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Guida al Bologna 2019/20
21 ago 2019
Si riparte dall'incoraggiante decimo posto dello scorso anno.
(articolo)
17 min
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Piazzamento lo scorso campionato: 10°.

Chi in più: Stefano Denswil (Bruges); Takehiro Tomiyasu (Sint Truiden); Jerdy Schouten (Excelsior); Mattia Bani (ChievoVerona); Musa Juwara (ChievoVerona); Andreas Skov Olsen (Nordsjaelland).

Chi in meno: Godfred Donsah (Cercle Brugge); Erik Pulgar (Fiorentina); Adam Nagy (Bristol); Filip Helander (Glasgow Rangers); Felipe Avenatti (Standard Liegi); Emil Krafth (Newcastle); Simone Edera (Torino); Lyanco (Torino); Federico Mattiello (Cagliari).

Una statistica dalla scorsa stagione:Il Bologna è la squadra che ha migliorato di più il proprio rendimento nel girone di ritorno, facendo 18 punti in più rispetto al girone d'andata. La seconda è stata l’Atalanta con 13 punti.

A che punto è il progetto di Saputo?

Secondo Galileo, se una nave viaggia a una velocità costante su un mare assolutamente calmo un osservatore sotto coperta non riuscirà a determinare se la nave è in moto oppure ferma. Nell’ultimo anno il Bologna è cambiato molto, vivendo alti e bassi continui, ma oggi è difficile dire se ci siano stati progressi nel cammino della società di Joey Saputo o se, all’alba della nuova stagione, i rossoblù siano sostanzialmente allo stesso punto di prima.

Dal suo ritorno in Serie A, ormai quattro anni fa, l’ambiente spera che il Bologna riesca a entrare nella “classe media” del calcio italiano, cioè in quel ristretto cerchio di squadre che possono aspirare a una qualificazione europea ogni anno. Una posizione ritenuta più in linea con il blasone del club e, soprattutto, con i proclami della società. Per citare una dichiarazione di Saputo che le racchiuda tutte: «Il Bologna ha un grande passato fatto di tanta gloria, è ovvio che io intenda riportare la squadra a un certo livello. Dobbiamo diventare un club rispettato da tutti, dentro e fuori dal campo. Il nostro obiettivo sarà tornare in Europa, ma serviranno tempo e tanti investimenti».

Eppure, quando scrivevamo la guida del 2018/19 era parere comune che, dopo alcuni campionati passati nella noia della mezza classifica, il Bologna doveva più che altro sperare di salvarsi. L’ambiente era circondato da una cupola di pessimismo. La società aveva puntato su un tecnico giovane come Filippo Inzaghi, dal curriculum fatto di luci e ombre, ma gli aveva messo a disposizione una rosa dalle ambizioni dimesse, ricca di lacune in diversi reparti. Erano stati ceduti i due migliori talenti offensivi - Federico Di Francesco e Simone Verdi - ed erano stati rimpiazzati con giocatori mediocri. Un esempio forse vale per tutti: l’acquisto più oneroso, l’attaccante Diego Falcinelli, ha chiuso la stagione con zero reti realizzate in Serie A. Tuttavia l’approccio pragmatico del tecnico lasciava sperare che il Bologna riuscisse a fare un campionato dignitoso affidandosi alla solidità difensiva. Il tecnico evocava la mentalità “cholista” e si lamentava del pessimismo della piazza, ma dopo poche giornate era chiaro che lo scenario peggiore possibile si stava materializzando.

Una stagione schizofrenica

Nonostante un calendario morbido, la squadra ha messo insieme appena un punto nelle prime quattro giornate, stabilendo l’incredibile record storico di non segnare nelle prime tre partite di campionato. Quando ha ottenuto dei risultati, questi avevano tutta l’aria di essere estemporanei e frutto della giornata nera degli avversari. In ogni caso, alla fine del girone d’andata il Bologna aveva vinto solo due volte, segnando appena 15 gol in 18 partite. Inzaghi ha schierato la squadra con un 3-5-2 piuttosto conservativo, la cui coperta è sembrata troppo corta: non sembrava possibile diventare pericolosi davanti senza sacrificare la solidità dietro.

