Esclusive per gli abbonati
Newsletters
About
UU è una rivista di sport fondata a luglio del 2013, da ottobre 2022 è indipendente e si sostiene grazie agli abbonamenti dei suoi lettori
Segui UltimoUomo
Cookie policy
Preferenze
→ UU Srls - Via Parigi 11 00185 Roma - P. IVA 14451341003 - ISSN 2974-5217.
Menu
Articolo
Guida all'Empoli 2021/22
15 ago 2021
Aurelio Andreazzoli ci riprova.
(articolo)
10 min
Dark mode
(ON)

Chi in più: Guglielmo Vicario (Cagliari), Petar Stojanovic (Dinamo Zagabria), Simone Canestrelli (Albinoleffe), Sebastiano Luperto (Napoli), Riccardo Marchizza (Sassuolo), Ardian Ismajli (Spezia), Liam Henderson (Lecce), Patrick Cutrone (Wolverhampton).

Chi in meno: Dimitrios Nikolaou (Spezia), Stefano Sabelli (Genoa), Aleksa Terzić (Fiorentina), Nicolò Casale (Hellas Verona), Andrea Cambiaso (Genoa), Samuel Mraz (Spezia), Marco Olivieri (Juventus), Ryder Matos (Udinese), Stefano Moreo (Brescia).

Piazzamento lo scorso campionato: neopromossa

Una statistica interessante dalla scorsa stagione: dal 2000 nessuna squadra ha ottenuto più promozioni in A dell’Empoli (cinque, alla pari del Lecce).

«Stiamo vivendo uno dei momenti più belli della storia dell’Empoli». Con queste parole il presidente Fabrizio Corsi ha aperto la prima conferenza stampa della stagione, evidenziando l’eccezionalità del momento storico degli azzurri: questa estate, oltre alla promozione in massima serie, l’Empoli ha festeggiato la vittoria del campionato Primavera, e affronta questa stagione con l’obiettivo di mantenere un posto al sole dove far crescere i suoi talenti. Il bel momento non nasconde la paura di ripetere gli stessi errori di tre anni fa, quando la squadra vinse il campionato di B e poi chiuse con una retrocessione. Non sarà semplice, sia per l’acrimoniosa separazione con Dionisi che per le ristrettezze economiche dovute alla pandemia. Nella conferenza Corsi ha detto che il problema più grande dell’Empoli è lo «stato di ebrezza» che si respira in società, che rischia di portare a scelte sbagliate. Anche per questo motivo il presidente azzurro ha deciso anzitutto di andare sul sicuro, rinnovando il contratto del diesse Accardi e affidando la guida tecnica ad Aurelio Andreazzoli, un allenatore esperto e protagonista dell’ultima promozione in Serie A.

Per quanto riguarda il calciomercato la società si è mossa con i piedi di piombo. Tolto il milione e mezzo speso per il cartellino di Liam Henderson (già a Empoli nella stagione 2019-20) Accardi ha condotto un mercato quasi a costo zero, lavorando esclusivamente con scambi e prestiti. Ismajli è arrivato come contropartita nella doppia cessione di Nikolaou e Mraz allo Spezia, Marchizza come “compensazione” per la partenza di Dionisi. Sempre in prestito sono arrivati Vicario, Stojanovic e Luperto. A fine mercato il reparto più rivoluzionato sarà quello offensivo, perché alle cessioni di Matos, Olivieri, Mraz e Moreo si potrebbe aggiungere presto La Mantia. Dopo l’arrivo a sorpresa di Cutrone (in prestito dal Wolverhampton) gli azzurri dovrebbero riuscire a chiudere per il prestito di Pinamonti dell’Inter, anche se negli ultimi giorni si è fatto anche il nome di Kouamé, che rappresenterebbe una scommessa molto interessante. In ogni caso, i punti fermi dell’Empoli resteranno nella spina dorsale della squadra: Romagnoli in difesa, Štulac a centrocampo, Mancuso in attacco. I primi due non arrivano a sommare 100 presenze in Serie A, il terzo farà il suo esordio in massima serie a 29 anni. L’Empoli non ha dalla sua grandi nomi, né grande esperienza, ma punterà a salvarsi con quella solidità di gioco che l’ha portata fino qui.

Non sarebbe la prima volta che questa rosa raggiunge un risultato che sembrava oltre le sue possibilità: la scorsa stagione l’Empoli partiva dietro almeno tre o quattro avversarie, ma alla fine ha messo tutti alle spalle. La vittoria dello scorso anno è stata il risultato di un incontro felice tra l’identità storica dell’Empoli e le idee di Alessio Dionisi, un tecnico moderno e ambizioso, che ha messo al centro la tecnica. L’Empoli dello scorso anno era una squadra che provava a dominare la gara attraverso il possesso, manipolando la squadra avversaria per aprire il campo e dare spazio ai suoi giocatori migliori. La squadra aveva principi molto definiti: la costruzione dal basso, per attirare la pressione e giocare alle spalle; il rombo, per avere superiorità numerica al centro del campo; l’intercambiabilità delle posizioni offensive, con attaccanti, trequartista e mezzali che cercavano di occupare tutti i canali d’attacco.

