Togliamoci subito di mezzo l’elefante dalla stanza: il Real Madrid ha già vinto?
Emiliano Battazzi
In una competizione in cui gioca il Barcellona di Messi non hai vinto fino a quando non ti consegnano il trofeo. Però questo è davvero un punto di flesso nella storia della rivalità tra Madrid e Barça: i catalani sembrano alla fine di un ciclo o forse di un'era, con l'acquisto di Paulinho simbolo anche della confusione intellettuale; i “merengues” invece esprimono una sensazione di potenza inesauribile, come se non ci fosse un limite alle possibilità di vittoria. E di limiti ne hanno già oltrepassati alcuni, come la conquista di due Champions consecutive. A me sembra un periodo di grande rinascimento Blanco, nel senso che le vittorie sono accompagnate da un ritrovamento dell'identità storica: una squadra all-star ma che punta sul dominio del pallone, controlla le partite, reagisce sempre agli schiaffi avversari. E questo farà ancora più male ai “culé”: a vincere non è un Madrid stile Mourinho, tutto transizioni furiose e bile, ma è il Madrid in stato puro, il Madrid storico, incarnato nella figura di Zidane. Il francese alla fine si sta dimostrando davvero la versione madridista di Guardiola, come immaginava Florentino: in un modo molto diverso da Pep, ovviamente, Zizou ha riportato la Casa Blanca nella sua tradizione culturale, dominio, vittorie e pallone. E gli attacchi di bile sono per gli altri. Il Real è il netto favorito alla vittoria, quindi, ma finché c'è Messi c'è speranza. E magari la tranquillità di un uomo come Valverde potrà aiutare la fase di transizione di un ambiente che sta vivendo un vero e proprio shock culturale.
Dario Saltari
Emiliano è stato già perfetto nel descrivere come il punto più alto del ciclo del Real Madrid (ciclo che inizia ancora prima di Zizou, con Ancelotti, e si lega soprattutto ad un gruppo di giocatori - concedetemi il termine - leggendario) sta coincidendo perfettamente con quello più basso del ciclo del Barça, ed è chiaro che questo non possa produrre nessuna altra conclusione se non che i “merengues” siano gli assoluti favoriti per la vittoria finale del campionato. È anche vero, però, che la situazione del Barcellona è ancora troppo confusa per poter dare un giudizio definitivo: non sappiamo ancora chi sarà il famigerato sostituto di Neymar (quanto influirebbe Dembelé, per esempio, sugli equilibri del campionato?) né fino a dove Valverde riuscirà a portare il potenziale di questa rosa. Il tecnico spagnolo all’Athletic è riuscito a coniugare un gioco intenso e proattivo a risultati impensabili, e non è detto quindi che non riesca a ricavare qualcosa di buono anche da questo momento così delicato per il Barcellona.
Daniele V. Morrone
Sarò breve. Piqué dopo la Supercoppa in cui il Madrid ha maciullato il Barça ha parlato dei rapporti di forza attuali tra le due squadre con queste parole: «È la prima volta che abbiamo sentito il Madrid superiore a noi». Nonostante il giocatore più forte di tutti sia ovviamente a Barcellona, questa Liga la può solo perdere questo Real Madrid in pieno picco del ciclo. Il vero rivale potrebbe essere a sorpresa l’Atletico Madrid dell’ultimo colpo di coda del Cholo e Griezmann più che questa versione del Barça da tardo impero.
Elencate almeno 3 problemi che potrebbe dover affrontare la squadra di Zidane quest’anno.
Emiliano
Il Real Madrid di Zidane ha in realtà sempre avuto diversi problemi, anche di struttura tattica, ma non è questo il punto: li ha sempre superati, e ogni volta sembra che non esista un enigma così grande per il Real da non poter essere risolto. L'unica posizione in cui il Real è un po’ meno sicuro è quella del portiere, nonostante Keylor Navas sia spesso decisivo nei momenti che contano. Resta però un portiere che può commettere qualche errore di troppo, come nella Supercoppa Europea contro il Man Utd sul gol di Lukaku, a cui poi ha però risposto con un miracolo su Rashford: un portiere da altibajos, e forse una squadra del genere avrebbe bisogno di una certezza piena.
L'altro potenziale problema strisciante è la gestione di Bale: con Isco ormai padrone della trequarti, e decisivo nel dominio del pallone, che è il vero grande strumento tattico del Real, quanto spazio avrà Bale, considerato che CR7 è in fase di ascensione a divinità e Benzema è la brugola perfetta per ogni momento? E Bale in panchina significa uno dei migliori 5 al mondo che guarda gli altri giocare. Non sarà una gestione facile, insomma.
