Per un paese con la tradizione calcistica dell’Austria è strano pensare che questa sia solo la terza apparizione in un Europeo, la seconda negli ultimi cinque anni, dopo l’esordio assoluto nel 2008 arrivato solo per aver ospitato il torneo insieme alla Svizzera. Dopo l’età dell’oro tra gli anni ’30 e gli anni ’50 del Novecento, il calcio austriaco è scomparso dalla mappa dell’Europa per più di mezzo secolo per riapparire improvvisamente agli ultimi Europei francesi con un carico di talento che non sembra ancora aver imparato a gestire.
La squadra che si presenta a questi Europei non sembra far eccezione. La rosa austriaca, forse trainata dall’affermazione della galassia Red Bull a Salisburgo, sembra infatti ancora più giovane e talentuosa di quella che si presentò agli Europei cinque anni fa, portando a un certo scollamento tra le aspettative che circondano la squadra e i suoi effettivi risultati. L’Austria è arrivata agilmente seconda nel proprio gruppo di qualificazione, che alla luce la sua storia recente sembra essere all’apparenza un ottimo risultato, ma non è riuscita a cancellare la sensazione di star raccogliendo meno di quanto potrebbe. Va detto che, approfondendo il suo percorso di avvicinamento agli Europei, le cose si fanno più in chiaroscuro di quanto non sembrino a un primo sguardo. Nel suo girone di qualificazione non è mai riuscita a battere la squadra con cui teoricamente si giocava la testa del girone, cioè la Polonia (che all’andata l’ha battuta per 2-0), e alla fine è arrivata più vicino al terzo posto (occupato dalla Macedonia del Nord, che rincontrerà all’esordio a Bucarest) che al primo.
Anche il suo 2021 è stato tutt’altro che positivo. Delle cinque partite giocate, tra qualificazioni ai Mondiali e amichevoli, l’Austria ne ha vinto solo una (con le Isole Far Oer), e l’ultima partita che contava qualcosa è stata l’inquietante sconfitta con la Danimarca per 4-0. Dopo quella bruciante sconfitta, l’enigmatico CT di origini veneziane Franco Foda è stato costretto ad ammettere che ci fosse «qualcosa da ripensare».
Come gioca?
Quella di Foda è una dichiarazione meno retorica di quanto non appaia, perché arrivati alle porte dell’Europeo non è ancora chiarissimo come l’Austria deciderà di giocare. Foda negli ultimi due anni ha alternato il 4-2-3-1 al 3-5-2 ma al di là dei moduli, che come sappiamo sono utili come gli elenchi telefonici, sono i ruoli e le funzioni dei suoi giocatori più importanti a rimanere in penombra. L’eclettismo di Alaba, che con il Bayern Monaco sembra poterlo far giocare benissimo in qualsiasi ruolo, con l’Austria invece si rovescia: Foda l’ha provato da centrale di centrocampo, da terzino sinistro, addirittura da esterno alto ma in nessun caso è sembrato aggiungere qualcosa di significativo alla sua squadra. Il che è strano se pensiamo che stiamo parlando di Alaba.
L’incertezza intorno alle funzioni del capitano e stella della squadra a cascata rendono incerta e impalpabile la conformazione anche di tutto il resto della squadra. L’Austria non ha ancora oggi una coppia titolare in mediana (dove Laimer, Schlager e Grillitsch si giocano due posti, a meno che Alaba non venga definitivamente spostato a centrocampo o Foda viri definitivamente sul 3-5-2), ha messo in panchina il suo capocannoniere delle qualificazioni (Arnautovic, sostituito ormai in pianta stabile da Kalajdzic, che viene da una grande stagione a Stoccarda) e di fatto non ha un portiere titolare. Tra il portiere di origini bosniache Pavao Pervan e quello titolare del Lask, Alexander Schlager (che non ha rapporti di parentela con lo Schlager di centrocampo, Xaver), che si erano giocati il posto negli ultimi due anni, alla fine potrebbe spuntarla Daniel Bachmann, che a sorpresa ha giocato le ultime due amichevoli.
