• Euro 2024
Daniele V. Morrone

Guida al Belgio

Non parte più tra le favorite, e forse è un bene.

La generazione d’oro del calcio belga è agli sgoccioli. Non ha vinto niente, ma ha comunque tenuto il Belgio competitivo, molto di più di quanto la storia precedente suggerisse, per un decennio. Dopo tre tornei consecutivi con Roberto Martínez, e il flop del Mondiale 2022, al giovane Domenico Tedesco è stato affidato il complicato compito di effettuare il ricambio generazionale. Le qualificazioni all’Europeo sono state quindi anche un banco di prova per vari giocatori su cui poter contare per il cambio della guardia. 

 

Le cose, si può dire, sono andate benissimo: il Belgio, pieno di facce nuove, ha vinto la prima partita del girone contro la Svezia, e poi l’amichevole in trasferta contro la Germania; una vittoria dal forte valore simbolico, visto che si trattava della prima vittoria contro i tedeschi dal 1910.



Ha continuato a non perdere, sia nel girone che nelle amichevoli. Lo so: è una cosa a cui siamo stati abituati, che il Belgio mantenga un rendimento impeccabile prima dei grandi tornei, ma stavolta era meno scontato. Con Tedesco il Belgio arriva all’Europeo senza aver ancora perso una partita. Ci è riuscito anche senza il suo capitano, Kevin de Bruyne, che ha saltato tutte le partite della qualificazione tranne la prima contro la Svezia. Ha saltato anche tutte le amichevoli tranne la prima post-mondiale con la Germania e le due pre-Europeo. Con il Montenegro è tornato per disputare la sua centesima partita in Nazionale, celebrata con un gol.

 

Tedesco ha dato un’anima più diretta al Belgio

La Generazione d’oro del calcio belga è ancora lì, anche se sempre meno presente, con alcuni dei più forti ormai ritirati. Ci sono Romelu Lukaku, Kevin De Bruyne, Alex Witsel, Ferreira Carrasco, Thomas Meunier e perfino il 37enne Vertonghen. Ci sarebbe stato anche Thibaut Courtois in porta se fosse stato al 100% fisicamente (il CT e il portiere si sono lanciati delle frecciate sui social riguardo la mancata convocazione). 

 

La formazione titolare è ora in equilibrio tra questi veterani e la nuova leva. Ci sono due blocchi chiari tra quelli sopra i 30 e quelli nati dopo il 2000 e il rapporto di forza tra i due blocchi è meno sbilanciato di quanto uno possa immaginare.

 

Tedesco ha deciso di smarcarsi dall’eredità di Martínez anche in termini di stile di gioco: una cosa giusta visto che parliamo di un allenatore di scuola tedesca – non è un tentativo di battuta, giuro. Ora il Belgio ricerca maggiore verticalità e meno controllo della manovra. Un calcio che va a fiammate e che per Tedesco si addice di più alle nuove leve. «Tedesco ha portato uno stile diverso, una personalità diversa» ha detto il 22enne Amadou Onana.


Il Belgio di Martinez sembrava giocare col freno a mano tirato, con la paura di scompigliarsi i capelli. Un po’ perché consapevole che il punto debole della squadra fossero le transizioni difensive e un po’ per la convinzione che per una squadra che domina tanto il pallone e con quel talento offensivo, è meglio creare i presupposti per avere pochi eventi in una partita, sia a favore che contro. La nuova generazione invece scalpita, ha nelle gambe un calcio più fresco e una memoria priva di vecchi traumi, e allora si cerca il contrario: dopo aver attirato il pressing avversario, si tenta di essere molto verticali cercando la giocata lunga verso Lukaku, a volte direttamente dal portiere Casteels, oppure le corse delle ali Doku e Trossard. Le due ali si scambiano continuamente di fascia e quando uno ha palla l’altro taglia dietro la linea avversaria. Tedesco mette in campo giocatori che creano tanto volume di giocate e proprio i più giovani vogliono che la partita diventi un via vai di occasioni.

 

 

La squadra viene schierata con un 4-3-3, che in possesso vede Theate come terzino sinistro che rimane bloccato e il terzino destro Castagne che si alza per formare un 3-2-5 (con l’ala Doku largo a sinistra e l’altra Trossard che entra nel mezzo spazio a destra) e poi ripiega in un blocco medio che può anche sistemarsi in un 4-4-2 (con de Bruyne che rimane alto accanto alla punta). Questo slittamento nella struttura è un tipo di meccanismo tattico a cui siamo ormai abituati, che può variare nelle altezze a seconda di come gioca la squadra avversaria e che toglie la rigidità della formazione ereditata da Roberto Martínez.



Soprattutto è importante notare che nelle intenzioni in campo i giocatori vengono invitati a rischiare di più e a correre in avanti non appena si pone l’occasione, anche a costo di perdere efficienza nelle giocate. L’ala Doku, dribblatore e crossatore seriale, ne è l’esempio più chiaro, ma forse quello che si è messo più in evidenza con Tedesco è Trossard. 

