Al minuto 94 di Brescia-Cosenza ero sul divano con uno dei miei migliori amici che stava pronunciando le seguenti parole: «Sai cos'è? Che ormai ci siamo abituati alle sfangate dell'ultimo secondo. Invece, quest'anno, non ci salva nemmeno lui». Ma lui non è l'Altissimo.
Neanche il tempo di finire la frase, che Massa di Imperia assegna un calcio di punizione al Cosenza. Una preghiera, un'Ave Maria, un pallone in mezzo. Sapevamo tutti e due quello che sarebbe successo e ci siamo guardati senza parlare. Venti secondi dopo, eravamo abbracciati ad esultare sotto lo sguardo attonito di mia madre, la quale osservava abbastanza spiazzata questa scena, per lei piuttosto insensata. Eravamo salvi, di nuovo nel modo più assurdo.
In dodici anni da proprietario del Cosenza, Eugenio Guarascio ha abituato noi tifosi sostanzialmente a tre cose: squadre costruite all'ultimo secondo; acquisti a metà fra l'assurdo e l'improponibile; colpi di fortuna inspiegabili. Eccolo, il lui di cui si parlava prima: quello che, da anni a Cosenza, si sintetizza ne, cito testualmente, il culo di Guarascio.
Contestato, con motivazioni più che valide, dalla tifoseria rossoblù, Guarascio si è lasciato scivolare addosso ogni accusa, forse conscio dei favori che da tempo gli riserva la dea bendata. Gli ultras, divisi fra Curva Sud e Curva Nord, si sono riuniti per contestarlo, e lui nulla. Un'unica titubanza è arrivata dopo la vittoria contro il Parma, quando lo stadio esultava praticamente vuoto, con un post sulla pagina ufficiale in cui invitava a tornare sui gradoni pur in piena contestazione. Per il resto, nulla. Eppure, come tutti gli anni, quel culo di Guarascio che in città è diventato una leggenda ha ripreso possesso del destino silano e ha portato i "Lupi" alla salvezza.
Orginario di Parenti, paese della provincia di Cosenza, ma in realtà di Lamezia Terme, Eugenio Guarascio prende il comando della squadra nell'estate del 2011, quando i "Lupi" erano falliti per la terza volta in meno di dieci anni (2003 e 2007 i due precedenti), insieme all'appalto sullo smaltimento dei rifiuti in città. In realtà si trattava soltanto del "capo", inteso proprio come testa, di una cordata composta da altri otto imprenditori, ma piano piano è rimasto solo al comando. Al netto dei contrasti con l'allora direttore sportivo Stefano Fiore (sì, l'ex calciatore di Lazio, Udinese e, appunto, Cosenza), i primi due anni in Serie D scorrono lisci. E anche la C2 nell'anno del centenario rossoblù va dritta con l'ammissione alla C unica. Addirittura, dopo una partenza stentata, al primo anno di C arriva la Coppa Italia di categoria con tanto di vittoria a Catanzaro sugli odiati rivali, cosa che non accadeva da sessant'anni. Piccole soddisfazioni qua e là. Ma è nel 2018 che arriva il primo, vero colpo di fortuna del presidente.
I miti, come si apprende negli anni di scuola, servono per dare motivo a qualcosa che sarebbe altrimenti inspiegabile. È dunque d'uopo contestualizzare. Maggio 2018, inizia la competizione più sadica del mondo: i playoff di Serie C. Il Cosenza ci arriva come quinta del proprio girone ma, soprattutto, ci arriva nel pieno dell'ennesima contestazione a Guarascio dopo la sconfitta contro il Rende, squadra di un comune confinante, per 0-3, a mani basse una delle peggiori nell'ultracentenaria storia dei "Lupi". I playoff iniziano nel silenzio: contro la Sicula Leonzio i tifosi sono appena 2000 e i siciliani vanno in vantaggio a inizio ripresa con Bollino su punizione. La sconfitta appare segnata, ma ecco che, negli ultimi minuti, c'è il ribaltone: David Okereke e, soprattutto, Allan Baclet, fanno 2-1 e il Cosenza passa il turno. Contro la Casertana è sofferenza vera, ma è anche 1-1 e superamento della prima fase per effetto del miglior piazzamento. Agli ottavi c'è il Trapani: per effetto dell'infortunio del centravanti Leonardo Perez, il tecnico Piero Braglia è costretto a schierare un attacco a due composto da Tutino e Okereke, entrambi in gol sia all'andata, sia al ritorno. Quarti di finale, Sambenedettese: Allan Baclet diventa l'eroe dei playoff, segna il gol vittoria nei primi 90' e chiude i conti nelle Marche. Semifinale, Südtirol.