Il terzo problema può essere la mancanza di un ricambio sulla fascia destra: Carvajal è uno dei migliori interpreti al mondo ma non è robocop, qualche partita la salta ogni anno per problemi muscolari (nelle ultime due stagioni, solo 23 e 22 presenze in Liga), e senza Danilo serve un giocatore solido, o almeno un giovane di prospettiva, che al momento però non c'è. E per le squadre che vogliono vincere tutto, con una stagione che si prospetta iper impegnativa con il Mondiale per club, basta una minuscola falla nello scafo per iniziare ad affondare.
Daniele V.
Penso ci sia un solo grande problema per Zidane ed è quello della sostituzione di Morata. Nessuno nella panchina attuale è in grado di garantire un livello tanto alto come prima riserva di Benzema, una funzione che Morata ha eseguito perfettamente la scorsa stagione. Lo spagnolo, inoltre, ha garantito una spinta extra alla squadra nei momenti di turn over in primavera, quando è stato lui a partire titolare in Liga nelle partite contro le piccole, per lasciare al francese i big match e la Champions League. Mayoral, che al momento dovrebbe essere la riserva di Benzema, è ancora troppo inesperto e attualmente di livello inferiore a Morata per permettere una situazione simile. Bale, infine, non è abbastanza affidabile fisicamente per poter fare parte di un lavoro così delicato e pensare di far fare a Cristiano Ronaldo la parte di Morata è utopia.
L’idea del mercato bloccato fino a gennaio, unita alla sensazione di una squadra stanca nei suoi elementi chiave, sembra restituire un Atletico a fine ciclo. È davvero così?
Daniele V.
Lo scorso anno Simeone ha titubato sull’identità della squadra, provando a costruire un Atlético diverso, fallendo e riuscendo a rimettere in sesto la stagione (ancora una volta terminata tra le prime quattro in Europa) solo quando è tornato al piano originario. Paradossalmente la sanzione ha creato l’occasione per un ultimo colpo di coda per il progetto di Simeone, che ora si ritrova con i giocatori della casa ancora più identificati con la squadra e le stelle che non hanno voluto abbandonare la nave. Un altro anno di Griezmann è un altro anno con uno dei migliori 3 giocatori della Liga. L’arrivo nel nuovo stadio poi infonderà ancora più orgoglio in una tifoseria che ormai si sente grande e che ora potrà dimostrarlo con almeno 60 mila persone a partita, una dimensione che si addice all’ultima avventura di questo gruppo. Avere da gennaio Vitolo e Diego Costa poi potrebbe innalzare il livello nel momento più importante della stagione. Penso che l’Atlético parta ancora una volta troppo sottovalutato, che poi è anche il contesto che più piace a Simeone.
Emiliano
L’Atletico sembra sempre a fine ciclo, se ci pensate bene, come se vivesse in un eterno presente in cui Godin non invecchia mai e Simeone non diventa mai brizzolato. Il blocco del mercato ovviamente è un problema per i “Colchoneros” ma a me sembra che Simeone l'abbia già affrontato nel modo giusto, cioè come un judoka che usa il peso dell'avversario per sbatterlo a terra.
L'idea è di far sentire la squadra come un corpo unico che deve compiere un'impresa almeno fino a gennaio: Simeone si è liberato di tutti i giocatori che non ce la facevano a livello mentale, anche se avrebbero fatto comodo per garantire profondità della rosa in una situazione così complicata. A gennaio, poi, con l'arrivo di Vitolo e Diego Costa, la squadra di Simeone si trasformerebbe semplicemente in Bastardi senza gloria, una rosa in cui non si molla un centimetro neppure in allenamento. Secondo me il Cholo ce la fa anche stavolta, anche se il rischio che da gruppo unito ci si senta invece gruppo di prigionieri (e quindi poco stimolati) è oggettivamente alto.
Il Betis ha ceduto Dani Ceballos, ma ha preso in panchina Quique Setién e gli ha messo in mano giocatori raffinati come Guardado e Boudebouz, o di livello come Javi Garcia e Tello. In definitiva, lo vedete rafforzato o indebolito?
Emiliano
Il Betis si è chiaramente rinforzato ed è la squadra più intrigante della nuova stagione, tanto che alla fine la cessione di Ceballos potrebbe risultare un danno più per il giocatore (che avrà difficoltà ad accumulare minuti nel Real) che per la sua ex squadra.
