
1. Quante chance può avere la Roma di passare il turno?
Daniele Manusia
A mio avviso solo una. Strategicamente almeno: considerato che la Roma al momento non ha l’organizzazione per competere alla pari con una squadra con altrettanti problemi sul piano collettivo ma nettamente superiore su quello individuale, in teoria le converrebbe giocare due partite molto attente, cercare di prendere meno gol possibile e segnare quelli strettamente necessari. In questo senso l’ideale sarebbe un pareggio 0-0 in casa per poi puntare tutto su un gol in trasferta. Ma la Roma non ha l’equilibrio né la solidità difensiva - salvo una partita straordinaria da parte di De Rossi, Manolas e Rudiger - per poter fare troppi calcoli. Dovrà sfruttare le debolezze del Real, specie della coppia Varane-Ramos, che è completa insieme ma scoperta individualmente: il francese è perfetto nei recuperi in velocità ma soffre lo scontro fisico, lo spagnolo è molto bravo lontano dalla propria porta ma non è un marcatore. Dipenderà molto dalla maturità che Spalletti è riuscito a trasmettere alla squadra dopo la partita ambigua con il Carpi… e da quanto Zidane sia ancora lontano dalla sua idea di gioco, quanto sia effettivamente in grado di allenare tutti quei campioni.
Alessandro Piccolo
Con il cambio di allenatore, il Real sembra avere recuperato la giusta motivazione e l’esplosività offensiva che ha sempre caratterizzato i “merengues”. Non è detto che la cura Zizou possa funzionare anche nelle competizioni internazionali, ma è difficile che i madrileni possano soccombere a una Roma che non sembra neanche in gran condizione fisica.
Dario Saltari
In linea di massima sono d’accordo con Alessandro e Daniele. Le possibilità della Roma sono poche, ovviamente. Ma già il fatto che ci siano, per me che vivevo in uno stato emotivo post-atomico nell’ultima fase della gestione Garcia, è già un grosso margine di miglioramento. Spalletti può appigliarsi a qualcosa, anche se quel qualcosa per adesso corrisponde ad un ramoscello rinsecchito a strapiombo sul Grand Canyon. Penso ad esempio alla debolezza strutturale della fascia destra del Real, quella coperta da Ronaldo, Isco e Marcelo per intenderci, attaccata da giocatori offensivi e creativi come Maicon, Pjanic e Salah. Oppure alla capacità di Perotti di farsi trovare tra le linee, la cui distanza è una cosa che mi sembra che Zidane non abbia ancora messo a posto del tutto. Poi, però, se guardo in basso, vedo l’incapacità della Roma di aggredire il possesso avversario con forza e costanza per tutto l’arco dei 90 minuti (una cosa che ha messo molto in difficoltà il Real sia con il Betis che con il Granada) unita ai passaggi filtranti di Modric. E le vertigini mi trascinano nell’abisso.
Tanti passaggi di Modric, con ogni parte del piede.
Emilano Battazzi
La Roma ha obiettivamente poche possibilità di superare il Real Madrid nel doppio confronto. Un po’ perché i giallorossi hanno appena iniziato un percorso di riapprendimento calcistico che li vede ancora troppo scollati, con reparti distanti e voragini tra le linee; un po’ perché il Real si è compattato intorno alla figura pacificatrice di Zidane, che ha riassorbito le tensioni relazionali del gruppo nella gestione di Benitez. Insomma, è un Real tornato all’era Ancelotti, con il suo 4-3-3 e il suo “keep it simple”, seppur con l’idea di dominare il pallone e salire uniti sulla trequarti avversaria. Zizou non ha prodotto significativi cambiamenti tattici, è un copione che tutti conoscono e che rimane comunque di grande livello: 23 gol in 6 partite, 5 gol subiti, 16 punti su 18 (ma con un calendario davvero facile). In ogni caso, il Real di Benitez in Champions non era da buttare: seconda miglior difesa con soli 3 gol subiti, miglior attacco con 19 reti, gli stessi numeri del Bayern Monaco. Per vincere la Roma dovrebbe attaccare il Real ad inizio azione, mantenere i reparti compatti e non lasciare spazio tra le linee alla BBC, ma non riesce a farlo con continuità neppure in Serie A. Alcune piccole della Liga (tipo il Granada) hanno mandato in tilt il Real lasciandogli solo il possesso basso e coprendo la ricezione sugli interni, per poi ripartire con transizioni rapide (la partita di Salah?): toccherà a Spalletti scegliere la miglior strategia contro un Real favorito ma comunque lontano dai vertici ancelottiani. Il Real concede opportunità a tutti, questo è un dato di fatto.
