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Guida al Torino 2021/22
14 ago 2021
Si riparte da Ivan Juric in panchina.
(articolo)
9 min
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Chi in più: Etrit Berisha, Marko Pjaca, Iago Falque, Ola Aina, Simone Edera, Djidji.

Chi in meno: Souailho Meite, Salvatore Sirigu, Lucas Boye, Nicolas N’Koulou, Nicola Murru, Federico Bonazzoli, Amer Gojak.

Una statistica interessante della scorsa stagione: Il Torino è stata la squadra a completare in media meno passaggi nell’area avversaria a partita (5.2).

Piazzamento lo scorso campionato: 17°

Un anno terribile

Il 20/21 del Torino è stato un anno travagliato, che ha prodotto infine un misero diciassettesimo posto con 37 punti, a sole quattro lunghezze di distanza dal terz’ultimo, il Benevento. La stagione si può dividere quasi perfettamente in due: la prima parte sotto la guida di Giampaolo, esonerato a metà gennaio, e la seconda sotto quella di Nicola, chiamato per cercare di risollevare una situazione di classifica che sembrava davvero preoccupante in chiave salvezza. Il tentativo di Giampaolo di impostare una struttura di partenza simile alla sua storia personale è stato messo da parte presto, e in maniera abbastanza drammatica, come ammesso dallo stesso allenatore in un’intervista rassegnata dopo il 3-3 contro il Sassuolo.

Giampaolo si è visto costretto al ritornare sui binari della difesa a 5, nella speranza che la squadra potesse ritrovare qualche certezza e convinzione sulla base di un sistema ampiamente collaudato e che sembra trasversale a qualsiasi guida tecnica transitata sulla panchina dei granata dal loro ritorno in A. L’abiura della sua dogmatica difesa a 4, che gli garantiva una migliore ripartizione degli spazi e un maggior controllo sul trasferimento dei concetti difensivi della sua zona “pura”, è arrivata per cercare di limitare i danni dal punto di vista delle distanze e della compattezza. L’improduttività offensiva della squadra non riusciva a compensare le imperfezioni difensive. Nonostante qualche miglioramento difensivo, il Torino è rimasto aggrappato unicamente al suo trascinatore, Andrea Belotti, chiamato a un complicato doppio lavoro di cucitura e riempimento offensivo.

Problemi che si sono trascinati anche nel corso dell’esperienza con Nicola, che ha ovviamente confermato la struttura di base puntando sui tre centrali e aggiungendo il nuovo arrivato Mandragora davanti alla difesa. Accanto a lui sono stati messi Rincon e Lukic in un primo momento, per poi puntare anche su Verdi in una nuova posizione da collante tra trequarti e mediana. Davanti, l’attacco pesante è stato composto da Belotti e uno tra Zaza e Sanabria. Nonostante un buon filone di risultati utili, sono arrivate due sconfitte molto pesanti nel giro di tre giorni (7-0 contro il Milan e 4-1 contro lo Spezia), e il Torino si è poi salvato raccogliendo solo due pareggi nelle ultime due giornate. Giampaolo e Nicola, pur assecondando la natura verticale della rosa e dando una certa priorità alla solidità difensiva, non sono riusciti a dare una scossa definitiva. E ci sono stati tentativi di coinvolgere di più i giocatori di talento e anche qualche giovane. Adesso per la società di Cairo è arrivato il momento di puntare su uno degli allenatori più sorprendenti degli ultimi campionati.

Cosa può cambiare con Juric

L’arrivo di Juric alla guida di una squadra strutturalmente preparata per impostare una stagione sulla difesa a 3 sembra una scelta saggia, ma l’ex allenatore del Verona predilige uno stile spregiudicato, ambizioso, ben lontano dalla passività che ha caratterizzato la maggior parte delle partite del Torino degli ultimi anni. Il cosiddetto "tremendismo" granata è stato spesso tradotto in campo con l’immagine di una squadra prevalentemente difensiva, con fortune alterne, dai successi con Mazzarri agli equivoci successivi. Anche in questo lasso di tempo e con questa conformazione, il Torino è stata però una squadra rigida, in cui determinate funzioni in campo venivano assegnate a determinati giocatori (o gruppi). Non c’è mai stata, insomma, una grande fluidità, né dal punto di vista difensivo né da quello offensivo. Juric, pur partendo da presupposti di aggressività e tenacia che possono già essere stati parte dei diversi progetti passati, ha delle ambizioni chiare riguardo all’occupazione del campo e alla partecipazione complessiva di tutti i giocatori di movimento in ogni situazione.

Il suo stile non è solo fatto di marcature aggressive sugli appoggi e difensori che cercano l’anticipo oltre la metà campo, ma anche di scalate in avanti, scambi di posizione e compiti, riempimento abbondante dell’area. Ci sono diversi giocatori che potrebbero esaltarsi sotto questi aspetti, ma il valore aggiunto reale che può portare Juric è soprattutto a livello collettivo, rendendo il Torino un’unica entità piuttosto che un insieme di reparti.

Nell’azione qui sopra, per esempio, dall’amichevole contro il Rennes, possiamo apprezzare la partecipazione collettiva all’attacco dell’area. Al termine di uno scambio da un lato all’altro l’azione riprende verso l’interno e infine è Djidji a provare il tiro da fuori, dal limite dell’area.

Nell’azione del gol segnato contro l’Az Alkmaar, possiamo invece vedere una rotazione che spinge Ansaldi a coprire l’ampiezza dando modo così a Pjaca di occupare l’halfspace di sinistra, attirando il difensore e colpendolo alle spalle dopo una triangolazione con Zaza. Tutto nasce da un abbassamento di Mandragora tra Rodriguez e Djidji, che crea un sovraccarico contro l’ala dell’AZ e dunque uno spazio e tempo per l’ex Udinese.