Il Bologna si schierava con un baricentro basso, ma poi aveva troppo campo da risalire per le qualità a disposizione. Inzaghi non aveva in rosa giocatori bravi in transizione, e non poteva affidarsi neanche a una costruzione più paziente dal basso - come aveva fatto nelle passate esperienze - vista la bassa qualità dei difensori col pallone tra i piedi. Ma se le difficoltà in fase di possesso erano in qualche modo prevedibili, il Bologna non è riuscito a essere neanche la squadra attenta e scrupolosa che aveva in mente Inzaghi: il centrocampo è stato in difficoltà a coprire l’ampiezza senza palla e lasciava spesso isolati i difensori.

La dirigenza è corsa ai ripari cercando di irrobustire lo spessore della rosa nel mercato di gennaio. Sono quindi arrivati Sansone e Soriano per aggiungere qualità tecnica e idee negli ultimi metri di campo. Per metterli a loro agio Inzaghi ha deciso di abbandonare il 3-5-2 per il 4-3-3. La squadra ha reagito bene ma, alla prima di ritorno, ha ottenuto solo uno sfortunato pareggio contro la SPAL, e poi, contro il Frosinone, dopo 14 minuti, è finita in dieci per l’espulsione di Mattiello. La squadra ha subito un pesante 4 a 0. Il Frosinone si è portato a un solo punto dal Bologna terzultimo e Inzaghi, inevitabilmente, è stato esonerato. Una decisione che a dire il vero la piazza reclamava da diverse settimane, ma su cui la dirigenza del Bologna si è mostrata, come altre volte in passato, piuttosto prudente.

Per i tifosi del Bologna che si erano dimenticati che faccia avesse l'abisso.

Bisogna ammettere che quando come successore di Inzaghi è stato annunciato Sinisa Mihajlovic in pochi nutrivano qualche speranza che i rossoblù potessero salvarsi. Mihajlovic stava attraversando un momento grigio della sua carriera, dopo lo strano passaggio nello Sporting Lisbona, e sembrava aver accettato l’incarico quasi per disperazione.

Il tecnico serbo in carriera ha giocato con principi e moduli così diversi che è difficile ricostruire un filo tattico che ne definisca le idee. Se però il Bologna ha cominciato a macinare risultati straordinari immediatamente non è solo per la grande mentalità e motivazione che ha saputo installare nei giocatori, ma anche per un coraggio tattico che ha cambiato pelle a una squadra fino a quel momento apparsa confusa e timorosa. Il Bologna ha subito vinto 1 a 0 a San Siro contro l’Inter: una partita certo fortunata ma che ha già mostrato i motivi per cui il Bologna cambierà totalmente i suoi risultati.

Mihajlovic ha mantenuto il 4-3-3, alternandolo a volte al 4-2-3-1; ha alzato il baricentro medio della squadra (da 44,1 metri a 46,5), il numero di recuperi nella metà campo avversaria (da 10,8 a 12,6), il numero di tocchi sulla trequarti e di quelli in area di rigore. Se il Bologna di Inzaghi produceva mediamente 1 xG per partita, quello di Mihajlovic è passato a 1,45. A dire il vero la fase di possesso del Bologna ha continuato a soffrire alcuni problemi e non avevo certo una grande fluidità. È stata però compensata da una fase di non possesso ambiziosa. Un pressing non sempre molto organizzato ma intenso ed efficace, che in qualche modo è la migliore rappresentazione del calcio di Mihajlovic.

Stimolata da un contesto più positivo, la rosa del Bologna si è rivelata molto meno scadente del previsto. Nel girone di ritorno dei rossoblù sono stati tanti i giocatori a brillare, a cominciare dall’eterno Rodrigo Palacio, un giocatore dalla sensibilità tecnica e tattica fuori scala nella squadra, ma anche con un atletismo d’alto livello nonostante l’età.

Gli altri due protagonisti sono stati Erik Pulgar e Riccardo Orsolini. Il centrocampista cileno ha avuto un rendimento altalenante in questi anni ma nel girone di ritorno ha dimostrato una creatività essenziale per la squadra: con 2.3 passaggi chiave per novanta minuti è stato il secondo miglior mediano del campionato dopo Pjanic. Orsolini invece era stato provato mezzala da Inzaghi, per farlo giocare in un sistema dove era sostanzialmente incollocabile. C’erano però anche dei dubbi sulla sua incisività da ala, visti i suoi limitati mezzi fisici e una capacità di saltare l’uomo che si era rivelata non eccezionale - nonostante fosse il suo miglior pregio a inizio carriera, quest’anno ha chiuso con un misero 42% di dribbling riusciti. Se Orsolini è però riuscito a cambiare la nostra percezione di lui è perché si è rivelato sorprendentemente incisivo sotto porta. Con 10 gol complessivi è stato il miglior realizzatore stagionale del Bologna, rivelandosi quindi più un finalizzatore che un rifinitore.