Flavio Fusi
Il Real di Zidane ha sicuramente dei punti deboli, ma la questione è: la Roma è veramente in grado di sfruttarli? Ad esempio è evidente come il Real abbia ancora problemi di coordinazione a centrocampo e in fase di costruzione: i giocatori più coinvolti nella manovra si mantengono fin troppo vicini e seppur il giro-palla sia innegabilmente preciso, risulta spesso lento e prevedibile. Contro il Betis, cioè nell’unica occasione in cui i “merengues” hanno lasciato punti per strada dall’insediamento di Zidane, Kroos si abbassava anche quando non era necessario, disorientando anche i centrali, che rimanevano vicini invece di allargarsi, determinando un effetto domino che schiacciava il centrocampo troppo vicino alla metà-campo difensiva, aumentando la distanza coi giocatori offensivi. Ciò, unito al pressing del Betis, ha causato discreti problemi al Real che non riusciva a far progredire il pallone come avrebbe voluto e spesso rimaneva impantanato dietro la prima linea di pressione degli avversari. Come hanno sottolineato sia Dario che Emiliano, nelle prime gare di Spalletti la Roma non ha ancora dato prova di poter aggredire con continuità gli avversari, presupposto che potrebbe indubbiamente dare qualche possibilità in più ai giallorossi.
La pluricitata partita tra Real Madrid e Betis, che ha mostrato alcuni punti deboli “blancos”.
Fabrizio Gabrielli
Se aprissimo come una matrioska questa domanda all’interno ci troveremmo tanti piccoli microquesiti, il più fastidioso dei quali è “La Roma merita davvero di giocarsi un posto ai quarti di Champions League?” Dico “fastidioso” perché è incontrovertibile che il cammino per arrivare a sfidare il Real sia stato periglioso (usando un eufemismo), i giallorossi non si sono fatti mancare proprio nessuna nuance della delusione, dalla più classica delle Waterloo al più tipico dei Vietnam; però è pur vero che questa squadra sembra già qualcosa di diverso da quella che (non) rispondeva (più) ai comandi di Garcia. Per la Roma la Champions potrebbe iniziare adesso. E certo si tratterebbe di una palingenesi assai stilosa. Bisognerà capire con quale approccio psicologico si porrà la squadra nei confronti della doppia sfida, quale mood Spalletti sarà capace di insufflare ai suoi prima della gara d’andata, che non sarà decisiva ma importante, e poi anche la piazza: come risponderà? Con fiducia o scoramento preventivo? La verità è che sto cercando di chiedermi come potrebbe prendere, la Roma, un’eventuale eliminazione: che è un’altra domanda, non risponde a quella di partenza, pure se a ben vedere un po’ anche sì.
Emanuele Atturo
Fa bene Fabrizio a rimarcare quanto sia assurdo che la Roma abbia passato il girone di Champions League. I giallorossi hanno giocato quattro partite in entropia pura e si sono ritrovati a questa sfida con il Real col senso di sollievo misto a paura che si può provare quando si è sopravvissuti a una tempesta, ma si è comunque su una zattera in mare aperto.
Le tre fragili assi di legno a cui la Roma è aggrappata per galleggiare sono queste: 1. la capacità di Spalletti di preparare un piano-gara (sarà la prima partita in cui la Roma giocherà in Champions con un piano-gara); 2. non avere moltissimo da perdere; 3. le qualità individuali dei propri giocatori, molto inferiori a quelle dell’avversario, ma Manolas è pur sempre complicato da superare e Salah da fermare se gli si concede spazio. È poco, ma potrebbe bastare non dico per passare il turno, ma almeno per superare indenni la prossima tempesta. Alla Roma i tifosi chiedono in fondo questo.

2. Quante chance può avere la Juventus di passare il turno?
Dario Saltari
Non poche, secondo me. Juve-Bayern è una partita molto meno scontata di quanto possa sembrare in apparenza. Sappiamo quanto può essere pericolosa la pretesa di contendere il possesso alla squadra tedesca e il bello, per Allegri, è che quindi la Juve può fare il gioco che preferisce: sedersi comoda sul suo 5-3-2 e fare un gioco reattivo di transizioni veloci. Chiaramente non è un gioco privo di rischi (sempre che esistano idee di gioco prive di rischi in partite di questo livello) ma al momento sembra essere l’unico percorribile per uscire indenni da questa sfida. Lo ha fatto bene l’Arsenal durante la fase a gironi, ad esempio, o anche il Gladbach in Bundesliga, aiutata dalla fortuna e da una prestazione agonistica fuori dal comune. Il grosso pericolo per il Bayern, ribaltando il punto di vista, è che la Juve è tecnicamente molto al di sopra del Gladbach e non deve snaturarsi per percorrere questa strada come l’Arsenal.
Emilano Battazzi
Io invece direi che la Juve non ne ha molte, di chance, ma più di quanto sembri. L’incredibile serie di infortuni ai difensori (l’ultimo è Badstuber) evidenzia almeno una criticità dei bavaresi, ma sappiamo che Guardiola potrebbe tranquillamente risolvere tutto con Xabi e Alaba falsi centrali, per dirne una. Si tratta di una sfida che potrebbe dirci alcune cose: a tre anni dalla netta eliminazione bianconera nei quarti, quanto sono cambiate queste squadre? La Juve ha uno dei migliori dispositivi difensivi del mondo (solo l’Atletico sembra allo stesso livello), sarà interessante vedere se il calcio quantistico di Guardiola riuscirà ad allargare lo spazio della linea bianconera, anche per capire quanto quel tipo di calcio sia lontano o vicino al nostro.
