• Euro 2024
Dario Saltari

Guida all’Albania

La Nazionale allenata da Sylvinho si è qualificata agli Europei in maniera sorprendente.

Nel 2022 l’Albania aveva disputato in tutto dieci partite e ne aveva vinta solo una: un’amichevole contro l’Armenia. Per il resto aveva raccolto cinque sconfitte e quattro pareggi, dodici gol subiti e otto segnati. I sei anni dopo la prima, storica qualificazione agli Europei, quelli francesi del 2016, non sono stati indimenticabili, per usare un eufemismo. Un loop ininterrotto di allenatori italiani che non avevano più molto da dare (dopo Gianni De Biasi: Christian Panucci e Edy Reja), qualificazioni mancate, prestazioni grigie, 3-5-2. Era questa la normalità a cui era destinata l’Albania? Quando il 2 gennaio del 2023 la federazione ha annunciato l’ingaggio di Sylvinho in pochi credevano che questo pendolo tra la noia e la sofferenza potesse davvero fermarsi. Il brasiliano aveva dalla sua una carriera da calciatore illustre (soprattutto all’Arsenal e al Barcellona) e l’esperienza da collaboratore tecnico di Mancini (soprattutto all’Inter) e Tite (nella Nazionale brasiliana), ma la sua carriera da primo allenatore di certo non era iniziata col piede giusto. Al Lione, alla sua prima esperienza in assoluto, era durato appena nove partite; al Corinthians solo poco di più. 

 

Il 2023 che ha portato l’Albania a questi Europei è stata quindi una sorpresa doppia. Nessuno si aspettava che, dopo il terribile 2022, l’Albania si potesse qualificare da prima e con una giornata d’anticipo in un girone complicato. Un percorso che ha visto una sola sconfitta, all’esordio proprio contro la Polonia, e che ha portato alla qualificazione dopo le due vittorie casalinghe consecutive contro le due grandi del girone, segnando cinque gol e non subendone nemmeno uno, nella scintillante Arena Kombëtare di Tirana. Soprattutto nessuno si aspettava che l’Albania potesse fare tutto questo con Sylvinho, che per arrivare a questo risultato ha preso delle scelte non banali.

 

I tre gol che hanno scritto il decisivo 3-0 contro la Repubblica Ceca, a Tirana.

 

Le scelte di Sylvinho

L’allenatore brasiliano, appena arrivato, ha abbandonato il 3-5-2 di matrice italiana per proporre un più propositivo 4-3-3/4-2-3-1, a seconda di dove punta il triangolo di centrocampo. È stata una scelta coraggiosa, non solo per aver cambiato un modulo che ormai i giocatori conoscevano come le proprie tasche senza avere nemmeno la possibilità di provarlo in amichevole, e con il difficile esordio contro la Polonia alle porte. Ma anche perché la rosa non sembrava avere i giocatori per sostenere un modulo che prevedeva degli esterni alti. Pensate che le uniche due ali di ruolo presenti nella lista dei 27 pre-convocati sono state convocate per la prima volta da Sylvinho e hanno fatto il loro esordio con la Nazionale maggiore il 27 marzo dell’anno scorso (Jasir Asani, su cui torneremo più avanti) e il 22 marzo di quest’anno (Arbër Hoxha). 

 

Eppure, come nella storia del calabrone, l’esperimento ha funzionato. L’Albania non avrebbe la struttura per giocare con la difesa a quattro e gli esterni alti, ma non lo sa e ci gioca lo stesso, e nemmeno male. Una squadra che si basa innanzitutto su una grande attenzione difensiva, con un baricentro anche coraggiosamente alto, due linee molto compatte in verticale e un lavoro difensivo estenuante richiesto alle due ali, che non devono mai abbandonare i terzini sugli esterni. Tra tutte le squadre che hanno partecipato alle qualificazioni agli Europei, solo la Francia e il Portogallo hanno subito meno gol dell’Albania, e per qualità delle occasioni concesse, secondo i dati StatsBomb, nel suo gruppo solo la Repubblica Ceca ha fatto di meglio. 

 

Quella di Sylvinho non è però una Nazionale solo difesa e sofferenza. Il suo gioco con il pallone magari non sarà particolarmente complesso, ma non è nemmeno lasciato al caso, ed è fatto per esaltare le connessioni tecniche tra i calciatori, in particolare quel triangolo di centrocampo composto da Ramadani, Asllani e Bajrami dove si trova buona parte del talento tecnico della squadra. Nelle combinazioni veloci in spazi stretti per risalire il campo si possono vedere riflesse le parole da santone new age di Sylvinho. Un tecnico che ha detto di «credere nelle relazioni» e che non perde occasione per sottolineare la complessità del calcio. 

 

Un’intervista interessante per apprezzare l’aura intorno alla figura di Sylvinho.

 

I problemi davanti

Certo, nel girone da incubo in cui si è ritrovata l’Albania (con Croazia, Spagna e Italia) la tentazione di chiudersi nella propria area e difendere il fortino sarà molto forte, e questa non è una buona notizia per la Nazionale di Sylvinho. L’Albania ha già dimostrato di fare grande fatica a creare occasioni da gol pulite e la montagna diventerebbe impossibile da scalare se il campo da risalire dovesse diventare troppo lungo. Va detto, in questo senso, che i successi di Sylvinho nel 2023, oltre che sull’attenzione difensiva, si sono basati su un over-performance offensiva spaventosa (1.5 gol segnati per 90 minuti a fronte di 0.62 xG creati), e che le ultime vicende non fanno ben sperare in vista degli Europei da questo punto di vista. 

