Posizionamento lo scorso campionato: 2°
Chi in più: Fabian Ruiz (Real Betis), Simone Verdi (Bologna), Kevin Malcuit (Lille), Vinicius Morais (Real Massama), Amin Younes (Ajax) , Orestis Karnezis (Udinese), Alex Meret (Udinese), Roberto Inglese (Chievo Verona).
Chi in meno: Jorginho (Chelsea), Pepe Reina (Milan), Christian Maggio (Benevento), Luigi Sepe (Parma), Hrvoje Milic (svincolato).
Una statistica interessante: Da tre stagioni il Napoli è la squadra con la miglior performance delle Serie A, valutata con gli Expected Goals. La differenza tra la qualità delle occasioni prodotte e tra quella delle occasioni concesse è sempre cresciuta dal 2015/16 al 2017/18: +34,6 xG, +39,3 xG, +40,4 xG.
Possono giocare Milik al posto di Mertens; Verdi al posto di Callejon; Diawara al posto di Hamsik; Zielinski al posto di una delle due mezzali; Malcuit al posto di Hysaj.
Da che campionato viene
La scorsa stagione sarà difficilmente dimenticata dai tifosi del Napoli. All’apice della sua esperienza partenopea, Sarri è riuscito a costruire una macchina perfetta da 91 punti, una quota che al Napoli è valso il record personale di punti raccolti in un campionato. Nonostante il traguardo prestigioso, purtroppo per gli azzurri lo Scudetto è sfumato ancora una volta, nonostante quei punti sarebbero bastati per agguantare il titolo in 8 delle ultime 10 edizioni della Serie A.
Per tutta la prima parte del campionato il Napoli è sembrato semplicemente inarrestabile. Poi, soprattutto a causa degli infortuni gravi occorsi a Milik e a Ghoulam, gli azzurri hanno rallentato la propria corsa fino a farsi raggiungere e superare dalla Juventus.
In quella prima metà dell’anno, il Napoli era sembrato persino troppo bello per essere vero. Chissà se pensieri del genere, l’idea che il percorso fosse in realtà irripetibile, si siano fatti largo nella testa di Maurizio Sarri, quando ha iniziato a ragionare sul suo futuro e su quello del suo Napoli. Un tentennamento che, pare, gli è costato la fiducia del suo presidente e infine la panchina.
Gli stessi pensieri li ebbe Walter Mazzarri, quando lasciò Napoli per dare spazio all’era Benitez. Come oggi, anche allora il Napoli conquistò una seconda piazza con annesso record di punti della società (78). Mazzarri si convinse che quel Napoli non potesse andare oltre, soprattutto se avessero lasciato partire, come accadde, Edinson Cavani.
E su Cavani il cerchio si chiude: oggi l’attaccante uruguaiano è stato la chimera di un’intera estate, mentre allora fu un campione salutato senza tanti rimpianti. Non sia vista questa come una mancanza di riconoscenza, Cavani è stato fino al giorno prima della sua partenza un calciatore amatissimo: “Scurdámmoce 'o ppassato”, per i tifosi napoletani, il Napoli è solo di chi arriva e di chi resta.
Un mercato da decifrare
Con o senza Cavani, il Napoli ripartirà da Carlo Ancelotti, che ha subito sposato in tutto e per tutto la linea presidenziale anche in fatto di mercato. In qualche modo le garanzie offerte dall’arrivo dell’allenatore italiano più vincente in Europa hanno fermato la possibile uscita di tanti dei campioni che compongono la rosa del Napoli. Si è passati quindi da un clima di smobilitazione alla fine dello scorso campionato a una pura e semplice razionalizzazione delle risorse.
Il Napoli ha perso il suo portiere titolare, Pepe Reina, passato al Milan a parametro zero. Da tutti considerato il perno del suo spogliatoio, Reina era fondamentale nel gioco napoletano per la sua bravura nel gestire palla con i piedi: da un lato, permetteva al Napoli di creare superiorità numerica in fase di impostazione bassa; dall’altro, poteva immediatamente cercare un uomo alle spalle della prima linea di pressione, grazie alla precisione del suo gioco lungo.
