• Guida alla Serie A 2021/22
Jacopo Azzolini

Guida all’Hellas Verona 2021/22

Come andrà il passaggio da Juric a Di Francesco?

Chi in più: Marting Hongla, Gianluca Frabotta, Lorenzo Montipò, Samuel Di Carmine, Nicolò Casale

 

Chi in meno: Matteo Lovato, Marco Silvestri, Federico Dimarco, Ronaldo Vieira, Stefano Sturaro, Eddie Salcedo

 

Una statistica interessante della scorsa stagione: Il Verona è stata la squadra con la più bassa percentuale di passaggi precisi a partita (76.3%) e la prima per duelli aerei (20.3 ogni 90’).

 

Piazzamento lo scorso campionato: 10°

 

 

La stagione della conferma

Con le pesanti cessioni dell’estate 2020 (Amrabat e Rrahmani su tutti), in molti si aspettavano un calo dell’Hellas Verona. Invece gli scaligeri hanno fatto un’altra stagione estremamente positiva, con soli 4 punti in meno (45) rispetto all’anno prima. Più ancora che questo dato, ad avere colpito è la profonda identità tattica mantenuta dalla squadra nonostante il minor tasso tecnico. Qualcosa che dimostra come Juric sia riuscito ad avere forte presa su tutto il gruppo, inculcando principi condivisi da tutti.

 

Sotto il tecnico croato, il Verona è stata una delle formazioni più peculiari delle ultime due stagioni di Serie A. Sintetizzata da molti come un’“Atalanta in miniatura” (e Juric, lo sappiamo, è allievo di Gasperini), anche nel 2020/21 l’Hellas è riuscita a mantenere l’aggressività dell’anno prima. Il Verona, in modo simile all’Atalanta, applicava un pressing molto aggressivo fortemente orientato sull’uomo, con marcature sugli appoggi e uscite profonde dei difensori anche molto lontano dalla propria trequarti. L’intenzione era quella di recuperare palla in avanti e contendere il pallone nella metà campo rivale, un approccio che il Verona riusciva a mantenere anche contro le prime della classe. 

 

Per le grandi squadre era sempre complicato palleggiare dal basso contro gli scaligeri, molto bravi a bloccare le fonti di gioco avversarie. L’Hellas riusciva a pressare come una sola “entità”, abbinando la generosità (e intensità) del singolo calciatore a una grande organizzazione collettiva nelle scalate. La squadra ha avuto il secondo indice PPDA più basso della Serie A dopo il Sassuolo (dati di Alfredo Giacobbe), una statistica che la dice lunga sull’aggressività mantenuta dalla squadra di Juric.

 

  

La Juve è stata una delle molte squadre a soffrire l’aggressività del Verona, che per larga fase del match ha tenuto i bianconeri lontani dalla propria metà campo. Al portatore mancano riferimenti sul breve a causa di un pressing a uomo feroce e organizzato: oltre ai mediani marcati (Arthur e Rabiot), da notare le uscite aggressive di Empereur e Lovato, i difensori, fino alla trequarti juventina.

 

A causa del poco talento a disposizione, la fase di possesso del 3-4-2-1 dell’Hellas era invece piuttosto diretta, con l’immediata ricerca della palla alta. Il Verona era la prima formazione della Seria A per duelli aerei, la terza per lanci lunghi e l’ultima per precisione passaggi. Alla luce di questi dati, non stupisce come un calciatore possente dal punto di vista fisico come Barak sia diventato imprescindibile per il gioco offensivo di Juric, una risorsa fondamentale sia nella risalita che nella finalizzazione.

 

La creatività del Verona si basava quasi principalmente sulla catena sinistra, grazie alle combinazioni tra Zaccagni e Dimarco (che si alternava con Lazovic nella posizione di quinto). Non a caso, l’Hellas è stata la squadra della Serie A 2020-2021 che più attaccava a sinistra (il 43% delle azioni offensive). I due si intendevano a meraviglia, con eccellenti movimenti combinati. Spesso Zaccagni riceveva nel mezzo-spazio con l’esterno che andava sul fondo, mentre in altre circostanze il trequartista si apriva e il quinto entrava dentro al campo. I loro dialoghi ci hanno fatto vedere alcuni gol bellissimi.

 


Questo è uno di quelli.

 

Non vanno poi dimenticate le numerose circostanze in cui un quinto (Lazovic/Dimarco e Faraoni) finalizzava sul secondo palo il cross che arrivava dal lato opposto, sfruttando l’ottimo riempimento dell’area adottato dalla squadra. Anche questa è un’evidente similitudine con il calcio di Gasperini.  

 

Come può gestire la transizione Di Francesco

Per raccogliere la pesante eredità di Ivan Juric, andato al Torino, la società ha scelto di affidare la panchina a un Eusebio Di Francesco in cerca di riscatto dopo le pessime esperienze di Cagliari e Genova. È una mossa rischiosa: oltre all’incognita di affidarsi a un allenatore parso molto in confusione nelle ultime stagioni, c’è anche da dire che la rosa (pressoché identica a quella dell’anno passato) non sembra tagliata sul tipo di calcio che ha provato a proporre Di Francesco nella sua carriera.