A Bolzano il Cosenza domina ma subisce il gol di Cia al 90'. Sembra tutto finito, un incubo, ma al ritorno si gioca al "Marulla". Il video dello stadio che canta Sembra Impossibile, la riproposizione di Sloop John B scritta dalla band cosentina Lumpen, è da pelle d'oca.
Il Cosenza, anche in questo caso, domina ma non segna. Nella ripresa dalla panchina si alza Baclet: è l'uomo del destino che in tuffo, di testa, dopo cinque minuti dal suo ingresso in campo, segna l'1-0. Altre occasioni, ma i supplementari sono dietro l'angolo. Ultima azione, corner. Lo batte Massimo Loviso.
Una preghiera, un'Ave Maria, un pallone in mezzo. Sbuca la testa di Paolo Frascatore, terzino del Südtirol, che fa gol nella propria porta. Lo stadio esplode, il Cosenza va in finale a Pescara dove passeggerà sui resti del Siena di Mignani, arrivato all'atto decisivo con cinque squalificati: è Serie B dopo quindici anni e tutto grazie all'autogol di Frascatore. È lì che si inizia a sentire la frase: «Chi culu ca tena Guarascio».
Dopo una stagione di B relativamente serena arriva il secondo "album", che come insegna Caparezza è sempre il più difficile. Sostituite album con anno, ed ecco il disastro del Cosenza che, il 9 marzo 2020, allo stop dei campionati per effetto del lockdown, è penultimo davanti al solo Livorno. In quel frangente Bepi Pillon, che aveva rilevato l'esonerato Braglia, si dimette per stare vicino alla propria famiglia e Guarascio chiama Roberto Occhiuzzi, promosso da secondo a primo allenatore.
Il campionato riprende il 20 giugno con Cosenza-Virtus Entella: 2-1. Il match successivo è a Cremona, vittoria anche lì. Contro il Trapani il destino inizia a far capire ai "Lupi" che è dalla loro parte. Scontro diretto per la salvezza, i siciliani di Castori vanno sul 2-0, Báez accorcia le distanze ma i silani non sfondano. Al 94' un'ultima palla, un'Ave Maria, un lancio lungo: la difesa del Trapani è impreparata, Carnesecchi ritarda di un millesimo l'uscita e Raul Asencio, arrivato a gennaio dal Pisa, tira fuori la zampata vincente per un punto d'oro.
Nelle due giornate seguenti, tuttavia, l'aura di invincibilità sembra esaurirsi: ko in casa nello scontro diretto con l'Ascoli, pesantissimo 5-1 rimediato a La Spezia. «È finita», pensiamo tutti. E invece.
E invece si riparte con un 2-1 sul Perugia salvato dal difensore portoghese Anibal Capela sulla linea all'ultimo minuto, si continua con un altro 2-1, meno sofferto, a Pordenone, poi si torna al "Marulla" per affrontare un Pisa alla ricerca disperata di punti playoff.
Cosenza in vantaggio con Carretta, pareggio nerazzurro a un quarto d'ora dalla fine. Minuto 95, Tommaso D'Orazio mette in mezzo l'ultima palla, l'Ave Maria, un cross dalla sinistra. La palla rimbalza, Rivière non ci arriva, Raul Asencio sì: la dura legge dell'ex colpisce ancora e il Cosenza vince 2-1 contro il Pisa, rilanciando le proprie ambizioni in quota salvezza.
A Empoli, Roberto Occhiuzzi sfoggia un capolavoro tattico e i rossoblù dilagano 5-1 contro la formazione di Pasquale Marino, annichilita per 90 minuti. Si arriva all'ultima giornata con una situazione di classifica peculiare: il Cosenza, in zona playout e impegnato contro la Juve Stabia terzultima, deve sperare nelle sconfitte di Perugia (impegnato a Venezia) e Pescara (a Verona contro il Chievo) per salvarsi direttamente, altrimenti sarà playout. Il Perugia va sotto quasi subito, il Cosenza si porta agilmente sul 3-1, ma al Bentegodi è ancora 0-0. Dall'80' in poi la situazione in tribuna stampa è la seguente: il collega del Giornale di Sicilia, Massimo Mitidieri, col tablet a seguire il Chievo, tutti noi dietro a guardare. Lo stadio è vuoto per effetto della pandemia, nella telecronaca di DAZN si sentono nitidamente le voci di noi giornalisti. A un certo punto si sente anche un boato: «Esulta tutta la tribuna stampa – dice il collega impegnato in telecronaca – perché ha segnato il Chievo!». Luca Garritano, un figlio di Cosenza, ha segnato il gol che permette ai "Lupi" di salvarsi. Al triplice fischio del Bentegodi, Pescara e Perugia sono ai playout, mentre il Cosenza è salvo. La fortuna, al netto dei meriti di Roberto Occhiuzzi e dei suoi giocatori, ha sorriso ancora. Ma non è finita qui.
