Posizione d'arrivo lo scorso campionato: 14°
Chi in più: Rolando Mandragora (Juventus), Ignacio Pussetto (Huracán), Felipe Vizeu (Flamengo), Juan Musso (Racing), Nicholas Opoku (Club Africain), Hidde ter Avest (gratis), Nicolas (Hellas), Darwin Machís (Granada), Petar Micin (Cukaricki).
Chi in meno: Alex Meret (Napoli), Jakub Jankto (Sampdoria), Silvan Widmer (Basilea), Lucas Evangelista (Nantes), Maxi López (gratis), Emil Hallfredsson (Frosinone).
Una statistica interessante: solo il Benevento arrivato ultimo in classifica ha raccolto più sconfitte consecutive (14) delle 11 dell’Udinese tra febbraio e aprile.
Da che campionato viene
Gino Pozzo ha commentato l’arrivo dell'allenatore spagnolo Julio Velázquez, ex tecnico dell’Alcorcon, come “una specie di ritorno alle origini del progetto Udinese”. Effettivamente, negli ultimi anni il progetto tecnico dei friulani si era dimostrato stagnante, forse per via della crescente attenzione che il Watford (altra squadra dei Pozzo) ha richiesto. Dal quinto posto del 2013, l’Udinese non è mai andata oltre il tredicesimo, arrivando anche a chiudere in piena zona retrocessione nel 2016 e ancora più vicino al baratro della Serie B la scorsa stagione.
È difficile spiegare la lenta decadenza del club friulano, di cui abbiamo apprezzato per anni la capacità di fare scouting in giro per l’Europa e per il mondo. Una capacità che, però, si è appassita negli ultimi tempi, forse anche per una competizione sempre più ampia di squadra che cercano di aumentare il valore della propria rosa con il player trading, facendo venire meno quelle sicurezze che portavano l’Udinese a dare la Serie A per scontata.
La stagione negativa dell’Udinese in questo grafico di posizioni in classifica per giornata, preso da transfermarkt.it. Il club friulano ha chiuso l’anno con lo stesso numero di vittorie (6), pareggi (2) e sconfitte (11) tra partite in casa e fuori.
L’ultima stagione è stata una sorta di metafora del momento interlocutorio che sta vivendo l’Udinese. Iniziata nel grigiore della gestione Delneri, esonerato a metà novembre, l’annata del club friulano è poi sembrata rinascere con Oddo, che è riuscito a raggiungere l’incredibile doppio record di 7 risultati utili consecutivi in Serie A tra dicembre e gennaio, e 11 sconfitte consecutive tra febbraio e aprile. Difficile capire precisamente cosa sia successo, perché variazioni così nette non sono spiegabili solo sul piano tattico. Forse, più semplicemente, il valore dell’Udinese di Oddo era nel mezzo tra le prestazioni nelle due strisce: una squadra con buone intuizioni in alcuni meccanismi e in grado di trovare quindi fiammate in velocità difficilmente controllabili, ma incapace di trovare continuità, forse anche per via di una certa mancanza di leadership in campo in grado di guidare un gruppo troppo eterogeneo.
Secondo gli stessi giocatori, la scorsa stagione l’Udinese non è riuscita ad essere una squadra. Kevin Lasagna, ad esempio, ha dichiarato: «Non eravamo un gruppo unito, abbiamo rischiato di retrocedere».
Alla base, però, sembra esserci anche un problema di talento. Tolto il campionato di Barak, con sprazzi di alto livello, il resto dei giovani componenti della rosa hanno mostrato limiti evidenti (come Pezzella e Perica) o segni di stagnazione (come Jankto e Fofana) e i soli Lasagna e De Paul, forse alla migliore stagione in carriera, non sono riusciti a tenere a galla la barca.
Come è andato il mercato
L’andamento negativo della scorsa stagione deve aver spaventato molto i Pozzo, per cui la permanenza in Serie A è mediaticamente ed economicamente fondamentale, che hanno cercato di dare una scossa all’intero progetto. In quest’ottica, è arrivata a sorpresa l'incarico al 36enne spagnolo Velázquez come allenatore.
Sconosciuto in Italia e con pochissima esperienza di alto livello in Spagna, da dove allena però nelle varie categorie da quando ha 15 anni, Velázquez arriva dopo due anni anonimi all’Alcorcón in Segunda. Nonostante il suo arrivo abbia spiazzato tutti (si parlava principalmente di Prandelli), sembra che l’Udinese abbia valutato il suo profilo negli ultimi 9 mesi, come detto dallo stesso Velázquez il giorno della presentazione. Secondo il direttore generale del club friulano, Franco Collavino, la scelta di puntare su di lui è un «riprendere la tradizione di allenatori giovani e non noti che hanno portato innovazioni». Effettivamente Velázquez è l’allenatore più giovane della Serie A, l'unico nato negli anni ’80, e viene da una formazione totalmente spagnola (una caratteristica non banale in un ambiente dove la scuola di Coverciano la fa ancora da padrone).
