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Guida alle ATP Finals 2023
10 nov 2023
La presentazione dei due gironi.
(articolo)
9 min
(copertina)
Foto di Kieran McManus / Imago
(copertina) Foto di Kieran McManus / Imago
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È novembre, la giornate sono brevi e piovose e a Torino iniziano le ATP Finals. Ci stiamo cominciando ad abituare, ma quest'anno le nostre speranze e le nostre attenzioni sono particolarmente accese verso Jannik Sinner, numero 4 del mondo che ci arriva come uno degli outsider più accreditati per il titolo.

Non è solo Sinner a giustificare l'hype: si tratta delle Finals più competitive da molti anni, sia per il livello potenziale dei tennisti che per la forma con cui si presentano a questo appuntamento. È raro che succeda, di trovare a novembre gli otto migliori tennisti del mondo ancora in forma, e non alle prese con infortuni e qualificazioni casuali. La rosa di nomi, poi, è ben equilibrata: la leggenda Djokovic, i giovani Sinner, Rune e Alcaraz e "giovani vecchi" Tsitsipas, Zverev, Rublev e Medvedev.

Girone Verde: Novak Djokovic, Jannik Sinner, Stefanos Tsitsipas, Holger Rune

Che girone aspettarci

Dopo pochi minuti si erano già formate due scuole di pensiero: “Sinner fortunatissimo, girone materasso” e “Sinner sfigatissimo, il girone peggiore dei due”. La verità, come sempre, sta nel mezzo. L’italiano ha avuto in sorte la testa di serie più forte e l’unica che per ora è sembrata davvero invalicabile. La corsa per il primo posto nel girone, a meno di cali di tensione, sembra apparentemente chiusa.

Discorso diverso per il secondo posto, che al contrario sembrerebbe molto semplice. Ma solo a uno sguardo superficiale. La wild card del girone sarà quasi sicuramente la versione di Tsitsipas che si presenterà a Torino. Il greco viene da una stagione difficile, nonostante la finale dell’Australian Open, e da un solo titolo vinto, oltre alla sensazione che tra la finale del Roland Garros persa con Djokovic e l’operazione al gomito di fine 2021 si sia perso definitivamente qualcosa nel suo gioco. Tsitsipas però vanta un record nettamente positivo con Sinner, che ci ha vinto per la prima volta solo a Rotterdam quest’anno. Il suo servizio in tutti gli incontri è sembrato un rebus ancora irrisolto per Sinner, e la superficie velocissima di Torino - simile all’Australian Open dove storicamente si trova bene - potrebbe aiutare il greco.

Tante incognite anche per Holger Rune, che ha avuto una seconda parte di stagione terrificante tra la discopatia e le tante sconfitte e ha recuperato soltanto sul gong, tra Basilea e Bercy. A Torino però dal punto di vista della velocità del campo sarà tutto un altro mondo rispetto a Bercy, uno dei cementi più lenti del circuito. Per gli amanti del beef ci sarà una sfida da non perdere con Sinner, il rematch della molto polemica semifinale di Montecarlo vinta dal norvegese. L’inerzia è tutta dalla parte dell'italiano, ma state sicuri che Rune avrà modo di duellare anche con il pubblico torinese per portarla a suo vantaggio.

Quanta distanza c’è ancora tra Jannik Sinner e Novak Djokovic?

I precedenti di Sinner sono stati piuttosto netti, uno 0-3 complessivo con l’ultima sfida a Wimbledon che non ha fatto che ribadire la distanza tra i due, addirittura un peggioramento rispetto alla sfida dell’anno prima terminata al quinto set. Gli ultimi mesi di Sinner però hanno mostrato dei miglioramenti in tutti gli aspetti del gioco, in particolare nella resa con il servizio, che ha di conseguenza sbloccato anche certe variazioni legate al prendere di più la rete. Sinner da Toronto in poi sta mettendo la prima in campo nel 63% dei casi e vincendo il 75% dei punti con la prima, il massimo in carriera. Un aumento di ben cinque punti percentuali rispetto a quanto fatto fino a Wimbledon, e che sicuramente lo potrebbe aiutare a vincere la battaglia nei punti “veloci”, quelli che il Djokovic di questa fase della carriera preferisce.