Daniele Manusia
Sono d’accordo sia con Dario che con Emiliano, aggiungo solo che se da una parte la Juventus sembra aver ritrovato la stessa solidità dello scorso anno (in cui quasi vinceva la Champions League dimostrandosi a un livello di solidità quasi all’altezza della potenza di fuoco offensiva del Barcellona); dall’altra il Bayern è meno brillante di quello che secondo me ci piace immaginare, e soprattutto di quello che ci si sarebbe potuti aspettare dopo anni passati con i principi di Guardiola. Pur potendo giocare singole partite davvero al livello del Barcellona , il Bayern ne può giocare altre molto mediocri. Se fosse in una brutta serata, secondo me, la Juve potrebbe provare a giocare in ampiezza, spingendo in basso gli esterni di attacco, e coprendo le transizioni veloci del Bayern al centro. Sperando che nessuno, tipo Douglas Costa o Lewandoski, faccia una magia vera e propria.
Fabrizio Gabrielli
So che c’è chi ne sentiva la mancanza, quindi mi affiderò a un evergreen: la metafora culinaria. Ecco, la Juventus per provare a passare il turno dovrà seguire la Regola Del Flan. Fondamentale, nell’ottica di riuscita del flan, è il tempo di cottura: il tortino deve cuocere a 180° per otto minuti, non un secondo di più né uno di meno. Solo così può mantenere la fragranza, e il cuore fondente acquisire la giusta fluidità. Se la Juventus riuscirà a confermarsi la Juventus Degli Ultimi Tempi, se riuscirà a evitare che la temperatura supahot alla quale sembra aver incastrato il termostato si disperda, e ci riuscirà per 180 minuti, il Flan sarà perfetto. Il problema è che in cucina la perfezione oggettiva non esiste, perché il solo Flan Top Class è quello che annichilisce chi lo assaggia. Pep ha smontato sogni di gloria e frullato via posate per molto meno.

3. Quanto conta questa Champions per la legacy di Guardiola
Fabrizio Gabrielli
Io non vorrei essere un tifoso del City per un sacco di motivi, ma soprattutto non so se vorrei esserlo il giorno dopo la finale nel caso in cui Pep riuscisse a portarsi la Coppa con le orecchie nel letto di casa sua. Perché se riuscisse a vincere sperimentando quanto sta facendo con il Bayern, allora vorrebbe dire che forse è davvero troppo intelligente per un’etichetta come quella di allenatore, finirebbe per andargli stretta, e l’anno prossimo all’Etihad Stadium potrebbe decidere di mandare in scena un calcio fatto esclusivamente di puro sperimentalismo, di art pour l’art. Aiuto, che paura.
Emilano Battazzi
Il ciclo di Guardiola al Bayern Monaco è indubbiamente di successo e sarebbe controfattuale qualunque affermazione contraria. Ma dopo due semifinali consecutive, a questo punto la Champions diventa la cartina tornasole del suo lavoro: quanto è riuscito a incidere nella storia del Bayern? È solo un uomo di passaggio o uno che apre una nuova era? La vittoria obbligata non è un concetto che può far parte dello sport, ma se il Bayern non va in finale neppure quest’anno cominciano ad aprirsi vari fronti filosofici. Del tipo: il gioco di posizione può funzionare al di fuori della Spagna? Perché finora gli esperimenti non sembrano riuscitissimi: Luis Enrique a Roma, Lopetegui al Porto, e anche vari ibridi tipo Brendan Rodgers potevano andare meglio. Guardiola ha cambiato il Bayern in un modo spettacolare, è la squadra più attraente d’Europa da un punto di vista tattico, ma non possiamo dimenticarci che quando è arrivato Pep, il Bayern era semplicemente la squadra più forte del mondo.
Dario Saltari
Torniamo ad una delle questioni archetipiche del calcio, e cioè: quanto contano i risultati nella valutazione di un allenatore/giocatore/squadra. Non esiste risposta assoluta a questo quesito, ovviamente. Il problema di Guardiola è che finora era riuscito nell’impresa di sostenere sulle sue spalle l’immagine del rivoluzionario vincente (impresa che è riuscita, di fatto, solo a lui, almeno nel calcio contemporaneo). Se non dovesse vincere la Champions League nemmeno quest’anno, non dico che quest’immagine si frantumerebbe di colpo, ma sicuramente inizierebbe a mostrare le prime crepe.
