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Guida all'Inter 2018/19
13 ago 2018
La presentazione della stagione dei nerazzurri, usciti rafforzati e ambiziosi dal mercato estivo.
(articolo)
13 min
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Posizione d’arrivo 2017/18: 4° posto

Statistica interessante dello scorso anno: L'Inter è stata la squadra in Serie A con più cross a partita (27.5).

Chi in più: Radja Nainggolan (Roma), Lautaro Martinez (Racing Club), Sime Vrsaljko (Atletico Madrid), Matteo Politano (Sassuolo), Stefan De Vrij (Lazio), Kwadwo Asamoah (Juventus), Keita Baldé (Monaco).

Chi in meno: Davide Santon (Roma), Eder (JS Suning), João Cancelo (Juventus), Rafinha (Barcellona).

Possibile undici titolare, ma possono giocare anche De Vrij al posto di Miranda; Lautaro Martinez al posto di Icardi, Nainggolan o Keita; Politano al posto di Keita; Gagliardini al posto di Vecino.

Il ritorno in Champions a distanza di sette anni, la rosa quasi ultimata a un mese dall’inizio del campionato, il sogno di acquistare Modric, e di vederlo sollevare il Pallone d’Oro con la maglia dell’Inter: nulla di tutto questo sarebbe stato possibile senza il lampo di Vecino che ha deciso lo spareggio contro la Lazio.

La conquista del quarto posto ha anche restituito a Spalletti l’autorevolezza che lo sfibrante finale di stagione rischiava di sottrargli (il cambio Santon per Icardi sembra ormai lontanissimo nel tempo). Il suo merito principale è stato quello di trovare, al termine di numerosi esperimenti, un equilibrio tra compattezza e controllo del possesso, appoggiandosi a cinque pilastri, tutti sotto i 25 anni, che disegnavano l’asse portante del suo 4-2-3-1.

Sembrava la base su cui costruire una squadra finalmente competitiva, ma in mezzo alla tempesta dei vincoli di bilancio, Spalletti ha dovuto ritirare l’àncora della continuità tattica. In attesa di capire quanto mancheranno Cancelo e Rafinha, può consolarsi con le conferme di Skriniar, Brozovic e Icardi, i tre potenziali fuoriclasse designati a guidare l’Inter verso la tanto agognata stabilità.

Vedremo l'Inter pressare più alto?

Nella definizione dei titolari e del modulo base, l’Inter è ancora un cantiere aperto. La scorsa stagione si era chiusa con le recriminazioni post-datate di Spalletti, che lamentava di aver dovuto condurre al quarto posto una squadra non all’altezza delle sue aspettative («l’anno scorso non ho detto la verità. (...) L’Inter non mi ha messo a disposizione ciò che mi avevano detto, io l’obiettivo Champions non lo avevo condiviso»).

La solidità difensiva ha rappresentato la grande forza dell’Inter nella passata stagione, anche grazie a una serie di accortezze che Spalletti aveva meticolosamente trasmesso alla squadra: i terzini che non si spingevano mai contemporaneamente nella metà campo avversaria, i centrali che accettavano sempre l’uno contro uno difensivo piuttosto che rischiare l’anticipo, gli esterni offensivi che correvano in orizzontale e in verticale per non lasciare corridoi scoperti.

Quest’anno il mercato gli ha portato una ricca dote, e Spalletti l’ha prontamente investita nella ristrutturazione dell’impianto tattico. Già l’anno scorso aveva definitola direzione corretta «partire da dietro con il possesso, pressare alto per togliere il tempo agli avversari», applaudendo il coraggio mostrato in Europa da Roma e Juventus. Superato l’argine psicologico del ritorno in Champions, adesso l’Inter vuole diventare quel tipo di squadra.

Alcune delle variazioni operate in sede di mercato (la sostituzione di Rafinha con un attaccante più potente come Martínez, il ricorso ad ali a piede invertito a loro agio nei movimenti verso l’interno del campo) aiutano l’Inter a pressare la prima costruzione avversaria con più uomini e più efficacia. Nei momenti di maggiore intensità, tutti e quattro gli attaccanti salgono sui quattro difensori avversari, mentre le linee di difesa e centrocampo eseguono con più disinvoltura i movimenti in avanti necessari a compattare i reparti.