L’arrivo di Quique Setién è la notizia migliore, anche se Víctor Sánchez del Amo (record: tre esoneri in meno di un anno) era riuscito a salvare la squadra: i betici hanno scelto però di aprire un progetto tecnico, basato su un calcio associativo. Il nuovo allenatore ha dimostrato a Las Palmas di poter implementare i principi di gioco posizionale anche in una squadra di metà classifica, e intorno a quelli la dirigenza gli sta costruendo la squadra. Guardado si candida già a leader tecnico, dopo l'esperienza al PSV torna nella Liga un giocatore nel pieno della maturità e pronto a comandare il centrocampo betico. L'acquisto di Boudebouz suscita curiosità e grandi aspettative ed è il candidato naturale a garantire soluzioni tra le linee, cioè farsi trovare alle spalle della linea di pressione avversaria sulla trequarti, che è poi il fine ultimo dei principi posizionali di Setién . Tello serve più per garantire ampiezza, mentre in attacco si è sempre in attesa della maturazione di Sanabria, anche se il titolare dovrebbe essere Sergio León, che va tifato anche solo per il nome (l'anno scorso 10 gol nell’Osasuna). Forse questo Betis può essere anche più completo del Las Palmas delle due stagioni passate: adesso tocca a Setien, e al campo.
Dario
Non sono così sicuro che il Betis si sia rafforzato. La stagione passata di Setién è stata più in chiaroscuro di quanto non si dica, con il Las Palmas che ha subito un drastico calo sia nei risultati che nel gioco nella seconda metà di campionato (ha perso 14 delle ultime 21 partite!): più si sale di livello e più gli sbalzi di prestazione vengono mal digeriti. Anche la riuscita di Guardado e Boudebouz rimane un’incognita: sono giocatori di altissimo livello tecnico, ovviamente, ma hanno entrambi caratteristiche che li potrebbero rendere indigesti per un sistema tattico rigidamente preordinato. Le scommesse mi sembrano più delle certezze, insomma, e questo potrebbe non essere la migliore delle notizie per una squadra la cui permanenza in Liga si basa su equilibri sempre molto fragili.
Quale acquisto vi è piaciuto di più?
Dario
Non posso non rispondere Boudebouz, consapevole del filo fragilissimo a cui è appeso il successo di un acquisto simile. Boudebouz è un giocatore premoderno - lento, accentratore, anarchico, creativo fino all’eccesso - e lo si guarda con lo stesso fascino con cui si osserverebbe un animale del Giurassico. Una buona parte della sua tardiva riuscita in Spagna passa anche da quanta libertà sarà disposto a concedergli Quique Setién (temo poca, purtroppo). Capisco che per uno spettatore neutrale è molto facile da dire, ma personalmente per un anno di Boudebouz che lancia i compagni in porta da qualsiasi posizione di campo - ci riuscirebbe anche bendato dietro un muro di mattoni - sarei disposto a sacrificare più di un equilibrio.
Daniele V.
Il passaggio di Pablo Fornals al Villarreal per 12 milioni è l’affare dell’anno in Liga. Parliamo di uno tra i migliori centrocampisti spagnoli della sua generazione (uno di quelli che puntano a far parte della lista del prossimo Mondiale) che si muove nell’anno della sua definitiva esplosione. Il Villarreal permette a Fornals di giocare con compagni di livello superiore a quelli del Málaga e di acquisire l’esperienza europea necessaria a fare un ulteriore salto di qualità. Con lui il Villarreal aumenta la capacità di controllare la giocata anche nella trequarti avversaria, dove Fornals ha la tecnica e le letture per essere un punto di riferimento. Il Villarreal può quindi ora avere tre linee di controllo nella fascia centrale del campo con Bruno Soriano alla base, Trigueros a muoversi a centrocampo e Fornals a muoversi più avanti. Per 12 milioni totali (i primi due sono stati cresciuti in casa) il Villarreal ora ha un centrocampo che per certi versi è superiore anche a quello attuale del Barcellona.
Emiliano
Oltre a quelli già menzionati, ci sono diversi acquisti interessanti, ad esempio Jonathan Calleri al Las Palmas, dove potrebbe finalmente trovare la giusta dimensione per esplodere anche nel calcio europeo. Alla fine dico Enes Ünal, che dopo la grande stagione nel Twente (18 gol) adesso è alla prova del calcio d’elite. Del centravanti turco abbiamo già parlato, e nel sistema del Villarreal potrebbe davvero trovare la sua dimensione: c’è concorrenza in attacco visto l’acquisto di Bacca e la conferma di Bakambu, ma ci saranno anche molte possibilità considerando l’Europa League. Ünal è il tipo di centravanti che può spaccare la Liga, fisicamente forte ma estremamente tecnico, e insomma ci sarà un periodo di mutuo adattamento: ma se riuscirà ad affermarsi con il submarino amarillo, allora la strada del ritorno verso il Manchester City (che ha l’opzione di riacquisto) potrebbe essere molto breve.
Quale acquisto invece credete possa floppare?
Daniele V.