Rune è davvero in ripresa?

La sua stagione è stata più difficile di quanto suggerisca il ranking, dopo i fasti della stagione su terra, con tanto di finali a Montecarlo e Roma. Il danese ha vinto una partita sola nei tre mesi dopo Wimbledon e ha sofferto di una discopatia che, pur apparentemente superata, non può che far pensare al proseguimento normale della sua carriera.

A vent’anni però Rune ha riacciuffato in maniera non banale una stagione e una qualificazione che sembrava stargli sfuggendo, facendo finale a Basilea e vendendo cara la pelle contro Djokovic a Bercy. Ad un certo punto sembrava aver scalzato Sinner come rivale principale di Alcaraz, e forse sotto sotto anche un duro come lui può aver patito i successi di Sinner nella seconda parte di stagione. Come l’italiano Rune ha cambiato allenatore prendendo un pezzo grosso come Boris Becker, ex allenatore del suo modello tennistico, e non, Novak Djokovic. I primi risultati tra Basilea e Bercy sono stati incoraggianti, e il tedesco è stato molto rumoroso da bordo campo, facendosi sentire tantissimo da Rune à la Ferrero. Per un tennista così cerebrale dentro al campo e al contempo così infantile negli atteggiamenti non c’è carica migliore di una sfida “in trasferta” per rilanciarsi contro uno dei suoi rivali di presente e futuro. Già ora nella storia d’amore tra Sinner e Alcaraz Rune sembra essere un terzo incomodo, il cattivo da tenere fuori dalla narrazione.

Girone rosso: Carlos Alcaraz, Daniil Medvedev, Andrey Rublev, Alexander Zverev

Che girone aspettarci

Il girone Rosso è senza ombra di dubbio l’equivalente tennistico del girone F di questa edizione di Champions League, e testimonia dell’altissimo livello di queste ATP Finals. Sulla carta il favorito numero uno sarebbe Carlos Alcaraz, alla prima partecipazione a Torino dopo l’assenza dell’anno scorso per infortunio.

Lo spagnolo però non ci arriva nel migliore dei modi a questo appuntamento, tra la sconfitta a sorpresa di Bercy rimediata con Roman Safiullin, difficile da battere quando in giornata, e una forma che dopo Wimbledon non è mai decollata. Daniil Medvedev ha invece qualche certezza in più. Allo US Open si è liberato del complesso nei confronti di Alcaraz con una partita perfetta e che anche dopo lo Slam americano ha perso soltanto contro ottimi tennisti come Korda, Sinner (2 volte) e Dimitrov. Il russo è anche avanti nei confronti diretti con Andrey Rublev e Alexander Zverev, anche se con il primo l’ultima sconfitta risale proprio alle ATP Finals 2022.

Rublev è quello che si presenta sulla carta con la migliore condizione fisica e tecnica, tra la finale persa a Shanghai con Hurkacz e due sconfitte rimediate in partite durissime contro Djokovic e Sinner. La superficie indoor e veloce dovrebbe aiutare il suo tennis. Qualche chiaroscuro invece per Zverev, apparso in ripresa dal torneo vinto ad Amburgo in poi, ma imploso un po’ nei tornei dopo lo US Open. Ha rischiato a Bercy di dover andare andare a giocare il torneo di Sofia per avere la certezza di qualificarsi. In sostanza, un girone equilibrato ed imprevedibile, con quattro tennisti dai caratteri e caratteristiche molto peculiari, impossibile fare pronostici.

Cosa dobbiamo aspettarci dalle prime ATP Finals di Alcaraz?

Le superfici veloci in teoria si adattano molto bene al gioco del tennista spagnolo, fatto di accelerazioni improvvise e imprendibili e tocchi delicati e imprevedibili. Sempre per colpa degli infortuni però non abbiamo a disposizione un grosso storico per quanto riguarda il rendimento sul cemento più veloce, dato che Torino è considerato sia dall’ATP che dai tennisti stessi come uno dei più veloci se non il più veloce. Uno dei più rapidi è di sicuro l’Australian Open, a cui però Alcaraz ha dovuto rinunciare quest’anno per infortunio e le cui prestazioni nel 2022, sconfitto da Berrettini, sono di un’era tennistica fa. Il torneo di Wimbledon vinto è sicuramente una testimonianza di come lo spagnolo si adatti bene, ma lo stesso Slam non ha la velocità degli anni passati e soprattutto il rimbalzo è completamente diverso rispetto al cemento di Torino.

