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Guida al Super Bowl
29 gen 2015
Domenica New England Patriots e Seattle Seahawks si sfidano per il Vincent Lombardi Trophy. Tutto quello che dovete sapere sulla partita dell'anno.
(articolo)
16 min
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Noi appassionati di football siamo strani. Quando arriva la settimana del Super Bowl riusciamo solo a pensare alla partita e non ci interessano gli spot milionari, i vip presenti sugli spalti o chi suona nell'intervallo, fatta eccezione per Prince o Bruce Springsteen. Il pressapochismo e l'incompetenza dei nostri media, sempre alla ricerca di click e poco altro, hanno trasformato la copertura dell'evento nella celebrazione di una buffonata e raccontano gli Stati Uniti come in un film di Vanzina. Parafrasando una celebre battuta di “Vacanze in America” mi sento di rispondere così: sarò all'antica, ma preferisco ancora la cara e vecchia partita. Già, perché domenica a Glendale, poco fuori Phoenix, si gioca il Super Bowl numero 49 e in campo troveremo i Seattle Seahawks e i New England Patriots. Sono squadre costruite su concetti simili, ma che giocano un football molto diverso tra loro e, probabilmente, sono i team più completi arrivati in fondo ad un campionato breve (solo 16 partite di stagione regolare più playoff) ma intenso. In questo sport ogni singola azione offre spunti e molteplici letture, mettere a confronto i vari reparti può trasformarsi in un'equazione molto complessa con troppe variabili da isolare. Come preparare una partita così diversa dalle altre? Come farlo fuori dalla propria routine e in un campo neutro, circondati da giornalisti, eventi e altre mille distrazioni?

Roberto Gotta, veterano del giornalismo sportivo americano e volto di Fox Sports, è volato a Phoenix per seguire in prima persona la settimana che porta al Super Bowl e ha provato a spiegarci come viene organizzato il lavoro in questi giorni frenetici:

Un vecchio cliché del football, quello che vuole gli allenatori così abitudinari e maniacali da andare fuori di testa di fronte a qualsiasi modifica della routine, è così inflazionato da essere, paradossalmente, vero. Con la prima settimana di settembre il coach NFL entra nel ritmo che più gradisce, salvo dover modificare la scaletta quando la sua squadra viene chiamata a giocare non alla domenica ma al lunedì, al giovedì o - orrore! - addirittura a Londra. La routine è sempre quella, altrimenti non si chiamerebbe routine: la domenica si gioca, il lunedì i giocatori vanno in sede per controlli medici e cure degli acciacchi, il martedì riposano, il mercoledì, giovedì e venerdì si allenano, il sabato vanno in trasferta o, se in casa, eseguono un breve ripasso degli schemi. Ma quando c’è una settimana vuota, come prima del Super Bowl, che solo sette volte su 49 si è giocato la domenica dopo le finali di conference, cosa accade? Semplice: i primi sette giorni sono quelli cruciali, nei quali lo staff sviluppa lo studio dei filmati degli avversari e dal mercoledì in poi installa (il termine tecnico è quello) le serie di formazioni e azioni che verranno utilizzate nel Super Bowl. Il sabato l’allenamento è lievemente più intenso del solito, poi la domenica (Seahawks, stavolta) o il lunedì (Patriots) si vola verso la sede della partita. I primi due giorni sono di orientamento, poi dal mercoledì si ricomincia con gli allenamenti. È importante - e chi ha già partecipato a un Super Bowl acquisisce in ciò un’esperienza ancora più cruciale di quella sul campo - gestire le distrazioni, incubo di ogni allenatore: non tanto gli incontri con i media, limitati a un’ora mattutina dal martedì al giovedì, due volte su tre nell’hotel dove alloggia la squadra, che deve solo scendere dalle camere, quanto le preoccupazioni per la gestione dei biglietti e di eventuali inviti a feste e serate. Chi conosce il potenziale distruttivo di queste occupazioni se ne preoccupa durante la prima settimana: biglietti assegnati a famiglia e amici, scelta di un paio di ricevimenti a cui partecipare, calendario di impegni personali limitato e fissato, senza sgarri. In questa maniera, non sempre digeribile per ventenni che si trovano a doversi isolare da un ambiente festaiolo come pochi, si rientra nella routine e i tre giorni di allenamento servono solamente a rifinire quanto già fatto al proprio centro tecnico, salvo l’aggiunta di uno schema qui e uno là se lo studio dei video rivela aspetti inediti, e la quantità di istruzioni che i giocatori devono comunque memorizzare è tale che alcuni di loro, agli incontri media, si portano appresso il tablet con gli schemi da ripassare; che è comunque più discreto dei voluminosi raccoglitori ad anelli straboccanti di fogli che venivano utilizzati fino a poco tempo fa. Da non sottovalutare l’impatto del fuso orario: lo scorso anno i Seahawks si trovarono, a New York, a doversi svegliare a quelle che a Seattle sarebbero state le 4 del mattino. Stavolta tocca ai Pats avere 2 ore di scarto, a svegliarsi cioè quando a Boston è già mattina, ma per entrambe resta poi da gestire l’orario della partita. E Pete Carroll, coach dei Seahawks, ha fissato i tre allenamenti dal mercoledì in poi per le 16.30, orario locale del kickoff di domenica prossima. Poi vada come vada, ma meglio programmare tutto, e non avere rimpianti.