I ritorni di giocatori partiti dopo l’anno migliore della carriera non sempre vanno come sperato. Penso che il caso di Banega possa andare in questa direzione. In Europa il centrocampista argentino ha raggiunto il picco del suo calcio nel Siviglia di Emery, che gli ha lasciato lo spazio e la libertà di prendere decisioni partendo dalla trequarti alle spalle di una punta che offriva profondità continuamente. Banega poteva fluttuare sulla trequarti per dare la pennellata giusta alla composizione. Il Siviglia di Berizzo promette di essere ben diverso da quello di Emery, prima di tutto perché vuole giocare a un ritmo più alto, disporre del pallone e riconquistarlo in avanti una volta perso. Il calcio di Banega diverge profondamente da quello di Berizzo e o i due trovano un terreno comune (Banega che si fa più attento al mantenimento del possesso magari) o il rischio di finire dietro nelle gerarchie è alto.
Emiliano
Vedo due potenziali cadute simili in Januzaj e Muriel. Il primo, dopo tutta una serie di giri, sembra ormai non ritrovarsi più ma ha solo 22 anni e può ancora diventare un grande giocatore; il secondo è alla prova della maturità, ma sembra avere dei difetti ormai conclamati (di continuità e condizione) e su cui è difficile lavorare. Insomma, o spaccano o floppano: a San Sebastián ce lo vedo bene Januzaj, e magari prende pure un po’ di colore sulla spiaggia de La Concha; ma allo stesso tempo può anche disorientarsi, non sentirsi a casa neppure a livello calcistico e quindi abbandonarsi alla deriva. Per Muriel, Siviglia può essere un posto perfetto, in cui concedersi quelle sue pause fisiologiche; ma è pure una città che fagocita e che devi imparare a gestire, sennò si fa la fine di Dasaev.
Facendo un discorso esclusivamente tecnico, quanto è stata grande la perdita di Neymar per il Barcellona? Ne ridimensiona l’impatto nella Liga?
Emiliano
È molto difficile ridurre la cessione di Neymar solamente all’aspetto tattico, in generale direi che ne riduce l’impatto soprattutto a livello europeo. Mi fido molto della normalità di Valverde e dei suoi princìpi di gioco, che vorrebbero almeno riportare il Barcellona su un sentiero conosciuto, e immagino che Neymar sarà sostituito con un giocatore comunque di alto livello. In ogni caso, già così, con Deulofeu, il Barça è nettamente la seconda forza della Liga e non avrà problemi nel conquistare punti per tentare di conquistare la Liga. Il vero impatto sarà sullo stile di gioco: Neymar era chiaramente una forzatura, e la MSN aveva alla fine spinto un dogmatico come Luis Enrique a capitolare, usando le verticalizzazione quasi come unica risorsa, riducendo il centrocampo a un impiccio da saltare. Senza Neymar, il Barça avrebbe l’opportunità di ritornare ai sacri testi cruyffiani, ma gli acquisti non sembrano andare in questa direzione e quindi il vero rischio è che i blaugrana non saranno né carne né pesce, un po’ come prima. Solo che prima c’erano le spezie della MSN a rendere deliziosa la pietanza. Adesso Messi-Suarez mi fanno anche un po’ tristezza, si vede che gli manca un compagno capace di suonare lo stesso spartito. Credo che alla fine il Barça chiederà un’altra assunzione di responsabilità tecnica a Messi: e così continuerà a essere ribaltata la condizione naturale, quella in cui dovrebbe essere Messi ad esigere dal Barça una squadra di livello massimo.
Dario
La perdita di Neymar è stata enorme, da tutti i punti di vista. Al di là delle questioni tecniche e tattiche, che Emiliano ha già sviscerato a dovere, c’è anche una questione di ricambio generazionale, e non solo per l’attacco del Barcellona ma anche per l’intero campionato spagnolo. Messi e Suarez hanno entrambi trent’anni, e se alla loro situazione aggiungiamo quella di Cristiano Ronaldo (anni 32) possiamo comprendere perché non solo i vertici del Barcellona, ma anche quelli della Liga fossero così ansiosi di trovare uno stratagemma qualsiasi per scongiurare il pagamento della clausola di Neymar da parte del PSG. La rivalità Messi-CR7 è vicina al tramonto, e questa è una pessima notizia per l’intero movimento spagnolo. Senza più l’assicurazione sulla vita garantita dal brasiliano, nei prossimi anni la Liga subirà una perdita di visibilità mediatica (leggi danno economico), graduale certo, ma comunque di proporzioni bibliche.
Vi piace il Siviglia di Berizzo che sta venendo fuori?
Daniele V.