Dell’Inter vista finora nelle amichevoli l’ago della bilancia sembra essere Martínez, che nonostante la giovane età riesce a mantenersi sulla linea di passaggio verso il playmaker avversario con grande senso della posizione. Sulle fasce, Karamoh e Politano non hanno mai fatto rimpiangere lo spirito di sacrificio di Perisic e Candreva, che nella prima metà della passata stagione hanno ripiegato spesso più del dovuto, trovandosi poi a corto di ossigeno e lucidità nella seconda metà.

La principale indicazione tattica del precampionato è che l’Inter vuole aumentare i ritmi di gioco. Spalletti si è ritrovato un attacco giovane e esplosivo, e sta provando ad assecondarne gli istinti per arrivare pronto sul palcoscenico europeo: solo il tempo saprà dirci se questa volta ci sta dicendo la verità, o se l’anima prudente di questa squadra tornerà a prevalere.

Chi giocherà al centro della difesa?

Con un fallo un po’ ingenuo, De Vrij ha dato una spinta decisiva alle speranze di quarto posto dell’Inter. Non il migliore, ma il più gradito, dei biglietti da visita. In questo precampionato, De Vrij ha dato l’impressione di essere ancora sospeso in quell’equivoco: a volte difensore elegante e brillante, a volte lento e impacciato. Per rendere l’idea, la facilità con cui Morata gli gira intorno nell’azione che porta al gol di Pedro rappresenta probabilmente il momento più felice dell’estate dell’attaccante spagnolo.

D’altra parte, la disinvoltura con il pallone tra i piedi lo rende utilissimo in chiave offensiva. Un po’ come nella Lazio, dove giocava da vertice basso del rombo di costruzione, De Vrij ha la sensibilità di alternare gioco corto e gioco lungo, conservando un’ottima precisione di passaggio. Con lui e Skriniar al centro della difesa, l’Inter acquista un vantaggio fondamentale, specialmente in un campionato in cui la maggior parte delle squadre tende a difendere non oltre i primi sessanta metri, lasciando ai difensori centrali il peso delle responsabilità creative.

Spalletti ha detto che De Vrij è stato bloccato con una certa urgenza perché Miranda aveva dato l’impressione di voler lasciare la squadra se per il terzo anno consecutivo non fosse arrivata la qualificazione in Champions. Il brasiliano è tornato in campo contro l’Atlético e ci ha messo poco a ristabilire le tradizionali gerarchie, mostrando quanto preziosa sia la sua leadership per il funzionamento della linea di difesa.

Per il momento è stata congelata l’ipotesi di una difesa a tre che includa contemporaneamente De Vrij, Miranda e Skriniar, ma è ragionevole immaginare che l’esperimento verrà prima o poi proposto nel corso della stagione, all’interno di un 3-4-2-1 che concederebbe una maggiore libertà offensiva agli esterni di fascia.

Come procede l’esperimento delle ali a piede invertito?

Nella prima amichevole stagionale, un agevole 3-0 rifilato al Lugano, Spalletti ha schierato per la prima volta Candreva sulla fascia sinistra (unica eccezione: una trasferta di febbraio contro il Genoa con molti assenti). Sulla fascia destra, che l’ala di Tor de’ Cenci ha occupato per 36 partite nella passata stagione, esordiva invece Matteo Politano.

Spalletti si è poi detto positivamente impressionato dall’impatto di Politano sulla squadra: «come per Lautaro, è ciò che ci è mancato l’anno scorso, queste vampate nell’uno contro uno, questo modo di condurre palla potendo cambiare destinazione da un momento all’altro». Candreva, al contrario, è progressivamente scivolato ai margini delle rotazioni, ed è stato indirettamente invitato a trovare una sistemazione di suo gradimento prima del 31 agosto.

Nella sostituzione di Candreva, un’ala meccanica nell’interpretazione del ruolo, con un set di giocate ridotto e prevedibile, con Politano, un’ala incline al rischio, ai dribbling al limite tra la sanguinosa palla persa e la giocata risolutiva, si riflette la direzione tattica che sta inseguendo l’Inter. Nell’ultima stagione l’Inter è stata per distacco la squadra con più cross tentati a partita (27.5), e nonostante questo è risultata solo la sesta squadra per tiri in porta e la quinta per tiri all’interno dell’area di rigore.

Adesso Spalletti vuole che la squadra attacchi in modo più complesso, occupi con più efficacia gli spazi dalla trequarti in su, abbia più soluzioni per raggiungere Icardi oltre ai cross dal fondo delle ali. A questo scopo ha iniziato a schierare gli esterni offensivi a piede invertito: Politano sempre a destra, Karamoh sempre a sinistra. Le prime indicazioni sono state positive: ora che riesce a occupare sempre con almeno cinque uomini tutto il campo in ampiezza, l’Inter è apparsa da subito molto più brillante nelle transizioni offensive.

