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Guida ai monte ingaggi della Serie A 2017-18
27 dic 2017
Quanto e come spendono le squadre italiane per gli stipendi dei propri calciatori.
(articolo)
9 min
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Analizzando il monte ingaggi delle 20 società di Serie A si possono estrapolare diverse informazioni interessanti, e non solo in merito a “chi spende di più” ma anche alle politiche dei diversi club rispetto a questa importante voce di bilancio. Prima, però, vanno fatte alcune precisazioni.

La prima è che nessun club, nemmeno quelli quotati in borsa, hanno l’obbligo di dichiarare gli stipendi dei singoli calciatori. Nei bilanci si trova spesso un valore aggregato che indica il “Costo del personale tesserato”, del quale le retribuzioni lorde dei giocatori della prima squadra costituiscono una parte importante, ma non esclusiva: all’interno della definizione “personale tesserato” sono compresi anche i membri dello staff tecnico (l’allenatore e i suoi collaboratori) e al valore finale di questa voce di bilancio si arriva aggiungendo altri costi non sempre di poco conto, come i premi ai giocatori (i famosi “bonus”), i compensi ai giocatori dati in prestito (il cui stipendio non è integralmente pagato dalle squadre per le quali giocano nella stagione di riferimento), gli incentivi all’esodo elargiti ai giocatori ceduti (in pratica, le cosiddette “buonuscite”) e altre variabili di minore importanza che però contribuiscono ad alzare il totale di qualche milione, soprattutto per le grandi squadre. Per questo motivo, i dati che analizzeremo non sono esattamente identici a quelli che si trovano nei bilanci delle varie squadre.

Per avere una cifra il più possibile realistica in relazione a ciò che le squadre spendono in ingaggi dei calciatori, abbiamo sommato gli stipendi dei giocatori ipotizzati a inizio settembre da La Gazzetta dello Sport, perché a volte i totali non corrispondevano a quelli prospettati dal famoso quotidiano sportivo, ipotizzando per semplicità che gli stipendi lordi siano esattamente il doppio di quelli netti (in realtà la cifra lorda è leggermente inferiore). Rispetto all’anno scorso le discrepanze sono meno clamorose, con la più evidente che riguarda il Torino, accreditato dalla Gazzetta di un monte ingaggi di 45 milioni quando in realtà la somma degli stipendi dà una stima finale di 38.

La tabella di Gazzetta riveduta e corretta, con il monte ingaggi totale riferito agli stipendi lordi delle 20 rose di Serie A (bonus e staff tecnico esclusi), con la differenza rispetto alla scorsa stagione (non sono disponibili i dati del 2016/17 delle tre neopromosse).

Quanta parte dei ricavi viene spesa in ingaggi?

La Juventus è anche quest’anno la squadra leader sul fronte stipendi. L’aumento dei ricavi ottenuto dai bianconeri nella scorsa stagione grazie al brillante cammino in Champions League e alla cessione di Pogba ha avuto come conseguenza un utile a bilancio 2016/17, che ha spinto i dirigenti ad alzare ancor di più l’asticella del monte ingaggi. La crescita del monte ingaggi della Juventus non è solo legata ai nuovi acquisti (solo Douglas Costa ha ottenuto uno stipendio equivalente ai top player della rosa, firmando un contratto da 6 milioni netti a stagione) ma soprattutto agli adeguamenti di stipendio alcuni calciatori già facenti parte della rosa nella scorsa stagione (in particolare Dybala, salito da 3 a 7 milioni netti a stagione).