Tra i tanti reparti che si possono confrontare abbiamo voluto soffermarci sugli uomini di linea, che nonostante la stazza restano sempre nell'ombra. Il loro è il classico lavoro sporco, le telecamere guardano altrove, ma questi panzaculo proteggono/aggrediscono il quarterback, creano/chiudono i corridoi per le corse e lo fanno con molta tecnica e grande velocità di piedi.

Giovanni Ganci, penna di Huddle Magazine e riferimento su Twitter, ci spiega chi tenere d'occhio tra gli uomini di linea.

La linea di attacco dei New England Patriots ha vissuto un primo mese di gioco terribile. La partenza della forte guardia Logan Mankis e l'arrivo di un nuovo coach di reparto non hanno aiutato a trovare la giusta chimica tra i giocatori. Alla fine la quadra è stata trovata e il front five Solder, Connolly, Stork, Wendell e Vollmer ha cominciato a girare e anche il rendimento dell’attacco è migliorato. Di fronte si troveranno una delle migliori linee di difesa della NFL: Bennett, McDaniel, Irvin e Avrill hanno disputato una stagione fantastica, trenta sack messi a segno e le partenze di Bryant e Clemons in offseason sono solo un ricordo. Il grande vantaggio di giocare con linebacker e secondario di assoluto spessore permette loro di rischiare qualcosa di più. La chiave della partita è quanto la linea dei Patriots riuscirà a proteggere Tom Brady più che garantire un degno gioco di corsa. Nella maggior parte delle occasioni subire un sack vuol dire giocare il down successivo con tante yard da conquistare e dover forzare contro la secondaria di Seattle non è mai cosa buona. La linea di attacco dei Seattle Seahawks non è di certo tra quelle top della lega. Troppi sack concessi alle difese avversarie, ma c’è l’attenuate dei tanti infortuni patiti nel corso della stagione che hanno portato a schierare anche contemporaneamente tre riserve. Front five composto da Okung, Carpenter, Unger, Sweezy e Britt. La linea difensiva dei New England Patriots è nella media, niente numeri eccezionali da mettere in mostra, con la grande abilità nel contenere le corse all’interno della linea. Buona la stagione dei due defensive end Nincovich e Chandler Jones che portano a casa 14 sack nonostante il secondo abbia dovuto saltare un terzo di stagione per un infortunio all’anca. La chiave della partita è quante yard dopo il primo contatto concederanno i Patriots a Lynch che è leader incontrastato di questa specialità. Da questo punto di vista il primo tempo giocato dalla linea di difesa dei Packers sarà stato analizzato fotogramma per fotogramma. La linea d’attacco dei Seahawks non dovrà solo bloccare gli avversari, ma rimanere attaccata al proprio uomo per non dargli mai la possibilità di un tackle pulito.