Mi è dispiaciuto molto per la scelta di Sampaoli di lasciare a metà il lavoro con il Siviglia. Volendo però continuare sullo stesso sentiero tattico allora la scelta di Berizzo era la migliore possibile. Addirittura più bielsiano di Sampaoli, Berizzo può dare un’ulteriore spinta all’idea dello scorso anno del Siviglia. Andando magari a normalizzare alcuni aspetti tattici per esaltarne invece altri su cui Sampaoli non ha fatto in tempo a lavorare nel poco tempo che si è dato (come i meccanismi di pressione dopo la perdita). Prendendo poi la squadra già alfabetizzata non ci sarà neanche la crisi di rigetto iniziale che aveva subito al Celta. La perdita di Vitolo (e forse N’Zonzi) è enorme per tutto l’aspetto psicologico oltre che tattico che un giocatore così determinato riesce a dare alla squadra, ma oltre ai nuovi arrivati ci sono tanti giocatori in attesa del salto di qualità in rosa (penso a Correa o a Lenglet tra i giovani e al ritorno al 100% di Krohn-Deli) che se dovessero esplodere alzerebbero ulteriormente il tetto di una squadra che già parte come quarta forza della Liga.
Emiliano
Il passaggio da Sampaoli a Berizzo potrebbe essere indolore, se non addirittura positivo: il modello di gioco è molto simile, con qualche vertigine verticale in più con il nuovo allenatore, a cui comunque piace dominare la partita attraverso il controllo del pallone e la riconquista del possesso più in alto possibile. La rosa anche quest’anno è molto competitiva, con una montagna di opzioni a centrocampo (N’Zonzi, Pizarro, Banega, Krohn-Deli, Ganso) e sulla trequarti. Vitolo è stato sostituito con Nolito, un profilo completamente diverso ma molto utile per questa squadra, sia perché porterà superiorità numerica e gol, sia perché conosce a memoria il playbook di Berizzo (le sue migliori stagioni proprio al Celta allenato dall’argentino). L’acquisto di Corchia come terzino destro, persino il rientro di Navas, aggiungono qualità, esperienza e possibilità di interpretare i ruoli in modo diverso. Mi sorprenderebbe un Siviglia fuori dalle prime quattro.
Real Sociedad, Athletic Club o Villarreal, chi può insidiare il Siviglia come quarta forza della Liga ed entrare in Champions League?
Daniele V.
La scorsa stagione mi sono preso una bella cotta per la Real Sociedad di Eusebio. Nonostante un mercato che stenta a decollare - anche a causa dell’investimento sul rinnovamento dello Stadio - e posta la permanenza di Íñigo Mártinez (e di Carlos Vela fino a gennaio), voglio sperare che la Real Sociedad si confermi come un progetto di rilievo della Liga. È una squadra con un nucleo forte di giocatori della casa: con il mix perfetto di grandi vecchi (Xabi Prieto e Zurutuza), giocatori nel picco della carriera (Íñigo e Illarra) e giovani veramente promettenti (Oyarzabal e Odriozola). Un nucleo arricchito da giocatori perfettamente integrati nel contesto tattico (Rulli, Willian José e Juanmi su tutti) e la volontà durante la stagione di riempire i vuoti con giocatori della seconda squadra (così è esploso Odriozola).
Eusebio ha costruito un sistema che, basandosi sui i princìpi del gioco di posizione, è organizzato attorno alla capacità di disporre del pallone e di distribuirlo con precisione sia nel corto che nel lungo, anche grazie alle eccellenze di Illarramendi e Íñigo. La Real Sociedad si dispone in modo ordinato in campo, sa far uscire bene la palla dalla difesa ed ha un’ottima fase di recupero dopo la perdita. Per lunghi tratti ha giocato il miglior calcio di Spagna per organizzazione tattica e penso abbia ancora margini di miglioramento visti i tanti U-25 in rosa.
Peccato solo che Carlos Vela sia sia stancato da mesi di giocare a calcio, perché Vela concentrato e determinato poteva portare questo gruppo tra le prime quattro.
Emiliano
Mi sa che dobbiamo stare attenti al Villarreal, che parte sempre di nascosto, perché non ci sono aspettative in un ambiente così tranquillo. Però nell’Estadio de la Cerámica si vedrà un’ottima squadra, che in quest’estate ha perso solo figure minori o comunque ormai al tramonto (tipo Soldado) ed ha acquistato giovani di qualità e giocatori di livello per aumentare la competitività. In difesa è arrivato il centrale portoghese Semedo, a centrocampo Pablo Fornals, in attacco Ünal e addirittura Bacca, che per standing e ingaggio non è il classico acquisto da Villarreal. E nella rosa io non vedo buchi, ovviamente considerando che non si deve lottare per la vittoria ma per un quarto posto. Mi sembra che come al solito, a piccoli passi, il Villarreal voglia ritornare al suo status di provinciale di successo del calcio spagnolo.
