Chi in più: Gianluca Busio, Tanner Tessman, Arnór Sigurdsson, David Schnegg, Daan Heymans, Dor Peretz, Tyronne Ebuehi, Bruno Bertinato, Mattia Caldara, David Okereke.
Chi in meno: Youssef Maleh, Sebastiano Esposito, Alberto Pomini, Giacomo Ricci, Gabriele Ferrarini, Michele Cremonesi.
Piazzamento lo scorso campionato: neopromossa.
Una statistica interessante della scorsa stagione: La promozione in A dello scorso anno è stata la settima della storia del Venezia, a vent’anni esatti dall’ultima.
Poche squadre, nella nuova Serie A, rappresentano un’incognita grande quanto il Venezia. La squadra di Zanetti è stata la più grande sorpresa dello scorso campionato cadetto, iniziato con l’obiettivo salvezza e concluso con la promozione, dopo aver superato Chievo, Lecce e Cittadella ai playoff. L’arrivo in Serie A ha trasformato il progetto del Venezia in una partita di Football Manager, e in questo momento tracciare un bilancio consapevole del calciomercato è praticamente impossibile. In poche settimane gli arancioneroverdi hanno annunciato nove acquisti, tra i quali: gli statunitensi Busio e Tessmann, presi in MLS; l’israeliano Don Peretz, mediano con un buon gusto per gli smarcamenti spalle alla porta; il belga Heymans, trequartista di 1.93 pescato nella seconda serie belga; Sigurdsson, frizzante esterno islandese proveniente dal campionato russo; il terzino David Schnegg, cosplayer austriaco di Gosens; Tyronne Ebuehi, stella mancata del calcio olandese finito nella squadra B del Benfica.
In mezzo a tutti questi nomi esotici il Venezia si è anche assicurato i prestiti di Okereke e Caldara, che al momento sono gli acquisti di maggiore esperienza. L’attaccante nigeriano, cresciuto calcisticamente in Italia – dove ha giocato con le maglie di Lavagnese, Spezia e Cosenza – viene da due buone annate al Bruges, con cui ha anche esordito in Champions; il difensore scuola Atalanta finora è stato l’unico acquisto con esperienza nel massimo campionato italiano, ma è anche quello che offre minori garanzie sul piano fisico. In questo momento il Venezia è ancora un cantiere aperto – molti giocatori non hanno ancora esordito nemmeno in amichevole, altri devono ancora arrivare – ma Zanetti ha dalla sua l’ottima base impostata già dallo scorso anno.
Il Venezia è una squadra peculiare, per il contesto italiano. In Serie A la maggioranza delle squadre parte da canali di gioco più o meno definiti, un meccanismo collettivo che ha lo scopo di incanalare le scelte dei giocatori; il gioco del Venezia, invece, si basa sulle letture situazionali dei singoli, che con le loro scelte influenzano il resto della squadra. Quella di Zanetti è una squadra forte nei principi, ma all’interno di questi lascia grande libertà. Per il tecnico veneto, la flessibilità è fondamentale: «Ragioniamo su principi di gioco che portano a poter implementare una certa duttilità tattica – ha spiegato Zanetti in un’intervista dello scorso gennaio – impostiamo in un modo, difendiamo in un altro, possiamo cambiare lo schieramento […] La duttilità è basata su concetti che ci permettono di portare avanti una determinata filosofia».
I principi del Venezia sono quelli del gioco di posizione. Gli arancioneroverdi provano sempre a partire dalla difesa, utilizzando spesso e volentieri l’appoggio del portiere, per attirare la pressione e giocare verticalizzazioni alle spalle della pressione avversaria. Quando è in possesso il Venezia prova a minacciare contemporaneamente la profondità e l’ampiezza, portando più giocatori alle spalle del centrocampo avversario – scaglionati a diverse altezze – e almeno due giocatori sulle linee laterali. Qui sotto due situazioni dalla partita di Coppa Italia con il Frosinone e l’amichevole con l’Utrecht. Contro il Frosinone Fiordilino (mezzala destra) viene incontro per ricevere il pallone, mentre Peretz (mediano) e Heymans (mezzala sinistra) si alzano alle spalle del centrocampo avversario; Aramu (esterno destro) stringe verso la trequarti, mentre l’ampiezza viene occupata da Ebuehi (terzino destro). Contro l’Utrecht, sul possesso di Peretz, c’è Črnigoj (mezzala destra) che resta basso a supporto, mentre Aramu e Heymans si muovono alle spalle dei centrocampisti; per dare un’opzione in più sulla trequarti arretra Forte (prima punta), mentre Johnsen va in profondità.
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In entrambe le azioni restano dei punti fermi: almeno due giocatori occupano l’ampiezza, e almeno tre si muovono alle spalle dei centrocampisti per dare una soluzione in verticale.
Le posizioni in campo sono molto fluide, e l’assetto della squadra – al di là del modulo, che lo scorso anno è oscillato tra 4-3-1-2 e 4-3-3 – si basa sulle connessioni tra i suoi giocatori in campo. Aramu parte da destra ma taglia spesso al centro, perché sa già che al suo posto salirà il terzino destro; Johnsen è un giocatore che dà il meglio di sé quando può attaccare alle spalle della difesa, e quando serve un appoggio sul mezzo spazio sinistro è Forte che viene incontro, lasciando al norvegese l’attacco della profondità. In questo precampionato Zanetti ha già inserito alcuni tra i nuovi acquisti – oltre a Caldara stanno giocando i terzini Ebuehi e Schnegg, il mediano Peretz, la mezzala Heymans – ma la squadra non ha perso la sua identità.