Francesco Ciavattini, del podcast Radio Bonanza, tocca un punto importante sul running game dei Seahawks, che oltre a Lynch è basato sulle letture del quarterback Russell Wilson. Si parla quindi di read option. Qui vediamo uno schema dell'università di Auburn ripreso dai Seahawks nella prima partita della stagione (faccio finta di non vedere il mio pupillo Ha Ha Clinton-Dix mancare il placcaggio).

I Seahawks giocano situazioni di read option anche quando sono sotto nel punteggio e la premiata ditta Wilson&Lynch ha ricucito lo strappo nel championship con Green Bay: 8 portate per 85 yard e 2 touchdown, contro solo 7 corse in option per 28 yard nei primi tre quarti. Molte squadre quando sono sotto si dimenticano del gioco di corsa, diventando totalmente prevedibili.

Per le corse di Wilson, sarà fondamentale recuperare a pieno regime Justin Britt, assente contro i Packers: all'esterno del lato destro, da lui difeso, il QB corre 10 yard di media per portata in stagione (21 per 210). Occhi puntati sulla sfida nel mezzo della linea, traiettoria preferita da Marshawn Lynch: da una parte Max Unger, uno dei centri più forti della NFL in fatto di run blocking, dall'altra, spesso allineato sulla spalla destra del centro, Vince Wilfork (defensive tackle tra i migliori della lega).

I duelli sulla linea di scrimmage hanno qualcosa di unico, perché nascondono tanti dettagli spesso difficili da cogliere. Ricordo ancora una partita di college del 1996 dei Buckeyes di Ohio State, trasmessa su tele+2, in cui rimasi impressionato dall'offensive tackle Orlando Pace, uno dei migliori di sempre in quel ruolo. I giocatori di Ohio State ricevono come premio un mini adesivo con il logo della squadra da incollare sul casco dopo una giocata importante, Orlando ne era pieno e continuava a collezionare grandi esecuzioni. Ricordo che ero molto piccolo, andavo alle medie e mi aiutava mio fratello Davide a capire le varie situazioni di gioco. Ricordo anche mia mamma dirci: “Ragazzi, è una bella giornata di sole. Ma non volete uscire?”; noi in coro: “No, ma'. C'è Orlando Pace!”. Grazie a Dio non è una donna apprensiva, un'altra madre ci avrebbe mandati dritti dallo psicologo.

Quando si parla di football mio fratello resta ancora oggi il mio personale punto di riferimento. In questi giorni ho letto spesso sulla mia timeline Twitter commenti negativi sulla batteria di ricevitori di Seattle, accusati di essere l'anello debole della squadra. Niente, buon sangue non mente e non siamo d'accordo. Anche per Davide il Super Bowl, oltre alla sfida fra due allenatori agli antipodi e fra due squadre che non si amano, è uno scontro fra due franchigie che vincono e costruiscono il loro successo basandosi sulla medesima filosofia: si investe sul draft e sui giocatori cresciuti in 'casa', si crea una cultura di squadra vincente in cui non si punta sul nome del giocatore ma su come le sue caratteristiche si adattano all'interno del sistema. Da qui nasce la trade di Percy Harvin e il mancato rinnovo di Golden Tate, due pezzi fondamentali all'interno della favolosa cavalcata vincente dello scorso titolo. Harvin e il suo ego (oltre che la propensione costante all'infortunio) si addicevano poco alla cultura della squadra, e Tate semplicemente rappresentava un lusso che la struttura del tetto salariale non poteva consentire (anche in ottica di un rinnovo di Russell Wilson, attualmente sottopagato per il suo valore). Seattle ha investito nel draft con Paul Richardson, smilzo velocista da Colorado e ha deciso di dare più spazio a Ricardo Lockette, sconosciuto wide receiver proveniente dalla practice squad. Ecco allora che i giornalisti in un inizio stagione difficile hanno, in maniera un po' leggera, cominciato a parlare di reparto non adeguato alle ambizioni della squadra dimenticando che Seattle è costruita su difesa, special team solidi e gioco di corsa. Durante l'anno però Seattle ha trovato il suo equilibrio e soprattutto alchimia e ha visto emergere autentiche perle rare, fra tutte il tight end secondo anno da Rice (scelto al 5 giro nel 2013 - l'importanza di muoversi bene al draft) Luke Willson. Doug Baldwin è diventato il ricevitore di riferimento, Jermaine Kearse si è specializzato in ricezioni difficili, Lockette ha dato fisicità e cattiveria negli special team, gioco in profondità e gran blocchi sulle corse (anche se non a livello di Tate), Richardson è cresciuto nel corso dell'anno dando il suo contributo nello slot ma si è rotto il crociato nella prima partita di playoff. Quello che per molti è un punto debole, potrebbe rivelarsi un elemento vincente.