 

Cresciuto all’ombra della generazione d’oro, a 29 anni è diventato un giocatore di culto all’Arsenal per i gol e gli assist pesanti, e ora sembra finalmente pronto a prendersi lo spazio nel Belgio che negli anni ha occupato Mertens. Il compito di Trossard è quello di fare la giocata nella zona dell’area di rigore che possa risolvere la partita e non si tira mai indietro nel provare conclusioni anche difficili.



In questo grafico di Statsbomb viene mostrato come Trossard sia una macchina per creare occasioni da gol.


Il fronte offensivo del Belgio è ricco di opzioni sulle fasce, oltre a Trossard ci sono Doku, Carrasco, Lukebakio e Bakayoko. Tutti giocatori che sanno dribblare e che possono arrivare sia sul fondo che entrare in area (per avere più giocatori col dribbling in campo Tedesco utilizza Carrasco come mezzala sinistra). Sono giocatori che stanno rendendo bene con Tedesco proprio perché sono lasciati più liberi di giocare un calcio verticale. Un gioco che rispetta di più l’anima del calcio belga rispetto ai tentativi di controllo di Martínez. Tedesco si è dimostrato un allenatore in totale sintonia con i talenti del calcio belga di oggi; per esempio mai come oggi il centrocampista Tielemans viene sfruttato non soltanto per la gestione, ma anche per come conduce in verticale il pallone. Al tutto si aggiunge ovviamente il talento totale di Kevin De Bruyne che potrebbe giocare in qualsiasi sistema e stile di gioco: ha solo bisogno di aggiornare il software interno prima di entrare in campo.

 

Pensieri veloci, difensori lenti

Con tutto questo calcio verticale e rischioso, c’è da dire che però la linea difensiva è formata da giocatori lenti. Questo è un difetto strutturale che il Belgio si porta dietro da anni, ma che ora si mostra in modo ancora più evidente con i giocatori più in là con gli anni come Vertonghen e Witsel. Le spalle della linea difensiva sono facilmente attaccabili quando il Belgio è avanzato e in generale le marcature preventive non sono di un livello tale da garantire che la linea non venga mai attaccata in velocità. Una squadra con ali veloci e una punta sgusciante può avere un buon numero di occasioni da gol contro la difesa del Belgio.



Anche avere un solo giocatore veramente a schermo della difesa, Onana, può portare troppo stress sulla linea. Per questo è capitato che Tedesco, contro le squadre considerate di pari livello, sia partito mettendogli accanto un altro centrocampista difensivo, ovvero Mangala. Così però si perde il regista Tielemans in campo, e la manovra è meno brillante, e Onana a quel punto ha troppe responsabilità sulle spalle.

 

Si parla troppo poco di Onana


Il giovane centrocampista nato a Dakar e trasferitosi in Belgio a 11 anni, era già presente al Mondiale in Qatar. Ha giocato nelle prime due partite e poi è finito in panchina, ma con Tedesco è diventato centrale nel progetto. È stato scelto nel ruolo chiave di copertura della difesa, dove si deve praticamente sdoppiare per riuscire a coprire tutta la propria metà campo. Le leve lunghe e le letture difensive sono tali da permettergli di farlo con tranquillità.

 

Con i suoi 195 centimetri Onana è utile anche sui contrasti aerei dei lanci avversari, ma è interessante la sua versatilità soprattutto quando recupera il pallone, perché poi ha la tecnica per portarlo avanti anche sotto pressione. A Onana piace avere il pallone tra i piedi, dribblare e condurre fino a scegliere il compagno migliore da servire. Per una squadra che vuole avere il pallone è prezioso. In un ruolo sempre più ricercato tra le grandi squadre per club, viene già da un’ottima stagione in termini personali nell’Everton e delle prestazioni allo stesso livello all’Europeo potrebbero aprirgli le porte per il trasferimento in una grande squadra.

 

 

Il Belgio è tra le favorite o no?

Questo è il primo torneo in cui il Belgio non parte tra le prime favorite (per tutti Francia, Inghilterra e Germania). Appartiene però al gruppo subito sotto (quello di Portogallo e Spagna) e potrebbe essere un bene, visto che saper reggere le aspettative non è mai stato il punto forte del Belgio della generazione d’oro. Ha un livello medio dei giocatori per poter battere chiunque e ha Kevin De Bruyne, cioè uno dei migliori centrocampisti al mondo. Storicamente quasi mai il Belgio ha superato avversari di pari livello, quindi dipenderà anche da come si metterà il sorteggio dagli ottavi in poi: la semifinale è un obiettivo credibile, ma incontrare una tra Francia, Inghilterra e Germania prima potrebbe accorciare il percorso.

 

 

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Daniele V. Morrone, nato a Roma nel 1987, per l'Ultimo Uomo scrive di calcio e basket. Cruyffista e socio del Barcellona, guarda forse troppe partite dell'Arsenal.