Cosa dobbiamo aspettarci invece dal nuovo Celta di Unzué?
Emiliano
Realisticamente ci si aspetta la prosecuzione del lavoro di Berizzo, e mi sembra che quest’estate confermi che il percorso è giusto. Unzué aveva già lavorato al Celta come assistente di Luis Enrique, quindi non deve ambientarsi. I suoi principi di gioco rimangono quelli posizionali, e abbiamo visto ad esempio contro la Roma la volontà di salir jugando, di non buttare neanche un pallone e riconquistarlo velocemente. Il mercato per ora è stato sparagnino, ma considerando che quest’anno il Celta non ha impegni europei, con la rosa pressoché intatta della passata stagione può risalire molte posizioni in campionato, e sicuramente lottare per una posizione europea. La middle class della Liga quest’anno sembra davvero ben equipaggiata, ci sono almeno 5 squadre per i 3 posti di Europa League, con possibilità di insidiare anche un posto Champions.
Daniele V.
Dopo le amichevoli estive direi tanto. In tutti questi anni abbiamo conosciuto Unzué solo come assistente e, se pure in facoltà di allenatore ombra nel finale della scorsa stagione, non potevamo sapere quale fosse il suo valore come primo allenatore. L’estate però ci ha fatto vedere che Unzué è prima di tutto un allenatore di principi chiari ed in grado di trasmetterli alla propria squadra. Il Celta vuole disporre del pallone e sa organizzarsi attorno ad esso, ha giocatori che capiscono la necessità del recupero immediato ed è migliorato coprendo la lacuna in un’area chiave come quella della regia con Lobotka.
L’approccio di Berizzo ha portato il Celta a toccare picchi di gioco altissimi, con cui poteva battere chiunque (due volte il Barça in due anni, ad esempio), ma che si è schiantato con le necessità di turn over che il percorso in Europa League ha richiesto e che una rosa corta ha portato al crollo. Unzué sembra avere idee meno utopiche, ma piantate su fondamenta solidissime che difficilmente portano una squadra nella mediocrità.
Quale giocatore potrebbe essere la rivelazione del campionato?
Daniele V.
La Liga è il campionato dei centrocampisti e l’ha capito bene il Celta che ha deciso di investire buona parte del budget estivo per prendersi Stanislav Lobotka, un giocatore in grado di mettere ordine in una squadra fin troppo verticale con Berizzo. Lo slovacco è stato uno dei migliori giocatori dell’Europeo U-21 ed è stato preso in Danimarca, terreno fertile per il mercato del Celta da anni ormai.
Il suo gioco prevede la necessità di ordinare la squadra in campo con una mentalità xaviesca nel differenziare passaggi nel corto ripetuti e cambi di campo improvvisi ed è proprio quello che mancava al Celta. Possiede la sensibilità nel passaggio con entrambi i piedi e non ha paura di muoversi molto senza palla. Due caratteristiche utilissime in un regista, che può quindi posizionarsi per ricevere sui piedi lungo tutta la fascia orizzontale del campo.
Lobotka sarà al centro del sistema di Unzué e avrà da subito abbastanza volume di gioco per poter uscire fuori.
Emiliano
Sempre per rimanere tra i centrocampisti, il Malaga ha acquistato Cecchini dal Banfield: un centrocampista ventenne che a un certo punto sembrava davvero a un passo dall’Inter (che lo avrebbe poi girato al Genoa). Ha disputato un solo campionato intero, quello dello scorso anno, ma ha già dimostrato molte qualità, sia di pulizia di calcio che capacità di interpretare il ruolo: abilissimo nelle conduzioni palla al piede, può ribaltare un’azione in un attimo. Una dote generalmente poco sfruttata nella Liga, ma che nel Malaga potrebbe invece risaltare.
Ora che è partito Roque Mesa chi lo sostituirà come giocatore di culto ufficioso della Liga?
Daniele V.
Tra le caratteristiche fondamentali per essere un giocatore di culto in Spagna ci sono sicuramente il fare parte di una squadra di mezza classifica con un’identità tattica forte, l’avere una pulizia tecnica ben oltre la media nel controllo del pallone e nel passaggio e ovviamente l’essere associativo. Takashi Inui rispetta tutti questi parametri ed è pronto a prendersi lo scettro di Roque Mesa. Inui è un giocatore intelligente in campo. Che sia per un dribbling, per un taglio, per un filtrante o per un tiro da fuori, Inui sembra riuscire sempre a capire cosa serve alla propria squadra in quel momento esatto e ha un bagaglio tecnico tale da poter eseguire l’azione o il gesto. La scorsa stagione partendo come ala sinistra ha segnato solo 3 gol e 2 assist. Ma guardando una sua partita lo si può apprezzare veramente.
