentre girovaga sull’esterno, si sposta la palla con la suola e sembra cazzeggiare. Cioè sembra perder tempo, non sapendo cosa fare. Poi vede il compagno che si muove in profondità, uno spazio aprirsi fra i giocatori che lo seguono, e quindi serve con un colpo di tacco la sovrapposizione del terzino. Quando vediamo questi video la sua capacità di disporre degli avversari è imbarazzante. Il fatto però che Grealish giochi in Premier League, in mezzo ai migliori giocatori al mondo, previene quei commenti antipatici del tipo: «Ci riesce solo perché gioca nel campionato libero di Bananas».
Assist d’esterno
Ciò che rende speciale Grealish, però, non sono le sue abilità col pallone, né il suo atletismo. Ma è quello che riesce a pensare: il modo in cui riesce immaginare passaggi e giocate sempre un po’ impreviste. In quest’azione entra in area di rigore con uno dei suoi movimenti tipici. La rapidità con cui si sposta la palla intimorisce i difensori, li costringe a indietreggiare, e loro più indietreggiano più aprono spazi per Grealish. Più tiene palla, più cose possono succedere. Più i difensori si disordinano, i compagni si muovono negli spazi, e lui allora può approfittarne. Vede la corsa di Ross Barkley, si prende una pausa, e aspetta il momento esatto per dargliela sulla corsa con un esterno leggero e malizioso.
Altro assist d’esterno
Qui fa più o meno la stessa cosa. Il suo uso della pausa è magistrale, e in pochi - forse nessuno? - sanno usarla come lui sull’esterno del campo. Questa singola dimensione è quella che aggiungerà di più al gioco del Manchester City: più della sua abilità nell’uno contro uno, più della sua velocità, più della sua qualità tecnica. Tutte cose che i giocatori del City hanno già in abbondanza. Nessuno però ha la sua visione di gioco, la sua capacità di creare in spazi stretti, di distorcere il tempo attorno a sé e modellarlo in qualcosa di nuovo.
Lancio di trenta metri
Questo assist risale ai tempi della Championship, ma ho deciso di metterlo perché è una delle sue giocate che preferisco. Lo contiene in modo speciale. Guardate il primo controllo di suola, in cui sembra attendere l’arrivo di un avversario che gli metta pressione da dietro. Poi le varie finte di corpo per riuscire a girarsi. È comunque a centrocampo. (Grealish all’Aston Villa si veniva a prendere palla anche in zone di campo molto profonde, agendo da playmaker a tutto campo, seguendo il suo istinto, Guardiola riuscirà a rispettare il suo spirito anarchico?). Ma anche da così lontano gli basta alzare la testa per un attimo per notare il movimento dei compagni e metterli in porta con grande dolcezza.
Neil Taylor, suo compagno di squadra all’Aston Villa, ha spiegato quanto Grealish sia riuscito a diventare più costante e concreto: «In allenamento non faceva altro che segnare, e segnare. Fare assist, e fare assist. Prima era solo uno bravo a dribblare e a farsi fare fallo, ma adesso è andato molto oltre. Ha realizzato che non può solo limitarsi a saltare le persone, deve creare occasioni e segnare gol, e ha realizzato che può farlo anche contro i migliori». Nel passaggio dalla Championship alla Premier League, in effetti, Grealish non ha subito minimamente il cambio di categoria. Ora dovrà giocare in una squadra di cui non vestirà la fascia da capitano, in un sistema che gli lascerà molta meno libertà. Per riuscire ad affermarsi anche ai più alti livelli, Grealish non dovrà perdere la componente di piacere che sembra essere sfacciatamente presente nel suo gioco.
I motivi del suo acquisto da parte di Guardiola non sono del tutto chiari. Grealish, come detto, si esprime al massimo quando gli viene concessa assoluta libertà di muoversi, prendere palla dai piedi di compagni, portarla per diversi metri seguendo l'istinto. Non il tipo di gioco che Guardiola permette ai suoi esterni, che devono sempre rimanere larghi, o comunque ricevere alle spalle del centrocampo avversario. Far giocare Grealish esterno, per Guardiola, significhrebbe concedergli libertà, e concedergli libertà significherebbe rinunciare al controllo. Impossibile per Pep.
Per questo nella sua prima partita, Grealish ha giocato mezzala. Non si è trovato bene. Ha fatto una gigantesca difficoltà a scendere a patti col fatto che dovrebbe giocare più rapido, con meno tocchi. Con Sterling davanti, a volte sono si sono impilati uno di fronte all'altro, senza riuscire ad associarsi in modo sensato. Grealish continuava a sovrapporsi, o a partire palla al piede. Non sembra davvero tagliato per giocare in quel ruolo, anche se il tempo e gli allenamenti magari lo aiuteranno a inserirsi nel sistema, speriamo senza normalizzarlo. Speriamo che Guardiola non abbia preso Grealish solo per provare a resistere al pressing avversario.