Alla fine di aprile i rossoblù hanno centrato due risultati fondamentali, un 3-0 a alla Sampdoria e un 3-1 in rimonta contro l’Empoli, che hanno assicurato una salvezza insperata, figuriamoci con tutte quelle giornate di anticipo. All’ultima giornata, battendo il Napoli, i rossoblù hanno centrato il record di punti dell’era Saputo e il decimo posto. Il Bologna è stato forse la sorpresa più grande del girone di ritorno, di certo una delle migliori squadre, la settima per punti nel girone di ritorno (31 in 19 partite). Rispetto al girone d’andata la squadra ha quindi messo insieme 18 punti in più, ha subito 2 gol in meno e ne ha segnati ben 18 in più.

Preoccupazioni e mercato

È naturale quindi che l’ambiente abbia chiuso la stagione in un bagno d’ottimismo, e l'idea che il decimo posto fosse un punto di partenza per scalare la classifica ancora verso l’alto. Un ottimismo alimentato anche dall’arrivo di Walter Sabatini nel ruolo di DS: un uomo che negli ultimi anni ha dimostrato una capacità quasi mistica di aumentare il patrimonio tecnico della rosa, facendo crescere le società in cui lavora con un player trading d’alto profilo.

Doveva però arrivare la notizia che avrebbe sconvolto il momento del Bologna. Il 13 luglio Sinisa Mihajlovic annuncia di aver contratto una forma acuta di leucemia. E così i rossoblù si sono visti crollare il pilastro su cui doveva reggersi la nuova stagione. La società ha deciso di non cercare un sostituto e di affidare la panchina allo staff di Mihajlovic, che continuerà a operare a distanza mentre prosegue le cure. In un modo o nell’altro, sarà ancora la sua squadra.

Walter Sabatini poteva partire dall’ottima base gettata dallo scorso mercato invernale, e infatti le prime operazioni sono stati i riscatti di Sansone, Soriano e Orsolini, che con 15 milioni è diventato l’acquisto più oneroso della storia rossoblù. Al contempo il DS aveva il compito di riparare alcune falle della rosa, a cominciare da quella di Lyanco, difensore tornato al Torino e determinante nello scorso girone di ritorno per la sua velocità in recupero e per l’aggressività in anticipo. E il Bologna in effetti ha comprato subito due difensori centrali. Stefano Denswil è un centrale mancino con una struttura fisica pesante e con alle spalle 4 discrete stagioni nel campionato belga. Ancora più interessante è stato l’acquisto di Takehiro Tomiyasu, giovane centrale giapponese di 22 anni. È già intelligente nelle letture, è ambidestro ed è lucido e tecnico quando deve impostare dal basso. Dal Chievo invece il Bologna ha prelevato Mattia Bani, che nonostante l’etichetta di panchinaro forse finirà per giocare più del previsto.

Anche negli altri reparti Sabatini ha operato con la sua classica filosofia, prendendo profili semi-sconosciuti da campionati minori. Invece di lavorare in Sudamerica, però, stavolta si è concentrato sul mercato nord-europeo, e sono arrivati il figlio d’arte Jerdy Schouten dall’Excelsior e Andreas Skov Olsen dal Nordsjaelland, senz’altro l’acquisto più interessante del mercato dei rossoblù. Arrivato per 6 milioni di euro, Skov Olsen è un’ala destra che gioca a piede invertito per rientrare sempre sul sinistro. È molto tecnico in conduzione e ha una capacità notevole di concludere verso la porta. Lo scorso anno ha realizzato 26 gol in 44 partite: numeri difficili da credere, anche se maturati nel contesto non troppo competitivo del campionato danese.

La cessione più dolorosa è stata senz’altro quella di Erik Pulgar, che ha sfruttato la clausola per accasarsi alla Fiorentina per 10 milioni, una cifra bassa nel contesto della sua influenza nel gioco del Bologna. Tuttavia, fino a qualche giorno fa, il Bologna era nella top-20 delle squadre che avevano speso di più in Europa sul mercato, con un saldo negativo di circa 42 milioni di euro. Segno che la società, in ogni caso, sta investendo.