Emanuele Atturo
Vincere una competizione come la Champions League richiede un incrocio di variabili talmente singolare e complicato che nessuno, nemmeno Guardiola, dovrebbe ballare tra trionfo e fallimento in base a una sua vittoria. Almeno non dovrebbe essere così, eppure per Guardiola lo sarà visto che il successo in Bundesliga, per una squadra come il Bayern, è considerato parte dell’ordine delle cose. Solo la vittoria finale del trofeo restituirà un senso di compiutezza all’esperienza di Guardiola in Germania, e questo perché il nostro orizzonte di aspettative su di lui è ambizioso proporzionalmente alla sua proposta di gioco.
In molti aspettano un fallimento di Guardiola in Champions per trarne una severa lezione morale, e cioè che il calcio è una cosa semplice, che si può vincere solo facendo le cose normali. Per questo spero sinceramente che Guardiola si porti a casa questa coppa.
4. Il Manchester City riuscirà ad arrivare ai quarti per la prima volta nella sua storia?
Emiliano Battazzi
Ho tanto rispetto per il calcio semiautomatico della Dinamo e per il suo allenatore Rebrov, con tutta la nostalgia di fine anni ‘90 che suscita, ma se il City si fa eliminare da una squadra ucraina che ricomincia il campionato il 12 marzo dopo una sosta invernale di tre mesi, allora c’è qualcosa di davvero malsano nell’ambiente del City. In ogni caso sta per arrivare Guardiola e finalmente finirà l’era dei Citizens sparpagliati per il campo.
Daniele V. Morrone
Mi piace la definizione di calcio semiautomatico per questa Dinamo. Anche a me è sembrata nei gironi una squadra organizzatissima e che gioca a memoria un calcio proattivo, degna erede quindi della grande Dinamo di Lobanovskyi. Ovviamente la pausa invernale inciderà tantissimo sulla tenuta fisica della Dinamo Kiev e il vantaggio del City da questo punto sarà enorme, ma la squadra di Rebrov (sì, quel Rebrov) gioca un calcio che dal punto di vista tattico metterà sicuramente in difficoltà l’attuale City. Mi piace molto il fatto che la squadra è formata da tutti giocatori ucraini ad un passo dalla piena maturità (dai 24 anni del centrocampista centrale Sydorchuk ai 26 dell’ala e stella della squadra Yarmolenko), ma per il passaggio del turno conteranno tantissimo le partite di promettenti stranieri: il centrale austriaco dal nome fantastico e dall’approccio super aggressivo in campo Aleksandar Dragović che dovrà vedersela con Agüero e l’ala sinistra paraguaina Derlis González che avrà il compito di dare il cambio di ritmo al possesso con i suoi scatti palla al piede. Il City ha i nomi e il vantaggio dal punto di vista della tenuta, ma com’è giusto che sia per un ottavo di Champions League, avrà contro una squadra che non gli lascerà certo il passaggio del turno su di un piatto d’argento.
Daniele Manusia
Faccio parte di quella parte di pubblico che pensa che il Manchester City abbia un potenziale superiore ai risultati che sta raccogliendo. Non so se riusciranno ad esprimerlo in una serie abbastanza lunga di partite, ma mi aspetto sempre almeno un’altra grande partita o due. In realtà si tratta di una squadra poco equilibrata, ma basta una serata di grazia di David Silva per far aprire le acque del Mar Rosso e liberare tutta quella qualità. Almeno credo, e in caso contrario, se la Dinamo passasse il turno anche meritandolo con il gioco, dipenderà sopratutto dal fatto che il City di Pellegrini è una delle squadre più underperforming del momento.

Sergej Rebrov con la maglia del Tottenham.
5. Che partita guarderete con maggiore interesse?
Dario Saltari
Sarei un ipocrita se non rispondessi Roma-Real Madrid. Ma se faccio parlare per un attimo la razionalità direi che le partite più interessanti sono Juve-Bayern Monaco e Arsenal-Barcellona. Due tra le principali favorite alla vittoria finale si ritrovano di fronte avversari di grande livello e in entrambi casi potremmo ritrovarci di fronte ad una sorpresa eclatante.
Fabrizio Gabrielli
Incastrare nella stessa giornata, anzi peggio far giocare in contemporanea Arsenal-Barça e Juventus-Bayern Monaco ci costringerà a fare una scelta dirimente che francamente non ci meritiamo.
Emilano Battazzi
Juve-Bayern per i contenuti tattici, Arsenal-Barça per la qualità del gioco, PSG-Chelsea per le botte.
Daniele Manusia
Quest’anno ho deciso di puntare sul possibile exploit del PSG, che non ha il gioco per vincere la Champions, forse neanche per una finale, ma potrebbe arrivarci con un po’ di fortuna nei sorteggi. Il Chelsea ora come ora è la squadra giusta per uscire dagli ottavi con la fiducia nei propri mezzi rafforzati: se il PSG vincesse bene potrebbe crearsi quella magia che ha fatto arrivare lontane squadre che sulla carta non sembravano mature (se dovessi fare un esempio sarebbe proprio quello della Francia al Mondiale del 2006, in cui la squadra è salita di livello di partita in partita fino alla finale). Anche se le partite di CL sono diluite nel tempo, e la forma di marzo sarà diversa da quella di maggio, il PSG può permettersi di usare il proprio campionato come allenamento e questo aspetto, oltre a tutti i difetti che porta con sé, potrebbe rivelarsi anche un vantaggio.