La stagione 2020/21 è fra le peggiori mai disputate dal Cosenza, che retrocede all'ultima giornata perdendo lo scontro diretto di Lignano Sabbiadoro contro il Pordenone. Una vittoria avrebbe consentito di prolungare la stagione ai playout. Contestualmente, anche la Reggiana (già retrocessa) perde contro il Vicenza per effetto di un inutile gol di Lamin Jallow al 94'. In città è contestazione perenne: manifestazioni che coinvolgono migliaia di tifosi, dichiarazioni di acquisti, addirittura il sindaco, Mario Occhiuto, scende in campo e invita Guarascio a cedere la squadra. E le prime manifestazioni di interesse arrivano, tanto che (stando al racconto del diretto interessato) l'imprenditore Luca Di Donna viene contattato da persone vicine a Guarascio per il passaggio di proprietà. A metà maggio, però, Di Donna dichiara in un'intervista esclusiva che «Guarascio non vende più, aspetta il ripescaggio». La città ribolle di rabbia, ma (incredibile a pensarci, ancora oggi) la Covisoc a inizio luglio respinge la richiesta d'iscrizione del Chievo Verona: il Cosenza sarebbe in B, il Chievo fa ricorso al CONI, respinto anche questo. Nei primi giorni di agosto, il Cosenza viene riammesso come quartultima del campionato al posto del Chievo Verona fallito. Quello che lo stesso presidente Guarascio aveva definito ai microfoni di Rai Sport «un campionato in linea con la pandemia», qualunque cosa significhi, diventa immediatamente un campionato in linea con la fortuna.
Perché il Cosenza è arrivato quartultimo soltanto per effetto dell'inutile gol di Jallow al 94' della partita fra Reggiana e Vicenza. Altrimenti, dati gli scontri diretti, gli emiliani sarebbero stati riammessi al posto dei "Lupi". Questo non è più un caso.
Il campionato seguente è realmente in linea con la stagione di chi è stato riammesso ad agosto e, fino a quel momento, non ha fatto neanche un acquisto: i silani si salvano ai playout contro il Vicenza grazie alla doppietta di Larrivey, arrivato a gennaio. Il tecnico Pierpaolo Bisoli sembra essere riuscito a portare dalla sua tutta la città, ma Guarascio dopo la salvezza lo esonera ugualmente. Al suo posto arriva Davide Dionigi, reduce da un numero incalcolabile di esoneri, bandiera della Reggina ed ex allenatore, oltre che degli amaranto, anche del Catanzaro. Insomma, non proprio il meglio per farsi voler bene a Cosenza.
Il campionato parte bene, poi cinque sconfitte consecutive ed esonero. Vengono fatti i nomi di otto allenatori, alcuni a metà fra l'incredibile e l'improponibile (Shevchenko, Di Biagio, Zeman, Panucci, solo per dirne quattro), ma alla fine arriva William Viali, reduce da un mezzo fallimento a Cesena, fuori ai playoff da terzo in classifica in Serie C.
L'ex terzino della Fiorentina sa che è la sua occasione, ma quando mette piede a Cosenza la città è in rivolta contro Guarascio e le due curve stanno per iniziare a disertare lo stadio. Il tutto durerà fino a febbraio, fino al turning point di questa stagione: il derby contro la Reggina. Se Viali perde, sarà esonerato. E, all'89', gli amaranto conducono 0-1. Quello che succede da qui in poi è degno di Hollywood.
Pallone in mezzo, sbuca Marco Nasti, reti segnate fino a quel momento una, peraltro inutile ai fini del risultato, diversi mesi prima: il classe 2003 del Milan impatta bene il pallone e fa 1-1. Pallone a centrocampo, il Cosenza riparte, altro pallone in mezzo, sbuca Marco Nasti, gol del 2-1.
Ora, io l'ho sintetizzata, ma immaginate vincere un derby in rimonta con due gol fra l'89' e il 91': la carica di adrenalina è palpabile e, dopo la sconfitta contro il Genoa della giornata successiva, gli uomini di Viali inanellano una serie di risultati utili consecutivi (fra i quali la vittoria al 94' contro il Frosinone) che li porteranno, a fine campionato, a giocarsi i playout contro il Brescia. All'andata gol di Nasti ed è 1-0, al ritorno gol di Bisoli che lo pareggia. È il 94', siamo tornati all'inizio del nostro racconto: c'è una punizione sulla trequarti. Una preghiera, un'Ave Maria, un pallone in mezzo. Il gol di Andrea Meroni ci salva dai supplementari e da uno spettro della Serie C che sembrava ormai aver preso possesso della città.
Nella tribuna d'onore del Rigamonti, Eugenio Guarascio sorride: audax fortuna iuvans, dicevano i latini, la fortuna aiuta gli audaci. Guarascio di audace, a parte il taglio di capelli, ha poco o niente. Ma per la fortuna, a quanto pare, basta questo.