Le migliori prestazioni di questo precampionato sono arrivate nelle amichevoli contro Utrecht e Twente, due squadre che hanno provato a pressare alto gli arancioneroverdi, mostrando il fianco alle loro giocate in profondità. Il secondo gol all’Utrecht è un manifesto della fluidità del gioco del Venezia: Heymans (mezzala sinistra) scambia con Ceccaroni e si sposta sulla destra, mentre Črnigoj (mezzala destra) si alza sulla trequarti; Aramu (esterno destro) arretra fino a metà campo, mentre Schnegg (terzino) sale a sinistra approfittando del taglio profondo di Johnsen (esterno sinistro), finito sulla fascia opposta. Il terzino arriva sul fondo e mette in mezzo per il tap-in di Forte, che fa 2 a 1.
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Heymans scambia con Ceccaroni e cambia lato, rendendosi disponibile per la verticalizzazione di Svoboda; Aramu stringe al centro e riceve il filtrante del compagno, servendo la discesa di Schnegg.
La costruzione dal basso è uno degli strumenti più utilizzati dalla squadra di Zanetti, che spesso tenta anche soluzioni elaborate, allo scopo di liberare quegli spazi fondamentali per attaccare con incisività. Basti vedere la rete segnata al Twente, costruita con un lunghissimo giro palla difensivo, che porta metà del Twente nella trequarti e permette al Venezia di attaccare la difesa avversaria in cinque contro quattro.
Da notare il controllo di Peretz, che con un colpo di tacco riesce a smontare tutta la pressione del Twente.
Quando gli avversari si chiudono dietro il Venezia non si esime dal cercare rifiniture più elaborate, cercando di portare tanti uomini in zona palla, nel tentativo di creare le condizioni per uno scambio o un dribbling capace di sbloccare la manovra offensiva. In queste situazioni l’efficacia del Venezia si abbassa, però, e la riuscita della manovra dipende dalla brillantezza dei suoi talenti offensivi. Lo si è visto nella partita di Coppa Italia col Frosinone, a cui è bastato difendersi basso e compatto per soffocare un Venezia un po’ appesantito. In questo senso saranno molto importanti le prestazioni di Johnsen, Aramu e Di Mariano, i giocatori di miglior qualità sulla trequarti. Dal mercato è arrivato anche Arnor Sigurdsson, ex CSKA Mosca, che nelle ultime tre stagioni in Russia ha viaggiato a una media di 1.32 keypass e 1.97 dribbling riusciti a partita. In questo momento la squadra di Zanetti è un enorme punto interrogativo, ed è probabile che l’esito di questa stagione dipenderà dalle tante scommesse con cui la dirigenza ha voluto giocarsi la permanenza in Serie A.
Giocatore chiave
Il Venezia è in gran parte una squadra sperimentale, e l’apporto dei giocatori di maggiore esperienza sarà fondamentale. La formazione è cambiata molto sia a centrocampo che in attacco, ma l’impressione è che molto della prossima stagione dipenderà dal modo in cui la difesa riuscirà a reggere l’impatto con la Serie A, con la palla e senza. In questo senso sarà importantissima la stagione di Mattia Caldara, un giocatore fortemente voluto dal Venezia, che ha deciso di dargli fiducia nella speranza che i problemi fisici siano definitivamente superati. Dopo aver giocato appena 1300 minuti nelle ultime due stagioni, il difensore scuola Atalanta è chiamato a dare continuità.
Giocatore di cui avere la maglia
La prima maglia del Venezia è la più elegante che potete trovare in circolazione, di quelle che potete indossare con orgoglio sia in un campo da calcetto che in una serata di gala. Il nero “sporcato” dalla texture tipica dei palazzi storici, le stelle della Basilica di San Marco a forma di V, lo stemma del leone alato in oro: tutto bellissimo, a meno che non siate tifosi ortodossi del Venezia, e non riteniate insopportabile la scarsa presenza di arancio e verde. Comunque la pensiate si tratta di una maglia di gran gusto, e il nome alle spalle deve essere altrettanto elegante. Per questo motivo vi consigliamo la 10 di Mattia Aramu, fantasista con un mancino che sembra placcato in oro, e quindi perfettamente in tono con la maglia.
Miglior scenario possibile
Il Venezia non sente l’impatto con la massima serie, e continua a giocare agli stessi livelli dello scorso anno. Caldara vive una seconda giovinezza, e ora che ha una tregua dagli infortuni si dimostra uno dei centrali più affidabili della Serie A. A centrocampo Peretz è una rivelazione, Vacca continua a insegnare calcio, e col passare dei mesi entra nelle rotazioni anche Busio, che torna a esaltare i nostalgici di Maleh. Davanti Aramu e compagnia fanno un campionato al di là delle aspettative, Okereke e Forte si dividono proficuamente il centro dell’attacco. Alla terz’ultima giornata, grazie a un gol del doge Bocalon allo scadere contro il Bologna, il Venezia si assicura la permanenza in Serie A. Scatta la festa in Canal Grande, con Zanetti vestito da Casanova che viene portato in trionfo dalla squadra.
Peggior scenario possibile
Il Venezia parte male, la squadra non trova equilibrio e i nuovi arrivi fanno fatica ad integrarsi. Zanetti continua a cambiare l’undici alla ricerca della formula giusta, ma intanto le settimane passano e la squadra continua a fare pochi punti, complice la scarsa vena realizzativa della squadra. A novembre arriva l’ennesimo infortunio di Caldara. A febbraio Zanetti – irritato dai mancati rinforzi – rassegna le dimissioni, e il Venezia prova a risollevare la stagione con Montella. A metà aprile, dopo uno 0-3 in casa con l’Udinese, gli arancioneroverdi devono dire addio alla Serie A.