Dall’Udinese sono quindi arrivati la promessa Alex Meret e l’usato sicuro Orestis Karnezis. Meret, pur in una stagione passata alla SPAL condizionata dagli infortuni, è stato uno dei migliori portieri dell’ultima Serie A: valutando la differenza tra i gol incassati e i gol che avrebbe dovuto incassare per la statistica, Meret è stato il terzo miglior portiere del campionato, alle spalle degli juventini Buffon e Szczesny. Meret è stato ancora terzo considerando la percentuale di parate (80%), alle spalle di Buffon (83%) e di Alisson (81%).
Ancelotti, quasi che volesse dare subito un segnale programmatico circa il suo nuovo corso, di Meret ha detto: «Corrisponde al mio portiere ideale. Il calcio sta cambiando molto, si sta cercando di cambiare anche le caratteristiche che deve avere un portiere, adesso dev’essere bravo coi piedi, dev’essere bravo nella costruzione. Per me il portiere ideale è il portiere che para, punto».
Fabian Ruiz è stato l’acquisto più costoso della sessione estiva. Il ventiduenne ex Betis ha già le stimmate del grande giocatore e potrebbe rappresentare il futuro del Napoli quando si concluderà l’esperienza partenopea di Marek Hamsik. Un futuro che sembrava già tra le mani di Zielinski, con il quale lo spagnolo entrerà ora in competizione. Ruiz è una mezzala tecnica e associativa che, a dispetto della stazza importante, si muove bene coprendo ampie zone di campo. Qualcuno vede in lui un futuro da trequartista, come già è accaduto con Pogba e Milinkovic-Savic, che hanno progressivamente avanzato la loro posizione per sfruttare le qualità tecniche e atletiche più vicino all’area di rigore. E non è detto che la trasformazione di Ruiz non possa concretizzarsi già in questa stagione.
Le trattative di Verdi e di Inglese si sono finalizzate in questa sessione estiva, dopo essere state imbastite nelle sessioni precedenti. Verdi è un talento “tardivo”, un late boomer, e potrebbe essere la vera sorpresa della stagione se continuerà sulla parte ascendente della sua parabola agonistica. Con Verdi il Napoli ha finalmente guadagnato un’alternativa all’insostituibile Callejon (circa 4000 minuti di media a stagione da quando è al Napoli). Un’alternativa non solo numerica, ma anche di gioco: Verdi è una trequartista fantasioso che si propone per la ricezione tra le linee, ma si abbassa anche per aiutare i compagni nella zona di costruzione; Callejon è un’ala pura, un giocatore verticale che mira a conquistare lo spazio alle spalle del terzino avversario. Ovviamente per Inglese, già di proprietà del Napoli da gennaio, intendiamo che si è concretizzato il suo ingresso in squadra, anche se pare per poco tempo, se come si dice si concretizzasse il suo prestito al Parma.
Malcuit è un giocatore invece tutto da scoprire. Non più giovanissimo, arrivato dal campionato francese per prendere il posto in rosa che fu di Maggio, potrebbe insidiare la titolarità di Hysaj se le sue caratteristiche torneranno utili al sistema pensato da Ancelotti. Malcuit è un terzino molto offensivo e creativo, bisognerà valutare il suo impatto in un campionato prudente come quello italiano. Potrebbe però trovare più spazio di quanto immaginiamo ora, se i tempi di recupero di Ghoulam fossero ancora lunghi e, a quel punto, il tecnico emiliano decidesse di dirottare Hysaj a sinistra.
Il Napoli di Ancelotti
Ancelotti è partito da una base nota a tutti, quella del 4-3-3 utilizzato nell’ultimo triennio. Già dalle amichevoli prestagionali alcune differenze tra le due interpretazioni cominciano a intravedersi. Nell’idea di calcio di Sarri, la prima impostazione era deputata quasi interamente ai due centrali difensivi. I due avevano il compito di ricercare un approdo sicuro per il pallone oltre la prima linea di pressione, al di là della quale stazionavano Jorginho e i due terzini, ma potevano comunque appoggiarsi sempre al portiere in caso di necessità.