A specchiarsi con i ricevitori Seahawks c'è una secondaria di altissimo livello, guidata da Darrelle Revis. Mattia Lucchetta, dopo il profilo su Lynch, ci parla della seconda linea difensiva di New England:

Dopo una prestazione in chiaroscuro contro Flacco, i defensive back dei Patriots hanno giocato un Championship straordinario, concedendo solamente 2 ricezioni per 12 yard in tutta la partita a Hilton, Wayne, Nicks e Moncrief dei Colts. Malgrado le statistiche stagionali siano contrastanti, New England ha qualitativamente una straordinaria copertura a uomo. E il gioco di Seattle si basa soprattutto su isolamenti. Ipotizzando Revis su Baldwin, Brandon Browner su Kearse ed eventualmente Arrington su Lockette, sulla carta non c'è un singolo matchup che i Seahawks possano vincere. In particolare Revis, che in stagione concede solo il 51% di ricezioni al suo uomo ed eccelle nel medio raggio, rischia di annullare totalmente Baldwin. La superiorità dei Patriots in questo aspetto è tale che in quasi tutte le situazioni di passaggio sicuro (terzi down lunghi, drive a fine tempo, ecc.) potranno permettersi di mettere un linebacker in spy su Wilson, lasciando una delle due eccellenti safety, McCourty e Chung, sul tight end Luke Willson.

A differenza di Mattia non vedo la secondaria Pats così avvantaggiata: Baldwin con ogni probabilità verrà annullato dal fenomeno Revis, però Kearse ha il dovere di mettere in difficoltà Browner (ex col dente avvelenato). Si tratta di un cornerback molto fisico ma non particolarmente veloce, che ha la tendenza ad andare sopra le righe e rischia spesso di commettere penalità o errori.

Poi Seattle ha la carta Luke Willson: tight end fisico, mani e gioco duro in stile Jeremy Shockey ai tempi dei Giants. La sua velocità (4.55 sulle 40 yard) può mettere in difficoltà i linebacker dei Patriots e con la sua esuberanza atletica può battere l'ottimo McCourty, che gioca safety ma è un cornerback convertito e con dei limiti.

Il reparto più atteso però è la secondaria dei Seahawks, la ormai famosa Legion Of Boom, evoluzione sportiva della Legion of Doom. Earl Thomas III, Richard Sherman, Kam Chancellor, Byron Maxwell e Jeremy Lane hanno conquistato la copertina di Sports Illustrated e da due anni sono lo spettacolo più entusiasmante della NFL. Non si era mai vista una linea secondaria così veloce e così fisica, a livello atletico sono il miglior gruppo di atleti mai visto su un campo da football; e sia Thomas che Sherman sono due menti geniali di questo gioco. Questi ragazzi potrebbero andare tranquillamente alle Olimpiadi in almeno 3 discipline diverse.

Chancellor 110 metri ostacoli

Thomas III (che scherzi a parte, era un fenomeno anche sulle piste di atletica) per il karate

Richard Sherman nel corpo libero, visto che il suo movimento di piedi è poesia pura.

La difesa di Seattle avrà un bel rebus da risolvere: come diavolo marcare Rob Gronkowski? Il tight end dei Patriots è un fuoriclasse autentico ed è un accoppiamento impossibile per le difese: troppo veloce per i linebacker e troppo grosso per la secondaria. La Legion of Boom ha dalla sua la fisicità, ma ha bisogno dell'aiuto dei linebacker sul corto per limitare Gronkowski. La scelta più logica vuole Bruce Irvin a caccia di Brady, Bobby Wagner concentrato sulle corse e Malcolm Smith pronto a “scortare” Gronkowski fino alle safety. Nell'unico precedente attendibile tra le due squadre, datato ottobre 2012, Gronkowski ha faticato parecchio con Thomas III, mentre è riuscito in due occasioni a giocare tra le linee con linebacker e Chancellor, un pelo più lento.