Precedenti.
Emanuele Atturo
È un momento della Champions in cui è ancora difficile trovare partite molto equilibrate, anche Juve-Bayern e Barça-Arsenal, che citate giustamente come le due sfide con maggiore potenziale estetico, sono abbastanza indirizzate nel pronostico. Per questo le partite che mi piacciono di più sono quelle in cui giocano squadre con molto da perdere, e non c’è migliore sfida di PSG-Chelsea per il mio palato. Due cavalieri oscuri del calcio, che si sono comprati il blasone sportivo pagando in petrolio e distruggendo il pianeta. Il fatto che entrambe in questa Champions non abbiano molte possibilità di vittoria finale rende la sfida ancora più succulenta, al pari di una lotta nel fango tra due sovrani ricchi, la cui posta in palio è mezz’ora di vita in più. Per il PSG che ha già praticamente vinto il campionato l’eliminazione in Champions ridurrebbe la stagione a un esercizio di stile; per il Chelsea che ha già praticamente perso il campionato l’eliminazione ridurrebbe la stagione a un fallimento totale.
Daniele V. Morrone
Ecco la mia lista in ordine crescente delle giornate di questi ottavi che guarderò con maggiore interesse:
-Combo Ritorno Zenit-Benfica e Chelsea-PSG giocate ad orari diversi grazie al fuso russo
-Ritorno Barcellona-Arsenal
-Ritorno Real Madrid-Roma
-Combo Andata Juve-Bayern e Arsenal-Barcellona di cui una purtroppo in differita
-Ritorno Bayern-Juve (la partita degli ottavi)
5bis. Da quali giocatori vi aspettate di più?
Alessandro Piccolo
Mi aspetto molto dal Real e dal Chelsea, perché diano un chiaro segnale dell’uscita dalla crisi. In particolare mi piacerebbe si riprendesse Hazard, che in campionato ha segnato soltanto un gol.
Dario Saltari
Mi piacerebbe vedere Griezmann affermarsi finalmente sulla scena europea come il giocatore d’elite che è. E sono anche curioso di vedere Di Maria, se sarà in grado di far fare al PSG il salto di qualità necessario per essere credibile in questa competizione.
Daniele Manusia
Mi iscrivo volentieri ai seguenti gruppi: #Griezzboy #MattiDiDiMaria #Verrattiers #Dybalers #Draxler’s. Ma pagherei di tasca mia per un altro gol leggendario di Messi. Anzi, pagherei per un gol leggendario di Messi in ogni partita fino alla finale.
Fabrizio Gabrielli
Io invece sogno un Ibra che sbrana, devasta e terrorizza l’Europa in stile monster movie giapponese degli anni ‘80.
Emiliano Battazzi
Vorrei dire Douglas Costa ma forse è ancora troppo presto. Allora Di Maria, restituito al gioco del calcio dopo le follie mancuniane di Van Gaal.
Daniele V. Morrone
Isco del Real Madrid e Thiago del Bayern sono giocatori su cui hanno puntato tantissimo Zidane e Guardiola. Il loro peso nel gioco di Real Madrid e Bayern dice che il tempo di aspettarli e coccolarli è terminato.
Emanuele Atturo
Douglas Costa dribbla le squadre avversarie con la facilità di un bug della realtà. Va a una tale velocità che a volte non si capisce neanche cosa ha fatto di preciso, e i limiti delle cose che potrebbe fare sembrano spostarsi in avanti di partita in partita.
Mi aspetto anche che Pogba faccia pesare la propria presenza nella doppia sfida col Bayern: non credo si possa permettere una Champions anonima.
6. Il PSG è davvero cresciuto? Può ambire alla semifinale o addirittura a qualcosa di più?
Flavio Fusi
Sì, il PSG è cresciuto: Di Maria ha alzato il livello di una squadra già qualitativamente straordinaria, che è migliorata anche dal punto di vista difensivo. I francesi hanno la miglior difesa della competizione con un solo gol al passivo (a livello di xG il primato spetta però all’Atlético) e affronteranno il Chelsea peggiore degli ultimi anni, dopo che già lo avevano eliminato la scorsa stagione. Considerato che per forza di cose una tra Bayern e Juve non raggiungerà i quarti, la semifinale mi sembra un traguardo ampiamente alla portata.
Fabrizio Gabrielli
È complicato trovare una squadra che più del PSG concentri in sé un tale amalgama di motivazioni individuali. Se scorrete la formazione dei parigini non faticherete a riscontrare come per ognuno degli undici di partenza, e quelli della panchina, una vittoria in Champions League vorrebbe dire definitiva consacrazione (o accesso al Valhalla, nel caso di Ibra).