Il dato totale di 164 milioni, pur essendo di gran lunga il più elevato come monte ingaggi della Serie A, rappresenta solamente il 40% dei ricavi del club, escluse le plusvalenze. Una percentuale inferiore rispetto a quasi tutte le altre squadre, dovuta soprattutto al grosso impatto dei “Premi Variabili” sul monte ingaggi finale (ovvero i “bonus” elargiti per il raggiungimento di determinati risultati sportivi di squadra o individuali). Inoltre, la volontà di un club come la Juventus è quello di lasciarsi un certo spazio di manovra nella voce “Costi del personale tesserato” per gli ingaggi di tutti quelli che non fanno parte della rosa di prima squadra. Il bilancio 2016/17 dei bianconeri registra infatti ben 102 tesserati, suddivisi in 46 calciatori, 31 allenatori e altre 25 figure, classificate come “altro personale tecnico”.

Dal punto di vista della percentuale sui ricavi fa ancora meglio l’Inter che, grazie a un’importante opera di contenimento degli ingaggi attuata per soddisfare le richieste della UEFA riguardo al Fair Play Finanziario e di aumento dei ricavi commerciali, spende per la rosa di prima squadra appena il 30% dei ricavi. Il calo di 23 milioni del monte ingaggi rende ancor più apprezzabile il lavoro svolto sul mercato da Sabatini e Ausilio, capaci di tagliare alcuni costi molto importanti (sono stati ceduti tre dei sei giocatori che guadagnavano più di 3 milioni netti, ovvero Kondogbia, Jovetic e Banega) rafforzando contemporaneamente la squadra con l’acquisto di calciatori dagli ingaggi ampiamenti sostenibili, come Borja Valero (2,2), Cancelo (2), Vecino (1,7), Dalbert e Skriniar (1,2).

All’estremo opposto di questa percentuale troviamo invece la Sampdoria, che attualmente investe nel monte ingaggi il 62% dei ricavi, avendo in rosa ben otto giocatori con stipendi compresi fra 1 e 1,3 milioni netti (è l’unica oltre alle sette cosiddette “grandi” del nostro campionato).

Le variazioni rispetto alla scorsa stagione

In un quadro di generale stallo dei monte ingaggi, sono tre le squadre che hanno fatto segnare le variazioni più importanti, cioè superiori ai 10 milioni di euro in più o in meno. Oltre alla Juventus e all’Inter, di cui abbiamo già parlato, c’è anche il Milan che, a seguito della impressionante campagna acquisti estiva, ha visto lievitare il suo monte ingaggi da 77 a 114 milioni, rappresentando così la seconda squadra più costosa dell’intero campionato per distacco.

Fino alla scorsa stagione il calciatore con lo stipendio più alto della rosa rossonera era Bacca (3,5 milioni). Oggi non solo quella cifra è stata eguagliata dagli ingaggi offerti a Biglia e Kalinic, ma è anche stata ampiamente superata dagli stipendi di Bonucci (7,5 milioni netti, il più pagato della Serie A al pari di Higuain) e di Donnarumma (6 milioni netti, quarto nella graduatoria generale a parimerito con Douglas Costa e dietro a Dybala). Sono inoltre passati da 7 a 15 i giocatori del Milan che guadagnano almeno 2 milioni netti all’anno (alla Juventus sono 21, all’Inter 10, alla Lazio 3, al Napoli 8, alla Roma 9, nessuno alla Fiorentina). Un monte ingaggi così imponente sarà senza dubbio un problema da affrontare nella prossima stagione in caso di mancata qualificazione alla Champions League, con un più che probabile ridimensionamento sulla scia di quanto fatto dall’Inter quest’anno.

Al terzo posto nella classifica generale dei monte ingaggi della Serie A troviamo poi la Roma, che ha anch’essa tagliato il suo esborso totale in stipendi per far fronte alle richieste della UEFA ma che nelle ultime settimane sta facendo di nuovo aumentare la cifra complessiva con i rinnovi di alcuni calciatori (De Rossi, Strootman, Nainggolan, Fazio e Perotti), probabilmente ritenuti compatibili con le finanze societarie dopo la qualificazione agli ottavi di Champions League.