È curioso che una scelta così controcorrente sia arrivata contemporaneamente alla nomina di un DS molto esperto e interno alle logiche del calcio italiano come Daniele Pradé. L’ex DS di Roma e Fiorentina ha tentato una campagna acquisti volta ad abbassare sensibilmente l’età media della squadra e tornare così all'idea dell’Udinese come club che scopre il talento. In questo senso, 4 dei 5 acquisti principali, e cioè Musso, Pussetto, Vizeu e Opoku, sono nomi quasi sconosciuti in Italia ma considerati molto nei paesi in cui giocano.
Musso arriva per essere il portiere titolare, con un prezzo comunque di livello per il campionato argentino di 4 milioni di euro, un arrivo che dopo che la cessione di Meret è anche una bocciatura per Scuffet, che evidentemente non viene ritenuto all’altezza dopo averlo bocciato già la scorsa stagione (giocò le prime 5 consecutive per poi accomodarsi il resto del campionato in panchina). Nonostante ciò, Musso non si è visto nel precampionato e al suo posto ha giocato alternativamente Nicolas, brasiliano arrivato dall’Hellas Verona, e lo stesso Scuffet, in attesa forse di una sistemazione per l’ennesimo prestito.
Le aspettative più grandi, però, sono sulle spalle di Ignacio Pussetto, pagato 8 milioni dopo le buone prestazioni con l’Huracan nell’ultima stagione (9 gol e 7 assist in 27 partite). Attaccante esterno destro con un’ottima esplosività e una buona tecnica di calcio, Pussetto ha l’attitudine molto moderna a partecipare a tutte le fasi di gioco. Nonostante abbia giocato anche al centro dell’attacco in passato, nel precampionato Pussetto ha giocato prevalentemente sulle fasce, dov’è verosimile che lo vedremo giocare.
Un altro uomo di fascia è il venezuelano Machís, arrivato dal Granada (per anni di proprietà degli stessi Pozzo), che è rivelato come uno dei migliori giocatori del precampionato dell’Udinese tra i nuovi arrivati. Un attaccante esterno dalla corsa potente che pur non avendo una tecnica invidiabile nel dribbling sembra avere delle buone letture per entrare in area sui cross sul secondo palo.
A completare il quadro ci sono il terzino destro olandese Hidde ter Avest, arrivato a parametro zero dopo il mancato rinnovo con il Twente (e che probabilmente sarà la riserva designata di Stryger Larsen), e la scommessa Nicholas Opoku, centrale di difesa 21enne arrivato dalla Tunisia. Con già 3 presenze in nazionale ghanese, Opoku è arrivato al prezzo di saldo di un milione e mezzo, nonostante nel precampionato si siano viste già delle ottime potenzialità.
Le amichevoli estive hanno invece lasciato qualche dubbio intorno a Felipe Vizeu, arrivato per 5 milioni dal Flamengo con grandissime referenze e con l’idea di farne almeno il vice Lasagna. È sembrato molto indietro fisicamente e ha portato Pradé a cercare delle alternative di esperienza in attacco.
La struttura fisica di Felipe Vizeu non lo aiuta ad entrare in forma velocemente, ma il suo precampionato è stato comunque deludente, viste le aspettative.
Infine, non bisogna dimenticare Rolando Mandragora, arrivato per la cifra record di 20 milioni di euro in quello che è a tutti gli effetti un prestito biennale mascherato (che include, tra l’altro, una clausola di riacquisto da parte della Juventus per 26 milioni tra 2 anni). La scommessa dell’Udinese, quindi, è quella di valorizzare Mandragora per rientrarci con le spese alla fine del prestito, in una sorta di “premio di formazione”.
Il talento di Mandragora sembra fuori discussione. Il centrocampista ex Crotone è uno dei mediani più promettenti del nostro calcio, e Velázquez sembra puntarci molto, soprattutto nel suo ruolo naturale di equilibratore della manovra. Il campionato che ci attende chiarirà la validità della scommessa dell’Udinese e il valore generale di Mandragora.