La squadra di Dionisi aveva un’interpretazione fluida in tutte le fasi di gioco. In fase di costruzione gli azzurri partivano con tre difensori, che restavano bassi per dare appoggio a Štulac; a volte saliva il terzino destro (Fiammozzi), a volte il sinistro (Parisi o Terzić). Solitamente avanzava il terzino sul lato debole, mentre l’altro dava un rifugio laterale per scappare da un’eventuale pressione. La prima palla in avanti era destinata a Štulac, ma quando il regista era marcato a uomo accorciavano le due mezzali (Ricci e Bandinelli) o il trequartista (Bajrami); l’idea era sempre quella di giocare in avanti, e se le soluzioni intermedie erano bloccate i centrali di difesa prendevano l’iniziativa, conducevano anche oltre la metà campo per poi cercare palloni puliti verso la linea offensiva. Davanti, Mancuso e La Mantia (o Moreo, o Matos) dovevano leggere il gioco per dare una soluzione in verticale, che questo significasse allargarsi in fascia, venire incontro o cercare la profondità alle spalle della linea difensiva. A seconda della gara l’Empoli interpretava la fase di non possesso in modo più o meno aggressivo, alternando momenti o gare di minore o maggiore pressione, ma solitamente si difendeva con un blocco medio basso, cercando il recupero palla senza scoprire troppo spazio alle spalle. Uno delle qualità migliori della squadra di Dionisi era la capacità di gestire i momenti della gara, senza perdere il controllo. L’Empoli ha chiuso il campionato con il miglior attacco e la terza miglior difesa, ma la statistica più rilevante è un’altra: nella scorsa stagione gli azzurri hanno perso soltanto 3 gare, e nel resto delle partite sono stati in svantaggio solo 391 minuti.

Con Andreazzoli toscani dovrebbero continuare sullo stesso solco dello scorso anno, cercando di puntare su quegli stessi principi che l’hanno resa una squadra vincente. «Cercheremo di entrare in punta di piedi in uno spogliatoio che ha già una fisionomia, che è stato modellato, che ha avuto successo – ha detto Andreazzoli nella conferenza di presentazione –contribuiremo a fare crescere una situazione che era già a buon livello».

In questo precampionato Andreazzoli ha dovuto far fronte a una rosa raffazzonata, complici le lungaggini del mercato e la quarantena di alcuni giocatori positivi al coronavirus. Le diverse assenze in attacco hanno spinto il tecnico a provare sin da subito il 3-5-2, modulo che aveva già utilizzato a Empoli negli ultimi mesi del 2018. Quando gli hanno chiesto se avesse una preferenza, Andreazzoli ha detto che non è questione di numeri ma di principi: «Il modo di essere di una squadra è quello, deve rispondere a certi principi, che sono gli stessi indifferentemente dal sistema che usi. Noi andremo dietro a quei principi, preparandoci a delle alternative».

Nelle idee del tecnico la difesa a tre dovrebbe essere una soluzione da impiegare contro gli avversari più ostici, ma non è escluso che inizi a utilizzarla in pianta stabile. Con il 3-5-2 i meccanismi dell’uscita palla non cambierebbero di molto – di fatto si cristallizza un meccanismo già consolidato lo scorso anno, quando la squadra iniziava l’azione con tre difensori e Štulac – ma ovviamente ci sono differenze nella fase di sviluppo, perché si perde un giocatore nella trequarti offensiva. Nell’amichevole contro l’Udinese l’Empoli ha cercato di ovviare al problema con un utilizzo molto aggressivo delle due mezzali, che nella fase di possesso partivano alle spalle dei centrocampisti avversari, dividendosi l’occupazione degli spazi con le due punte, spesso posizionate tra centrali e terzini. Se Štulac era bloccato la mezzala destra Ricci veniva incontro, scambiandosi o affiancandosi al regista, mentre Bandinelli (mezzala sinistra) si alzava sulla trequarti. Quando il centro era bloccato sono stati i due difensori laterali a prendere campo, cercando di attirare gli avversari portando palla in conduzione.

[gallery columns="8" ids="72414,72413,72412,72411"]

Quattro variazioni sulla fase di costruzione dell’Empoli. Nella prima immagine, sul possesso di Štulac, le due mezzali si alzano sulla trequarti; nella seconda immagine Ricci viene incontro per agevolare il possesso, con Bandinelli che si alza; nella terza immagine, Ricci si sostituisce a Štulac, che si alza a sinistra; nella quarta immagine, Canestrelli (centrale di destra) avanza e serve in verticale per La Mantia.