Con un rendimento al servizio, soprattutto da destra, che ormai per Alcaraz è una garanzia, sarà tutto da giocarsi sulla risposta, anche perché proprio Zverev vinse la prima edizione a Torino trainato proprio da un servizio clamoroso (76% di prime in campo e 62% di punti vinti con la seconda). In ogni caso sarà un girone di rodaggio per Alcaraz, vista anche la scarsa forma di questo periodo. Un particolare che però potrebbe mettere a rischio la qualificazione alla fase finali e che sicuramente sarebbe uno shock per gran parte di tutto il mondo tennistico. Se anche però dovesse accadere, non sarebbe certo un dramma per un tennista così giovane e la cui bravura sul campo fa spesso dimenticare di quanto da poco tempo stia nell’ATP Tour.

Zverev è tornato per davvero e ha chance di ripetersi o quel tennista non tornerà più?

Chi rischia di far saltare il banco dei pronostici in questo girone è sicuramente Alexander Zverev, vincitore nel 2021 e tornato alle Finals dopo averle saltate l’anno scorso a causa del terribile infortunio alla caviglia del Roland Garros. Il suo però è il profilo con più incognite di tutto il girone Rosso.

Il tennista tedesco ha avuto una buona seconda parte di stagione dopo essere stato vittima nella prima dei postumi dell’infortunio alla caviglia. Proprio dal Roland Garros Zverev ha iniziato la sua ripartenza, fermandosi in semifinale al cospetto di Ruud per poi chiudere la stagione con un notevole 36-12 di rapporto vittorie/sconfitte. Non è mai riuscito però a ritrovare i suoi picchi, che lo avevano reso un giant-killer delle passate stagioni. Allo US Open ha battuto Sinner in una partita durissima ma ha ceduto subito dopo con Alcaraz, a Pechino con Medvedev, a Vienna con Rublev e infine a Bercy contro Tsitsipas.

Il miglior Zverev di sempre.

In generale Zverev è stato poco efficace contro i migliori, chiudendo la stagione “regolare” con un pessimo 7-13 contro i top20 e con la prima vittoria arrivata solo a fine maggio. A Torino si è sempre trovato bene e il titolo del 2021, probabilmente il culmine del suo miglior periodo in carriera, lo dimostra. La superficie velocissima di Torino sembra fatta per il suo tennis muscolare da fondocampo e il suo servizio velocissimo. Rispetto al 2021 la sua resa con la seconda è calata, un 43% di punti vinti che rappresenta una differenza del 5% e che testimonia i suoi problemi soprattutto dal punto di vista mentale nel trovare un equilibrio tra una seconda di spinta e una di sicurezza.

A 26 anni compiuti e a quasi dieci anni dal suo esordio ATP possiamo dire che Zverev non ha rispettato le enormi premesse del suo inizio carriera, pur diventando un top player di livello altissimo. Qualcosa che dice tanto del suo potenziale e delle aspettative connesse. Anche il suo exploit di fine 2021, tra l’Olimpiade vinta, le Finals e la sconfitta in semifinale dello US Open con Djokovic dopo un match durissimo, è arrivato più per una fiducia particolare nei colpi che già aveva e che ha sempre avuto rispetto ad un miglioramento netto o una completezza maggiore nel suo repertorio. Il tennista tedesco resta uno che potrà fare grandissimi risultati nei prossimi anni e chissà, anche in queste Finals potrebbe aiutarlo il partire senza pressioni in un girone che lo vede sfavorito. Non si può non pensare però allo Zverev scintillante che teneva testa a un Nadal in ottima forma a Roma nel 2018, un tennista più aggressivo e spettacolare dell’attuale e che faceva presagire un futuro da numero uno del mondo. Con l’arrivo di Alcaraz, Sinner e Rune il nativo di Amburgo sembra essere passato di moda, e chi lo ammirava nel 2018 non può non considerare con un po’ di malinconia le sue prestazioni successive nonostante i tanti tornei vinti.

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