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Guida al Cagliari 2017/18
01 set 2017
La ricerca di una salvezza più tranquilla dopo le fatiche dello scorso anno.
(articolo)
15 min
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Posizione lo scorso anno: 11°

Chi in più: Alessio Cragno, Marco Andreolli, Antonio Balzano, Senna Miangue, Filippo Romagna, Gregory van der Wiel, Luca Cigarini, Andrea Cossu, Duje Cop, Niccolò Giannetti, Leonardo Pavoletti.

Chi in meno: Roberto Colombo, Gabriel Vasconcelos, Bruno Alves, Mauricio Isla, Nicola Murru, Bartosz Salamon, Davide Di Gennaro, Panagiotis Tachtsidis, Marco Borriello, Han Kwang-Song.

Ritornare alla normalità

Nella scorsa stagione quello del Cagliari è stato uno dei casi più anomali della recente storia della Serie A. Il bassissimo ritmo delle ultime quattro squadre ha permesso ai sardi di salvarsi praticamente già prima di Natale, ma il numero impressionante di gol subiti ha fatto comunque vacillare la panchina di Massimo Rastelli, che non godeva di grande fiducia neanche a inizio campionato. Il tecnico, ai rossoblù dalla stagione della Serie B, è stato salvato da una clamorosa rimonta casalinga contro il Sassuolo - da 1-3 a 4-3 - senza la quale sarebbe stato probabilmente esonerato vista la turbolenza dell’ambiente dopo la brutta sconfitta precedente a Empoli, con annesso ritiro punitivo.

Fino a quel momento il Cagliari era di gran lunga la peggior difesa della Serie A con oltre 2 gol subiti a partita di media. A fine campionato i sardi sono risultati la terza peggior difesa (con ben 10 gol subiti in più rispetto alla quarta, il Torino) avendo concesso 76 reti, esattamente 2 a partita. Tuttavia il Cagliari è risultato nettamente la peggiore squadra in una statistica forse ancora più indicativa, quella dei tiri concessi a partita: i rossoblù hanno subìto ben 17,2 conclusioni ogni 90 minuti, ben 1,1 in più dell’Empoli secondo in questa speciale classifica.

Tutto lascia pensare che il Cagliari ha davanti un’altra, difficile missione salvezza. L’obiettivo è di ottenerla con un livello di gioco più convincente e una difesa più solida. Già a metà della scorsa stagione i sardi hanno adottato dei rimedi in grado di migliorare le statistiche difensive, pur non risolvendo tutti i problemi. I nuovi movimenti di mercato metteranno anche alla prova lo stesso Rastelli, che in questa stagione si gioca molto della propria credibilità a questi livelli.

I nuovi giocatori

Il mercato estivo ha apportato delle modifiche abbastanza sostanziali alla rosa. Bruno Alves, Di Gennaro, Isla, Tachtsidis e Borriello hanno salutato la Sardegna, insieme ai portieri Colombo e Gabriel e al terzino sinistro Murru. Gli arrivi più importanti (oltre al giovane estremo difensore Cragno, di ritorno dal fruttuoso prestito a Benevento) hanno rinforzato la difesa e il centrocampo, con l’acquisto di Luca Cigarini dalla Sampdoria, dello svincolato di lusso Marco Andreolli e con l’incredibile arrivo di Gregory van der Wiel, un tentativo di rilancio di carriera per un terzino titolare nella finale dei Mondiali 2010 e con un buon numero di presenze nel Paris Saint-Germain. Al posto di Marco Borriello è arrivato un altro attaccante in cerca di rilancio, Leonardo Pavoletti, che arriva da una sbiadita esperienza a Napoli, ricca di problemi fisici, ma che è stato accolto a Cagliari come re.