In mezzo a questa grande confusione l’Austria gioca come può, senza avere troppi principi tattici definiti. La costruzione dal basso è molto scolastica e facilmente attaccabile dal pressing avversario, l’atteggiamento senza palla quasi del tutto passivo. Per far arrivare la palla nella trequarti avversaria la squadra di Foda si affida a verticalizzazioni estemporanee, che a volte vengono trasformate in oro dalla fortunata associazione tra il raffinato talento tecnico di Kalajdzic e l’istinto verticale di Sabitzer. Avvicinare questi due giocatori è stata forse l’unica grande intuizione del CT austriaco, in una squadra sempre alla disperata ricerca di idee.
Chi va tenuto d’occhio?
Senza un’organizzazione definita, l’Austria deve sperare che almeno uno dei suoi giocatori migliori faccia un torneo memorabile. Se Alaba però sarà emarginato dal gioco sull’esterno di sinistro o continuerà ad apparire a disagio in un contesto che non lo aiuta, forse sarà meglio puntare su una sorpresa. In questo senso, gran parte delle speranze sono riposte su Sasa Kalajdzic che come ha scritto Emanuele Atturo qualche tempo fa sembra “portare a spasso il suo corpo da giraffa per il campo con una grazia sempre miracolosa”. L’elegantissimo e altissimo attaccante dello Stoccarda viene da una stagione da 17 gol e 6 assist: il suo talento aereo e la raffinatezza delle sue rifiniture sulla trequarti saranno come acqua nel deserto per una squadra che arriva in area quasi solamente attraverso i cross.
Il grande gol realizzato contro la Scozia è un saggio di cosa potrebbe dare Kalajdzic alla squadra di Foda.
Più sorprendente sarebbe invece un exploit di Christoph Baumgartner, che non è ancora certo di un posto da titolare nonostante l’ottima stagione con l’Hoffenheim. Dovesse accendersi anche con l’Austria, le sue progressioni fulminee e il suo talento in fase di finalizzazione potrebbero aggiungere un po’ di peso offensivo sulla trequarti.
Ha punti deboli?
L’Austria ha dimostrato di essere grande con le piccole e piccola con le grandi, che non è già di per sé una buona notizia alla vigilia di un Europeo, tanto più se ancora non è ancora chiarissimo il tuo valore. In questo senso, oltre alla disastrosa sconfitta con la Danimarca, andrebbero citati anche i sofferti pareggi contro Scozia (2-2 nelle qualificazioni ai Mondiali) e Slovacchia (0-0 nell’ultima amichevole). Quanto è distante il valore tecnico di queste squadre da Olanda, Ucraina e Macedonia del Nord?
Le amichevoli contro Inghilterra e Slovacchia a giugno, inoltre, hanno dato segnali preoccupanti per quanto riguarda la produzione offensiva, non solo per gli zero gol segnati ma anche per la difficoltà indicibile nell’arrivare all’area di rigore avversaria. In un calcio come quello delle Nazionali in cui si pensa in primo luogo a difendersi, la sterilità dell’Austria potrebbe essere molto problematica.
Dove può arrivare?
Dopo che all’ultima apparizione agli Europei l’Austria è riuscita ad arrivare ultima in un girone che, oltre al Portogallo, contava l’Ungheria e l’Islanda, la qualificazione agli ottavi di finale sarebbe teoricamente già un risultato per cui festeggiare. Il paradosso è che, con la qualità della rosa a disposizione e la possibilità di giocarsi le proprie carte in un girone tutto sommato abbordabile (oltre a quella di qualificarsi anche come migliore terza), forse il semplice superamento del turno non basterebbe a soddisfare del tutto le aspettative intorno alla squadra di Foda.
L’Austria rimane schiacciata tra la sua nuova giovinezza nei grandi tornei internazionali e le aspettative intorno alla sua rosa, e potrebbe uscirne solo con un torneo così sorprendente da ribaltare completamente le convinzioni che abbiamo oggi.