La partita con l’Udinese non è stata particolarmente brillante, ma i toscani hanno confermato l’intenzione di gestire la palla, alternando lunghe fasi di possesso – alla ricerca di spazi, ma senza prendersi particolari rischi – e verticalizzazioni verso gli esterni in fascia, o in zona centrale verso le punte. In questo momento l’Empoli è ancora un cantiere aperto, e per capire qualcosa in più di quello che sarà il nuovo campionato bisognerà aspettare l’inserimento in squadra degli ultimi arrivati – soprattutto in attacco – e capire in che condizioni torneranno Bajrami e Parisi. L’Empoli non proverà soltanto a salvarsi, ma proverà a farlo alle sue condizioni, restando fedele alla sua storia e al suo percorso tecnico. Non sarà una strada facile, ma per molti versi è l’unica possibile.

Giocatore chiave

Per una squadra come l’Empoli, che basa molto del suo gioco sulla gestione del possesso, Leo Štulac sarà un giocatore fondamentale. Come lo scorso anno, il regista sloveno sarà il punto di riferimento della squadra in fase di possesso: dalle sue scelte passeranno quelle dell’Empoli nella gestione dei ritmi, nel tipo di distribuzione, nella verticalità del possesso palla. L’anno scorso il regista sloveno è stato uno degli intoccabili dell’undici azzurro, con cui ha giocato 36 partite su 38, tutte da titolare: era l’uomo che riceveva il primo passaggio dai difensori, e spesso era quello che giocava palla sulla linea offensiva, allargando sugli esterni o cercando direttamente Mancuso al centro dell’attacco. Nell’Empoli di quest’anno, specie se continuerà con il 3-5-2, Štulac rappresenterà la principale fonte di gioco di una squadra che avrà bisogno delle sue intuizioni per mettere in difficoltà le avversarie.

Giocatore di cui avere la maglia

Quando si compra una maglia di calcio si compra una storia, e non ci sono molte storie belle quanto quella di Leonardo Mancuso. Cinque anni fa Mancuso era senza squadra: aveva perso la sua chance per la B al Cittadella, poi era finito a Catanzaro, che dopo un anno e mezzo non gli aveva rinnovato il contratto. A luglio era finito alla Sambenedettese, appena promossa in Serie C, in quello che sembrava a tutti gli effetti un passo indietro. Da lì in poi scatta qualcosa: in un anno segna 25 gol giocando da esterno, lui che negli ultimi anni ne segnava 2 o 3 a stagione. Poi va a Pescara, e dimostra che può giocare (e segnare) anche in Serie B. Nel frattempo passa alla Juve in uno dei tanti giri di proprietà dei bianconeri, e infine arriva ad Empoli: 13 gol al primo anno, 20 al secondo, con vittoria del campionato. A 29 anni farà il suo esordio in Serie A, e ancora non sappiamo se la sua sarà la storia di un talento sbocciato tardi o di una comparsa. In ogni caso, che questa sia la sua prima o ultima maglia ad alti livelli, la 7 di Mancuso vale l’acquisto.

Miglior scenario possibile

I giocatori dell’Empoli non sembrano subire troppo l’impatto con la Serie A, e riescono a mettere in campo gli stessi principi di gioco che li hanno portati in massima serie. Il “nonno” Andreazzoli si rivela un grande gestore di uomini e momenti: durante il campionato alterna sapientemente difesa a tre e quattro, predica calma nelle vittorie e sdrammatizza le sconfitte, mantenendo in ordine ambiente e squadra. Štulac, Romagnoli e Mancuso dimostrano di poter stare in Serie A, Cutrone si rilancia, e nel corso del campionato – al fianco di un Ricci sempre più sicuro – trova spazio anche il 2003 Baldanzi. Nonostante qualche passaggio a vuoto la squadra mantiene la linea di galleggiamento senza particolari patemi, e chiude la stagione con una salvezza tutto sommato tranquilla.

Peggior scenario possibile

La squadra non regge i ritmi della Serie A, mostrando lacune dal punto di vista fisico e tecnico. Dopo le sconfitte pesanti con Lazio e Juventus, nelle prime due giornate, l’Empoli entra in una spirale negativa: la difesa fa acqua da tutte le parti, Štulac e Mancuso non girano, a Cutrone non riesce nulla. Dopo appena 5 punti nelle prime 10 giornate Andreazzoli decide di passare definitivamente al 3-5-2, con una squadra bloccata che punta tutto sulle transizioni. La squadra inizia a subire meno, Štulac risolve un paio di partite su calcio piazzato, ma davanti si segna pochissimo. Andreazzoli è sempre più nervoso e stressato, nelle conferenze insegue fantasmi e litiga coi giornalisti che gli chiedono se teme la retrocessione come tre anni fa. L’Empoli chiude la stagione con 16 pareggi, segna appena 29 gol e chiude la stagione al penultimo posto in classifica.

Attiva modalità lettura
Attiva modalità lettura