Come giocherà l’Udinese
Nel marasma del mercato dell’Udinese, la società si aggrappa alle idee dell’allenatore. L’obiettivo di Velázquez è quello di costruire una squadra con un’identità tattica definita che possa garantire un rendimento continuo, puntando su linee guida semplici: «Il nostro obiettivo è quello di giocar bene, palla a terra. Questa sarà la filosofia di gioco che porteremo avanti in questa stagione. Siamo positivi e ottimisti». Velázquez in conferenza stampa ha parlato solo dei suoi princìpi, senza approfondire però la sua strategia. Ha detto di voler rendere l’Udinese «una squadra in grado di utilizzare diverse strategie di gioco in ogni partita», ma allo stesso tempo di puntare ad essere protagonista: «Per me l’importante non è fare 25 passaggi di fila solo col fine del possesso palla. Quello che vogliamo fare è cercare di avere una squadra non prevedibile e versatile, e che giochi la partita nella metà campo avversaria adattandosi alle diverse esigenze di gioco. Con 25 o con 3 passaggi dipende dalle circostanze».
Velázquez, insomma, sembra essere consapevole che l’Udinese non potrà imporre sempre il proprio gioco sugli avversari, e che quindi dovrà per forza di cose adattarsi. L’Udinese, dal canto suo, sembra riporre fiducia proprio sulla capacità dell’allenatore spagnolo di dotare la squadra di un sistema in grado di essere flessibile: di essere proattivo con le piccole, cioè, e di sapere cosa fare con le grandi.
C’è da dire che le poche amichevoli estive giocate non hanno chiarito del tutto come vorrà giocare Velázquez. Da quanto si è visto ci sono solo alcune certezze. Innanzitutto, il modulo sarà probabilmente il 4-2-3-1 con Lasagna punta centrale, due centrocampisti centrali tra cui uno più bloccato (nelle amichevoli Mandragora) e uno più libero di avanzare. Nel precampionato non si è visto Behrami (n vacanza post-Mondiale) e non è quindi chiaro se Velázquez preferisca lui o Fofana. Barak e De Paul saranno invece sempre in campo, anche se non necessariamente nella stessa posizione: De Paul ha giocato sia a sinistra che come trequartista, mentre Barak è stato posizionato o da trequartista o nei due di centrocampo.
Senza palla le cose, se possibile, sono ancora meno chiare. L’Udinese si difende con tre linee sotto il pallone: la prima è formata dalla punta e dal trequartista posti in orizzontale a schermare il centro, che si muove a seconda della posizione del pallone. Nonostante ciò, nel precampionato non si sono visti meccanismi di pressione chiari, per via della forma fisica e del poco tempo a disposizione, e non sappiamo quindi con sicurezza come l’Udinese vorrà recuperare il pallone.
Molto più curato, per adesso, il gioco con la palla. Velázquez ha ben impressi i dettami della scuola spagnola e vuole che la sua squadra sia protagonista del possesso e del suo utilizzo. Nel precampionato è stata molto allenata l’uscita del pallone dalla difesa. L’Udinese cerca sempre di costruire dal basso in superiorità numerica. Per questo fa scendere vicino alla linea difensiva uno dei due centrocampisti (solitamente Mandragora), bloccando uno dei due terzini (di solito il sinistro, Samir). Quello sull’esterno opposto, invece, cerca di salire per dare ampiezza.
La ricerca della superiorità numerica in fase di uscita del pallone porta anche al caso estremo in cui Barak (schierato a centrocampo) corre a posizionarsi accanto ai centrali dopo la salita di Stryger Larsen, perché Mandragora non ha fatto in tempo a scendere.
Velázquez vuole giocare sempre palla a terra, prediligendo passaggi corti, anche in verticale, ma comunque ad alta velocità una volta superata la metà campo. Vuole che la sua squadra sviluppi la pazienza necessaria per capire quando trovare il passaggio giusto per andare in verticale velocemente verso Lasagna.
In questo senso, i movimenti di Lasagna sono fondamentali per dare profondità alla manovra. L’Udinese abbassa molti uomini per facilitare l’uscita palla ma così facendo perde di riferimenti dietro le linee di pressione avversarie. Superata la trequarti, quindi, la manovra dell’Udinese diventa meno ordinata, con gli esterni che tagliano in area per aumentare il numero di giocatori che possono arrivare alla conclusione.
La presenza di Barak sulla trequarti, in un contesto simile, dota la squadra di un giocatore in grado con uno strappo in conduzione di sbloccare la situazione. Anche De Paul quando parte dall’esterno viene portato naturalmente a ricevere nei pressi dell’area, in un gioco che gli chiede meno conduzione e più rifinitura. Non è ancora chiaro, invece, chi sarà il titolare a destra per Velázquez perché, se il mercato dice Pussetto, il precampionato sembra invece urlare Machís, un giocatore che sembra più portato alle letture che vuole il suo allenatore.