Che Bologna aspettarci

Il Bologna nel precampionato si è schierato con un 4-2-3-1 che ha mostrato una squadra ambiziosa, dall’identità già spiccata, ma con evidenti problemi di organico. Senza Pulgar e con Schouten e Dzemaili indisponibili, come mediani sono stati provati Svanberg e Kingsley, ventenne lo scorso anno in prestito al Perugia. Nessuno dei due è sembrato a proprio agio nel ruolo, considerando la loro attitudine offensiva e il fatto che in carriera hanno giocato sempre da mezzali o addirittura da trequartisti. Mentre erano efficaci nel difendere in avanti, i due sono sembrati in difficoltà soprattutto negli scivolamenti orizzontali, col Bologna che si è trovato spesso in difficoltà a difendere l’ampiezza. Un problema grosso soprattutto sul proprio lato sinistro, quello più offensivo. Le cose sono migliorate quando ha giocato Poli: un giocatore sottovalutato per la quantità di cose che riesce a mettere nelle sue partite, e che sarà il pilastro del centrocampo rossoblù.

Nonostante Kingsley stia comunque mostrando margini di miglioramento, accanto a Poli la dirigenza dovrà cercare un profilo in grado di garantire equilibrio, dinamismo e intelligenza tattica. Nel frattempo si sono comunque visti interessanti miglioramenti nei meccanismi di risalita del campo. Come già visto in parte lo scorso anno, il terzino destro rimane più bloccato per permettere a quello sinistro di sganciarsi in profondità. Un meccanismo cucito sulle caratteristiche di Ladislav Krejci e Mitchell Dijks, due esterni sinistri dall’attitudine molto offensiva. Dijks in particolare è stato un fattore per il suo debordante atletismo, fondamentale nel risalire il campo sia con i duelli aerei (3,2 p90' lo scorso anno, più del 60% dei quali vinti) e le corse palla al piede. Si forma quindi una difesa ibrida a 3, che diventa a 4 in fase di difesa posizionale.

Con la palla al portiere il centrale di destra (Danilo o Bani) si alza leggermente per permettere a Denswil e al terzino sinistro di allargarsi. A quel punto si abbassa uno dei mediani per formare una specie di esagono con cui il Bologna nelle amichevoli è riuscito bene a eludere il pressing avversario. In questo senso è interessante l’uso di Tomiyasu da terzino destro che però rimane più bloccato e può sfruttare la sua tecnica nell’impostazione dal basso.

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Un'azione ideale del Bologna, con uscita palla, filtrante verso il trequartista, cambio di gioco, sovrapposizione del terzino. Qui il video completo.

Arrivato sulla trequarti, il Bologna si affida alla tecnica e all’imprevedibilità dei suoi giocatori offensivi. Le due ali - Sansone, Skov Olsen o Orsolini - vengono molto dentro il campo avvicinandosi alla punta, Palacio o Santander, che lavora soprattutto di sponda e per liberare lo spazio per Soriano, un trequartista bravo negli inserimenti senza palla.

Come lo scorso anno, però, anche in questo precampionato diversi gol sono arrivati dopo aver recuperato in alto il pallone, con un pressing ambizioso. Il Bologna è una squadra che vuole stare alta sul campo, facendo scattare un pressing intenso quando gli avversari scivolano verso l’esterno. Un meccanismo facilitato anche dalle caratteristiche dei giocatori, sempre bravi a scegliere gli angoli di pressing. A questi momenti, specie contro squadre di livello più alto, il Bologna alterna fasi di difesa posizionale con un baricentro medio-basso, non sempre giocate con attenzione.

I numeri del precampionato fotografano abbastanza bene le caratteristiche di una squadra brillante col pallone e in difficoltà senza, almeno per ora: 10 gol fatti e 11 subiti in appena 4 partite, contro Colonia, Schalke, Augsburg e Villarreal. Per come è strutturato il Bologna, il centrale di sinistra rimane spesso isolato, e se Lyanco era a proprio agio nel difendere in un campo grande, fuori dalla proprio comfort zone, Denswil è sembrato in difficoltà fisica. Lento negli spostamenti laterali e macchinoso nei recuperi.

Il secondo e il quarto gol del Villarreal sono preoccupanti. Nel primo il tentativo di pressing di Krejci viene saltato, lasciando Denswil in uno contro uno contro Chukwueze. Nel quarto Krejci è ancora fuori posizione, con stavolta Bani lasciato in uno contro uno con l’attaccante. Un difetto strutturale del Bologna.