 

L’allenatore abruzzese – dichiaramente ispirato a Zeman – difende in modo piuttosto diverso dal pressing a uomo di Juric, con meno duelli individuali e una ricerca maggiore del fuorigioco. Sintetizzando, si difende più di reparto, con linee che devono muoversi all’unisono. Anche la fase di possesso è sempre stata diversa, con un palleggio più insistito e una maggior ricerca delle combinazioni palla a terra. Insomma, il Verona attuale è una formazione più fisica e diretta rispetto alla squadra tipo di Di Francesco.

 

Il tecnico ex Cagliari si è detto molto colpito dallo spirito di sacrificio trovato nei suoi giocatori: «C’è voglia di aiutarsi in ogni momento dell’allenamento». Dopo aver visto la forte identità creata da Juric, con principi ampiamente condivisi da tutta la rosa, Di Francesco sembra il primo a rendersi conto che non avrebbe senso snaturare troppo le caratteristiche della squadra. L’ex Roma non vuole commettere lo stesso errore degli ultimi due anni, quando ha cercato di applicare i propri principi anche senza delle rose adatte: «Nelle mie ultime esperienze ho cercato di dare la mia impronta nonostante non avessi forse i calciatori giusti per farlo. Ora sto cercando di mantenere il sistema di base dell’anno scorso anche per valorizzare al meglio i giocatori presenti».

 

In questo pre-campionato, abbiamo quindi visto mantenuto il 3-4-2-1, modulo adottato anche nel Primo Turno di Coppa Italia contro il Catanzaro (vinto per 3-0). Evidente l’intenzione di non stravolgere una squadra che ha funzionato benissimo nel biennio precedente.

 

  

Il 3-4-2-1 mantenuto dall’inizio alla fine contro il Catanzaro. La seconda slide mostra il secondo gol, in cui il quinto di sinistra (Lazovic) è pronto a finalizzare il cross che arriva dall’altro quinto (Cancellieri). Una giocata tipica degli anni passati.

 

Tuttavia, come ammesso da Miguel Veloso, si sta vedendo qualcosa di diverso nella gestione del pallone: «Ora palleggiamo di più e cerchiamo di più il dialogo». Di Francesco sta cercando di rendere più paziente e ragionato il possesso, responsabilizzando di più anche chi compone il pacchetto arretrato. 

 

Qui sopra, Pandur prova (sbagliando l’esecuzione) il passaggio centrale per Barak alle spalle delle punte della Sampdoria. Può forse sembrare un’azione banale, ma va sottolineato che l’anno scorso Silvestri era il portiere della Serie A con più lanci lunghi, di fatto rinviava non appena ne aveva l’occasione. Era una squadra che rinunciava volentieri a fraseggiare nei pressi della propria area di rigore.

 

Insomma, Di Francesco dovrà cercare di trovare il giusto compromesso tra le caratteristiche della rosa e le proprie idee. Descritto per anni come tecnico integralista,  dovrà adattarsi bene a una rosa fatta e finita, già plasmata e costruita da altri. Più che trasformare il Verona, Di Francesco avrà il compito di non snaturare troppo la squadra e di sfruttare l’eredità lasciatagli da Juric.

 

Miglior scenario possibile

Di Francesco riesce a mantenere la stessa intensità vista con Juric e arricchisce la fase di possesso con un gioco più pulito ed elaborato. La squadra esaspera meno il lancio lungo e la ricerca del duello aereo, migliorando sia nell’uscita dal basso che nel muovere una difesa schierata. L’Hellas continua quindi a essere un avversario ostico per chiunque, superando a fine stagione quota 50 punti. Finalmente, il tecnico abruzzese si rilancia dopo i fallimenti di Cagliari e Genova.

 

Peggior scenario possibile

Come successo con Cagliari e Sampdoria, Di Francesco fatica a entrare in sintonia con un gruppo molto diverso dalle proprie idee di calcio. Il Verona è poco solido senza palla e molto sterile in fase di possesso. I continui cambi di modulo, conseguenza delle molte brutte sconfitte, non fanno altro che generare confusione. Con la squadra in piena zona retrocessione, la società decide di esonerare l’allenatore a dicembre e di prendere qualche specialista della salvezza per provare a limitare i danni.

 

Giocatore chiave

In una rosa quasi identica all’anno scorso, Zaccagni (che mesi fa sembrava a un passo dal Napoli) continuerà a essere il principale leader tecnico di una squadra senza molto estro. Il fantasista ha voluto il numero 10 sulla maglia, scelta che Di Francesco ha apprezzato: «Mattia l’ha voluto fortemente e questo mi fa piacere perché si vede che vuole maggiore responsabilità». Considerato che il tecnico abruzzese intende fare palleggiare di più la squadra rispetto a Juric, Zaccagni sul centro-sinistra dovrebbe essere il principale accentratore della fase offensiva.

Giocatore da prendere al Fantacalcio

Come scritto, Di Francesco non vuole snaturare le caratteristiche della squadra. Intende mantenere il modulo di Juric, soprattutto per valorizzare quegli esterni che tanti gol hanno portato negli anni precedenti: «Vorrei mantenere la difesa a 3, giocando in alcuni casi anche a 4. Questo per sfruttare massimamente gli esterni, che tanto hanno fatto bene». Lazovic e Faraoni possono portare tante reti e assist a un prezzo contenuto. Occhio anche a Frabotta e a Federico Cancellieri, classe 2002 che sta facendo benissimo in questo pre-campionato come quinto a destra.

 

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Jacopo Azzolini è un giornalista classe 1994, è di Grugliasco come Gasperini.