L’obiettivo, al di là di chi giocherà, rimane quello di avanzare con passaggio in verticale dopo aver elaborato la manovra dalla difesa, con la finalità di trovare Lasagna con il filtrante. Si uniscono quindi le doti di circolazione di Samir, di equilibrio di Mandragora, di rifinitura di De Paul e nei movimenti di Lasagna. Questa, con ogni probabilità, sarà la colonna vertebrale dell’Udinese di Velázquez.
Samir imposta da terzino bloccato e trova Mandragora, che di prima appoggia per De Paul. Nel mentre Lasagna si muove e può ricevere il filtrante del compagno.
È difficile capire adesso se il piano elaborato dall’Udinese per rilanciarsi funzionerà. Velazquez è ovviamente da testare a questi livelli e ci sono poche certezze anche all’interno della rosa: Kevin Lasagna probabilmente renderà bene all’interno di questo sistema, e anche De Paul e Barak sapranno garantire la solita dose di talento. Rimangono però troppe variabili per ambire a qualcosa di più della salvezza. Ad esempio: Fofana sarà quello visto in estate o quello spaesato della scorsa stagione? Musso è un portiere all’altezza della Serie A? Pussetto e Machís avranno l’impatto sperato?
Già eliminata dalla Coppa Italia dopo la sconfitta col Benevento, la squadra di Velázquez non sembra essere partita col piede giusto. Forse, però, la società ha fissato un orizzonte più lungo per valutare le fondamenta gettate quest’estate, e questo campionato viene visto più che altro come il primo di un ciclo almeno triennale di una rosa giovane e inesperta, sperando di non compromettere tutto con una retrocessione che sarebbe disastrosa.
Giocatore di cui avere la maglia
Nonostante la maglia dell’Udinese abbia perso quel fascino vintage degli anni di Zico, la 15 di Kevin Lasagna ha quel mix perfetto di importante del giocatore, umiltà da vero bomber di provincia e bellezza del cognome, che ne fanno almeno una top 5 tra le maglie da avere della Serie A 2018-19. La 53 di Ali Adnan, invece, rimane però un must per i collezionisti di maglie di nicchia. In questo caso è consigliato il kit da trasferta dorato.
Giocatore da comprare al Fantacalcio
I 7 assist della scorsa stagione sono il segno che De Paul è arrivato nel picco della carriera ed è quindi il momento di scommettere sul fatto che il suo talento lo porti a segnare più dei 4 gol stagionali degli ultimi due anni. Per chi vuole scommettere in maniera più dissennata, Pussetto è ancora un nome spendibile all’asta con l’idea di potersi poi fregiare di averlo scoperto dopo ogni sua grande azione in velocità.
Miglior scenario possibile
Il calcio in mente da Velázquez assume sempre maggiore continuità e gli scambi palla a terra garantiscono di risalire il campo e di tenere il pallone lontano dalla propria area di rigore. Con un Fofana continuo nel rendimento e un Mandragora a bilanciarne i movimenti, il centrocampo regge un attacco in cui Pussetto, De Paul e Barak formano una zona di rifinitura completa e in grado di servire Lasagna in modi diversi e imprevedibili. L’attaccante lombardo riesce a superare i 15 gol in stagione e l’Udinese, grazie al suo contributo, è in grado di assestarsi a metà classifica fino alla fine del campionato, che si conclude con un soddisfacente 11esimo posto.
Peggior scenario possibile
L’Udinese non riesce a trovare continuità di rendimento e l’assenza di gol costa punti contro le piccole: Lasagna non va in doppia cifra di gol e nessuno degli acquisti ha l’impatto sperato. La difesa si dimostra difensivamente troppo fragile portando l’Udinese a perdere male un paio di partite, che minano la fiducia dei giocatori nell’allenatore. La dirigenza impaurita dalla scorsa stagione licenzia Velázquez alla terza sconfitta consecutiva nel periodo natalizio contro Frosinone, SPAL e Cagliari per ingaggiare Prandelli. Nel mercato di gennaio De Paul scappa al Siviglia e arriva davanti solo Borriello a parametro 0. L’Udinese senza troppe ambizioni veleggia al limite della zona retrocessione con Borriello titolare e Lasagna esterno sinistro per tutto il girone di ritorno. La squadra retrocede all’ultima giornata, con Prandelli che lascia per fare spazio al ritorno di Delneri.