Posizione iniziale del corpo per ricevere il passaggio, accelerazione improvvisa per dare l’opzione della sponda, pausa in movimento per permettere il taglio, filtrante perfetto per la punta. Di tutto questo risulta per le statistiche solo il passaggio chiave, ma per capire Inui si deve guardare tutto il resto.
Emiliano
Roque Mesa era esaltato dal sistema di gioco del Las Palmas, ma se dobbiamo parlare di venerazione, allora l’oggetto del culto non può che essere Bruno Soriano, il capitano del Villarreal, la cui presenza è infatti costante e rassicurante come quella di una divinità. A causa di un infortunio alla tibia ha saltato la preparazione e dovrebbe tornare in campo ad ottobre: nel frattempo il Villarreal si è giustamente premunito con Pablo Fornals, e può comunque contare sulla qualità e continuità di Manu Trigueros. Ma in una Liga che per certi versi sta vivendo un cambio generazionale, Bruno rimane uno dei pochi registi della vecchia scuola, oltre a rappresentare la memoria storica del submarino amarillo. La Premier League può comprare tutto, ma non potrà mai apprezzare la tranquillità con il pallone e la visione di gioco di Bruno Soriano: vederlo giocare è come ascoltare musica classica rassicurante in filodiffusione.
Lo scorso anno il Las Palmas ci ha entusiasmato per la qualità del suo gioco. Quale squadra quest’anno può prendere il suo posto nei nostri cuori? Quale, tra le piccole, seguirete con più interesse?
Daniele V.
Non penso quest’anno possa esserci una squadra con il gioco del Las Palmas di Setién. Penso però che si sia accesa una piccola speranza per riavere il Deportivo nel posto che gli spetta tra le migliori dieci della Liga, una situazione che non avviene da quasi dieci anni (l’ultima volta era la stagione 09-10). Dopo anni di frustrazioni il mercato ha portato più di una sorpresa positiva e la squadra è stata affidata ad un allenatore esperto e di livello come Pepe Mel.
Pepe Mel è un allenatore versatile in grado di adattarsi alla rosa a disposizione, che si trova con tante opzioni per plasmare il suo gioco: ad esempio una coppia centrale con Sidnei e Fabian Schär permette un’uscita del pallone dalla difesa tra le migliori della Liga. E anche il centrocampo può essere formato con tutti giocatori tecnici come la mezzala uruguaiana Federico Valverde (gioia delle giovanili del Real Madrid) e i due esterni Zakaria Bakkali e Fede Cartabia o il trequartista Carles Gil. Il Deportivo può essere una squadra che fa della qualità tecnica la propria carta per uscire dalla mediocrità.
Emiliano
Tra le nuove, il Girona è chiaramente la squadra più interessante di tutte: sia perché è alla sua prima storica partecipazione nella Liga, sia perché è una sorta di spin-off guardiolesco. Da due anni, il club catalano è gestito da una proprietà francese introdotta e aiutata dall’agenzia di rappresentanza sportiva di Pere Guardiola, il fratello di Pep. E da due anni, infatti, il Girona riceve giocatori in prestito dal Manchester City (e si parla addirittura di un acquisto del pacchetto azionario, così da far entrare i biancorossi nella galassia delle squadre del City Football Group). Quest’anno dai Citizens sono già arrivati il centrocampista Aleix Garcia, il terzino Pablo Maffeo (già in prestito nella passata stagione), l’attaccante colombiano Marlos Moreno, il centrocampista brasiliano Douglas Luiz, appena pagato dal City ben 12 milioni di euro, e l’attaccante nigeriano Kayode, votato giocatore dell’anno in Austria. A questi, bisogna aggiungere altri acquisti come il difensore catalano (ex Barcellona) Muniesa dallo Stoke City, lo storico portiere dell’Athletic, Iraizoz, e Stuani, attaccante ex Middlesbourgh.
Il Girona era una squadra che già in Segunda dimostrava un’identità precisa: schierato di base con il 3-5-2, modulo nient’affatto comune in Spagna, combina principi di gioco posizionale con strumenti di gioco più diretti, in base a quanto richiesto dall’allenatore Pablo Machín. Nessuno chiede miracoli al Girona, ma il progetto è ambizioso e lo stesso allenatore ha detto di volersi salvare ben prima dell’ultima giornata: potrebbe essere solo l’inizio di un nuovo grande progetto calcistico catalano, che rafforzerebbe ancora di più l’immagine istituzionale di Guardiola nel suo paese in un momento storico cruciale.
Pablo Maffeo ha provato a mettersi in mostra già nell’amichevole estiva proprio contro il City.
La nobile decaduta Valencia riuscirà ad uscire dalla mediocrità?