Nel rinnovato sistema di gioco si inserisce alla perfezione Keita, che ha le caratteristiche ideali per dribblare verso l’interno del campo - dovesse giocare a sinistra - o lanciarsi in profondità senza palla - dovesse invece essere schierato a destra. Keita è un attaccante temibile nell'uno contro uno, ma bravo anche a muoversi senza palla negli spazi. Aggiunge ulteriore pericolosità a una squadra che ha aumentato molto il tipo e la varietà delle proprie soluzioni offensive. È ancora da valutare come possa essere impiegata un’ala più tradizionale come Perisic, aggregatosi in ritardo al gruppo dopo la finale mondiale.

Come verrà impiegato Asamoah?

Altrettanto da valutare saranno le fragilità difensive, ora che ai terzini è richiesto con più urgenza di accompagnare le risalite della squadra per compensare i movimenti interni delle ali. L’acquisto di Vrsaljko e il tentativo di riabilitazione di Dalbert evidenziano la necessità di due giocatori di grande corsa e spirito di sacrificio in quella posizione. Questo in qualche modo contrasta con le intenzioni iniziali della dirigenza interista, che aveva individuato in Asamoah il titolare a sinistra, offrendogli un contratto fino al 2021.

Il buco nel ruolo di terzino sinistro è una maledizione ricorrente a intervalli regolari nella storia dell’Inter, e neanche ritirare la “3” di Facchetti è servito a spezzarla. L’anno scorso, Spalletti ha provato ad alternare Dalbert, Nagatomo, Santon, Cancelo e D’Ambrosio senza mai trovare una soluzione convincente. In questo precampionato ha inizialmente schierato Asamoah, salvo poi aumentare progressivamente il minutaggio di Dalbert, un po’ per le esigenze tattiche sopra citate, un po’ perché le assenze di Brozovic e Vecino avevano creato un buco in cabina di regia che Asamoah ha contribuito a colmare.

Approfittando dei ritmi non sempre competitivi delle partite amichevoli, Spalletti ha quindi deciso di trascurare le considerazioni di Allegri, che qualche mese fa, dopo una partita di Coppa Italia contro il Milan, aveva fatto notare che «Asamoah da esterno sta meglio anche fisicamente, perché ci sono meno cambi di direzione e il suo ginocchio ha meno sollecitazioni».

Asamoah è effettivamente un giocatore molto meno esplosivo da quando la condropatia rotulea torna regolarmente a tormentarlo (per provare a restituire la misura, Google restituisce 8,720 risultati per asamoah “ginocchio sinistro” e 9,440 risultati per asamoah “ginocchio destro”). Perché possa trovare continuità e affinare l’intesa con i compagni, è importante che non subisca un elevato carico di stress alle ginocchia. Anche perché nelle prime amichevoli ha giocato benissimo: visione di gioco, senso della posizione, confidenza nei propri mezzi, da subito riferimento tecnico per l’uscita del pallone.

Nell’ultima amichevole contro l’Atlético si è forse intravisto il futuro prossimo di Asamoah in questa Inter. Da esterno alto di centrocampo, con Dalbert alle spalle, occupando una posizione ibrida sul canale interno della fascia sinistra, compensata da un giocatore più offensivo sulla fascia opposta. In questo modo Spalletti ha coniugato la qualità del ghanese con la quantità del brasiliano, ottenendo una circolazione di palla non sempre fluida ma promettente per l’equilibrio tattico che garantisce. Probabilmente vedremo Asamoah alternare questi tre ruoli a seconda del piano gara, sempre che gli infortuni lo permettano.

Lautaro e Icardi possono giocare insieme?

L’azione che ha cambiato il corso della storia recente dell’Inter nasce con una ricezione casuale di Éder nello spazio tra centrocampo e difesa della Lazio. Sulla sponda verso Icardi l’Inter ha conquistato il rigore del pareggio e poi il quarto posto. L’impatto decisivo di Éder in quella partita è la migliore eredità lasciata dal brasiliano all’Inter in due anni e mezzo nel complesso deludenti.

Potendo scegliere, Icardi preferisce sempre attaccare la profondità. Nel corso degli anni ha elevato a una forma di danza la capacità di contorcere tutti i muscoli del corpo per trovarsi in linea con la difesa al momento del lancio. Con Lautaro alle sue spalle, così come con il miglior Éder, questi movimenti gli riescono più facili.