Ancelotti sta provando Hamsik nel ruolo inedito di vertice basso del triangolo di centrocampo. Il capitano è dotato di una gittata lunga superiore a quella di Jorginho e, quando avrà la possibilità di controllare la palla e alzare la testa, nei cambi di gioco sarà sicuramente un’arma in più. Però lo slovacco in passato, quando è stato costretto a giocare in spazi stretti e con la metà avversaria alle proprie spalle, è andato spesso in difficoltà.
Hysaj si alza mentre Allan arretra in una posizione di falso terzino per aiutare i difensori a fare gioco: un esempio virtuoso di impostazione dal basso attraverso il quadrilatero centrale.
I meccanismi di risalita del campo sono comunque differenti e coinvolgono attivamente 4 uomini: a turno uno delle due mezzali si abbassa in appoggio al regista e ai due centrali; al tempo stesso, i due terzini occupano una posizione mediamente più alta e non sono immediatamente disponibili per uno scarico laterale semplice in caso di necessità. I meccanismi non sono ancora oliati alla perfezione, com’è naturale al principio di un nuovo progetto, per cui le spaziature tra i due centrali e i due centrocampisti non sono sempre perfette e il Napoli si espone al pressing avversario, com’è successo contro il Liverpool (gol di Milner e occasione di Mané) e contro il Borussia Dortmund (traversa di Dahoud).
I centrocampisti del Liverpool tagliano fuori ogni opzione di passaggio per Maksimovic, che va in confusione e regala il contropiede. Si noti la posizione alta di Hysaj e quella stavolta stretta di Allan accanto a Diawara.
Le difficoltà nell’impostazione bassa comportano l’impossibilità, in questo momento, di penetrare il campo centralmente. La soluzione più semplice è spesso il cambio gioco su uno dei due terzini, posizionati molto larghi e molto alti sul campo già ad inizio azione. Al terzino in isolamento contro un avversario arriva spesso l’appoggio della mezzala, in sovrapposizione sulla fascia, o dell’ala, stretta all’interno del campo. Ancelotti preferisce avere i giocatori più tecnici stretti vicino alla punta e pronti a ricevere nei mezzi spazi: per questo sta provando Ruiz e Allan schierati rispettivamente a sinistra e a destra, in modo che vadano ad allargarsi sul loro piede preferito, svuotando così la zona centrale del campo.
Ruiz riceve palla dal quadrilatero d’impostazione formato dai due centrali, dal vertice basso Hamsik e dalla mezzala opposta. Ha due opzioni possibili davanti a sé: il terzino alto in ampiezza e l’ala stretta nel mezzo-spazio.
Con il gioco che si sviluppa preferibilmente sulle fasce, diventa necessario avere un giocatore fisico al centro dell’attacco, uno come Arek Milik. Il polacco però è anche un giocatore che viene più spesso incontro per associarsi col gioco dei compagni. I contromovimenti in profondità senza palla di Callejon potrebbero tornare utili all’attacco del Napoli; ma lo stesso lavoro può essere svolto anche dallo stesso Mertens, se Ancelotti pensasse di schierare il belga e il polacco contemporaneamente in campo.
Il grosso del lavoro di Ancelotti sarà proprio questo, cioè l’integrazione delle caratteristiche migliori dei propri calciatori. Insigne potrà dedicarsi alla fase di rifinitura e finalizzazione se in campo ci sarà Verdi, un giocatore più incline ad un lavoro di raccordo che Insigne era stato costretto a sobbarcarsi nel finale della scorsa stagione. In questo precampionato Ancelotti ha dato fiducia a Ounas, che è un giocatore naturalmente portato ad allargarsi in fascia e che quindi potrebbe integrarsi bene con una mezzala di inserimento come Zielinski o Ruiz. Le potenzialità offensive dell’attacco del Napoli sono innumerevoli e la responsabilità del tecnico sarà incentrata su come riuscire a renderle concrete.
Ad Ancelotti dovrà riuscire un’operazione complessa. Sarri ha creato un sistema organico nel quale la somma delle parti valeva più del valore del singolo. Nel suo lavoro Sarri ha anche aumentato il bagaglio di conoscenze calcistiche di ciascun uomo. Ancelotti ora deve progressivamente allentare i lacci del sistema, per permettere al singolo di fare le sue scelte, sulla base del proprio modo di stare in campo e della propria sensibilità rispetto allo sviluppo del gioco. Destrutturare l’organizzazione di una squadra per liberare certe potenzialità creative è un’operazione rischiosa: ai giocatori meno tecnici possono venir meno alcune certezze; ad una manovra ordinata può sostituirsi una farraginosa, almeno all’inizio. Il dividendo che questo rischio può pagare riguarda le possibilità di aumentare l’imprevedibilità offensiva di una squadra.