Emiliano
Il Valencia potrebbe finalmente riemergere dalla follia totale per disputare una stagione degna di questo nome. Nell’ennesima rivoluzione dirigenziale, il vero punto fermo è il nuovo allenatore Marcelino, che ha proprio il compito di portare normalità: nel precampionato si è visto finalmente un Valencia solido, con diversi limiti difensivi (nelle amichevoli hanno giocato sempre i due giovani Javier Jiménez e Vezo) e poca incisività in attacco, ma comunque una squadra che prova a muoversi secondo un copione ben preciso e che punta a diventare un unico blocco. Il 4-4-2 classico di Marcelino infatti punta sulla compattezza della squadra, nell’accorciare sempre in zona palla per non disunirsi mai, e predilige il gioco in verticale, con un regista classico a dettare i tempi (incredibilmente Parejo sembra aver ritrovato centralità nel gioco). Il gioco sulle fasce, spesso sollecitato, sta già aiutando Gayà a ritrovare fiducia, come per Cancelo, schierato sulla destra nella linea di centrocampo. Sulla sinistra, invece, il giovane Carlos Soler sta incontrando difficoltà nel ruolo di esterno, nonostante abbia più il compito di accentrarsi e farsi trovare tra le linee. Servirà tempo, appunto, e anche qualche acquisto: per ora sono arrivati Neto e Gabriel Paulista (dall’Arsenal), pupillo di Marcelino che lo aveva lanciato al Villarreal. Nonostante sembri che l'allenatore abbia chiesto altri 3 titolari, questo Valencia sembra già di un’altra pasta, e potrebbe davvero essere una delle sorprese stagionali, considerando anche l’assenza dalle competizioni europee.
Daniele V.
Concordo che un eventuale ritorno ai posti che spettano al Valencia dipenda tutto dal lavoro di Marcelino. Con il caos dirigenziale, le casse prosciugate e la tifoseria sfiduciata, il problema del Valencia in questo periodo si può risolvere soltanto con una guida tecnica forte in grado di creare una struttura solida che faccia da fondamento non solo tattico per la rosa. Marcelino è proprio questo e le tante cessioni non sono soltanto a scopo economico ora che le casse sono vuote, ma anche uno strumento per permettere all’allenatore di ripartire da zero eliminando chi non ha un futuro a medio termine. Purtroppo la situazione è talmente grave che non è detto basti un’estate sotto Marcelino per rimettere la barca nella giusta direzione, ma è almeno un inizio. Anche Carlos Soler è talmente promettente che è già da solo un’ottima base da cui partire.
Chi vedete peggio per la retrocessione?
Emiliano
Per me se la giocano in 4, cioè le tre neopromosse (Levante, Getafe e Girona) più il Leganés, salvatosi con grande difficoltà l’anno scorso e senza particolari rinforzi quest’anno. Alla ricerca di una possibile delusione, l’Alavés potrebbe rischiare molto: ha perso l’allenatore Mauricio Pellegrino (andato al Southampton e sostituito dal 36enne Zubeldía, con esperienze in Argentina, Messico e Colombia), e i giovani Marcos Llorente e Theo Hernández, oltre a Camarasa, Deyverson e Kiko Femenía. Insomma, mezza squadra è andata via e nonostante prosegua la collaborazione con il Real Madrid (è arrivato anche Enzo Zidane), è difficile immaginare di nuovo un campionato esaltante come quello della passata stagione (nono posto).
Il Levante almeno può puntare sul talento di Bardhi, il centrocampista macedone che ha disputato un buon Europeo U21. Il Getafe non lo vedo benissimo, ha preso il terzino portoghese Antunes, un passato meteorico nella Roma e soprattutto la giovane punta Amath dall’Atletico Madrid, che in pretemporada aveva quasi convinto Simeone. Il Leganés pensa di aver sistemato la difesa con Ezequiel Muñoz dal Genoa, che nella Liga può essere un buon difensore: in ogni caso buona fortuna a tutte, ne avranno bisogno.
Daniele V.
Ragionevolmente almeno una delle tre neopromosse tornerà giù e concordo anche io che delle tre quella più precaria sembra il Getafe che con le tante scommesse prese sul mercato spera di aumentare la varianza (cioè: più scommesse più probabilità di azzeccarne qualcuna). Vedo anche io il Deportivo Alavés come possibile delusione, ma soprattutto il Leganés, che per motivi di budget non ha potuto rinforzare più di tanto una rosa da zona retrocessione già lo scorso anno, è la mia candidata principale a scendere. Da neopromossa è possibile viaggiare sull’entusiasmo e salvarsi in scioltezza, ma il secondo anno la fisiologica normalizzazione colpisce duro.