Il pressing poi non è sempre eseguito con l’adeguata attenzione nelle marcature preventive e nelle scalate, e a volte lascia la linea difensiva sola a correre all’indietro. Un problema che può essere ingigantito davanti a difensori che non brillano nella difesa in spazi ampi.

I rossoblù non seguono i riferimenti e all’Augsburg basta pochissimo per trovare l’uomo dietro il centrocampo.

Per questo diventa ancora più importante che dal mercato arrivi un centrocampista dalle grandi letture senza palla, che possa rendere più sostenibili ed efficaci le fasi di pressing dei rossoblù. Nella speranza che magari qualcuno dei giovani a disposizione si riveli all’altezza. Da tenere d’occhio è Jerdy Schouten, rallentato in questo inizio stagione da un piccolo infortunio. Il centrocampista olandese ha una tecnica non sempre pulita ma un’ottima attitudine difensiva, espressa soprattutto nella lettura delle linee di passaggio avversarie. Contro il Pisa, all'esordio ufficiale, il Bologna ha giocato con grande brillantezza, con una circolazione rapida che ha cercato con insistenza di slogare la difesa avversaria in ampiezza. Come sempre ha brillato la stella di Rodrigo Palacio, determinante negli ultimi due gol - l'ultimo segnato con un piatto sul secondo palo che solo i giocatori più tecnici possono far apparire semplice.

Il Bologna sembra una squadra la cui precisone nell’esecuzione tattica dipende dalla concentrazione e dall’intensità mentale dei giocatori. Una squadra a proprio agio quando può correre in avanti con coraggio e generosità, più in difficoltà invece negli aspetti più razionali nel gioco. Per questo gli ultimi aggiustamenti di mercato saranno fondamentali per dare a Mihajlovic interpreti che possano sostenere delle idee ambiziose, e che lasciano i giocatori davanti a molte scelte individuali.

In attesa e nella speranza che il tecnico possa tornare al suo posto in panchina, il Bologna può affrontare la stagione con più tranquillità rispetto alla scorsa estate, quando il progetto di Saputo sembrava essersi infilato in un brutto imbuto. Le incognite rimangono però molte, e la sensazione è che neanche quest’anno il Bologna potrà ambire a emanciparsi dall’anonimato della mezza classifica. A meno che tutte le scommesse di Sabatini non si rivelino azzeccate. Come sempre, a contare sarà il viaggio e non la destinazione.

Peggior scenario possibile

Nessun giovane si rivela all’altezza del campionato italiano. A dicembre, dopo l’ennesima figuraccia in marcatura contro il Lecce di Adebayor, Denswil si ritira dal calcio. Danilo si infortuna, Bani gioca tutte le partite, se possibile anche peggio di Denswil, ma come si dice: “meglio un male conosciuto che uno che non si conosce”. La squadra segna tanto ma subisce di più. La dirigenza a gennaio correrà ai ripari riprendendo di nuovo Domenico Maietta detto “Mimmo”, che ci mette come sempre una pezza. A due giornate dalla fine un tremolante 0 a 0 allo stadio Via del Mare assicura la salvezza ai rossoblù. Skov Olsen nel frattempo sarà finito in prestito al Reading nel mercato invernale.

Miglior scenario possibile

Schouten, alla fine, si rivela un gran bel giocatorino. Lui e l’eterno Poli sistemano le falle del centrocampo e davanti gli attaccanti rossoblù sono on fire. Orsolini segna 7 gol nel solo girone d’andata e Sansone gioca con una continuità che non aveva mai avuto in carriera. Alla fine la squadra di Mihajlovic riesce a confermare il decimo posto dello scorso campionato.

Giocatore di cui avere la maglia

Se siete bassi e minuti vi consiglio di acquistare la maglia di Mitchell Dijks, un giocatore grande come un frigorifero, per un effetto comico assicurato. Se invece la volete prendere seriamente c’è la maglia di Takehiro Tomiyasu, un giovane centrale giapponese sulla carta molto forte. Se anche dovesse andare male i flop giapponesi rimangono di culto. Quanto paghereste oggi per una maglia dell’Arsenal di Ryo Miyaichi?

Giocatore da prendere al fantacalcio

Roberto Soriano l’anno scorso ha segnato solo 2 gol in 17 partite, ma è stato un caso. Col Bologna è arrivato al tiro comunque 1.8 volte per novanta minuti, di cui 1.1 dentro l’area. Nella statistica è stato fra i migliori centrocampisti del nostro campionato e l’impressione generale di flop dovrebbe abbassarne il prezzo.

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