A centrocampo la rivoluzione è stata profonda: in un colpo solo il Cagliari si è quindi privato dei suoi due principali mediani, Tachtsidis e Di Gennaro, che Rastelli utilizzava a seconda del propri piani tattici. Il greco era diventato indispensabile nelle partite di sofferenza per il suo contributo difensivo, specialmente fisico, e rappresentava un punto importante per risolvere tutti i problemi nelle fasi di non possesso. Di Gennaro invece era l’uomo utilizzato per alzare la qualità della squadra. Quando deve recuperare il pallone non ha una grande indole al posizionamento, muovendosi a volte in modo un po’ confuso. Ma con la palla al piede il centrocampista di scuola Milan ha una buona capacità di protezione spalle alla porta, grazie anche a una discreta fisicità, e soprattutto grande sensibilità con il piede sinistro nel gioco di prima, sia corto che soprattutto lungo.

Compendio delle cose migliori di Di Gennaro, che mancheranno quest’anno al Cagliari.

Cigarini sarà quindi il nuovo faro del centrocampo, che in un colpo solo dovrà dare sia quella protezione alla difesa che non riusciva a dare Di Gennaro, ma allo stesso tempo come il milanese dovrà alzare la qualità sia dell’uscita della palla che della rifinitura. Cigarini tuttavia possiede caratteristiche diverse da Di Gennaro: con il pallone tra i piedi ha una spiccata tendenza al retropassaggio quando riceve spalle alla porta, non fidandosi della sua limitata fisicità nello scontro con il marcatore alle sue spalle. Questo potrebbe risultare un problema contro squadre molto fisiche e che usano le marcature a uomo.

Cigarini però possiede una sensibilità perfino superiore a quella di Di Gennaro nel gioco di prima, sia negli appoggi medio-corti che soprattutto nei filtranti. Perde tuttavia qualcosa nel gioco lungo https://giphy.com/gifs/l1J3smA9upaFlduQE, strategia della quale il Cagliari nella scorsa stagione ha perfino abusato. Ma soprattutto, rispetto a Di Gennaro, aggiunge intelligenza nel posizionamento in fase difensiva, non tanto nella marcatura a uomo (che non predilige visto che si fida poco del suo fisico) quanto nella chiusura delle linee di passaggio e nell’intelligenza e nel tempismo nel raccogliere le seconde palle.

Il diverso tipo di verticalità offerto da Cigarini.

Marco Andreolli, lasciato a piedi dall’Inter, rappresenta un’ottima soluzione sul mercato per sistemare la difesa. Non è un giocatore particolarmente reattivo, né dotato di tecnica e visione da regista, ma ha degli ottimi tempi di intervento sia sulle palle aeree – perfino nei calci piazzati a favore – che soprattutto in quello che era il grande punto debole dei centrali del Cagliari dello scorso anno, ovvero accorciare in avanti. Andreolli non è forte nell’anticipo, né quando viene puntato fronte alla porta https://giphy.com/gifs/3oEhmJrdYZtdjSmyCQ, ma riesce ad avere una grande rapidità nell’uscita sull’uomo tra le linee per non farlo girare: questo potrebbe anche compensare la scarsa propensione alla marcatura a uomo di Cigarini.

Il Cagliari aveva bisogno come l’ossigeno di un difensore così.

Van der Wiel è invece l’acquisto più inaspettato di questo Cagliari, destinato a diventare la stella della squadra qualora riuscisse a ritrovare la via del proprio talento. La sua è una missione di rinascita dopo i fallimenti in contesti più blasonati come Paris Saint-Germain e Fenerbahçe. Si porta con sé un’ottima tecnica, anche nel cross, e un’importante progressione che potrebbe renderlo difficile da arginare. Ma non sempre ha mostrato una perfetta attitudine difensiva, in particolare negli uno contro uno.

Però se uno da giovane era una promessa, un motivo deve pur esserci.

In attacco Leonardo Pavolett è un attaccante abbastanza monodimensionale, ma molto efficace all’interno della sua zona di comfort: il gioco del Cagliari, che non richiede un fraseggio sofisticato soprattutto alla prima punta, potrebbe essere il contesto per rinascere e affermarsi anche fuori da Genova.