Eppure, come diceva Flannery O’Connor, in letteratura due più due non ha mai fatto quattro, e così nel calcio. Il Chelsea defenestrato dalla corsa alla Premier, un po’ sgangherato e incancrenito degli ultimi tempi è la perfetta personificazione di quel fratello di mia nonna che quand’ero piccolo aspettava che stessi quasi per finire di costruire il mio bel castello con le carte, e poi soffiava, e sai il divertimento.
Emiliano Battazzi
A guardare risultati e statistiche dovremmo sinceramente dire che il PSG è la miglior squadra d’Europa. Ma il problema è che l’anno scorso di quattro partite ad eliminazione diretta non ne ha vinta neppure una, oltre a dimostrare una distanza siderale dal Barcellona. E quindi i dubbi si ripropongono tali e quali: cosa succede ad una squadra che vince sempre quando improvvisamente si ritrova a dover competere ad un altro livello? Cosa succede se sei abituato al velluto e devi lottare anche per uno straccio? Il PSG di Blanc è un pariolino che deve andare a lavorare a Roma Sud: è nelle difficoltà che si vedono le qualità. Parafrasando Mourinho, nella culla d’oro della Ligue 1 si cresce poco. Il PSG fa ancora troppo possesso basso, ha sempre problemi nel recupero del pallone nella trequarti avversaria, ma ha anche una squadra che non ha nulla da invidiare al Bayern a livello di individualità.
7. L’Arsenal può battere il Barcellona in qualche modo?
Fabrizio Gabrielli
Arsène la pensa così:

Noi ne siamo un po’ meno convinti.
Emiliano Battazzi
No, ma il calcio per fortuna non è giocato da mega computer e quindi anche l’Arsenal ha delle piccole possibilità. Forse una dissenteria simultanea del tridente dei catalani potrebbe spingere i Gunners ai quarti di finale. Povero Wenger, va detto che 20 anni di sorteggi sfortunati non li augurerei neppure al mio peggior nemico.
Daniele V. Morrone
L’impossibilità di contendere il pallone al Barcellona (pena la goleada) dovrebbe costringere Wenger a giocare un calcio reattivo (che in realtà si sposa benissimo con la rosa a disposizione soprattutto vista la dolorosa assenza di Cazorla all’andata). Quando è stato “costretto” ad optare per questa strategia l’Arsenal ha dimostrato che pochissime squadre al mondo hanno il suo potenziale in transizione offensiva e il Barcellona per struttura concede il contropiede a chi sa farlo bene. La squadra di Wenger si gioca quindi tutto nella gara d’andata (che nelle ultime edizione ha pesantemente toppato) in casa e più precisamente in quanto saprà sfruttare le occasioni a disposizione. Andare al Camp Nou con l’obbligo di vittoria come risultato per passare il turno porterebbe ad una gara praticamente impossibile da pianificare.
Un Barcellona - Arsenal famoso.
Daniele Manusia
Se si gioca senza palla. Nel senso: se il magazziniere della Uefa dimentica di portare i palloni e per qualche motivo decidono di giocare lo stesso. Oppure se si decidesse al lancio della monetina. E anche in quel caso avrebbe il 50% delle possibilità di vittoria.
Emanuele Atturo
Intervengo solo per correggere Emiliano: lo scorso anno l’Arsenal ha beccato il Monaco agli ottavi, e ha perso. Quindi facciamo 19 anni di sorteggi sfortunati.
8. L’Atlético ha la squadra per giocarsela alla pari con chiunque?
Dario Saltari
Dovrei rispondere no perché, a leggere i nomi, l’Atlético non ha una rosa comparabile a quella di Barcellona, Real Madrid, Bayern Monaco, PSG e Manchester City. Ma se chiudo gli occhi e ripenso a quella prima mezz’ora di Barcellona-Atletico di qualche settimana fa allora non posso che rispondere: sì, la squadra di Simeone se la può giocare con chiunque. Se persino il Barcellona si è ritrovato così tanto in difficoltà, mi viene da abbracciare Zidane, Blanc e Pellegrini e sussurrargli: “Non fa niente, non fa niente”.
Daniele Manusia
La cosa interessante sarà proprio capirlo in queste partite. L’Atlético è in quella fase dello sviluppo in cui la realtà dei risultati modificherà il valore, non solo percepito, della squadra. Ci sono molti giocatori pronti per il salto di livello, ma che non si può dire lo abbiano già fatto. È l’occasione giusta per salire o mostrare il bluff.
Flavio Fusi
L’Atlético è uscito sconfitto dallo scontro diretto in Liga con il Barcellona, ma a mio modo di vedere ne è paradossalmente uscito più forte, visto che anche in 9 contro 11 ha dimostrato di poter tenere botta. Pur rinnovando ampiamente la rosa a disposizione, Simeone è riuscito a ricostruire un’unità difensiva talmente efficiente da essere ai livelli di quella che appena due stagioni fa aveva condotto in finale. Ma nel farlo ha aggiunto una maggiore varietà di interpreti ed elementi di gioco che hanno contribuito ad ampliare lo spettro di soluzioni a disposizione dei Colchoneros. Di conseguenza la mia risposta è sì, secondo me possono giocarsela con chiunque.