Sotto la Roma e l’Inter troviamo il Napoli. Il dato del club di De Laurentiis conferma l’ottimo lavoro sul campo di Sarri, che con un monte ingaggi che è meno della metà di quello della Juventus riesce comunque a competere per la vittoria dello scudetto. Il più pagato dai partenopei è Insigne con 3,6 milioni netti, molto meno dei 4,5 milioni netti incassati dai due più pagati di Inter e Roma, cioè Icardi e Dzeko.

A seguire c’è la Lazio, con un monte ingaggi cresciuto da 54 a 60 milioni. Lucas Leiva e Nani, arrivati quest’estate, sono diventati i più pagati della squadra (2,5 milioni netti, contro i 2,2 di Immobile).

Dietro le grandi, troviamo poi la Fiorentina, che ha fatto scendere il proprio monte ingaggi da 42 a 35 milioni, facendosi scavalcare da Torino e Sampdoria, che invece hanno aumentato leggermente i rispettivi monte ingaggi (entrambe a 38 milioni di euro).

Anche quest’anno l’Atalanta ha fatto un ottimo lavoro, rimanendo sempre nella parte bassa della classifica, pur avendo aumentato il proprio monte ingaggi di 4 milioni, e continuando ad ottenere ottimi risultati sul campo.

In fondo alla classifica troviamo il Crotone (che con il più basso monte ingaggi è riuscito a salvarsi già nella scorsa stagione) e il Benevento. Discorso opposto va fatto invece per il Chievo, che con un monte ingaggi molto più basso rispetto alle dirette concorrenti (appena 18 milioni di euro) sembra diretto all’ennesima salvezza tranquilla.

Strategie a confronto

Analizzando i dati a disposizione relativi agli stipendi degli 11 giocatori più pagati di ogni squadra si possono apprezzare le diverse strategie riguardo alle differenze tra rosa titolare e riserve, con squadre che hanno preferito elargire elevati stipendi solo agli undici titolari e altre che invece hanno distribuito gli ingaggi in maniera più equa tra titolari e riserve.

Fra le prime spiccano il Sassuolo (72% del monte ingaggi destinato agli undici più pagati, con cinque giocatori che non scendono sotto il milione di euro netto a stagione, ovvero Berardi, Politano, Acerbi, Consigli e Matri) e l’Inter (un 71% che rimarca, vista la mancata qualificazione alle coppe, la scelta di costruire una rosa un po’ ridotta negli uomini e nella qualità delle riserve, ma altamente competitiva nei titolari).

Strategia differente per il già citato Crotone (55% destinato ai migliori undici con il più pagato in rosa, Budimir, accreditato di uno stipendio di 450 mila euro netti) e per l’accoppiata Udinese-Spal (57%) con entrambe le squadre che hanno costruito una rosa sulla carta con diversi giocatori sullo stesso piano tecnico ed economica.

Fra le altre grandi, una scelta simile a quella di Inter e Sassuolo l’ha fatta il Napoli (68% del totale ai “titolari”, assecondando così la tendenza di Sarri a ridurre al minimo il turnover), mentre Lazio, Juventus, Inter e Roma si mantengono fra il 60 e il 64%.

Guardando infine la Serie A nella sua totalità, il totale dei soldi spesi in ingaggi è cresciuto rispetto allo scorso anno, passando da 893 a 950 milioni, non solo grazie ai grossi investimenti effettuati da Juventus e Milan ma anche per via di una tendenza generalizzata ad alzare leggermente i budget per gli stipendi. Per quanto riguarda le medie e piccole squadre questa scelta potrebbe essere giustificata dalla ragionevole certezza di ottenere qualche milione in più dalla riforma della ripartizione dei diritti televisivi che dovrebbe avvantaggiarle. Anche le neopromosse, però, hanno contribuito, con un monte ingaggi superiori di 7 milioni rispetto a quelli avuti l’anno scorso dai tre club che sono poi retrocessi. Se in campo le differenze tra grandi e piccole squadra è sempre più marcata, per quanto riguarda il monte ingaggi la distanza si sta invece assottigliando, anche se di poco.

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