Come attaccare

Lo scorso anno il Cagliari ha puntato molto sul 4-3-1-2, modulo a rombo che si porta dietro dalla Serie B. La sua manovra era molto diretta: oltre a semplici lanci lunghi per risalire il campo pescando la testa di Borriello, i sardi cercavano soprattutto di andare in verticale per raggiungere le fasce laterali. Nonostante sia stata la squadra che effettuava meno cross a partita (15), il Cagliari ha registrato un numero incredibile di gol provenienti dalle fasce.

Il gioco di Rastelli non prevedeva quindi meccanismi che andassero a creare una catena laterale, quanto soprattutto una verticalizzazione diretta verso un uomo in fascia. La verticalità era testimoniata anche dal fatto che il Cagliari avesse una percentuale alta di gioco nel proprio terzo di campo (31%, la più alta in Serie A) e bassa invece nel terzo di campo avversario (24%, penultimo davanti solo al Palermo), sintomo di una circolazione stagnante e sterile in fase di costruzione che si andava a risolvere con una palla verticale e una velocissima ricerca della conclusione. Molto spesso tuttavia il tiro veniva effettuato in zone calde: il Cagliari era quarto per percentuale di conclusioni in area (57%) e sedicesimo per percentuale di conclusioni da fuori area (38%).

Il gioco del Cagliari prevedeva uno schieramento asimmetrico, dove il terzino destro Isla si spingeva molto più avanti dell’omologo di sinistra (specie quando giocava Pisacane). Questo creava spazio per i tagli in diagonale verso sinistra soprattutto di Sau, l’attaccante più abile e reattivo in questo tipo di movimenti. Quando la manovra era diretta verso destra, Isla poteva ricevere sia staticamente che in corsa; quando invece il Cagliari approfittava del taglio della seconda punta, l’area si affollava comunque di giocatori piuttosto abili negli inserimenti (soprattutto le mezzali Ionita, Barella e Dessena) sfruttando gli spazi aperti dal movimento dell’attaccante.

Di Gennaro preciso per il taglio diagonale verso sinistra di Sau. Sul movimento dell’attaccante sardo si apre lo spazio per l’inserimento del trequartista (Farias) e della mezzala opposta (Dessena). Evidente la volontà di tentare la conclusione prima possibile.

In questa stagione il Cagliari è sembrato invece puntare su un assetto diverso. La partita di Coppa Italia contro il Palermo, squadra vicina al livello della Serie A, ha mostrato un Cagliari schierato con un 4-3-3 o 4-3-2-1 con una ricerca diversa del possesso sulle fasce: contrariamente a quanto ipotizzabile, la manovra non passa per troppo tempo attraverso Cigarini.

Ma anche nelle prime due giornate di campionato, affrontate rispettivamente con il 4-4-2 con la Juventus e con il 4-3-1-2 contro il Milan, il principio cardine del gioco sembrava simile: creare superiorità numerica e triangoli in fascia per sfondare da quella porzione di campo. Contro i bianconeri si è percorsa di più la corsia sinistra, approfittando in quella zona della presenza del più tecnico Barella, mentre a San Siro la fascia più ricercata è stata la destra forse per evitare la zona di Kessié, affrontando quindi la mezzala rossonera meno dotata difensivamente (Çalhanoglou).

L’azione sarda si innesca quasi sempre con un passaggio al terzino, dal quale partono tutti i movimenti codificati della catena laterale: con il 4-3-3 ad esempio se l’esterno viene incontro, la mezzala di parte taglia in profondità, sia sulla fascia che nell’half-space del lato palla; se l’esterno si accentra, la mezzala di parte attacca la profondità sulla linea laterale; se invece il terzino decide di sovrapporsi, l’esterno si accentra nell’half-space e la mezzala di parte arretra in copertura. Oppure si può decidere anche per il classico cambio di gioco dopo il sovraccarico di una fascia, per cercare l’uno contro uno in isolamento: qui ad esempio si innesca (con un passaggio erroneamente arretrato) sul lato debole Farias, il più dotato nel dribbling.