Emiliano Battazzi
L’Atleti è una squadra da competizione, con la miglior difesa d’Europa insieme alla Juve, e quando dico da competizione intendo che la squadra di Simeone può essere eliminata quasi solo ai rigori. Intanto il sorteggio è stato benevolo, ma oltre a questo mi sembra una squadra in grande fiducia contro avversari che vogliono controllare il gioco: attendo con ansia Guardiola vs Simeone, in finale sarebbe meglio, clamorosa riedizione di quella del 1974.
9. Scegli la tua outsider tra Benfica, Zenit e Wolfsburg
Dario Saltari
Come si fa a scegliere lo Zenit o il Wolfsburg? Seriamente. Che poi, al di là dell’annosa questione della maledizione di Béla Guttman (e in fondo tutti noi speriamo che questo topos letterario si perpetui), il Benfica sembra essere una squadra decisamente in forma, almeno guardando i risultati. Prima della sanguinosa sconfitta con il Porto in casa (che ha di fatto riaperto il campionato portoghese) il Benfica aveva inanellato una serie di 11 vittorie tra campionato e coppe nazionali. Poi, certo, la Champions League è un’altra cosa.
Fabrizio Gabrielli
Voi quale immagine scegliereste?
1. La pover’anima di Bela Guttmann che finalmente può riposare sonni tranquilli, una volta demistificata la sua aura menagrama;
2. La cena di festeggiamento aziendale, con intrattenimento piano-bar e Porchetta in Bella Vista, alla sede della Volkswagen;
3. Un bus scoperto che attraversa tutta Prospektiva Nevsky portando in trionfo la squadra fino al piazzale dell’Ermitage, dove Hulk vestito da Pietro Romanov Il Grande solleva la coppa con le orecchie in un tripudio di fuochi d’artificio.
Per cinematograficità nel mio cuore vince lo Zenit, per distacco.
Un giorno sulla Prospettiva Nevsky, per caso vi incontrai Oleg Shatov.
Daniele V. Morrone
Scelgo lo Zenit perché è passata forse sotto traccia la grandissima fase a gironi dove non ha vinto ogni singola partita e non ha chiuso a punteggio pieno solo perché ha perso l’ultima da già qualificato e certo del primo posto e con una formazione sperimentale. Per la prima volta la squadra di San Pietroburgo ha espresso tutto il suo potenziale di squadre d’élite in grado di dominare a piacimento la gara grazie ad un gioco avvolgente e a delle individualità di primo piano (Hulk, Witsel, Garay, il miglior centrocampista russo in Shatov) ed è veramente un peccato che la lunga pausa invernale ci restituisca una squadra che giocherà proprio contro il Benfica agli ottavi la prima gara ufficiale del 2016. Villas Boas ha a disposizione una rosa rinforzata nel mercato di gennaio (su tutti è arrivato il miglior attaccante russo: Kokorin) che se dovesse passare il turno contro un avversario non impossibile potrebbe portare finalmente una squadra russa ad essere realmente competitiva anche in Champions League. Una conferma del nuovo livello competitivo dello Zenit che sarebbe un’ottima notizia anche in ottica nazionale italiana visto che Domenico Criscito è l’unico terzino mancino a giocare (e a giudicare dal girone aggiungo un bene) la Champions League quest’anno.
Daniele Manusia
Concordo sullo Zenit che ha speso molto e in un certo senso sta preparando questo tipo di partite da anni. AVB (ma anche Spalletti prima) ha lavorato più sulla solidità, sulla costanza, che sulla brillantezza. Un’idea… scusate se la faccio così facile… molto sovietica di calcio… Sarà bella la sfida con il Benfica. Che poi voglio dire: MITROGLOU!
Emanuele Atturo
Tra scandalo Volkswagen, ridimensionamento della rosa e risultati tristi dovete avere proprio uno scarso senso dell’empatia per non volere un poco di bene al Wolfsburg. L’unica squadra della Bundesliga a non aver mai segnato un gol in ripartenza, l’unica che può non partire favorita persino contro il Gent.
10. Gent?
Alessandro Piccolo
Il Gent ha tutte le carte in regola per passare il turno. Sotto l’aspetto dei singoli, i belgi sono nettamente inferiori al Wolfsburg, ma sotto quello tattico hanno dimostrato di potersela giocare quasi con chiunque. Nella fase a gironi si sono classificati secondi eliminando Valencia e Lione, quando tutti li davano per spacciati. Vanhaezebrouck è un allenatore di poca esperienza europea ma non per questo meno bravo di altri, le possibilità che il Gent giochi sulla difensiva sono minime, considerato che è un approccio che Vanhaezebrouck rifiuta. Spesso ha ribadito di “stare in uno stato d’ansia quando la sua squadra non mantiene il possesso palla”.