 

Dalla lista dei 27 pre-convocati, infatti, l’allenatore brasiliano a sorpresa ha tenuto fuori diversi giocatori che avevano avuto un ruolo nelle qualificazioni dell’Albania, come Keidi Bare, Myrto Uzuni (uno dei pochi esterni alti a disposizione) e soprattutto quella che teoricamente doveva essere la punta titolare, Sokol Cikalleshi. L’attaccante di Kavajë, 33 anni, era all’ultima occasione per giocare un grande torneo internazionale e, appena ricevuta la notizia, si è ritirato dalla Nazionale (forse il decisionismo di Sylvinho è meno pacificato di quanto non sembri da fuori). 

 

Per l’Albania non è una perdita da poco. Cikalleshi aveva segnato solo un gol nelle qualificazioni, è vero, ma veniva da un’ottima stagione in Turchia con la maglia del Konyaspor, con cui ha segnato 12 gol in 33 partite di campionato. Il suo posto dovrebbe essere occupato da Armando Broja: talento giovane, scuola Chelsea, che è atteso al grande salto ormai da qualche anno. In questa stagione, col Fulham, ha giocato però poco più di 500 minuti e non è ancora chiaro cosa possa dare in un torneo breve di alto livello. Puntare su di lui in maniera così forte, per Sylvinho, è una mossa da giocatore di poker col ghiaccio nelle vene.

 

La storia di Jasir Asani 

Forse tutta questa sicurezza deriva dalla scommessa che l’allenatore brasiliano ha già vinto, e che gli ha permesso di fatto di portare l’Albania a questi Europei. Parlo di Jasir Asani, ala destra, una carriera anonima passata tra Macedonia, Albania e Svezia, e fino a poco tempo fa nessuna speranza di essere convocato in Nazionale dopo solo una presenza con l’Under 21 nel lontano 2016. Quando è stato convocato, Asani stava già pensando alla pensione. Aveva accettato la ricca offerta del Gwangju, in Corea del Sud, pensando che fosse l’ultima grande occasione della sua carriera, e mai avrebbe immaginato che di lì a pochi mesi sarebbe diventato un eroe nazionale. «Sono uno dei protagonisti di quella che in Albania chiamano la Nazionale più forte di sempre. Fino a due mesi fa tutto questo non mi pareva possibile». Sylvinho lo ha pescato da un database di giocatori potenzialmente convocabili «scansionati da un’intelligenza artificiale» quando ha deciso di abbandonare la difesa a tre ma era a corto di esterni alti.

 

Nelle qualificazioni Asani è stato il capocannoniere dell’Albania insieme a Bajrami. Ha segnato tre gol, uno più bello dell’altro, uno più importante dell’altro, dimostrando una capacità balistica che in un torneo che gira su pochissimi episodi potrebbe fare la differenza. Che stia vivendo un sogno lo si vede da come gioca. Asani sembra correre a qualche centimetro da terra, prova sempre la giocata più difficile, ed è in quello stato di grazia per cui il più delle volte gli riesce. Pochi giorni fa, in amichevole contro il Lichtestein, ha segnato su punizione, a giro sopra la barriera, come se fosse una pratica burocratica. Asani è anche una di quelle ali che si sbatte senza palla, perfetto per il sacrificio che Sylvinho chiede ai suoi uomini offensivi, e in area si muove benissimo, praticamente da seconda punta. Le fortune dell’Albania, superata la metà campo, passano quasi tutte per i suoi piedi. 

 


L’incredibile gol di Asani contro la Polonia, che ha aperto la prima delle due vittorie che hanno consegnato la qualificazione all’Albania.

 

Per raggiungere la prima qualificazione alla fase ad eliminazione diretta della sua storia, però, l’Albania avrà bisogno persino di qualcosa di più di un torneo da giocatore rivelazione da parte di Asani. È vero: sono ben quattro le migliori terze che si qualificheranno al turno successivo, e né la Croazia né l’Italia né la Spagna stanno portando a questi Europei le versioni migliori di loro stesse. Ma c’è da dire che anche l’Albania non si sente tanto bene e molti dei suoi giocatori vengono da stagioni non proprio esaltanti con i propri club. Quello che dovrebbe essere il portiere titolare, Etrit Berisha, ha passato tutta la seconda metà di stagione in panchina, all’Empoli; Kristjan Asllani, che pure in Nazionale gioca con un’autorità sorprendente, ha avuto a disposizione solo gli scampoli di partita con l’Inter; Nedim Bajrami, al Sassuolo, ha perso definitivamente il posto da titolare in una stagione che si è chiusa con un’imbarazzante retrocessione; lo stesso Asani, dopo aver fatto di tutto pur di tornare in Europa alla luce della sue prestazioni in Nazionale, è stato messo fuori squadra dal Gwangju e nel 2024 ha giocato appena 8 minuti; di Armando Broja abbiamo già detto.

 

È una questione di forma, quindi, ma anche e soprattutto di rango: l’ultimo posto nel girone per l’Albania rimane obiettivamente il risultato più realistico. Se lo dovesse superare significherebbe che Sylvinho, dopo l’incredibile qualificazione ottenuta qualche mese fa, ha pescato un’altra scala dal mazzo. 

 

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Dario Saltari è uno degli scrittori che curano L'Ultimo Uomo e Fenomeno. Sulla carta, ha scritto di sport per Einaudi e Baldini+Castoldi.