Il Cagliari cerca di attivare la catena laterale sinistra: l’esterno João Pedro viene incontro accentrandosi e la mezzala Barella attacca lo spazio in ampiezza. I rossoblù trovano lo sbocco chiuso e ricominciano l’azione da Cigarini.

Il Cagliari si adatta con ogni schieramento a questi schemi di gioco: se con il 4-3-3 visto contro il Palermo determinati movimenti terzino-mezzala-ala sono abbastanza codificati, con il 4-4-2 anche la seconda punta viene a creare superiorità numerica avvicinandosi in fascia. Mentre addirittura con il 4-3-1-2 le soluzioni si moltiplicano ulteriormente per le singole interpretazioni del trequartista e della punta di parte, che ogni volta possono decidere chi dei due crea la catena e chi invece attacca l’area, dando meno punti di riferimento.

Il Cagliari, insomma, è diventata una squadra più ragionata e meno verticale rispetto allo scorso anno. Gestisce meglio il ritmo della partita e non ha bisogno di accelerare freneticamente per arrivare alla conclusione. Non deve cercare una palla verticale che a difesa avversaria schierata può risultare leggibile, ma può far girare la palla con più pazienza e allo stesso tempo con più imprevedibilità.

Come difendere

Lo scorso anno Rastelli dopo la sconfitta contro l’Empoli ha iniziato a prendere contromisure più prudenti e più calibrate allo schieramento avversario nelle fasi di non possesso. Così ad esempio, in partite ravvicinate, dal 4-3-1-2 in fase di possesso si passava senza palla al 5-3-2 contro il Sassuolo, al 4-5-1/5-4-1 contro il Milan, rimanendo poi sul 4-3-3 anche in fase di non possesso contro il Genoa, per marcare a uomo i 3 laterali del 3-4-3 di Juric.

Anche in questa stagione Rastelli non ha dato un’indicazione univoca su come difenderà. Nell’amichevole contro il Fenerbahçe, ad esempio, il Cagliari ha iniziato con un chiusissimo 4-4-2 diventato poi 4-5-1 dopo il primo quarto di gara. Contro il Palermo, invece, i sardi hanno mantenuto il 4-3-3 anche in fase di non possesso, difendendo molto più avanti rispetto a Istanbul: forse anche questa era una mossa misurata sull’avversario, schierato con la difesa a 3, per provare a metterlo in difficoltà in uno contro uno fin dalla prima costruzione.

Il Cagliari difende con il 4-3-3 con il Palermo e prova a uscire in pressione: il campo si allunga e il riferimento all’uomo diventa più marcato. La non eccelsa qualità dei rosanero non permette loro di sterilizzare il pressing cagliaritano.

Nelle prime due partite di campionato Rastelli ha proseguito su questo filone. Ha disegnato un 4-4-2 a Torino calibrato per tentare di “abbracciare” il 4-2-3-1 della Juventus, mentre contro il Milan i sardi sono tornati al 4-3-1-2 anche senza palla cercando di schermare il mediano Montolivo con il trequartista e le due mezzali con le due punte.

Adattamento continuo

In generale quindi il Cagliari adotta uno schieramento in fase di non possesso che dipende molto dallo sviluppo del gioco della squadra avversaria. Rimane però molto forte l’orientamento all’uomo, sottolineato dal secondo gol subìto a Torino e dal primo di San Siro: nella prima occasione il Cagliari ha sbagliato abbastanza grossolanamente un fuorigioco, cosa abbastanza frequente quando non si è sempre abituati a ragionare come reparto, con la linea a zona; nella seconda invece è abbastanza banale sottolineare come Cutrone sia semplicemente sgusciato via dalla marcatura a uomo di Andreolli.