Fedele all’apodo di Toro, Martínez è fenomenale nello smarcarsi e nel proteggere il pallone con il corpo, sbilanciando i difensori con i movimenti delle anche, e può abbassarsi per addomesticare i palloni che Icardi non riesce a giocare sempre con qualità. A questo ruolo di raccordo tra centrocampo e attacco aggiunge una maggiore tensione verticale rispetto a Rafinha, assecondando il gusto di Icardi per le combinazioni rapide e gli scatti in profondità.

Il gol di Gagliardini al Chelsea è stato un primo assaggio della complementarietà del loro talento: nel momento in cui Icardi si è ritrovato spalle alla porta con il pallone, Lautaro ha attaccato la profondità allungando la linea di difesa. Poi Icardi ha incrociato la direzione della corsa, mandando in porta Gagliardini.

Anche la partita contro l’Atlético ha mostrato cenni di intesa sinceramente esaltanti: movimenti di entrambi fin dentro la metà campo avversaria, con Martínez al centro, riferimento spalle alla porta, e Icardi a occupare il mezzo spazio destro, da cui riceveva i filtranti di Martínez dopo aver disordinato con e senza palla la linea di difesa.

La perla di Lautaro contro l’Atleti.

A giudicare dal precampionato, non è fondamentale che Icardi tocchi più palloni perché l’Inter attacchi meglio, ma è fondamentale che gli arrivino palloni migliori (più semplici da controllare, o più vicini alla porta). Per gli spazi che gli crea e per i passaggi che gli recapita, Martínez promette di diventare la spalla di cui aveva bisogno.

Giocatori da prendere al Fantacalcio

Brozovic, dopo aver discretamente seminato il dubbio che possa ritornare l’incostante e indisponente mezzala che era una volta. La mancanza di fiducia è un grave problema di questo paese. Skriniar, perché si può anche perdere il fantacalcio gettando crediti superflui su un difensore, ma non si può pensare di farlo senza costruire bene dal basso. Keita, perché c’è sempre una nutrita schiera di vostri amici che teme le teste calde come se poi dovesse davvero discuterci insieme i termini contrattuali. Approfittate della loro pavidità.

Giocatore chiave

A gennaio si vedeva negare all’ultimo il trasferimento al Siviglia, a febbraio si sedeva per due volte in panchina in mezzo ai fischi dei tifosi, a marzo si riscopriva regista a tutto campo creativo e disciplinato. Per trovare precedenti che spieghino l’improvvisa trasformazione di Marcelo Brozovic nel 2018 interista, è più facile affidarsi a un libro di fiabe che a un almanacco di storia del calcio.

Il centrocampo di Spalletti regge su due mediani a cui è richiesto di coprire una porzione di campo molto ampia, e Brozovic riesce a farlo senza perdere ritmo, precisione nei passaggi e istinto per la giocata risolutiva. Questo lo abbiamo scoperto solo pochi mesi fa, e potremmo dimenticarcene altrettanto in fretta, ma è l’unica condizione necessaria perché l’Inter attacchi con la rapidità e la qualità che Spalletti vuole trasmettere alla squadra.

Miglior scenario

Il mercato estivo, che non sembra aver rinforzato particolarmente né il Napoli né la Roma, funge da veicolo per guidare l’Inter in quel club esclusivo alle spalle della Juve che garantisce la quasi certezza di incassare ogni anno i ricavi della Champions, intrattenendo nel frattempo i tifosi con il miraggio del primo posto. Nainggolan smentisce i detrattori, ritornando feroce mastino al fianco di un elegantissimo Brozovic. Martínez emoziona il pubblico come Ronaldo Nazario vent’anni prima. Keita e Karamoh fondano un gruppo trap che rinverdisce la tradizione dei grandi duetti a Sanremo.

Peggior scenario

Qualunque cosa sotto il quarto posto. Le modifiche all’assetto offensivo rovinano l’assetto difensivo, nel ruolo di terzino sinistro si alternano un Asamoah troppo statico e un Dalbert troppo imbranato, Miranda mostra cenni di invecchiamento mentre De Vrij non cresce abbastanza per rimpiazzarlo. Il centrocampo a due si dimostra troppo debole per sostenere il pressing alto delle intenzioni iniziali. Spalletti perde la brocca e poi la piazza, mentre Nainggolan segue lo stesso percorso per vie parallele. Ranocchia lancia un cesto di uova e farina in testa a Keita per il suo compleanno, e quello gli spacca la faccia.

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