Senza tutti questi elementi sarebbe inutile parlare del duello Wilson-Brady, perché è molto complicato trovare il punto di equilibrio per un quarterback. L'interpretazione del ruolo è completamente diversa, l'esuberanza fisica e il braccio di Wilson contro le letture di Brady già prima dello snap della palla; quella frazione di secondo che Chancellor può concedere a Gronkowski potrà essere convertita in passaggio da Brady in qualsiasi momento e con continuità. Wilson è un atleta prodigioso, non ha paura di sbagliare e contro Green Bay ha trascinato i suoi nel finale, dopo un primo tempo da incubo o, se preferite, da Andy Dalton. Non c'è quarterback in grado di punire una buona difesa come lo sa fare lui, scappando dai tackle e conquistando down nelle situazioni più difficili. In questi giorni che precedono il Super Bowl si è parlato poco di lui e tanto della Legion Of Boom e delle corse di Lynch, ma anche delle interviste esilaranti giusto per farsi multare ed essere l'antidivo per antonomasia. Sarebbe bello scoprire cosa ascolta dalle sue Beats, dal suo atteggiamento di sfida sembra avere a tutto volume i Lox con “Fuck You”.

Lynch è il running back che cattura le polemiche e le attenzioni, mentre la batteria di portatori di palla dei Pats prepara la partita in silenzio. Quello di New England è un autentico mostro a 4 teste che dà a quel genio della panchina che è Bill Belichick un vantaggio tattico importantissimo. Nel reparto infatti abbiamo due running back che possono giocare sui terzi down (Stevan Ridley e Jonas Gray): uno specialista per le situazioni di corto e di goal line (una bestia che risponde al nome di LaGarrette Blount), e un ricevitore aggiunto molto veloce (Shane Vereen) che per versatilità può recitare un ruolo "alla Darren Sproles" all'interno dell'attacco di New England. Anche New England, come Seattle, costruisce la sua squadra sul draft e sulla capacità di individuare talento laddove gli altri non riescono a vederlo, facendolo crescere e valorizzandolo all'interno di un'atmosfera vincente che trasuda perfino dalla felpona della tuta del suo head coach. Se Ridley e Vereen sono stati scelti relativamente alti al draft, la stessa cosa non si può dire di Gray e Blount. Jonas Gray è un giocatore che ha avuto una buona carriera a Notre Dame ma non è mai parso nulla di particolare, tanto da non essere mai stato scelto, salvo poi rivelarsi il miglior running back puro e capace di demolire in regular season Indianapolis con oltre 200 yds e 4 td. Blount invece ha fallito per motivi caratteriali e non certo fisici, visto che è un autentico fenomeno, a Tampa Bay prima e a Pittsburgh poi. Nello spogliatoio dei Patriots, composto da campioni autentici e uomini di grande etica e carattere, ha però trovato equilibrio e concentrazione rivelandosi uomo fondamentale nel finale di stagione. Va infatti ricordato che ha iniziato la stagione a Pittsburgh, forzando il taglio con atteggiamenti eccessivi e comportamenti discutibili anche fuori dal campo. Riuscire a correre la palla è sempre un vantaggio significativo e toccherà a KJ Wright e Wagner limitare i running back dei Pats.

È impossibile e inutile fare un pronostico, anche perché i due coach avranno sicuramente dei jolly da giocarsi nel corso della partita; Carroll ha svoltato il championship con i Packers con una finta di calcio, mentre Belichick ha rischiato un trick play nella rimonta contro i Ravens.

Nell'attesa della partita vi svelo il mio modesto piano partita: prendere un bel po' di carne trita (manzo e una parte di salsiccia di Bra) per grigliare hamburger con mia moglie a partire dalla mezzanotte, in frigo birra gelata e come prima alternativa cedrata Tassoni. Nelle pause ci troviamo su Twitter con gli hashtag #NflItaly e #foxnflitalia. Buon Super Bowl.

P.S. Non ho parlato dello scandalo “palloni sgonfi” perché i Patriots avrebbero vinto quella partita anche con il Supertele.

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