Daniele V. Morrone
Belgio + squadra di una città ricca di storia che però usa uno stemma da squadra americana + allenatore che sicuro passa i pre e i post partita a bere birre trappiste + modulo fluido come pochi nella competizione = squadra indie ufficiale della Champions League 2015/16.
Il capitano Sven “il maestro” Kums che gioca con il 14 come Cruyff.
Emanuele Atturo
“Me ne frego dei dottoroni che ti spiegano come fare ad allenare i muscoli, nel calcio come quando stai con una donna a letto i muscoli non servono, serve concentrazione, tattica e respirazione per non fare brutta figura”. Parola di Ein Vanhaezenbrouck, allenatore del Gent, prima squadra belga della storia ad arrivare agli ottavi di Champions League.

Spero che qui stia parlando di calcio e non di donne.
Pare che la sua proposta di gioco sia stata modellata sulla tattica militare, di cui è grande appassionato, e che i suoi schemi su calcio piazzato siano ispirati da Napoleone.
Tiro con l’arco, pastorizia e dubstep: un classico allenamento del Gent.
Fabrizio Gabrielli
Come si fa a valutare le possibilità di passare il turno di una squadra come quella belga? Non si può assumere la Jupiler a reale parametro, troppo marcata la differenza di livello.
Però ho letto che Vanhaezebrouck una volta ha trovato un calciatore, che poi ha ingaggiato con il Kortrijk facendone un punto di forza della sua squadra, googlandolo; me lo immagino su Yahoo Answers! a chiedere com’è che si fa a qualificarsi ai quarti di finale della Uefa Champions League. Finora neppure una risposta.
Daniele Manusia
Vorrei aggiungere 2 reperti da catalogare come “prova A” e “prova B” della difesa (difendo l’idea che il Gent possa anche passare il turno perché no e anzi vorrei vedere una di queste due cose agli ottavi):
Prova A: giocare semplice

Prova B: giocare complicato

11. Quali sono le due favorite per la finale
Dario Saltari
Anche quest’anno è molto difficile uscire dal duopolio Barcellona-Bayern Monaco. Le uniche due squadre che potenzialmente potrebbero essere in grado di rompere questa catena, secondo me, sono l’Atletico Madrid e la Juventus per i motivi che ho scritto sopra.
Flavio Fusi
È innegabile che Barcellona e Bayern Monaco al 100% della forma e con tutta la rosa a disposizione, siano un gradino sopra al resto delle candidate. In questo senso due assenze come Javi Martinez e soprattutto Boateng, restringono il gap tra Bayern e squadre come Atlético, Real, Juve e PSG, a mio modo di vedere a loro volta superiori alle inglesi.
Daniele Manusia
Barcellona e Real Madrid (per me il Bayern se incontra troppo presto un’altra grande si scioglie come neve al sole… magari sbaglio ma non mi hanno trasmesso grande sicurezza quelle poche volte che li ho guardati giocare quest’anno). Ma dato che i sorteggi spesso danno esiti sorprendenti dico: Barcellona e Juventus. La rivincita.
Emiliano Battazzi
Barcellona e Bayern, chiaramente, ma io credo molto nell’impossibilità di vincere la Champions League per due volte di fila, quindi occhio anche al Real un po’ casual di Zidane, all’Atleti di Simeone e al PSG di Blanc. Ah, vi ricordo che quando Mourinho è stato esonerato la prima volta dal Chelsea, poi i Blues sono arrivati in finale, non si sa mai.
Daniele V. Morrone
Barcellona e Bayern solo le due favorite per la finale. Per fortuna la Champions League raramente ha portato alle due favorite la sicurezza di arrivare fino in fondo. Come detto da chi mi ha preceduto purtroppo però il gruppo delle outsider credibili per la finale è ristretto alle squadre che in finale già ci sono state nelle ultime due edizioni, più il PSG.
Fabrizio Gabrielli
Che poi è come chiedere Chi vincerà il pallone d’oro l’anno prossimo? Cioè, gli esiti sembrano scontati, Barça-Bayern tipo Messi-CR7, non cambia molto. Però poi ci sono sempre la Magia Del Calcio e l’Imponderabile che possono stravolgerti le previsioni. Magari ci troveremo di fronte a qualcosa di assolutamente imprevedibile inedito mai sentito assurdo, tipo un romanzo che parla di un membro di una minoranza che sogna di scrivere il Grande Romanzo Americano.
Emanuele Atturo
È la Champions League! Voglio la finale tra le due migliori squadre dal punto di vista tecnico e drammaturgico, quindi Barcellona-Bayern Monaco non è solo la finale più probabile, ma anche la più bella. Sia Juventus che Paris Saint Germain potrebbero avere la solidità per contendere un posto in finale. Ma l’unica squadra che potrebbe fornire un’alternativa di primo livello, almeno di sceneggiatura, sarebbe l’Atlético.