Ma tutti quei problemi mostrati lo scorso anno dal Cagliari nell’aggressione in avanti potrebbero essere risolti grazie alle ottime qualità nei tempi di accorcio dell’ex interista (decisamente superiori a quelle dei centrali dello scorso anno) ma soprattutto di Pisacane, schierato ormai fisso come difensore centrale, al quale Rastelli chiede sempre di uscire “forte”. Inoltre lo scorso anno si è fatta sentire la lunghissima assenza di Ionita, un giocatore fisico e intenso che riesce spesso a portare pressing solitario.

Quali prospettive

Il Cagliari ha ancora un organico che, sulla carta, dovrebbe consentirgli di salvarsi senza eccessivi problemi. Lo scorso anno, tuttavia, la qualità del gioco non è sempre stata eccezionale, forse anche condizionata dai problemi difensivi che hanno tolto autostima all’ambiente. Sarà molto importante che Pavoletti garantisca un numero adeguato di gol. Le alternative – i rientranti Niccolò Giannetti e Duje Cop – non sembrano di livello sufficiente a reggere un attacco di Serie A, mentre Federico Melchiorri (che può adattarsi al ruolo di prima punta) possiede altre caratteristiche. In porta sarà importante anche il rendimento di Alessio Cragno, molto reattivo tra i pali e spregiudicato nelle uscite, sia alte in area che fuori area.

Sarà interessante verificare quanto il nuovo stadio – la “Sardegna Arena” – costruito vicino al “Sant’Elia” possa dare quella spinta spesso decisiva per ottenere punti nelle partite casalinghe, soprattutto considerando la vicinanza (appena 7 metri) degli spalti rispetto al campo. È un aspetto da non sottovalutare, e che sottolinea la progettualità a lungo termine della società, che ha già programmato uno stadio di proprietà probabilmente per il 2019.

Il Cagliari in definitiva, oltre che l’obbligo di salvarsi, avrà il dovere di migliorare la qualità del proprio gioco. Il suo blasone, come il suo organico, è superiore a quello di tante squadre della Serie A, ma come dimostrano gli ultimi anni, per ottenere risultati servono le idee, oltre che i grandi nomi.

Miglior scenario possibile

Il Cagliari convince nel gioco, la difesa subisce molto poco per una squadra di quel livello e i sardi sono di nuovo salvi prima di Natale, terminando nella parte sinistra della classifica con un ambiente entusiasta. I giovani Cragno e Barella esplodono definitivamente e a fine stagione vengono entrambi ceduti a dei top club per una cifra complessiva che supera i 50 milioni di euro.

Peggior scenario possibile

Pavoletti non ingrana, i gol non fioccano e la squadra continua a subire diverse goleade che fanno riemergere i fantasmi difensivi dello scorso anno. Rastelli viene esonerato ma al suo successore le cose non vanno meglio. Il Cagliari retrocede all’ultima giornata – insieme a Verona e Benevento – dopo un’estenuante lotta con il Crotone.

Giocatore da prendere al Fantacalcio

Qualcuno, tra cui il sottoscritto, sostiene che spesso a fare la differenza al Fantacalcio non siano tanto i gol degli attaccanti (ma bisogna saperli scegliere bene ogni settimana) quanto piuttosto avere tanti centrocampisti capaci di portare bonus pesanti. João Pedro è stato inserito nella lista come trequartista-centrocampista: soprattutto se impostate il Fantacalcio classico senza il trequartista, il brasiliano può vantare un’ottima media gol – 13 reti in 53 partite in Serie A – che potrebbe farvi avere un altro Nainggolan in rosa senza per forza sborsare più di 20 fantamilioni.

Giocatore rivelazione

Cragno è da tenere d’occhio per la sua crescita, van der Wiel per una sua possibile tardiva esplosione, ma gli occhi di tutti sono puntati su Nicolò Barella. La sua tecnica nelle conduzioni a campo aperto potrebbe valergli offerte pesanti già nel corso della stagione. Un’eventuale maturazione fisica potrebbe finalmente dargli lo slancio per la consacrazione come uno dei talenti più puri e futuribili per la Nazionale.

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