La speranza di Ancelotti è che aumentino le possibilità che il singolo trovi soluzioni nuove ai problemi posti dal campo, soluzioni uniche perché personali e risolte secondo la propria sensibilità. È un’operazione che ad Ancelotti stesso non è riuscita in un altro tempio del calcio posizionale, com’era il Bayern Monaco lasciato da Pep Guardiola.
Giocatore di cui avere la maglietta
Quest’anno un giocatore del Napoli torna a vestire la maglia numero 9, liberata l’estate di due anni fa da Gonzalo Higuain. Simbolo nell’immaginario collettivo del centravanti di razza, la Nove tornerà sulle spalle di un giocatore completamente atipico come Simone Verdi. È un abbinamento strano per un trequartista completamente ambidestro che ha una relazione con il gol quantomeno complicata (i 10 gol dello scorso anno rappresentano anche il suo record personale). Verdi ha anche battuto la concorrenza interna di un centravanti vero come Inglese, che ha virato verso l’algebrica 45.
C’è un’altra maglia però che potrebbe ingolosire i collezionisti ancor di più. E non parlo della mitica ‘10’ che fu di Maradona e che successivamente è stata indossata da Zola, Pizzi, Beto, Protti, Bellucci e Berrettoni prima di essere ritirata nel 2000. Nessun giocatore del Napoli prima di Lorenzo Tonelli aveva mai indossato la 62. Se fossero questi gli ultimi giorni di Tonelli al Napoli, in predicato di passare al Cagliari, la sua maglia diventerebbe una vera e propria rarità.
Giocatore chiave
Marek Hamsik ha accettato una grossa responsabilità sulle sue spalle. Il capitano ha resistito alle tentazioni offerte dal ricco campionato cinese (anche se forse meno ricche di quel che si pensava) per costruire un ponte tra il vecchio e il nuovo Napoli. La riuscita dell’esperimento, della sua trasformazione da mezzala d’inserimento a regista difensivo, potrà condizionare le fortune della sua squadra.
Jorginho non rubava l’occhio quando si muoveva senza il pallone, ma era un giocatore fondamentale per la tenuta difensiva del Napoli. Era l’unico centrocampista ammesso alle sedute d’allenamento specifiche che Sarri imponeva ai suoi difensori. Se Hamsik non dovesse garantire lo stesso acume tattico con la stessa continuità in partita e nella stagione, gli equilibri dell’intera squadra potrebbero risultare compromessi.
Giocatore da comprare al Fantacalcio
Gli attaccanti del Napoli hanno presidiato le classifiche cannonieri degli ultimi anni. Sarebbe quindi stupido non considerare Mertens o Milik. Il problema, identico quest’anno come lo scorso anno, è capire chi avrà più chances da titolare.
In alternativa varrebbe la pena considerare Simone Verdi, imprescindibile soprattutto se dovesse essere listato come centrocampista. Verdi potrebbe raccogliere un buon minutaggio in campionato nella prima parte della stagione se Ancelotti decidesse di preferirgli Callejon negli impegni di coppa. Una grande visione di gioco, accoppiata con una eccezionale capacità di calcio con entrambi i piedi, possono portare bonus ai fantallenatori. Verdi calcia anche le punizioni da entrambi i lati dell’area, oltre ai calci di rigore, anche se Mertens dovrebbe partirgli davanti, forte delle 4 segnature su 5 tentativi dal dischetto dello scorso anno.
Miglior scenario possibile
Che il Napoli superi i (pochi) limiti del gioco sarrista, attraverso una turnazione della rosa razionale che permetta il perseguimento degli obiettivi su più fronti fino in fondo.
Peggior scenario possibile
Che il Napoli si ritrovi fuori dai 4 posti per la Champions League, rendendo economicamente insostenibile un progetto tecnico di alto livello.