Nelle prime amichevoli si è già visto anche qualche indizio del tipico pressing di Juric, fatto di marcature molto forti sugli appoggi nella metà campo avversaria e riferimenti seguiti sui tagli, anche profondi. Quella che a una lettura superficiale potrebbe sembrare una “banale” marcatura a uomo a tutto campo è in realtà un complesso sistema di responsabilizzazione e aiuto reciproco, sia perché, appunto, i tagli degli uomini presi in consegna devono essere seguiti con precisione per non vanificare le uscite dei compagni, sia perché ci sono degli ovvi riferimenti zonali, all’interno dei quali ogni giocatore può avere un approccio aggressivo, ma che in determinate situazioni si deve tener pronto a ricomporre la linea e fare sovrannumero per dare copertura. Qui sotto vediamo un’azione esemplificativa.

In questo caso il Torino pressa in avanti andando forte sui riferimenti nei pressi del portiere, e forzando l’errore sul corto o il lancio lungo. Vediamo che Pjaca e Zaza si posizionano di fronte ai due difensori centrali, pronti a pressarli se ricevono, mentre Linetty si sgancia sul mediano. L’AZ in questa occasione aveva i due interni molto stretti, presi in consegna da Mandragora e Verdi, mentre il terzino destro è dentro il campo e viene lasciato libero (e avrebbe potuto essere sfruttato dal suo portiere), dato che Rodriguez si trova in posizionamento di copertura nell’ultima linea. Ansaldi, invece che dedicarsi al terzino, si occupa all’ala in abbassamento, e così…

…al momento del lancio del portiere, ne segue il taglio profondo, mentre Singo e Rodriguez si portano a copertura della zona di impatto, dato che Djidji aveva in consegna l’altro attaccante. Izzo vince l’anticipo e nasce una ripartenza alta.

Si tratta di scelte che vengono ridiscusse e modificate in base ai punti di forza dell’avversario e al tipo di partita che Juric e staff pensano di dover affrontare, ma per poter raggiungere un buon livello di continuità occorrerà verosimilmente del tempo.

Per quanto riguarda la struttura in campo, è plausibile che non vedremo particolari rivoluzioni; il cambiamento più evidente potrebbe riguardare la composizione interna del centrocampo. Se Juric dovesse imbastire qualcosa di simile a suo Verona, potrebbe prediligere l’utilizzo di due mediani anziché tre, per far posto a un giocatore più offensivo da disporre in trequarti. L’assortimento offensivo del Torino in quella zona non è così abbondante, nonostante l’arrivo di Pjaca, le cui vicissitudini lo hanno reso un giocatore più statico. Simone Verdi è sempre sembrato il più grande potenziale inespresso della rosa ma per trovare minutaggio dovrà soddisfare le intensità richieste, mentre Iago Falque non si è mai allenato in gruppo e va verso la cessione. È difficile ipotizzare la convivenza di Zaza e Belotti, ma non è nemmeno da escludere: tutto dipenderà dalla sintonia che Juric riuscirà a creare e la fluidità offensiva che gli garantiranno. In mezzo, Mandragora può avere un ruolo centrale come riferimento per l’uscita del pallone, ma potrebbe persino regalare qualche sorpresa in zone più avanzate arrivando a rimorchio sulle seconde palle, mentre al suo fianco la competizione è più accesa.

Più interessanti le alternative dietro. Izzo ritrova uno degli allenatori con cui si è trovato meglio, il suo stile difensivo si sposa bene con l’aggressività richiesta da Juric ai centrali, mentre Rodriguez se dovesse rimanere potrebbe trovare più spazio come braccetto di sinistra (in ballottaggio con Buongiorno) che come esterno, dove Juric potrà contare su Aina (ambofascia), Ansaldi, Singo, Vojvoda.

Miglior scenario possibile

Il Torino di Juric è una macchina impressionante sin dalle prime giornate; Belotti si gioca il titolo di capocannoniere e Izzo è ritornato ai fasti di tre anni fa. L’ultima giornata di campionato sarà decisiva per l’ingresso in Conference o Europa League.

Peggior scenario possibile

Il Torino rimane impantanato nella zona retrocessione per buona parte del campionato, Juric attende impazientemente qualche rinforzo dal mercato di gennaio, le sue speranze vengono disattese e arriva lo sbrocco ai microfoni che gli costa la panchina. Davide Nicola risponde alla chiamata, nonostante tutto.

Giocatore chiave

È difficile immaginare che il Torino possa avere un giocatore più importante del "Gallo" Belotti, ma l’arrivo di Juric potrebbe quantomeno mettere in discussione la supremazia del Capitano sotto questo aspetto, creando delle dinamiche attorno al suo dinamismo e alla sua potenza e dando così maggior risalto anche a chi gli sta alle spalle. Ma in ogni caso è lecito pensare che Belotti sia la pietra angolare anche quest’anno

Giocatore da prendere al Fantacalcio

Armando Izzo è uno di quei giocatori inspiegabilmente di culto all’interno di una certa nicchia di appassionati, e ritornare in voga nel mainstream grazie a una grande stagione potrebbe essere un buon modo di regalare una grande gioia a chi deciderà di comprare la sua maglia. La scommessa più intrigante per il fantacalcio potrebbe arrivare però da qualche suo compagno di fascia, in particolar modo il rientrante Ola Aina, che aveva già fatto bene con Mazzarri, o il giovane Singo, affermatosi a sorpresa l’anno scorso.

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